Squadra che vince non si cambia, arriva il sequel di "Insidious" del 2010, che valeva almeno il doppio di questo. Inizia dove finisce il precedente, la famiglia infestata si trasferisce dalla madre di lui (Patrick Wilson) per stare un po' in tranquillità, ma non hanno fatto i conti con lo spirito di un serial killer che si è impossessato di lui quando si recò nell'altra dimensione. Nel film vengono a convergere più storie (l'infanzia di Patrick Wilson, la storia del serial killer e altri elementi che si ricollegano al primo film) che sono trattate con una lentezza estenuante, pur mantenendo comunque in alcuni casi la giusta tensione. La prima parte gioca di sottrazione e sostanzialmente vediamo poco, ma è la parte che funziona meglio, la seconda parte lascia il passo a una situazione alla Shining (Dio solo sa quanto è sopravvalutato questo film...) e alle scene più movimentate che di contro sono quelle che funzionano meno, dove alla tensione si sostituisce la noia e dove allo spavento si sostituisce la banalità. Se nel primo film il ricorso agli stilemi classici del cinema horror e a una storia già raccontata in "Poltergesit" potevano richiamare una certa nostalgia comunque aggiornata ai tempi, quà il tutto sfocia in un fastidioso già visto, con banalità che raschiano veramente il fondo (giocattoli che si accendono da soli, porte che cigolano, luci che lampeggiano, cavalli a dondolo che si muovono autonomamente e via dicendo) e con una storia talmente esile da essere l'apoteosi del non aver niente da dire, ma il finale fa presagire purtroppo un altro seguito. James Wan affronta il tutto facendo uso di tutti i mezzi che ha a disposizione ma il troppo stroppia e il risultato di certo non nè giova. Le scene al buio sono girate in un digitale oltremodo squallido e piatto. Molto deludente.
Le telecamere digitali a differenza delle cineprese permettono un apertuta più ampia del diaframma e grazie anche alle ridotte lunghezze focali permesse dal digitale, si riesce a catturare anche una luce debole dove invece la pellicola non impressiona nulla o si necessita l'uso di pellicole ad alta sensibilità che producono però un immagine eccessivamente granulosa.
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dave69
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domenica 27 ottobre 2013
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a parte "shining"
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A parte il tuo riferimento alla presunta sopravvalutazione di "Shining", sono completamente d'accordo con te... ^_^
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winterwake
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mercoledì 27 marzo 2019
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sei bravo
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... a scopiazzare commenti tecnici da altri blog per millantare una cultura sulle meccaniche delle riprese inesistente. Ti puoi fare una cultura cercando quanti film su pellicola hanno immagini stupende a 200 iso e provare a capire che hai scritto fesserie. Il digitale è solo più semplice (e anche su questo ci sarebbe da discutere, ma è innegabile che chiunque, senza particolari nozioni, possa tirar fuori qualcosa di decente con una digitale), ma nulla vieta a un buon tecnico della fotografia di ottenere gli stessi risultati su pellicola. La differenza vera è che un esperimento su digitale lo cancelli e riprovi, un esperimento su pellicola è pellicola buttata, e con quello che costa non te lo puoi permettere normalmente.
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nickcastle91
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sabato 29 febbraio 2020
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dopo così tanti anni!
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Dopo tanti anni vedo che qualcuno ha sfogliato le recensioni e commentato! Incredibile, se non mi fossi svogliatamente messo a riguardare le mie recensioni chi l'avrebbe mai saputo. Caro Wintertake, se avessi copiato le nozioni tecniche da qualche blog forse all'epoca sarei stato più preciso e più aderente alla reale situazione che era la cinematografia digitale all'epoca e prima. Ho scritto diverse fesserie a ben vedere rileggendo ora. L'apertura di diaframma ampia centra nulla con le camere digitali e il discorso sulla pellicola meno sensibile ha poca aderenza alla realtà. Questo discorso che io riportai, e male per giunta era stato abbozzato e epsresso in maniera fin troppo semplicistica da Dean Semler che aveva contribuito a sviluppare la telecamera Panavision Genesis HD.
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Dopo tanti anni vedo che qualcuno ha sfogliato le recensioni e commentato! Incredibile, se non mi fossi svogliatamente messo a riguardare le mie recensioni chi l'avrebbe mai saputo. Caro Wintertake, se avessi copiato le nozioni tecniche da qualche blog forse all'epoca sarei stato più preciso e più aderente alla reale situazione che era la cinematografia digitale all'epoca e prima. Ho scritto diverse fesserie a ben vedere rileggendo ora. L'apertura di diaframma ampia centra nulla con le camere digitali e il discorso sulla pellicola meno sensibile ha poca aderenza alla realtà. Questo discorso che io riportai, e male per giunta era stato abbozzato e epsresso in maniera fin troppo semplicistica da Dean Semler che aveva contribuito a sviluppare la telecamera Panavision Genesis HD. Per quanto riguarda invece a quanto mi hai risposto: Ti rispondo punto a punto: Tu parli di farsi una cultura di film girati con immagini stupende a 200ISO, ma non ne capisco il senso in quanto tu ne parli come se i 200ISO fossero una sensibilità quasi critica e comunque ciò producessero immagini belle e nitide. Ciò non è per nulla corretto in quanto 200ISO è una sensibilità abbastanza bassa se si tiene conto che prima le pellicole cinematografiche arrivavano a 800ISO e oggi al massimo a 500 (tenendo poi conto che la tecnologia ha fatto si che i 500 iso degli anni settanta non fossero nitidi come i 500ISO di oggi, puoi controllarti le brochure della Kodak per questo). Il digitale è più semplice è una frase che è facile da dire ma non è poi così veritiera. Anticipo anche la risposta al successivo punto. Fare la fotografia di un film non è un esperimento, è un mestiere che ha le sue procedure e i suoi strumenti, usarli significa avere un risultato certo anche lavorando analogicamente, usare e saper usare l'esposimetro assicura di ottenere la resa che si desidera anche in pellicola. Il digitale è più facile? Si e no. Il digitale è più corretto dire che è più duttile semmai, ma il problema non è in quello che dicevi tu, nel cancellare e rifare, perchè durante le riprese di un film il problema non sta certo nello spazio disponibile nelle schede di memoria. Questo problema non sussiste nemmeno in pellicola dove la pellicola vergine costa, perchè in tutto ciò il vero problema è il tempo. E durante le riprese di un film, in analogico o in digitale che sia, non ci si può permettere di provare per poi cancellare il file e rifare, non è cos' che si lavora. Per quanto riguarda la facilità, quando seguivo i laboratori di fotografia per il cinema (sono i CSC Lab, la docente era Sara Arango Ochoa) la professoressa rimarcava sempre il fatto che il digitale pur avendo tanti pregi non lasciasse tanti margini di errore, perchè dove la pellicola gioca bene sia in sovra e sotto esposizione, il digitale lavora molto bene in sottoesposizione ma tende a bruciare subito le alte luci, creando buchi bianchi nell'immagini anche solo con 3 stop di sovraespozione. La sovraesposizione come la sottoesposizione in pellicola possono essere trattate in fase di sviluppo, in digitale possono essere manipolate ma ciò che non è stato impressionato non c'è e basta, questo valeva molto prima con le vecchie telecamere, da quando le telecamere poi hanno inglobato anch'esse il formato RAW anche in video, le possibilità di correzione sono aumentate. Che dire, mi ha fatto piacere poter tornare a parlare di queste cose dopo tanti anni. A presto, se ti va possiamo anche parlarne ancora. Ciao Winter
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