Dopo 50 anni dai tempi della Dolce Vita e 8 e mezzo un regista italiano scrive un vero capolavoro.
E' stato bellissimo vedere il giovane talento narcisista ed egocentrico superare finalmente i propri limiti con coraggio e spietata obiettività. Non posso dire nulla perché è un film che va visto senza sapere nulla ma avevo già capito che c' era qualcosa di speciale dal tono diverso dal solito del regista durante un' intervista televisiva sul film. E' un' opera intensa, di spietata obiettività ma anche di dolcezza e disincanto; è la visione di un uomo ( che è il regista, ma anche il Papa, l' attore mezzo matto, lo svizzero che sposta le tende) che riflette su sé stesso senza fare sconti ma capendo, da un punto di vista ormai più alto, le ragioni di "quando era burattino" per fare una metafora collodiana.
Diciamo che ha già stravinto Cannes sicuramente e che se non vince l' Oscar è uno scandalo visto che lo hanno dato a quella porcata del Discorso del Re. Quello è una scemenza per tacchini da ingrasso, questo è un film di quelli che restano nel cuore.
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