Dogville |
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Un film di Lars von Trier.
Con Nicole Kidman, Stellan Skarsgård, Siobhan Fallon Hogan, Chloë Sevigny.
continua»
Drammatico,
durata 165 min.
- Danimarca, Francia, Svezia, Norvegia 2003.
- Movies Inspired
uscita lunedì 2 giugno 2025.
MYMONETRO
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La morale degli schiavi
di IvanFeedback: 1000 | altri commenti e recensioni di Ivan |
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lunedì 6 gennaio 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dogville di Lars von Trier è un’opera cinematografica che trascende i confini del tradizionale per entrare nei territori del teatro, della filosofia e dell’arte pura. Girato con una scenografia minimalista, che riduce la città immaginaria di Dogville a un palcoscenico spoglio, con linee tracciate a terra per indicare case e strade, il film rompe ogni convenzione narrativa per rivelare l'essenza dell'umanità, nella sua crudeltà e ambiguità morale. La storia segue Grace (Nicole Kidman), una donna in fuga, che trova rifugio nella piccola comunità di Dogville. All'inizio accolta con diffidenza, Grace conquista la fiducia degli abitanti offrendo il proprio lavoro e gentilezza. Tuttavia, man mano che il film procede, la bontà degli abitanti si trasforma in sfruttamento, rivelando la natura più oscura delle dinamiche di potere e moralità. Von Trier dirige con una maestria glaciale, invitando lo spettatore a riflettere sul rapporto tra bene e male, colpa e giustizia. La struttura teatrale non è un limite, ma una forza: elimina il superfluo per mettere a nudo l'ipocrisia e la violenza latente nelle comunità e negli individui. Nietzsche sosteneva che la morale tradizionale fosse spesso un costrutto imposto dai "deboli" per controllare i "forti", e in Dogville vediamo come la comunità utilizzi la moralità e il senso di colpa per manipolare Grace. Gli abitanti di Dogville si presentano inizialmente come vittime, ma alla prima occasione si trasformano in carnefici, dimostrando l'ipocrisia intrinseca del loro concetto di giustizia. Questa dinamica risuona con la critica nietzschiana alla "morale degli schiavi", che nasconde il desiderio di potere dietro una facciata di virtù.
Nicole Kidman è straordinaria, offrendo una performance intensa e vulnerabile. Ma il vero protagonista è il messaggio del film: un'accusa feroce alla società, all'egoismo umano e al concetto stesso di perdono. Il finale, devastante e catartico, è una delle sequenze più potenti mai viste sul grande schermo. Accompagnato dalla voce narrante (John Hurt), che amplifica la dimensione quasi allegorica del racconto, Dogville lascia un segno indelebile nella mente dello spettatore. Von Trier sembra dirci che non esiste una "verità" universale o un codice morale intrinseco: tutto è relativo al contesto, al potere e alla prospettiva. La distruzione finale rappresenta non solo la fine della comunità, ma anche la demolizione dell'illusione di una morale assoluta.
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