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Alberto lavora in un' azienda ed ha una famiglia nella quale soltanto lui è di sesso maschile e la sua dolce metà è in attesa del prossimo figlio e lui vorrebbe tanto avere un figlio maschio, tra l'altro, la figlia minore è eccessivamente amorevole con lui, la figlia di mezzo suona sempre Brahms con il violoncello e la figlia maggiore esce frequentemente e tiene nascosto al padre il fatto di avere una relazione ed altro, come se non bastasse, nella sua famiglia sono fissate con l' alimentazione presumibilmente vegana e lui, estenuato dalla situazione, desidera avere una famiglia composta da figli maschi dopo aver visto uno sciame di stelle cadenti insieme ad un curioso astrofisico, tuttavia, Alberto si renderà conto che anche i figli maschi sono impegnativi.
Volevo un figlio maschio è una commedia italiana di Neri Parenti che consiste in un lungometraggio che non fa ridere e nemmeno piangere, quindi è l' ennesima " roba italiana " con protagonista Enrico Brignano che si è rivelata come un guscio vuoto e spesso, l' attore e comico romano è onnipresente in commedie italiane di bassa lega come questa. In più, quando i figli diventano maschi, sembrano essere degli stereotipi mal sviluppati , dato che il maggiore è il figlio con le caratteristiche del ragazzo ribelle e lo dimostra anche il suo modo di vestire ( la tipica giacca chiodo in ecopelle nera sopra ad una felpa ), il figlio di mezzo è l'adolescente patito di calcio mentre il figlio minore è un discolo che si dimostra disubbiente e scostante nei confronti della sua figura paterna, e sembrano essere gli opposti delle figlie femmine, perché ( ovviamente ) i figli maschi sono sempre tipicamente discoli, patiti di calcio e via dicendo mentre le figlie femmine sono tipicamente più amorevoli, hanno interessi più profondi e via dicendo e viene mostrato che la madre è più tollerante nei confronti delle figlie femmine mentre il padre è più tollerante nei confronti dei figli maschi, ed esse sono le tipiche dinamiche tra genitori e figli. Oltre a questi dettagli, è bene passare al personaggio di nome Arturo, il curioso astrofisico interpretato dall' attore Mariano Rigillo, ma soltanto per analizzare un personaggio che rappresenta non uno stereotipo, ma è la rappresentazione " cartoonesca " di uno scienziato pazzo, avendo il classico camice da laboratorio che ricopre i suoi vestiti datati ( maglia con il collo a V che ricopre la camicia con tanto di cravattino a farfalla ), gli occhiali da vista circolari , un paio di baffi e i capelli girigi piuttosto arruffati che lo fanno somigiare al fisico Albert Einstein ( come se fosse uscito dallo spot pubblicitario dell' Euro Spin ). Ed ora bisogna passare allo svolgimento del film : in una scena lui crede che sua figlia abbia già avuto il suo rapporto sessuale con il tizio misterioso che frequenta, ma poi la moglie gli fa capire al termine del dialogo che sua figlia ha fatto un piercing, e lui ha creduto che lei avesse avuto un rapporto sessuale con chi le ha fatto il piercing e in quella scena vi è l' equivoco di cui non so sentiva la mancanza, per giunta, scopre che sua figlia ha una storia con il figlio del capo e quando i suoi figli diventano maschi , egli deve affrontare le situazioni differenti ma non meno complicate e verso la fine della commedia lui desidera riavere le sue figlie ma anche che I figli maschi siano ancora parte della sua vita , senza essere consapevole che molti figli comporterebbero molti più sacrifici e nell' ultima scena egli esprime un ulteriore desiderio e non si comprende quale sia, anche se, lui dovrebbe desiderare di avere una famiglia decente, a prescindere dal sesso dei figli.
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