The Menu

Un film di Mark Mylod. Con Ralph Fiennes, Anya Taylor-Joy, Nicholas Hoult, John Leguizamo.
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Commedia, Ratings: Kids+13, durata 106 min. - USA 2022. - Walt Disney uscita giovedì 17 novembre 2022. - VM 14 - MYMONETRO The Menu * * 1/2 - - valutazione media: 2,81 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

The menu - horror servito portata dopo portata Valutazione 3 stelle su cinque

di francesca quadri


Feedback: 200 | altri commenti e recensioni di francesca quadri
mercoledì 23 novembre 2022

Quando Mark Mylod ha guardato per la prima volta Hell’s kitchen, avrà pensato “posso fare di meglio”. Così ha iniziato a pensare a come trasformare lo show televisivo in un vero e proprio “inferno”, questa volta però considerandolo non tanto come un talent show, bensì una lotta alla sopravvivenza, nel vero e proprio senso della parola.

Il primo dialogo si apre con la giovane coppia formata da Margot e Tyler, lei distaccata e lui fin troppo entusiasta per l’esperienza alla quale sta per partecipare: un’esclusiva cena servita dal famoso chef Julian Slewik nel suo ristorante raggiungibile solo con una piccola imbarcazione. Ed è proprio sulla nave che facciamo la conoscenza del resto dei commensali. L’attenta sceneggiatura di Reiss e Tracy riesce a farci capire, in pochi brevi dialoghi e studiati gesti, chi abbiamo davanti a noi e cosa ci aspetterà una volta che tutti saranno a tavola.

Facciamo la conoscenza di Liebrandt, regista la cui stella artistica ha ormai da tempo iniziato il suo declino con la sua assistente Felicity, sempre in cerca di riportarlo con i piedi per terra anche a costo di sbattergli in faccia la realtà; Lilian Bloom, un’affermata critica culinaria e il suo compagno leccapiedi; tre ricchi uomini d’affari (forse un po’ troppo stereotipati) ai quali non importa tanto del cibo servito in sé, quanto di poter dire in giro di aver cenato al rinomato ristorante Hawthorne; infine, la coppia sposata da ormai troppi anni, la metà dei quali lui ha tradito lei con donne molto più giovani con la plausibile scusa “tesoro, sono fuori città per lavoro. Non mi aspettare stasera”.

Il primo atto del film ci fa quindi conoscere i personaggi, sono tanti i dialoghi che occorrono tra i tavoli del ristorante una volta che gli invitati si siedono, i fluidi movimenti di macchina ci permettono di origliare cosa si dicono i protagonisti, come si comportano quando pensano di non essere visti da occhi indiscreti. Ma quello sguardo scrutatore c’è ed è quello del pubblico. Noi, come a teatro, siamo di fronte a una scena studiata e programmata, è come se Mylod ci ponesse al di là della vetrata trasparente del ristorante per poter vivere un’esperienza metaforica. L’etica della cucina molecolare di Selwick si mescola con i risultati che essa ha sulla gente, coloro che accolgono questo “servizio” (come lo descrive lo stesso chef in un dialogo faccia a faccia con Margot) e lo trasformano in un’esperienza. Ritroviamo l’idea di Benjamin di arte come qualcosa di futile e inafferrabile, qualcosa che viene offerto al pubblico che ne fa esperienza in modo attivo, un’arte che necessita una reazione da parte di coloro che ne usufruiscono.

È evidente come ogni tavolo rappresenti una sfumatura diversa della critica (in questo caso cinematografica), è come se il film si auto criticasse da solo: abbiamo l’amatore con una passione incondizionata e irragionevole per l’artista (Tyler), il consumatore passivo (i tre businessman), la critica spietata e ostentatrice (Lilian Bloom) e infine l’indifferente. Questo personaggio, che ritroviamo nella figura di Margot, merita un posto d’onore in quanto cambia le carte in tavola. La ragazza non vuole il piatto sofisticato dello chef, non le interessa la location lussuosa e raffinata, non le importa di rovinarsi il palato fumando una sigaretta. Alla fine della cena lei ha ancora fame e per soddisfare il suo appetito chiede un cheeseburger. Ciò che vince non è il piatto ricercato, ma il cibo spazzatura.

Inutili i tentativi violenti di uscire dal ristorante, inutili le prediche, inutili le suppliche e le richieste d’aiuto. Ciò che premia in questo film è l’atto di rivolta al concetto di artistico, si mette in discussione l’artista e la sua opera.

Tra i colpi di scena di questo horror moderno servito portata dopo portata, stona la figura della madre che risulta una guarnizione in un piatto che non le dà modo di esprimere la sua presenza. Anche l’aiutante dello chef Elsa, se prima ci viene presentata come un personaggio forte, autoritario e minacciosa, il suo sviluppo narrativo lascai decisamente l’amaro in bocca.

Con una geometria narrativa simile al Midsommar e un cast corale che ricorda i personaggi di Cena con delitto - Knives out, Mylod crea un prodotto che sicuramente sarà sulla bocca di tutti.

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