Parla la costumista della serie tv cult diventata film. Una ragazza di oltre sessant'anni, da più di quaranta nella moda. Adorata prima dai punk e oggi dalle signore. Alle quali da soprattutto un consiglio.
Sì, confermiamo quello che ci aveva detto Sarah Jessica Parker. Nella City del film c'è meno sesso; c'è anche meno City, se è per questo, sacrificata com'è in Sex and the City. The Movie (oggi nelle sale) sull'altare del matrimonio di Carrie, insomma sull'altare della commedia romantica classica. Un passo a sorpresa, si direbbe, verso il convenzionale, tanto diverso dalla matrice innovativa della serie, seconda rivoluzione femminista, condotta in tv. Sparite le avventure spericolate, rimangono però gli outfits impeccabilmente esagerati, gli accostamenti audaci di colori, le forme inedite, insomma i vestiti di Sex and the City, la serie. Questi, eccome, se ci sono: ogni inquadratura è un cambio d'abito. Una sfilata in forma di film. E (artefice di questa giostra fashion-feticista è lei, la costumista Patricia Field, una ragazza di oltre sessant'anni che sembra una specie di maga maghella hip. Niente è «normale» nel suo look, a partire dai capelli che sono di un rosso dark-punk, una nuance che è un punto d'incontro magnifico tra il bordeaux e il fucsia scuro. Su un'altra ultrasessantenne farebbero impensierire, su di lei fanno personaggio. Che lo sia, non c'è dubbio. Fin dagli anni Settanta e Ottanta, quando, animando le notti glitterate nella New York downtown, divenne una sorta di fenomeno locale.
Il punto di partenza fu il suo primo negozio, che aprì al Village nel `66: un miscuglio di urban style e métissage che divenne l'epicentro della scena underground di Manhattan, adorato dai punk e soprattutto dalle Drag Queen. Dunque, quei capelli da outsider raccontano qualcosa e forse stanno h a testimoniare il fatto che la «pantera» non si è ancora placata. «Quando ho iniziato» racconta la Field con la voce roca da fumatrice «la moda non era il mio pallino anche se mi piaceva. Quello che cercavo era una carriera che mi desse la possibilità di lavorare in modo indipendente. È successo con la moda. Ma sono sempre stata fuori dai binari del fashion system». Che forse, proprio per la sua «selvaggeria», non l'ha mai molto considerata. Questo, ovviamente, prima che Sex and the City diventasse un culto internazionale. «La serie ha molto influenzato l'industria della moda» spiega «perché ha portato la moda stessa all'attenzione di tutti gli spettatori, della gente comune. Ha creato un tale business che anch'io alla fine sono stata "accettata" dall'industria».
Per le ragazze di Sex and the City, la Field, nata a New York da genitori di origini greco-armene, è un faro. «l'ho conosciuta» racconta Sarah Jessica Parker «sul set di Miami Rhapsody (1995), un film di David Frankel. Il lavoro di Pat sulla serie e sul film è equiparabile per importanza a quello i degli sceneggiatori: non solo perché la moda fa parte della trama, ma anche perché lei è unica a raccontare una storia attraverso i vestiti. Se sono diventata un’icona è grazie a lei».
Qualche antipatico ha anche scritto che, senza la cura Field, la Parker, oggi reginetta di stile, sarebbe rimasta il brutto anatroccolo che era. La Field, invece, tiene a precisare che l'ossessione per le I scarpe di Carrie sia farina del sacco della Parker. «A me piacciono, ma a Sarah Jessica ancora di più può immaginare cosa possiamo combinare assieme». Il film lancerà qualche nome nuovo nell'olimpo della scarpa? «Non amo fare nomi. Posso solo dire di aver preso molto da Thierry Mugler». L'unica regola di stile che dà la Field, ma già la parola regola le sembra un'assurdità, è questa: no rules, nessuna regola. Donna Letizia-underground, incalzata, diventa guru: «Sviluppa la tua sicurezza; quando ti guardi allo specchio esaminati positivamente; non lamentarti troppo; sentiti bene e poi… vestiti! Quando davanti allo specchio ti senti sicura hai già uno stile, poco importa che sia in, out, trendy: importante è avere stile». Ma come, sentirsi bene significa automaticamente avere stile? «No, però, facendo così, non ti fai distrarre dai difetti e ti concentri su quello che piace a te, sulle tue sensazioni. Se ti senti bene e non ti senti "sfigata" allora sei pronta a metterti in gioco, ad avere il tuo stile, che non deve essere necessariamente quello che ti dice la rivista di moda».
Lei, con la forte personalità, che una volta le nostre nonne avrebbero liquidato come eccentricità, ha costruito un impero che oggi significa un grande negozio-bazar al 302 della Bowery (tra Bleecker e Houston Street) e un altro online www.patriciafield.com. Personalità e onestà, questo il binomio del suo successo: pare che la Field non risparmi le sue feroci critiche a nessuno dei personaggi famosi dello star system. Compresa Meryl Streep, di cui è però diventata amica lavorando ai costumi di Il diavolo veste Prada. Risultato: da quando la conosce, la Streep è molto più glamour.
E un girotondo sul glamour è (l film Sex and the City, per cui Patricia Field ha di nuovo pensato i vestiti. Per l'abito da sposa di Carrie, aveva immaginato qualcosa di molto sexy. «Poi ho pensato che a quarant'anni la donna è già sexy di suo, quindi le ho fatto indossare qualcosa di trionfale». Mentre per la scena della sfilata, si è ispirata alle donne borghesi chic che frequentano le aste d'arte. E come sono, ci incuriosisce, questi tipi antropologici? «Le ragazze ricche che girano per gallerie, fiere e musei; ma anche certa gente che passeggia a Washington Square, ragazze molto "apparecchiate", ma anche le anziane, non sa quanto si stravestono». La sua ispirazione viene dunque dall'osservare. «Soprattutto i miei amici. Io prendo linfa dalla loro energia e loro sono ispirati... dalla mia saggezza».
Da Il Venerdì di Repubblica, 30 maggio 2008