albsorge
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martedì 28 luglio 2009
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retorica dell'orrore
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Dopo aver speso un'ora e venti ad analizzare, con malcelato finto intellettualismo, i problemi della guerra, dell'Olocausto e della Shoah in generale il regista, per bocca del suo attore protagonista, dice che 'non si può rappresentare l'irrappresentabile'.
Questo assurdo controsenso (se l'orrore è irrappresentabile perchè strumentalizzarlo per fare un film del genere e poi lavarsene le mani dicendo che non si poteva fare?) sta alla base di questo film che tocca degli apici di insolenza difficilmente digeribili.
Per farla breve..
Flashback assurdi (la retorica della bambina con il cappotto rosso è ai limiti della sopportazione), attori che ululano sentenze del tipo 'La vita è una spettacolarizzazione') e altri orrori del genere, una storia che non si sa dove vada a parare: c'è una donna che ad un certo punto va alla ricerca del padre, c'è un uomo che vive nelle sue contraddizioni e nell'incertezza costante, c'è una donna che ricorda il passato.
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Dopo aver speso un'ora e venti ad analizzare, con malcelato finto intellettualismo, i problemi della guerra, dell'Olocausto e della Shoah in generale il regista, per bocca del suo attore protagonista, dice che 'non si può rappresentare l'irrappresentabile'.
Questo assurdo controsenso (se l'orrore è irrappresentabile perchè strumentalizzarlo per fare un film del genere e poi lavarsene le mani dicendo che non si poteva fare?) sta alla base di questo film che tocca degli apici di insolenza difficilmente digeribili.
Per farla breve..
Flashback assurdi (la retorica della bambina con il cappotto rosso è ai limiti della sopportazione), attori che ululano sentenze del tipo 'La vita è una spettacolarizzazione') e altri orrori del genere, una storia che non si sa dove vada a parare: c'è una donna che ad un certo punto va alla ricerca del padre, c'è un uomo che vive nelle sue contraddizioni e nell'incertezza costante, c'è una donna che ricorda il passato.
Ho avuto modo di ascoltare dal vivo le parole del regista (???) e della produttrice e la mancanza di umiltà che hanno dimostrato è da lasciare perplessi se non furiosi.
Le loro lamentele riguardavano i pochi finanziamenti ricevuti, la scarsa affluenza in sala da parte del pubblico ecc...ed in più, come è consuetudine, il cinema italiano che sbarra la strada a questo cinema indipendente.
Indipendente???? Parlano di cinema indipendente e poi si lamentano se la gente non li va a vedere...è un controsenso pazzesco...ce ne sono stati molti di bei film indipendenti ed ognuno di quei film seguiva una logica che non era certo la logica del consumo o del consenso.
Un film indipendente deve osare, deve accontentarsi del budget limitato e preoccuparsi esclusivamente di come sviluppare un'idea.
Se è andata poca gente a vedere questo film è perchè questo film è brutto, bruttissimo; basta cercare giustificazioni, basta appellarsi alla solita frase 'forse non l'hanno capito', basta piangersi addosso.
Facendo così questi 'finti indipendenti' non fanno altro che fare lo stesso gioco che fanno quelli che ritengono i loro nemici numeri uno (le case di produzione grandi, il cinema di serie A, ecc...). Sono dei reazionari anche loro con questi luoghi comuni e con questa presunzione che li spinge a definirsi professionisti e non hanno un briciolo, come detto, di umiltà.
La produttrice addirittura ha detto (e questa me la sono segnata perchè stavo per esplodere) che rivendica il suo ruolo da 'professionista'!! Ci rendiamo conto?
Ha poi aggiunto che non tutti quelli che vanno in giro con le loro 'telecamerine'possono definirsi tali....ho trovato queste parole di un'arroganza tanto inutile quanto sciocca.
Ci sono migliaia di persone che vanno in giro con le loro 'telecamerine', come ha definito lei, e fanno cose centomila volte migliori di loro; parlano di cinema autonomo e poi si scagliano con quella che è la base del cinema indipendente, ovvero l'uso amatoriale del mezzo.
Tutto questo lo trovo ridicolo e ritengo che il popolo abbia tutte le facoltà per scegliere di vedere o non vedere un film 8ci mancherebbe altro) e inoltre credo che se uno si autodefinisce 'artista' (che termine brutto) o 'professionista' è proprio patetico nella sua ipocrisia.
Si dice che il cinema sta morendo perchè non ci sono più fondi (e purtroppo è vero, anzi è sempre più vero...giusto Berlusconi?) e pi si danno dei soldi a degli incapaci che addirittura si permettono di fare dei discorsi classisti e spudorati.
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albsorge
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lunedì 27 luglio 2009
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indescrivibilmente brutto
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Un regista teatrale deciso a portare sul palcoscenico il dramma dell'Olocausto, dopo vari tentativi e continui ripensamenti, laconico afferma "non si può rappresentare l'irrapresentabile".
E il regista perchè ha rappresentato l'irrappresentabile allora? Dice che la Shoah non si può rappresentare per bocca del suo attore protagonista e poi tira avanti un film che parla di questo; un paradosso enorme e terribilmente fastidioso.
La storia, tra flashback imbarazzanti (la bambina con il cappotto rosso...che retorica...) e dialoghi di una banalità incontrollabile del tipo "la vita è tutta spettacolarizzazione", offre numerosi spunti per giudicare questa pellicola una delle più brutte di sempre.
Si possono fare film brutti, niente da dire, ma quando si cerca di affrontare temi così delicati bisogna perlomeno cercare di fare qualcosa di decente o di sentito; invece in questo film ogni fotogramma presenta un luogo comune (all'interno di questa compagnia d'avanguardia si parla anche della guerra del Kosovo, della bomba di Hiroshima ec.
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Un regista teatrale deciso a portare sul palcoscenico il dramma dell'Olocausto, dopo vari tentativi e continui ripensamenti, laconico afferma "non si può rappresentare l'irrapresentabile".
E il regista perchè ha rappresentato l'irrappresentabile allora? Dice che la Shoah non si può rappresentare per bocca del suo attore protagonista e poi tira avanti un film che parla di questo; un paradosso enorme e terribilmente fastidioso.
La storia, tra flashback imbarazzanti (la bambina con il cappotto rosso...che retorica...) e dialoghi di una banalità incontrollabile del tipo "la vita è tutta spettacolarizzazione", offre numerosi spunti per giudicare questa pellicola una delle più brutte di sempre.
Si possono fare film brutti, niente da dire, ma quando si cerca di affrontare temi così delicati bisogna perlomeno cercare di fare qualcosa di decente o di sentito; invece in questo film ogni fotogramma presenta un luogo comune (all'interno di questa compagnia d'avanguardia si parla anche della guerra del Kosovo, della bomba di Hiroshima ec...), ogni inquadratura sembra staccata dal contesto (a Roma immancabile la ripresa del Colosseo...ma basta!!), ogni frase è scollegata dalla realtà. Insomma, un disastro.
Gli attori si producono in versi senza senso e la loro cagneria è tangibile;tra tutti, Vitaliano Trevisan riesce comunque a dare il meglio di sè risultando il peggiore tra i peggiori con quel suo accento terribile e quella voce incomprensibile ai più.
Lo sfogo, mi rendo conto, è forte ma è spinto da motivi che ritengo validi.
Ho sentito parlare sia il regista, sia la produttrice (erano ospiti al premio Amidei a Gorizia ed anch'io ero presente in sala)e questo mi ha spinto a detestare il loro prodotto ancora più.
Dopo aver detto che il cinema italiano è in crisi, che non ci sono fondi, che nessuno li aiuta ecc...(vittimismo strisciante tipico degli incapaci) si sono permessi di dire che il loro era 'un film difficile', che loro si ritengono professionisti, che loro meritano di più, che i finanziamenti non erano all'altezza...
Allora, dico io...
Loro parlano di cinema indipendente e poi si lamentano che poca gente è andata a vedere il loro film; un film indipendente deve essere fatto perchè ci si sente di falro e non bisogna preoccuparsi di alcun riscontro..che sia di critica, di pubblica o chissà cos'altro...e loro parlano del pubblico?..ma per piacere..
E per finire le parole arroganti della produttrice (che era anche co-regista tra l'altro): "Adfesso tutti vanno in giro con le loro telecamerine a filmare..ma non sono registi...noi rivendichiamo la nostra posizione di professionisti".ù
Questo è un discorso classista che niente ha a che fare con il mondo 'indipendente', è un'assurda quanto reazionaria presa di posizione, è un attacco inutile a persone che fanno ciò che vogliono fare e che, ne sono sicuro, saprebbero fare delle cose decisamente migliori (con le loro telecamerine).
Ipocrita il film, ipocrite le loro parole, ipocrita chi, come loro, si sente 'qualcuno' ed invece è pressochè 'niente' (parlo di cinema ovviamente).
Ma tanto questi finti intellettuali si compiaciono del fatto di non essere capiti (ma non c'è proprio nulla da capire) e si riempiono la bocca parlando di 'arte' e cose simili; questo atteggiamento è quello che più fa male al nostro cinema ed è quello che lo rende più vulnerabile e, involontariamente, ridicolo.
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