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                No tour, no press, no single. Con queste parole d?ordine Springsteen licenzia il disco Nebraska, realizzato in un modo che pi? artigianale non si pu?. Deve proprio suggerire l?idea di uno che canta da solo in una camera, cos? da far sentire l?eco.  Il film ?Liberami dal nulla? (regia di Scott Cooper) mette a fuoco proprio la creazione di questo disco, che rappresenta, oltre che un capolavoro, un punto critico nella vita di Bruce, un punto in cui si aggrovigliano, per poi sciogliersi, molti nodi. Il film inizia con un flashback in bianco e nero: 1957, Freehold, cittadina operaia del New Jersey. Un ragazzino (un bell?ovale, due occhi intensi, molto somigliante a Bruce bambino: Matthew Anthony Pellicano) pedala verso casa. Una tipica casetta americana di legno, ombreggiata da un grande albero. Dentro per? c?? l?inferno. Il padre alcolista e violento, le urla, le angosce del piccolo che, per proteggere la mamma Adele (tanto amata), arriva a prendere una mazza per colpire il genitore.
 Stacco. Sta per finire il The river tour. Siamo a Cincinnati nel 1981 e il personaggio (interpretato con passione da Jeremy Allen White, dalle iridi azzurre coperte, per fortuna, da lenti a contatto scure), dopo aver cantato Born tu run (la voce ? di Allen), stremato, sudato come sempre alla fine di un concerto, va in camerino e incontra Jon Landau, suo grande amico e scopritore (vide in lui il futuro del rock?n roll). ? la prima di tante scene che sgranano l?amicizia profonda e leale tra i due. Jon ? al corrente del desiderio di Bruce, giunto alla fama e al successo: staccare la spina, ritirarsi in un appartamento solitario in campagna, perch? la citt? gli fa paura.
 Un cambio di scena ci porta a un luogo springsteeniano iconico: Asbury Park, sul mare. Qui sorge un locale, The Stone Pony (dove nella realt? Springsteen incontr? Patti Scialfa, sua futura moglie, qualche anno dopo). Dopo essersi esibito con Little Richard, conosce una ragazza-madre bionda, Faye (epitome di tutte le ragazze da lui frequentate: per brevi periodi, per la sua incapacit? di mantenere rapporti). Una giostra che gira alle due di notte di un capodanno conferisce per un momento magia a questo incontro.
 Ma Bruce ha bisogno di solitudine per riflettere su chi ?, su che cosa vuole dalla vita. Mentre i ricordi dell?infanzia e del suo tormentato rapporto con il padre affiorano, avverte un profondo malessere. Ha paura che il successo lo strappi dalle sue radici, dalla sua autenticit?. Si sente in colpa, quasi condannato, per aver staccato i rapporti con il suo passato. Cos? come ? condannato il protagonista della prima canzone di Nebraska, un pluriomicida. S?, perch? a Bruce piacciono le storie di perdenti, di emarginati (anche se poi imparer? la speranza e la capacit? di risollevarsi: The Rising).
 Prende corpo cos? il disco pi? difficile che abbia prodotto, cupo e dolente. Un pugno nello stomaco dei produttori che pensavano di poter facilmente manipolare la nuova gallina dalle uova d?oro e cavalcare l?onda del facile successo. Ma Bruce ? irremovibile: non lo soddisfa alcun tentativo di migliorare la registrazione fatta su una misera cassetta senza custodia. E vuole che esca cos?, con una copertina senza il suo volto, con a foto di un paesaggio desolato colto in bianco e nero.
 La crisi personale per? si aggrava, e confluisce nel primo episodio di depressione, malattia di cui ha sofferto pi? volte il cantautore, ma che ha faticato a riconoscere come tale. L?amico Jon lo aiuta e cos? Bruce potr? riprendere la strada del palcoscenico che lo vede ancora attivo, energico, appassionato a 76 anni.
 Ero molto prevenuta (anche se curiosa) verso questo film. Jeremy Allen White non mi piace e lo trovo molto diverso da Bruce giovane. Tuttavia funziona molto bene e anzi, entra nell?intimit? del personaggio (pensieri ed emozioni) con grande sensibilit?. Anche il regista ? molto attento ai dettagli: per esempio allo sguardo del protagonista, che nella folla mette a fuoco subito i personaggi degni di avere una storia, una delle sue. Il suo intento, e c?? riuscito, non era di raccontare una parabola di successi, ma di mostrare le fragilit? che si celano dietro agli artisti. Molti di loro non hanno superato la crisi dei 30 anni, come Bruce, ma hanno scelto il suicidio (idea che ha sfiorato anche Bruce): angeli dalla pelle troppo sottile, come dice Giulio Casale.
 Godiamoci questo film toccante e godiamoci il personaggio reale che vive intensamente la sua vita, e riesce ancora a sorridere, come il signor Jones di De Andr?, nonostante i lutti che ha avuto.
 
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