
Titolo originale | Yin'ad 'Aliku |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Qatar, Palestina |
Durata | 120 minuti |
Al cinema | 3 sale cinematografiche |
Regia di | Scandar Copti |
Attori | Manar Shehab, Wafaa Aoun, Merav Mamorsky, Toufic Danial, Kousi Orfahli Eyal Boers, Anuar Jour. |
Uscita | giovedì 3 luglio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Fandango |
MYmonetro | 3,59 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 25 giugno 2025
Il secondo lungometraggio del regista palestinese candidato all'Oscar Scandar Copti. Happy Holidays è 66° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 296,00 e registrato 14.390 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Haifa, Israele. Rami è un arabo-israeliano innamorato della compagna ebrea Shirley, ma la gravidanza di lei rischia di diventare un grosso problema per le famiglie di entrambi. La sorella di Rami, Frida detta Fifi, viene coinvolta in un incidente d'auto e i suoi genitori cercano di lucrare sull'accaduto, non per avidità ma per fare fronte a un grave problema economico, ma rischiano di scoprire la vita parallela che la figlia conduce fuori dalle regole restrittive della famiglia. Fifi intraprende una relazione con Walid, un amico del fratello, ma anche fra loro ci saranno dei non-detti importanti. E Miri, la sorella di Shirley, viene messa sotto pressione dalla madre affinché si arruoli nell'esercito israeliano.
Il complesso intreccio di relazioni si svolge sullo sfondo di un'Israele precedente agli eventi del 7 ottobre 2024, ma dove le tensioni fra arabi ed ebrei sono evidenti e minano la convivenza delle due comunità, nonché quella fra singoli individui. In più c'è il carico da novanta di un patriarcato che impedisce alle donne, tanto arabe quano ebree, di disporre liberamente del proprio destino.
Happy Holidays, il cui titolo ironico fa riferimento al fatto che la narrazione si svolge a ridosso di festività religiose, è l'opera seconda del regista palestinese residente in Israele Scanad Copti.
Il regista aveva esordito con successo insieme al regista ebreo Yaron Shani con Ajami, vincitore della Camera d'Or a Cannes e candidato agli Oscar, anch'esso incentrato sulla complessità delle relazioni fra gli abitanti di Israele appartenenti a diverse etnie e religioni. La forza di quel film, come di questo, è una sceneggiatura stratificata (non a caso vincitrice alla Mostra del cinema di Venezia 2024 nella sezione Orizzonti) divisa in capitoli, ognuno dei quali mostra un punto di vista diverso, spesso sugli stessi eventi che abbiamo visto in precedenza da un'altra angolazione. È un modo di riprodurre le sfaccettature caleidoscopiche di una convivenza difficile, in cui la verità di uno non è mai quella degli altri, e anche le attrazioni più spontanee e i legami più profondi sono contaminati dal contesto nel quale hanno luogo.
Copti non fa mai facile propaganda politica, non cerca colpevoli né divide il mondo in buoni e cattivi, ma cerca di dipanare a poco a poco una matassa così aggrovigliata che ad un certo punto il pubblico stesso fatica ad individuarne il bandolo. Questa difficoltà appare in tutta la sua dolorosa (e attualissima) essenza, anche se la messinscena trova anche momenti di leggerezza e di erotismo. Il cast di non professionisti è sorprendentemente intenso e credibile, oltre che estremamente attraente: in particolare Manar Shehab nei panni di Fifi è di una sensualità irresistibile.
Al centro della storia c'è il corpo femminile sul quale le protagoniste non possono esercitare pieno diritto, per cui una gravidanza può diventare oggetto di contesa e una sessaulità libera oggetto di riprovazione. Sono le donne l'anello più debole di una catena che rischia comunque di strangolare tutti, in un groviglio di responsabilità e restrizioni culturali, economiche e sociali. Il copione firmato dallo stesso Copti si muove con agilità attraverso queste complessità labirintiche, secondo uno stile di racconto che ricorda il meglio delle sceneggiature iraniane, più ancora che la lucidità di quelle israeliane. E gli individui in scena si stagliano su uno sfondo continuamente marcato da simboli che delineano un quadro politico limitante e oppressivo.
Il convitato di pietra in questa storia è infatti la libertà individuale, cui tutti implicitamente rinunciano in qualche misura, in nome di una sopravvivenza fatta di parziali (o totali) rinunce personali. Copti e i suoi attori si muovono fra queste strettoie come acrobati sul filo, sempre a rischio di soccombere alle pressioni cui sono sottoposti, sempre costretti a cedere una parte dei loro diritti di esseri umani.
Nel film di Scandar Copti, Happy Holidays, dall’inizio alla fine, quindi sempre, mi è rimasto un disorientamento per attribuire un significato a quello che stavo vedendo succedere, come se stessi vivendo nel caos. Forse l’unica cosa evidente sono state le infrequenti riprese di un paese, Israele, militarizzato fino ad una assolutezza da stato totalitario terroristico, con una fede [...] Vai alla recensione »
Il cinema secondo Scandar, rivela che in terra d’Israele non c’è posto per la maternità desiderata da una donna ebrea né per la passione entrata inaspettata nella vita di una ragazza araba. Sono due facce dell’amore, di un amore però giudicato indegno dalla comunità, che dice di accogliere e proteggere le donne; oppure, si tratta soltanto di [...] Vai alla recensione »
Quanta Storia c’è tra Purim – quando si festeggia la salvezza del popolo ebraico dallo sterminio persiano – e Yom HaZikaron – il giorno del ricordo per i caduti dello stato di Israele –? Così tanta da avere anche il suo converso, tant’è che il giorno dopo si tengono, rispettivamente, Shushan Purim per gli ebrei dentro le città storiche circondate da mura, e Yom HaAtzmaut durante il quale si ricorda la nascita della nazione il 14 maggio del 1948. Una Storia che è tante Storie, tutte canonizzate, tramandate e scolarizzate. Tranne quella palestinese.
È così che parte, si chiude, e in mezzo sgomita e annaspa, Happy Holidays di Scandar Copti, proprio come ne La testimone di Nader Saeivar: lì era il mese islamico di Muharram, uno dei momenti di ragionamento e raccoglimento maggiori della confessione sciita, che faceva da palinsesto alle vicende della professoressa Tarlan e del suo tentativo di fare la cosa giusta nel sistema-Iran di oggi; qui invece si va da marzo ad aprile, da Purim a Yom HaZikaron appunto, dove le parabole dei protagonisti del film trovano (r)espressione unicamente all’interno del sistema-Israele di oggi.
Inizia con la ricorrenza di Purim e si chiude con il Giorno del Ricordo, che in Israele commemora i caduti di tutte le guerra e le vittime del terrorismo. Al suono delle sirene si fermano le macchine in strada. Il titolo funziona per contrasto, racconta le vicende di una famiglia palestinese che vive a Haifa. Tranquillamente, se non per questioni private.
Chiariamo innanzitutto il titolo del film. Happy Holidays è la formula sensibile ed inclusiva per augurare buone feste - religiose e non - nella comunità internazionale. Il film di Scandar Copti, infatti, che inizia con un incidente d'auto durante la festa del Purim e termina con il suono della sirena dello Yom HaZikaron, o Giorno del Ricordo, racconta del convivere (ancora) 'pacifico' fra israeliani [...] Vai alla recensione »
Shirley è ebrea e il suo fidanzato Rami arabo, entrambi vivono ad Haifa e sono cittadini di Israele: in teoria dovrebbero essere liberi di vivere la vita che vogliono, in pratica sono invischiati in una rete infinita di limiti e restrizioni, pregiudizi e condizionamenti, che rendono ogni scelta difficile, ogni decisione potenzialmente drammatica. La loro relazione non è infatti accettata né da una [...] Vai alla recensione »
Happy Holidays è un film che può essere assimilato a un ipertesto. Raggiunge la propria unità strutturale mediante la libera combinazione di più cellule narrative legate tra loro dal medesimo collante tematico: la convivenza di ebrei e arabi nella terza città più grande d'Israele, Haifa. Un metodo già presente nella precedente opera del cineasta di origini palestinesi, Ajami (2009), co-diretta con [...] Vai alla recensione »
Un titolo antifrastico, in un microcosmo famigliare dove la libertà è incrinata dalla ristrettezza degli orizzonti culturali e dalle barriere patriarcali di pregiudizi moralistici. Come dichiarato dal regista palestinese Scandar Copti, "happy holidays" nel mondo anglosassone è un augurio ironico, riferito a un conflitto che scoppia dopo le festività; in arabo è un auspicio che il clima gaio della cerimonia [...] Vai alla recensione »
Storie intrecciate a Haifa. L'arabo Rami sta con l'ebrea Shirley, una relazione clandestina. Lei resta incinta e il bambino lo vuole tenere, lui spinge per l'aborto. La studentessa Fifi ha un incidente e la faccenda si fa seria, rischia di venire alla luce la vita segreta della ragazza Miri ha una figlia depressa. II materiale narrativo è suddiviso in quattro capitoli, a ogni segmento cambia il punto [...] Vai alla recensione »
Vincitore del Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura alla 81ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e premiato da Luca Guadagnino come Miglior Film al Marrakesh International Film Festival 2024, Happy Holidays - dal 3 luglio al cinema, distribuito da Fandango - segna il ritorno alla regia di Scandar Copti, che ha impiegato cinque anni per completarlo, lavorando con un cast [...] Vai alla recensione »
È il film del momento, se non fosse che questo momento dura da un secolo. Prima del 7 ottobre: arabo-israeliano d'incerta etica, Rami ama ricambiato l'araba Shirley che, rimasta incinta, decide di tenere il bambino e lo lascia, mentre la madre di Rami sta organizzando un matrimonio fastoso per la primogenita ignara del fallimento economico del marito.
Happy Holidays inizia con una ragazza che sembra avere avuto un incidente. Ha un collare al collo, la madre mentre tornano a casa glielo toglie e lo mette nella borsa intimandole di vestirsi «in modo decente». Non sappiamo cosa sia accaduto, ma le crepe che siano emozionali, intime, di gender o di relazione con la società fondano la narrazione del film di Scandar Copti, palestinese, nato a Jaffa, [...] Vai alla recensione »
Si può essere liberi se ciò che si è dipende dal luogo in cui si nasce, dal patrimonio culturale della famiglia da cui si proviene e dal pensiero del popolo a cui si appartiene? Probabilmente la risposta non può che essere negativa in ogni caso, ma nella complessità del mondo contemporaneo talvolta la differenza è questione di pochi chilometri, come in Happy Holidays del palestinese Scandar Copti, [...] Vai alla recensione »
Condensare in una manciata di righe lo stratificato intreccio di personaggi, eventi e prospettive su cui si costruisce Happy Holidays potrebbe rivelarsi un'operazione scivolosa, punitiva per chi legge e ingrata per chi scrive. Accantonate le pretese di esaustività, ci limiteremo quindi a enunciare, del film, le direttrici principali, gli assi che tracceremmo se dovessimo ridurne lo script alla geometria [...] Vai alla recensione »
Le vicende e le scelte di vita di quattro personaggi creano una fitta rete di eventi interconnessi che mettono in gioco una donna ebrea rimasta incinta di un arabo, una madre borghese che non accetta il disastro finanziario della sua famiglia, il senso di colpa di sua figlia - promessa a un giovane medico - per un segreto che mette a repentaglio la sua reputazione.
Con Happy Holidays, presentato in concorso Orizzonti a Venezia 81 il regista palestinese Scandar Copti porta al Lido uno spaccato della vita familiare in Israele attraverso le vicende di quattro personaggi interconnessi tra loro. Rami, palestinese di Haifa, è costretto a fare i conti con le conseguenze della decisione di non abortire da parte della sua compagna ebrea Shirley.