Il pluripremiato compositore americano Dan Romer e il polistrumentista italiano Giosuè Greco danno corpo a una colonna sonora che sorregge, letteralmente, tutto il film. E a unire, in maniera perfetta, le diverse anime musicali del film ci pensa anche la cantautrice statunitense St. Vincent. Dal 10 aprile al cinema.
di Pedro Armocida
Non è semplice mantenere per tutta la durata di un film un filo rosso, un tono, che leghi i momenti da commedia nera con quelli quasi da splatter. Certo una sceneggiatura come quella di Alex Scharfman, che esordisce anche alla regia nel film targato A24 Death of a Unicorn, aiuta, con i suoi alti e bassi, momenti quasi ‘demenziali’, in onore di un certo cinema anni '80 e ’90, e momenti quasi horror con gli unicorni del titolo che seminano il panico nella villa tra le montagne rocciose canadesi dove vive un ricco clan legato al mondo farmaceutico il cui patriarca (Richard E. Grant) sta morendo per una malattia terminale. Accanto a lui la moglie (Tea Leoni) e il figlio (Will Poulter). Ma anche un padre (Paul Rudd) – l’avvocato di questa ricca famiglia – e una figlia (Jenna Ortega) che, nel viaggio di avvicinamento a questo luogo isolato e meraviglioso, investono con l’auto un animale selvatico che si rivela essere un cucciolo di unicorno.
Capite bene che qui i registri sono molto vari anche perché si inserisce su tutto quello fantastico legato a figure di animali mitologiche che rispuntano come se niente fosse ai giorni nostri. Ecco, per mantenere il tono giusto, la colonna sonora si rivela un elemento cruciale nella costruzione di questo tipo di film. A sorpresa la A24 nel novembre del 2023 annuncia che, per il progetto di Death of a Unicorn, a comporre la musica ci sarebbe stato addirittura John Carpenter che ha composto le colonne sonore di molti suoi film. Con lui dovevano collaborare il figlio Cody con Daniel Davies (figlioccio di Carpenter) come è accaduto nel recente passato per l’uscita di Anthology: Movie Themes 1974-1998, una raccolta dei brani più famosi della sua filmografia.
Ma, lo scorso febbraio, quando viene pubblicato il primo trailer di Death of a Unicorn si scopre che il regista di Halloween - La notte delle streghe e 1997: Fuga da New York non fa più parte del progetto. Non ci sono state comunicazioni ufficiali su quanto è avvenuto ma il dato di fatto è che a comporre la colonna sonora di Death of a Unicorn sono stati chiamati Dan Romer, pluripremiato compositore, cantautore e produttore musicale di Los Angeles, e Giosuè Greco, compositore, polistrumentista e produttore italiano che vive sempre a Los Angeles. Insieme danno corpo a una partitura musicale che sorregge, letteralmente, tutto il film. Tra musica elettronica pura come nel brano What’s In Your Car?, contrappunti corali evocativi come in Untouched By Man oppure con le note inquietanti di The Davos Guest List o, infine, con la promessa di un nuovo futuro possibile in Wherever They Take Us. A unire, in maniera perfetta le diverse anime musicali del film ci pensa la cantautrice statunitense St. Vincent che, con la forte presenza del sintetizzatore, regala al film l’adrenalinica e coinvolgente canzone DOA.
D’altra parte parliamo di due musicisti che hanno già all’attivo importanti lavori come quelli di Dan Romer, capace di passare dalla colonna sonora di Luca e Re della terra selvaggia a quella di A Chiara di Jonas Carpignano oltre ad aver prodotto alcuni singoli di successo mondiale come Say Something di Christina Aguilera e Treat You Better di Shawn Mendes. Molto interessante anche il lavoro di Giosuè Greco che, nato nel 1990 a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, dopo gli studi al conservatorio di Vibo Valentia, nell’estate del 2009 ha partecipato con il suo sassofono a un corso organizzato da Umbria Jazz con i professori del prestigioso college di musica Berklee di Boston dove è poi rimasto, grazie a una borsa di studio, e dove si è diplomato in produzione e ingegneria del suono. Da lì si trasferisce Los Angeles, compone la colonna sonora del cortometraggio documentario della regista Rayka Zehtabchi, Period. End of Sentence su alcune donne che distribuiscono assorbenti nell’India rurale, che vince l’Oscar nel 2019. Esperienza simile con un altro corto doc, Nai Nai & Wài Pó, entrato nella cinquina degli Oscar lo scorso anno.