Nicolas Philibert racconta la quotidianità del centro diurno per la terapia dei disturbi psichiatrici L’Adamant, situato nel cuore di Parigi lungo la Senna. Vincitore dell'Orso d'Oro alla Berlinale e al cinema dall'11 al 13 marzo.
di Simone Granata
Il cinema, in ogni sua forma e genere, ha affrontato tante volte il tema del disagio mentale, facendo luce su uno spicchio di umanità molto spesso emarginato, ed esercitando una funzione anche sociale — basti solo pensare alla spinta propulsiva che Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) di Miloš Forman diede ai movimenti per la chiusura dei manicomi.
Nei giorni in cui si celebra il centenario della nascita di Franco Basaglia (l’11 marzo 2024), il più grande rivoluzionario nel campo della disciplina psichiatrica in Italia (la Legge 180 del 1978, che abolì gli ospedali psichiatrici, porta il suo nome), esce nelle nostre sale grazie a I Wonder Pictures il documentario di Nicolas Philibert Sull'Adamant - Dove l'impossibile diventa possibile, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2023.
Il regista francese (classe 1951) offre il suo sguardo discreto alla quotidianità del centro diurno per la terapia dei disturbi psichiatrici L’Adamant, situato nel cuore di Parigi lungo la Senna, in una raffinata struttura galleggiante in legno realizzata nel 2010 su progetto dell’architetto Gérard Ronzatti. Si tratta di un modello virtuoso e innovativo, che coniuga sostenibilità ambientale e psicoterapia istituzionale, ovvero quel metodo sviluppato in Francia sin dagli anni ’60 secondo cui i pazienti possono diventare co-autori della propria cura, in un’ottica costruttiva di accettazione e consapevolezza.
Al centro ci sono le persone e le relazioni, in una dimensione più aperta e accogliente, favorita in questo caso dall’ambiente suggestivo e soleggiato, cullato dall’effetto calmante dell’acqua del fiume parigino. I medici non indossano camici bianchi e non si distinguono visivamente dai pazienti di cui si prendono cura.
Per Philibert, da sempre attento alle realtà isolate e marginali, come la scuola del paesino rurale del suo grande successo Essere e avere (2002), non si tratta di una tematica nuova. Aveva già girato La Moindre des choses (1996) all’interno di una clinica psichiatrica, e si era occupato delle condizioni dei non udenti in Nel paese dei sordi (1992). Inoltre, Sull'Adamant - Dove l'impossibile diventa possibile è il primo film di una trilogia sulla cura delle malattie mentali, di cui il regista ha presentato il secondo capitolo, Averroès & Rosa Parks, alla Berlinale di quest’anno.
L’approccio empatico e delicato di Philibert, che ha trascorso alcuni mesi insieme ai pazienti a partire dall’estate del 2021, è quello più giusto per restituire dignità a persone vulnerabili che cercano un nuovo equilibrio nella loro vita e in quell’isola sospesa possono sentirsi uguali agli altri, come spesso purtroppo non avviene nella società.
Privo di retorica e senza mai sfociare nel patetismo, il docufilm ci fa salire a bordo e percepire il dramma umano legato alla condizione di disagio dei pazienti, ai traumi vissuti e ai rapporti familiari difficili, ma lasciando spazio anche a momenti di allegria e speranza. E sottolinea, oltre all’importanza della terapia psicofarmacologica, il valore della condivisione e la funzione curativa dell’arte: dalla pittura alla musica (il film si apre con la cover di un paziente della canzone "La bombe humaine" del gruppo Téléphone), dalla danza al cinema (nel loro cineclub compaiono le locandine di 8 ½ ed Effetto notte). E, a proposito di citazioni cinematografiche e di inclusività, Philibert ci ricorda che, come recita il ritornello di un brano cantato da una paziente, “personne n'est parfait”, “nessuno è perfetto”.