Quattro donne di etnìe e storie diverse si trovano nascoste in un angusto sotterraneo mentre sopra di loro, all'aperto, si compie la mattanza di un milione di Tutsi decapitati sventrati torturati senza alcuna pietà dagli Utu, senza che l'Onu possa o voglia interporsi per salvare il salvabile. Questa è storia Ruandese.
Il film si svolge interamente in questo spazio ristrettissimo e causa allo spettatore una fortissima forma di claustrofobia, senza flashback che avrebbero alleggerito il discorso. Situazione probabilmente ricercata dalla sceneggiatura e dalla regìa. Ovviamente negli 81 giorni di autodetenzione le recluse si confessano o manifestano le loro vere essenze.
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Quattro donne di etnìe e storie diverse si trovano nascoste in un angusto sotterraneo mentre sopra di loro, all'aperto, si compie la mattanza di un milione di Tutsi decapitati sventrati torturati senza alcuna pietà dagli Utu, senza che l'Onu possa o voglia interporsi per salvare il salvabile. Questa è storia Ruandese.
Il film si svolge interamente in questo spazio ristrettissimo e causa allo spettatore una fortissima forma di claustrofobia, senza flashback che avrebbero alleggerito il discorso. Situazione probabilmente ricercata dalla sceneggiatura e dalla regìa. Ovviamente negli 81 giorni di autodetenzione le recluse si confessano o manifestano le loro vere essenze.
Da guardare pazientemente meditando sulla stupidità della guerra, ancor più quando è mossa da pure pulsioni razziali.
Quasi un docu-film
"Grand Hotel Ruanda" che tratta il medesimo argomento è assai meglio riuscito, sotto l'aspetto cinematografico.
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