Moglie di una spia è un dramma sentimentale a sfondo storico. Un film denuncia, sebbene tardiva, sugli esperimenti condotti su cavie umane nei campi di sterminio organizzati dall’esercito imperiale, in particolare dall’Unità 731, durante l’occupazione giapponese in Manciuria.
Pur essendo prodotto per il piccolo schermo, non risente, almeno per quanto riguarda l’estetica, della sua destinazione casalinga. Nella fotografia, ad esempio, c’è una cura maniacale del dettaglio, soprattutto un uso studiato della luce e dei contrasti che si generano nelle sequenze in cui i due protagonisti fanno buio nella stanza per proiettare un film. La protagonista femminile è spesso ripresa in controluce davanti ad una finestra.
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Moglie di una spia è un dramma sentimentale a sfondo storico. Un film denuncia, sebbene tardiva, sugli esperimenti condotti su cavie umane nei campi di sterminio organizzati dall’esercito imperiale, in particolare dall’Unità 731, durante l’occupazione giapponese in Manciuria.
Pur essendo prodotto per il piccolo schermo, non risente, almeno per quanto riguarda l’estetica, della sua destinazione casalinga. Nella fotografia, ad esempio, c’è una cura maniacale del dettaglio, soprattutto un uso studiato della luce e dei contrasti che si generano nelle sequenze in cui i due protagonisti fanno buio nella stanza per proiettare un film. La protagonista femminile è spesso ripresa in controluce davanti ad una finestra. La sagoma della donna si staglia come un ombra cinese sullo sfondo, suggerendo, forse, la sua appartenenza ad un mondo di marionette, in cui i personaggi, dal carattere stereotipato, si affannano per raggiungere un loro obiettivo, senza sapere di avere un destino già scritto.
Ciò che limita l’opera è l’atmosfera da melodramma e la trama troppo convenzionale di una spy story senza mordente, che non coinvolge, non emoziona, non sorprende, nemmeno nella sequenza del colpo di scena finale. Il triangolo amoroso, con l’amico di infanzia, segretamente innamorato della protagonista, diventato un ottuso ufficiale della polizia militare, rimane a mezz’aria senza una conclusione plausibile. Poco credibile ed incomprensibile appare, infine, il comportamento della donna, che denuncia il complice del marito per sposarne poi contraddittoriamente la causa.
Interessante e ben resa risulta, invece, l’ambientazione storica all’inizio della seconda guerra mondiale, nel contesto di un Giappone militarizzato e pronto al conflitto con gli Stati Uniti.
Kiyoshi Kurosawa ha fatto di meglio. Suo il bellissimo Tokyo sonata del 2008.
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