
Catherine Frot interpreta un’anziana clochard che vive in un rifugio abusivo ai lati della Senna. Sarà lei a prendersi cura di Suli, un bambino africano immigrato clandestinamente in Francia. Al cinema.
di Paola Casella
Chi si occupa dei senzatetto delle grandi città che hanno la reputazione di essere le più belle e romantiche? È questa la domanda implicita in Sotto le stelle di Parigi, dal 25 novembre al cinema, che vede protagonista un’anziana clochard nascosta in un rifugio abusivo ai lati della Senna, sforzandosi di conservare la propria dignità e il proprio decoro davanti all’indifferenza degli altri. Del resto Claus Drexel, il regista del film, conosce bene l’argomento: prima di Sotto le stelle di Parigi ha girato il documentario Au bord du monde che raccontava la vita di quattro homeless della Ville Lumière. Nel documentario compariva brevemente anche Catherine, la donna senzatetto cui è dedicato Sotto le stelle di Parigi e cui è ispirata la sua protagonista senza nome, magistralmente interpretata da Catherine Frot.
Frot è una delle grandi interpreti del cinema francese: la ricordiamo ad esempio nei recenti Quello che so di lei, al Festival di Berlino nel 2017, in Marguerite, per cui ha vinto il Cèsar nel 2015, o ne La cuoca del presidente. In Sotto le stelle di Parigi la bella 65enne si trasforma in una donna cui la miseria e l’emarginazione, nonché un lutto lontano che forse è all’origine della sua vita nomade, hanno tolto ogni capacità di rapportarsi con il prossimo. Almeno finché non arriva nella sua vita Suli, un bambino africano immigrato clandestinamente in Francia e che ha perso contatto con la madre, in via di deportazione.
Il legame fra Frot e Mahamadou Yaffa, che interpreta il piccolo Suli, è evidente, e il trasporto che l’attrice francese mostra verso il bambino ha forse qualcosa a che fare con l’autobiografia della donna, che molti anni fa ha adottato proprio una bimba africana. L’aria di famiglia prosegue con la presenza in Sotto le stelle di Parigi della sorella di Catherine Frot, Dominique, anche lei celebre attrice, che qui interpreta un bizzarro personaggio a bordo di un camper accompagnato da una scimmia impagliata: la protagonista e Suli la incontreranno lungo il loro viaggio della speranza per cercare di ritrovare la madre del bambino.
Nel rapporto di solidarietà e affetto fra un anziano europeo e un bambino africano Sotto le stelle di Parigi, ricorda film come La vita davanti a sé e Miracolo a Le Havre, ma fa pensare anche al recente Il paradiso probabilmente di Elia Suleiman, che raccontava una Parigi respingente nei confronti degli immigrati.
Claus Drexel, regista bavarese che ha studiato cinema nella capitale francese dove lavora quasi sempre, porta alla luce la situazione di chi vive nel sottobosco (o nei sottoscala) della città, creando quello che la stampa francese ha definito “un racconto urbano profondamente umano e poetico” la cui originalità sta proprio nella “alternanza di registro tra racconto e realismo”.
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