Titolo originale | Pegasus |
Anno | 2019 |
Genere | Commedia |
Produzione | Cina |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Han Han |
Attori | Pierre Bourdaud, Winston Chao, Sui He, Johnny Huang, Chun'ai Li Ling-yu Li, Teng Shen, Zheng Yin (II), Benyu Zhang, Fang Ying, Yu Tian, Xiang Wei, William Feng, Tengger, Gaoxiang Fan, Huayang Gao, Bing Li, Joshua Li, Leo Li, Qingyu Li, Wei Li (II), Shuailiang Liu, Niall McShea, Xiaoting Pan, Nan Shen, Yuan Tian (II), Rui Wang, Caigen Xu, Xiaoxing Yi. |
MYmonetro | 2,79 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 5 febbraio 2019
Un uomo che ormai non gareggia da tempo decide di tornare in pista.
CONSIGLIATO SÌ
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Zhang Chi era il numero uno dei rally, un campione imbattibile, finché non è finito in disgrazia per aver partecipato a una corsa clandestina che gli è costata patente e denaro. Sul lastrico e costretto a ripartire da zero, Zhang non molla e cinque anni dopo prova a tornare a gareggiare, per confermare la sua imbattibilità e rubare la scena a Lin Zhengdong, campione senza rivali ricco e di successo.
Non si può certo accusare Han Han di dedicarsi al cinema per denaro, visti gli introiti da capogiro già accumulati come blogger, scrittore e cantante. Nonché pilota di rally, fatto che spiega come mai, al quarto titolo come regista, il soggetto scelto da Han Han si concentri sul riscatto di un pilota caduto in disgrazia.
Una classica storia di redenzione, che arriva dopo che l’eroe ha toccato il fondo, concepita per il pubblico più vasto possibile: gli ingredienti mainstream ci sono tutti, dalla comicità basata su luoghi comuni e approssimazioni consolatorie, agli esilaranti duetti tra Zhang e il figlio. A interpretare il protagonista è infatti Sheng Teng, comico molto popolare in Cina, che infonde nel personaggio di Zhang elementi slapstick – fino al ricorso a velocizzazioni ed effetti digitali da cartoon – e riesce sempre a strappare un sorriso. La critica sociale resta appena abbozzata, limitandosi ad evidenziare la differenza di censo tra i due contendenti e la concentrazione anche urbanistica del capitale sempre nelle stesse mani. Ma il villain non è tale fino in fondo, visto che è il primo ad aiutare Zhang nel suo reinserimento, se non altro per poterlo battere su una pista da rally. Ha quindi inizio la trafila tragicomica del nostro per riottenere la patente, trovare una macchina, richiamare a sé il copilota che vive facendo il pupazzo in un parco divertimenti, riallacciare vecchi rapporti. E soprattutto umiliarsi in diretta Tv, con tanto di partecipazione a un reality show per recuperare denaro.
Negli ultimi venti minuti invece il film diventa uno spettacolare spot per il rally, con immagini mozzafiato, scene che abbandonano ogni parvenza di realismo e sembrano appartenere più ad un videogioco che a una vera corsa di auto. Ma l’impatto emotivo resta indubbio, così come i mezzi tecnici impeccabili a disposizione. Difficile scorgere elementi autobiografici in una storia così esasperatamente romanzata, ma probabilmente sotto Pegasus si nasconde un altro film che non vedremo mai, seppellito da un blockbuster ideato per sbancare al botteghino. Obiettivo puntualmente riuscito, con il ragguardevole risultato di più di 250 milioni di dollari di incasso.