Titolo originale | Ermitage. Il potere dell'arte |
Titolo internazionale | Hermitage. The Power of Art |
Anno | 2019 |
Genere | Arte, Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Michele Mally |
Attori | Toni Servillo, Orlando Figes, Irina Sokolova, Evgeniy Anisimov, Semyon Mikhailovsky Mikhail Piotrovsky, Sergei Kibalnik, Aleksandr Sokurov, Tatiana Ponomareva, Harold McIver Leich, Nina Baklashova, Ilia Doronchenkov, Vladimir Dobrovolsky, Gabriele Finaldi, Vladimir Lenin, Iosif Stalin, Lev Trotskiy, Adolf Hitler, Leo Tolstoy, Fyodor Dostoevsky, Tsar Nicholas II, Tsarina Alexandra, Grand Duchess Olga, Grand Duchess Tatiana, Grand Duchess Marie, Grand Duchess Anastasia, Aleksey Nikolaeyvitch Romanov, Boris Piotrovsky, Anna Akhmatova, Vladimir Nabokov (II). |
Uscita | lunedì 21 ottobre 2019 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Nexo Digital |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,50 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 24 ottobre 2019
Il racconto delle grandi storie che sono passate per i corridoi del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e per le strade della città. In Italia al Box Office Ermitage - Il potere dell'arte ha incassato 393 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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"Venite, venite con me", recita il protagonista dell'Arca Russa di Aleksandr Sokurov che accompagna lo spettatore a visitare l'intero museo attraverso un lungo piano sequenza che percorre i grandi saloni con le sue pitture, sculture e documenti che hanno fatto la storia di quel paese. L'Ermitage non è solamente un museo, una vetrina di opere d'arte.
L'Ermitage è il cuore storico, vivo e pulsante di San Pietroburgo, la città fondata da Pietro il Grande nel 1703 di cui il museo ha sempre rappresentato il suo incubatore sociale e culturale.
Questo documentario rappresenta una testimonianza decisiva della storia della città e della civiltà russa, narrata attraverso le acquisizioni e i mutamenti del museo e la passione, nelle epoche dei suoi sovrani, che si sviluppano parallelamente nel racconto di Toni Servillo che, come Virgilio nella Divina Commedia, porta il fruitore alla scoperta di un passato ricco, colto e tragico: dagli sfarzi di un Barocco pre-illuminista, al governo illuminato della vivace zarina Caterina II che governava con i consigli del filosofo Diderot, arricchendo il museo e il Palazzo d'Inverno con documenti preziosi, acquisiti da biblioteche, di personaggi come Voltaire, tralasciando però il sostrato pulsante della città: quello del popolo che moriva di fame. E questa fame inizia a farsi sentire a fine secolo.
Un malessere sottolineato anche da intellettuali e scrittori del tempo, da Puskin a Gogol, quest'ultimo innamorato di quella prospettiva Nevskij, il maestoso viale lungo quattro chilometri e mezzo, simbolo della ricchezza della città, ma anche dei suoi disequilibri sociali. Che prima o poi sarebbero esplosi.
E l'Ermitage sussisteva eterno, come un testimone silenzioso, ma anche come rifugio per il popolo durante la Seconda Guerra Mondiale, come racconta il suo direttore Michail Piotrovskij, che narra il museo come luogo finalmente aperto al pubblico verso fine Ottocento.
L'Ermitage. Il potere dell'arte è dunque un documento prezioso, denso e dalla narrazione efficace. Perché è fondamentale conoscere e ricordare i punti cardine della nostra storia come quello della Rivoluzione Russa, qui descritta con equilibrio tra le parole di Servillo - un cicerone appassionato -, i footage storici ripresi da vecchi archivi, immagini grandiose sulla città e le opere di Rembrandt, Van Dick, Van Eyck, Tiziano, Leonardo, Rubens, Raffaello, Caravaggio, fino agli impressionisti e le avanguardie del Novecento.
Collezioni su collezioni acquisite per illustrare il potere di un paese, ma anche quello dell'arte che, di fatto, è poi l'unica traccia che rimane come testimonianza della storia. Per questo motivo, durante la rivoluzione del 1905 e nel corso delle due Guerre, i dipinti e le sculture non venivano toccate dal popolo: dovevano essere preservate per i futuri membri della società.
Il film è una commistione culturale tra letteratura russa - non vengono tralasciati cenni storici che fanno venire voglia di rileggere "Guerra e Pace" di Tolstoj o riscoprire la Corazzata Potemkin. E poi i film di Ejzenštejn o di Sokurov, che, verso il finale, accompagna personalmente lo spettatore all'interno del museo russo; il "Lago dei cigni" di Tchaikovsky e le musiche composte appositamente dal contemporaneo Dmitry Igorevich Myachin, alternate a quelle del sound designer Maximilien Zaganelli. Il lavoro a due mani del regista Michele Mally con il soggetto di Didi Gnocchi ripercorre studi, storie e immagini che tutti, almeno una volta nella vita, dobbiamo conoscere.
L'arca russa di Sokurov pare incombere sul film di Mally come un'ombra ingombrante: non a caso al regista è affidata la chiusura di questo doc. Dalla costola di un capolavoro nasce un film "di servizio", un bignamino sulla storia del museo e, con lui, di una città, San Pietroburgo, e di uno sterminato paese, la Russia, immortalata nel suo lato più europeo.
Il cinema può essere un luogo dove è possibile visitare una mostra d'arte o assistere a un concerto, un'opera teatrale, un balletto? A questa domanda ha risposto in modo positivo, lodevole e coraggioso, il progetto curato e sviluppato da Nexo Digital Media Group che dal suo debutto a oggi ha portato nelle sale due milioni di spettatori realizzando eventi spettacolari con al centro l'Arte in tutte le [...] Vai alla recensione »