Nightflyers

Un discreto thriller rivestito di space opera, da vedere a cuor leggero masticando popcorn

Recensione di Andrea Fornasiero
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Un team di scienziati e specialisti si avventura in una missione spaziale, nel 2093, per incontrare la misteriosa specie aliena dei Volcryn, nella speranza che possano aiutare la razza umana. Il più convinto tra loro è l'astrofisico Karl D'Branin, segnato dalla morte della figlia per un virus. Alla spedizione partecipano inoltre: una donna geneticamente modificata di nome Melantha, lo xenobiologo Rowan, la cyber esperta Maya, la psichiatra Agatha e il pericoloso telepate di livello 1 Thale. Ma i più enigmatici sono l'ingegnere capo Auggie, il comandante che appare solo come ologramma Roy e forse la nave stessa, la Nightflyer, che pare posseduta da una forza autonoma.

Tratto da un racconto del 1980 dello scrittore del "Trono di Spade" George R.R. Martin, Nightflyers è una sorta di horror spaziale che fonde elementi disparati della fantascienza, dalla telepatia al cyberpunk fino alla intelligenza artificiale e alla biologia aliena, in un pastiche non sempre convincente ma ricco di colpi di scena.

A partire dalla scena iniziale: un flashforward scioccante e disperato, che la serie, nel raccontare la vicenda cronologicamente, raggiungerà solo al nono episodio. Purtroppo se tutti i personaggi hanno i loro segreti e le loro debolezze, non sempre il cast è all'altezza della situazione. In particolare il fisico Karl, sempre più ossessionato di episodio in episodio, è interpretato da Eoin Macken che dimostra i suoi limiti in modo evidente con il procedere della stagione. Allo stesso modo il capitano Roy ha un atteggiamento inizialmente distaccato, e fino a qui tutto bene, ma quando deve iniziare ad aprirsi l'attore David Ajala non riesce a trasmettere la dovuta empatia. Nel complesso la gran parte degli attori sono più adatti a ruoli da spalla che non come protagonisti, con la sola eccezione dei più navigati Angus Sampson, già visto nella seconda stagione di Fargo, e Gretchen Mol, di certo il volto più riconoscibile del cast.

La sceneggiatura accumula quanti più elementi possibili, ma quando necessariamente deve fonderli insieme lascia piuttosto perplessi, soprattutto per il rapporto tra la telepatia e i viaggi nel cyberspazio. Dovrebbero essere cose diverse, ma sono trattate come fossero in qualche modo simili, tanto che gli universi virtuali del computer e quelli della mente finiscono per sembrare, per lo meno esteticamente, intercambiabili.

Anche l'idea che un tale team di geni abbia deciso di partire con una nave, certo prodigiosa per la propria autosussistenza, ma pure così avvolta nel mistero al punto da non sapere nemmeno perché il capitano si manifesta solo come ologramma, non regge alla lunga distanza. Quello che probabilmente funzionava nello spazio limitato di una novella è costretto a uno stress test ben maggiore quando è al centro di dieci episodi... e di una possibile seconda stagione.

Si tratta di una perplessità inizialmente condivisa dallo stesso Martin, che dopo aver letto il copione del pilot ha però sempre sostenuto il progetto, in particolare per la scelta di scritturare un'attrice nera nei panni di Melantha. Era infatti rimasto scontento quando nel precedente film tratto dal suo racconto, Misteriose forme di vita di Robert Collector del 1987, il ruolo era stato assegnato a un'attrice bianca.

La gran quantità di misteri e diverse capacità dei vari personaggi, oltre ai segreti della nave, forniscono materiale per numerosi intrighi e colpi di scena, con situazioni via via più critiche nell'avvicinarsi ai Volcryn. Non tutto è a prova di bomba in quanto a coerenza né particolarmente originale, ma il ritmo non si ferma mai troppo a lungo perché la logica diventi un problema insormontabile. Nightflyers finisce così per essere un discreto thriller rivestito di space opera, da vedere a cuor leggero masticando popcorn.