Titolo internazionale | To the Ends of the World |
Anno | 2018 |
Genere | Storico |
Produzione | Francia |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Guillaume Nicloux |
Attori | Gérard Depardieu, Kevin Janssens, Guillaume Gouix, Lang Khê Tran, Jonathan Couzinié Anthony Paliotti, Gaspard Ulliel, François Negret, Vi Minh Paul, Vianney Duburque, Hiep Nguyen, Nguyen Manh Hung, Paul Chatal, Aymeric Pinchart, Joseph Gobin, Hang Ha, Huyen Dao, Thien Trang Ha, Xuan Lam Chu, Camille Mathis, Thien Dat Pham, Quoc Tuan Pham, Thomas Dessein, Louis Fernier, Maxime Derville, Eliott Malderez, Kilian Rochat, Yassine Wietrich, Aïtor de Calvairac, Etienne de Champeaux, Didier La Troupe, Jerome Servais. |
MYmonetro | 2,76 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 12 maggio 2018
Motivato dal desiderio di vendetta, un giovane decide di prendere parte alla guerra con l'esercito francese.
CONSIGLIATO SÌ
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Indocina, 1945. Robert Tassen, giovane militare, è l'unico superstite del massacro perpetrato dai Giapponesi, con la compiacenza dei ribelli vietnamiti, nel quale hanno trovato una fine orribile, tra gli altri, anche suo fratello e la moglie. Rimessosi in piedi grazie alle cure di una famiglia di autoctoni della foresta, Tassen ritrova appena può la via della città e dell'esercito e giura a se stesso di vendicarsi ad ogni costo di Vo Binh, luogotenente di Ho Chi-Min in quell'area. Un giuramento che assume tutti i connotati dell'ossessione.
Guillaume Nicloux s'inoltra nel cuore di tenebra della guerra e va cinematograficamente alla ricerca della lingua stessa di Conrad, in grado di rendere tanto il sale del sudore che l'umidità dell'aria che la nebbia dell'inquietudine, capace cioè di restituire prima di tutto l'esperienza fisica e quella psichica, l'orrore e il sadismo.
Il genere è quello del film di guerra, piuttosto classico nella sua presentazione e non privo di scivoloni, ma nel complesso Nicloux raggiunge l'obiettivo, trova la sua lingua e ci restituisce il senso di una deriva morale prima ancora che geografica. Les confins du monde, però, è anche e soprattutto la storia di una visione: è ciò che Tassen ha visto e non può dimenticare che suscita in lui il proposito visionario e assassino, e lo porta a sacrificare ciecamente gli affetti reali sull'altare di un piano suicida.
Herzog e Malick si nascondono dietro la vegetazione ipertrofica e i silenzi notturni, ma la loro ombra non schiaccia il film, che possiede un carattere proprio ed è fondamentalmente un racconto di fantasmi. Perché Tassen è sopravvissuto nel corpo ma non c'è vita in lui, tanto che non c'è timore della morte. Soltanto il desiderio per Maï, la giovanissima prostituta vietnamita, potrebbe qualcosa, se non volgesse esso stesso in follia.
Alcune debolezze stonano, come il petto tutto muscoli di Gaspard Ulliel che, dopo essere stato attraversato dai proiettili e curato con mezzi di fortuna, non reca traccia alcuna di cicatrice; altre invece si fanno perdonare in fretta: è il caso delle scene con Gérard Depardieu, scrittore in crisi e personaggio senza reale giustificazioni, nelle quali però si consuma il calore di un incontro umano, forse l'unico, per di più mancato.
Senza far rumore e senza fare la storia, Nicloux firma comunque un film aspro e lucido, sulla nera profondità dell'umano sentire.