giovannaalati
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giovedì 21 giugno 2018
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un film " illuminante"
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Certo non è un film facile, ho dovuto leggere la recensione di my movies e molti commenti per apprezzarlo meglio, nel bene e nel male. Certo non sempre Alice padroneggia i vari linguaggi che si intersecano tra loro, ma forse é una sua scelta.
Per esempio trovo illuminante, nel senso proprio del termine il gioco di accendere e spegnere l'unica lampadina della casa, tanto c'è la luna a rischiarare le notti di quei poveri cristi.
Lazzaro ci accompagna in tutto il film con la sua anacronistica dolcezza, facciamoci portare per mano, da lui e da Alice, vera interprete di sentimenti ed emozioni senza tempo.
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michelino
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martedì 19 giugno 2018
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michelino va al cinema
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Voglio bene a questa regista ma oggi sono deluso
Lazzaro Felice è un passo indietro rispetto al suo
precedente film...peccato!
Regia e sceneggiatura somigliano al personaggio
di Lazzaro; sono ingenue esattamente come lui.
Qui il cliché la fa da padrone, per clichè intendo
un certo modo (romantico e sognatore) di descrivere
la povertà da parte di chi povero non lo è mai stato.
Io che povero lo sono stato davvero ( e che per gli
standar attuali continuo ad esserlo ) non amo certe
sviolinate favoleggianti sulla mia categoria
( Figuratevi che non ho mai sopportato un film come
miracolo a Milano )
Ps: prima di andare al cinema, da qualche parte
avevo letto ottime cose sulla recitazione di Nicoletta
Braschi.
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Voglio bene a questa regista ma oggi sono deluso
Lazzaro Felice è un passo indietro rispetto al suo
precedente film...peccato!
Regia e sceneggiatura somigliano al personaggio
di Lazzaro; sono ingenue esattamente come lui.
Qui il cliché la fa da padrone, per clichè intendo
un certo modo (romantico e sognatore) di descrivere
la povertà da parte di chi povero non lo è mai stato.
Io che povero lo sono stato davvero ( e che per gli
standar attuali continuo ad esserlo ) non amo certe
sviolinate favoleggianti sulla mia categoria
( Figuratevi che non ho mai sopportato un film come
miracolo a Milano )
Ps: prima di andare al cinema, da qualche parte
avevo letto ottime cose sulla recitazione di Nicoletta
Braschi...Ma dove l'hanno vista?... così a memoria
non ricordo di avere mai assistito ad una recitazione
talmente affettata da darmi l'impressione immediata
di stare a guardare qualcuno mentre sta recitando.
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garfy
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domenica 17 giugno 2018
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film pretenzioso oltre le capacità della regista
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La prima cosa che viene in mente vedendo questo noiosissimo film è il cinema di Ermanno Olmi, in particolare Centochiodi. Quest'ultimo, benché fra i meno riusciti del regista, è comunque cinema d’autore che ci insegna sempre qualcosa con un punto di vista unico e originale.Lazzaro Felice sta a Centochiodi come uno scarabocchio sta alla Gioconda. La differenza fra i due registi è incolmabile. Quello che da fastidio è che Alice Rohrwacher si sopravvaluti al punto da pensare di poter scimmiottare Olmi. Peccato, con il film delle api sembrava promettere di più. Se torna con i piedi per terra, non pensando di poter competere con il cinema d’autore, forse può fare qualcosa di decente.
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La prima cosa che viene in mente vedendo questo noiosissimo film è il cinema di Ermanno Olmi, in particolare Centochiodi. Quest'ultimo, benché fra i meno riusciti del regista, è comunque cinema d’autore che ci insegna sempre qualcosa con un punto di vista unico e originale.Lazzaro Felice sta a Centochiodi come uno scarabocchio sta alla Gioconda. La differenza fra i due registi è incolmabile. Quello che da fastidio è che Alice Rohrwacher si sopravvaluti al punto da pensare di poter scimmiottare Olmi. Peccato, con il film delle api sembrava promettere di più. Se torna con i piedi per terra, non pensando di poter competere con il cinema d’autore, forse può fare qualcosa di decente. Ma senza aspettarsi troppo e sperando che qualcuno le spieghi che cos’è un ritmo cinematografico
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elenabrogliatto
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domenica 17 giugno 2018
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faticoso ma straordinario
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Sono andata al cinema certamente fiduciosa nella regia e nella giuria di Cannes. Dal trailer non avevo intuito molto, forse lo avevo guardato frettolosamente...comunque l’ho visto da sola e questo ha sicuramente contribuito ad immergermi completamente in questa scrittura/visione che mi ha rapita confusa e commossa: alla ricerca faticosa di una logica e di un ordine nelle cose, alla fine mi solo abbandonata alla pura visione, ho pianto per la bontà di Lazzaro e la meschinità della gente comune perché lui non ha potuto sopravvivere, nulla è cambiato anche nel mondo libero e civilizzato, dove il degrado e la violenza rendono la vita degli uomini ancora più penosa e prigioniera.
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Sono andata al cinema certamente fiduciosa nella regia e nella giuria di Cannes. Dal trailer non avevo intuito molto, forse lo avevo guardato frettolosamente...comunque l’ho visto da sola e questo ha sicuramente contribuito ad immergermi completamente in questa scrittura/visione che mi ha rapita confusa e commossa: alla ricerca faticosa di una logica e di un ordine nelle cose, alla fine mi solo abbandonata alla pura visione, ho pianto per la bontà di Lazzaro e la meschinità della gente comune perché lui non ha potuto sopravvivere, nulla è cambiato anche nel mondo libero e civilizzato, dove il degrado e la violenza rendono la vita degli uomini ancora più penosa e prigioniera. Meravigliosa la fotografia. Io sono uscita dal cinema completamente estraniata, un sabato sera estivo a Torino, ho faticato a riprendere contatto con la realtà la città,i rumori, la gente. Ma dove vivo, mi sono chiesta inconsapevolmente. Nella molteplicita di luoghi c’era Torino mi pare. Forse cercavo Lazzaro o qualcosa che lo rappresentasse. Una visione a tratti faticosa ma che sa accendere pensieri e riflessioni potenti.
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sabato 16 giugno 2018
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e vero che ricorda centochiodi di olmi
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Ma ricorda quel film come uno scarabocchio ricorda La Gioconda
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139pp
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sabato 16 giugno 2018
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lazzaro felice: quando il cinema è poesia
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Film davvero profondo, magico e poetico. Ma anche ricco di spunti su cui riflettere: se il passato era indubbiamente duro (ed i poveri tremendamente sfruttati), anche il presente non è da meno. Gli ex mezzadri, "liberati" dalla loro schiavitu', a distanza di una ventina d'anni, stanno ben peggio di prima e conducono un'esistenza cinica e randagia. Chi li sfruttava in passato, ora si è riciclato in un nuovo ruolo di sfruttatore (fa il caporale di braccianti a giornata, per lo piu' extracomunitari). Bravissimo il protagonista, ma anche Alba R. Una specie di favola-film nel solco di Olmi: da vedere.
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markwillis
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sabato 16 giugno 2018
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ad ognuno il proprio mestiere
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Il concetto senza dubbio interessante ma, non credo sia così traumatico per qualcuno limitarsi a buttar giù quattro ideuzze, come a suo tempo faceva il grande Tonino Guerra su un pezzo di carta o su qualche ritaglio di giornale e lasciare che sul set ci stia altra gente. In breve, un film è una questione di stile e di sintassi scenica. Cara Rohrwacher lascia dirigere coloro che son nati per quello e fatti da parte. A ciascuno il suo, di mestiere. Il coro, altra questione. Le facce giuste si trovano. Che ci azzecca la moglie di Benigni? Cos'era,un escamotage per avere a Cannes il marito come testimonial? Per cosa? Per incassare solo la quota di un bilocale alla Garbatella? Che ci azzecca la tua sorellina? Devi trascinartela ovunque affinchè il pubblico si addormenti? Non ha talento.
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Il concetto senza dubbio interessante ma, non credo sia così traumatico per qualcuno limitarsi a buttar giù quattro ideuzze, come a suo tempo faceva il grande Tonino Guerra su un pezzo di carta o su qualche ritaglio di giornale e lasciare che sul set ci stia altra gente. In breve, un film è una questione di stile e di sintassi scenica. Cara Rohrwacher lascia dirigere coloro che son nati per quello e fatti da parte. A ciascuno il suo, di mestiere. Il coro, altra questione. Le facce giuste si trovano. Che ci azzecca la moglie di Benigni? Cos'era,un escamotage per avere a Cannes il marito come testimonial? Per cosa? Per incassare solo la quota di un bilocale alla Garbatella? Che ci azzecca la tua sorellina? Devi trascinartela ovunque affinchè il pubblico si addormenti? Non ha talento. Un briciolo di coerenza, almeno in famiglia, anche se ci si rende conto che è un tipo di legame artistico, nei fatti, difficile da interpretare per un paese, di per se culturalmente alla frutta ma, pian piano possiamo aiutare Mamma Rai e filiera al seguito a comprenderlo.
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flyanto
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venerdì 15 giugno 2018
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una creatura fuori dal comune
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La regista Alice Rohrwacher ritorna in questi giorni nelle sale cinematografiche con la sua ultima opera “Lazzaro Felice”. Lazzaro è il protagonista della storia ed è un giovane contadino che svolge con dovizia e responsabilità le proprie mansioni nei campi di tabacco insieme agli altri braccianti e contadini del luogo. Essi sono tutti dipendenti di una signora di origini nobili, una marchesa ad essere precisi, la quale è la proprietaria terriera di vasti appezzamenti dove è coltivato il tabacco. Ella è una donna malvagia che tiene sotto la sua potestà tutta la suddetta comunità contadina, pagando il minimo i lavoranti, non permettendo loro di far valere i propri diritti ed, anzi, tenendo loro nella più completa ignoranza, cosicchè essi non si possano né far valere né ribellare.
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La regista Alice Rohrwacher ritorna in questi giorni nelle sale cinematografiche con la sua ultima opera “Lazzaro Felice”. Lazzaro è il protagonista della storia ed è un giovane contadino che svolge con dovizia e responsabilità le proprie mansioni nei campi di tabacco insieme agli altri braccianti e contadini del luogo. Essi sono tutti dipendenti di una signora di origini nobili, una marchesa ad essere precisi, la quale è la proprietaria terriera di vasti appezzamenti dove è coltivato il tabacco. Ella è una donna malvagia che tiene sotto la sua potestà tutta la suddetta comunità contadina, pagando il minimo i lavoranti, non permettendo loro di far valere i propri diritti ed, anzi, tenendo loro nella più completa ignoranza, cosicchè essi non si possano né far valere né ribellare. Un giorno il di lei figlio scappa dalla casa e si rifugia nei campi con la complicità di Lazzaro che, nel frattempo, è diventato un suo devoto amico. Da questo momento in poi la situazione generale cambierà radicalmente perché, grazie all’intervento della Polizia, verrà scoperto lo stato di grave sfruttamento in cui i contadini sono tenuti e, arrestata la donna, quest’ultimi verranno trasferiti in città presso dei centri di accoglienza. Tutti tranne, però, Lazzaro che nel contempo è scivolato in una sorta di burrone e di cui, pertanto, l’ esistenza non viene rilevata dalle suddette Forze dell’Ordine. Quando Lazzaro si sveglia dalla caduta, sono trascorsi nel frattempo svariati anni e la condizione degli ex-contadini non è affatto migliorata dal loro trasferimento in città: essi infatti, vivono in baracche malsane e cadenti collocate nella più remota periferia e si mantengono chiedendo l’ elemosina ai passanti o svolgenbdo qualche lavoretto occasionale. Lazzaro riesce a trovarli ed unirsi nuovamente a loro, tra lo stupore di tutti che, ormai invecchiati come vuole la natura, si meravigliano che egli, invece, appaia sempre con l’aspetto giovane ed in buona salute come ai tempi della precedente vita in campagna, quasi non fosse accaduto nulla e si fosse fermato il tempo….
Quella di “Lazzaro Felice” è una storia molto ‘sui generis’, molto surreale, imperniata soprattutto sulla figura di questo giovane innocente e di buoni sentimenti che è anche molto ‘naif’ in quanto a contatto con la natura, affatto istruito e sempre ben disposto nei confronti degli altri. Privo di ogni malizia e cattiveria, per non dire di alcun sentimento negativo, egli rappresenta colui che, quasi come un Gesù, con la sua spontaneità ed il suo candore/bontà (che ben si evince dallo stesso sguardo) riesce ad elevarsi su tutti, scatenando, a seconda della natura umana, ammirazione o derisione, quando non anche diffidenza od addirittura violenza. L’accusa mossa dalla Rohwacher si muove contro l’intrinseca cattiveria degli esseri umani (o, per lo meno di alcuni di loro) e del progresso raggiunto dagli stessi uomini che il più delle volte li ‘danneggia’, estrapolando la loro parte peggiore: solo chi , come Lazzaro, è realmente dotato di buoni sentimenti e di una spontaneità diretta si erge sopra tutto e tutti non ‘sporcandosi’ di ciò che è marcio o vile.
La prima parte del film, ambientata nelle vaste campagne, è quella migliore e richiama alla lontana il cinema del regista Ermanno Olmi per la fotografia e le situazioni; la seconda, invece, risulta molto più deludente e, quasi, esasperata nelle riprese e nel contenuto simbolico e ciò svilisce di molto il valore dell’intera opera. In ogni caso, con “Lazzaro Felice” si è ben lungi dal successo e dalla piena realizzazione del precedente “Corpo Celeste” dove l’atipica e quanto mai vera figura del personaggio femminile dominava efficacemente tutta la storia. Peccato!
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iconologo
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giovedì 14 giugno 2018
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se titolasse lazzaro “infelice”sarebbe piu' visto
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Ma è un dilemma noto, che basti l'immagine e non la parola, tanto i pochi capiscono. Uno storico americano dell’economia (Landes) rimise in circolazione un detto tedesco “L’aria della città rende liberi” per confermare l’idea generale che le città nel passato hanno creato diritti maggiori rispetto alle gerarchie oligarchiche delle campagne: pur con drammi che sussistono in ogni mutamento, nel caso della rivoluzione industriale bambini e donne massacrati dalla fatica, da aborti e da incidenti sul lavoro. Nel film –raffinato sotto ogni aspetto e più lirico del precedente “Le meraviglie”- pgni idea meccanica di progresso è ribaltata.
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Ma è un dilemma noto, che basti l'immagine e non la parola, tanto i pochi capiscono. Uno storico americano dell’economia (Landes) rimise in circolazione un detto tedesco “L’aria della città rende liberi” per confermare l’idea generale che le città nel passato hanno creato diritti maggiori rispetto alle gerarchie oligarchiche delle campagne: pur con drammi che sussistono in ogni mutamento, nel caso della rivoluzione industriale bambini e donne massacrati dalla fatica, da aborti e da incidenti sul lavoro. Nel film –raffinato sotto ogni aspetto e più lirico del precedente “Le meraviglie”- pgni idea meccanica di progresso è ribaltata. La città è assente nei rapporti sociali, nel bene e nel male: non il lavoro né la politica, che recano pur sempre una dialettica tra le persone, non la devianza o la violenza. In questo senso il film non mette “troppa carne al fuoco” e resta una splendida favola negativa, da interpretare; i migliori film magari con due parole di dialogo riescono a far spiccare dei valori. Qui l’angelo rischia di confondersi con quel santino che la camerierina bacia più volte.
Una villa isolata dal resto del paese, in un paesaggio lunare, perpetua la soggezione mezzadrile, senza salari, con sovraffollamento e mancanza di scuola per i bambini. Va in crisi per il contrasto tra la marchesa (poco sviscerata in realtà nel suo modo concreto di vivere, a parte lezioni sul galateo della tavola e sull’universalità dello sfruttamento) e il figlio marchesino, neppure capace di pungersi un dito o di rinunciare alle sigarette..
Ma quando arrivano i Carabinieri e lo scandalo va sui giornali, i contadini si disperdono, e anni dopo in città la convivenza di alcuni di essi resta disumana: vivono di furti o imbrogli, se non peggio (da dove bengono soldi per i pasticcini?); le radici sono perdute come la sapienza di chi non sa più cuocere le erbe selvatiche; uno di essi chiama gli immigrati a vendrsial ribasso. Il marchesino pure si rivela nei fatti uno straccione, speculatore, profittatore sui poveri. Chi mantiene la purezza e l’altruismo è solo il “lazzarone” sempre felice: non ha avuto genitori, non muore cadendo, non invecchia, non ha fame.
Diciamola la conclusione, che non danneggerà il film: girerà, giustamente nelle tv ma solo a Natale. Quasi san Sebastiano, il protagonista morirà colpito dai clienti della Banca del Popolo, terrorizzati dalla sua sincerità, di avere una fionda in tasca che non ha usato mai neppure contro gli uccelli comefanno i ragazzi di campagna. Nella città non si può più avere nessun “Miracolo a Milano”; a resistere è solo la pura vita, un lupo inurbato pure lui e che sa stare nel traffico delle automobili. La gentilezza e la purezza sono cacciate ai margini, anche la musica sparisce dopo che le suore l’hanno vietata ai poveri. Ma forse Bresson, Olmi, Pasolini erano stati più incisivi, come si dovrebbe fare in una Italia confusa e piena di paura verso i diversi, bisognosa di santi ma non silenziosi. DA; Iconologo
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no_data
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lunedì 11 giugno 2018
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evviva la magia del cinema
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Un film stupendo, ti dimentichi tutto e sei catapultato in quella realtà di cui, nel mio caso, hai flebili ricordi d'infanzia. C'è il mondo contadino, questo film sarebbe piaciuto a Olmi, ma c'è poi il mondo contemporaneo, raccontato in maniera poetica e neorealista. I personaggi sono tutti ben interpretati, ma su tutti svetta Lazzaro, Adriano Tardiolo, che recita in stato di grazia, novello San Francesco, uomo buono, puro, ingenuo. "Lazzaro felice" andrebbe proiettato nelle scuole, per confrontarsi con i ragazzi e con le ragazze di oggi sui tanti temi che tocca, sulla miriade di emozioni che suscita. Il personaggio di Antonia adulta interpretato da Alba Rohrwacher è un esempio di forza e di coraggio femminile malgrado le avversità della vita.
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Un film stupendo, ti dimentichi tutto e sei catapultato in quella realtà di cui, nel mio caso, hai flebili ricordi d'infanzia. C'è il mondo contadino, questo film sarebbe piaciuto a Olmi, ma c'è poi il mondo contemporaneo, raccontato in maniera poetica e neorealista. I personaggi sono tutti ben interpretati, ma su tutti svetta Lazzaro, Adriano Tardiolo, che recita in stato di grazia, novello San Francesco, uomo buono, puro, ingenuo. "Lazzaro felice" andrebbe proiettato nelle scuole, per confrontarsi con i ragazzi e con le ragazze di oggi sui tanti temi che tocca, sulla miriade di emozioni che suscita. Il personaggio di Antonia adulta interpretato da Alba Rohrwacher è un esempio di forza e di coraggio femminile malgrado le avversità della vita.
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