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kronos
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domenica 31 marzo 2019
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neo-neo realismo per david di donatello
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Classico cinema sinistrorso da periferia degradata che pare scritto e diretto pensando ai David di Donatello (non certo al pubblico, che al cinema vuole emozioni).
Ben interpretato e visivamente interessante non coglie le potenzialità del soggetto mantenendo per tutta la durata, e perfino nell'epilogo, un trend emotivo contenuto.
Fiacca la scelta "bressoniana" di non mostrar nulla del macello finale der canaro.
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marcloud
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venerdì 29 marzo 2019
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sulle orme di caligari
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Ottimo lavoro di Garrone, sulle orme di Caligari e del realismo italiano. La vicenda del Canaro della Magliana, rivisitato con grande capacità e senza troppi fronzoli. Consigliato!
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nigel mansell
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sabato 12 gennaio 2019
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dogman di matteo garrone (dic.18)
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La sala del cineforum, dove assisto solitamente alla proiezione serali infrasettimanali, è gestita dalla società operaia di mutuo soccorso. Si respirano sensazioni da carbonari della cultura: ormai, noi appassionati del cinema in sala, saremo costretti a nasconderci nelle catacombe. Alcuni ragazzi di sinistra, fricchettoni, sinistroidi radical chic, tanti professori, che ai tempi della scuola mi parevano inetti ed incapaci ma che ora riconosco come dei veri intellettuali, forse qualche ex combattente. E sono molti gli anziani. Hanno degli sconti particolari, e forse gli conviene venire lì, piuttosto che accendere il riscaldamento a casa. A volte sono rumorosi, non capiscono e devono farse ripetere le battute, o semplicemente si addormentano, e capita che russino pure.
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La sala del cineforum, dove assisto solitamente alla proiezione serali infrasettimanali, è gestita dalla società operaia di mutuo soccorso. Si respirano sensazioni da carbonari della cultura: ormai, noi appassionati del cinema in sala, saremo costretti a nasconderci nelle catacombe. Alcuni ragazzi di sinistra, fricchettoni, sinistroidi radical chic, tanti professori, che ai tempi della scuola mi parevano inetti ed incapaci ma che ora riconosco come dei veri intellettuali, forse qualche ex combattente. E sono molti gli anziani. Hanno degli sconti particolari, e forse gli conviene venire lì, piuttosto che accendere il riscaldamento a casa. A volte sono rumorosi, non capiscono e devono farse ripetere le battute, o semplicemente si addormentano, e capita che russino pure.
Una vecchia, dietro di me, prima dello spegnersi delle luci: Ma è un film di cani? Sì sì ho sentito che ci sono i cani… Ah non è quel film di cani… vabbè!
Mi ha sempre attratto questa storia di qualche decennio fa. Mi ricordo che ne lessi su La Stampa, mentre prendevo il sole al lago. D’estate, i giornali danno molto più spazio alle altre notizie, mettendo finalmente in secondo piano la politica, tanto quei lazzaroni sono tutti al mare a godere di ciò che durante l’anno ci hanno estorto. Penso che fosse l’occasione, per ripercorre i fatti, in quanto il Canaro usciva di galera. Nell’articolo c’era dovizia di tutti i truculenti particolari. Approfondendo poi le cose, scoprì che molto se le era inventato il Canaro, sia perché tossicodipendente, sia per le sue manie di protagonismo, ma anche perché è sicuramente vittima di qualche tara mentale.
Il film è ottimo. La vicenda è stata riportata ai nostri giorni e prende ispirazione dal fatto di cronaca, senza volerne fare una trasposizione puntuale.
Ottima la fotografia del degradato litorale laziale, dei cieli tristi e delle spiagge abbandonate per la stagione invernale, che non fanno che rafforzare la miseria della vita dei protagonisti.
Marcello Fonte, il Canaro, è superlativo. Doveroso il premio di miglior attore vinto a Cannes.
Bravo Garrone a raccontare la vita da vuoti a perdere dei protagonisti, sottomessi nei confronti del bullo del quartiere ma anche della vita stessa, che li premia soltanto con piccole e magre soddisfazioni: la partita a calcetto, il pranzo tra amici in riva al mare…
Il Canaro, prima sottomesso, poi emarginato dalla piccola comunità, vuole trasformarsi in eroe. Così, infine abbattuto l’enorme tiranno, e caricatolo sulle sue spalle come una fiera uccisa ad un safari, vorrebbe riacquistare la fiducia degli amici che gli avevano voltato le spalle. Ma rimane solo, disperato su di una spiaggia deserta, con il suo fatiscente negozio, il suo furgone dipinto a mano, la sua vita da prendere a calci, come una lattina contorta per strada. Solo la graziosa figlia pare essere l’unico aspetto positivo della sua vita maledetta.
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alberto perinot
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venerdì 11 gennaio 2019
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il disprezzo della violenza
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In una parola: devastante Devastante, perché mostra una realtà, quella della periferia di Roma, con monumentale coraggio e schiettezza, accompagnandola con eccelsa tecnica (menzione speciale alla fotografia). Devastante, perché non puoi resistere a vedere tanta bontà venire schiantata al suolo da tanta prepotenza e violenza. Devastante, perché nel momento di liberazione e di "riscossa", faccia capire che di legittimo, nella violenza, anche se provocata, non ci sia niente. Una riflessione sulla vita e sul mondo che pochi film recentemente sono riusciti a dare. Consigliato, consigliato e ancora consigliato!
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portiere volante
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sabato 5 gennaio 2019
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marcello e simone
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Effettivamente è uno dei migliori film che ho visto da un anno a questa parte.
Anche se teoricamente semplice ed asciutta, l'ambientazione è fantastica nel dettaglio,nei colori,nei piccoli particolari.
Il volto scavato di Marcello e la cruenta sagoma di Simone si intrecciano al meglio con la dura storia di periferia raccontata.
Tuttavia, a tratti,qualche scena mi è sembrata eccessiva come il ritorno solitario nella casa derubata e ,più in generale ,il rapporto tra i due borgatari.
Ben presto si intuisce che andrà a finire come poi andrà a finire.
Non che il racconto risulti scontato,ci mancherebbe altro,ma quel pizzico di sorpresa in più, sarebbe stato,almeno per me ,cosa gradita.
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Effettivamente è uno dei migliori film che ho visto da un anno a questa parte.
Anche se teoricamente semplice ed asciutta, l'ambientazione è fantastica nel dettaglio,nei colori,nei piccoli particolari.
Il volto scavato di Marcello e la cruenta sagoma di Simone si intrecciano al meglio con la dura storia di periferia raccontata.
Tuttavia, a tratti,qualche scena mi è sembrata eccessiva come il ritorno solitario nella casa derubata e ,più in generale ,il rapporto tra i due borgatari.
Ben presto si intuisce che andrà a finire come poi andrà a finire.
Non che il racconto risulti scontato,ci mancherebbe altro,ma quel pizzico di sorpresa in più, sarebbe stato,almeno per me ,cosa gradita.
Bravo Garrone ed un plauso agli attori.
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max821966
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mercoledì 2 gennaio 2019
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quasi un capolavoro
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Forse con Gomorra ha toccato il suo limite massimo, cmq Garrone si dimostra un grande regista, dirigere solo film difficili, se è una scelta, è molto coraggiosa.
Dogman x esempio era un film che rischiava di essere mellifluo o con violenza grauita.
La sceneggiatura e il magnifico interprete Marcello Fonte, rendono il film grandioso.
Perchè quel QUASI? Mi spiego il film è al limite della perfezione, solo il finale mi ha lasciato con un po' di dubbi.......forse non l'ho capito io.
CMQ DA VEDERE ASSOLUTAMENTE
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felicity
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lunedì 31 dicembre 2018
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il più bel film di garrone
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La storia dell'eterno conflitto tra il forte e il debole, il prepotente e il sottomesso, il bullo e il perseguitato.
Marcello è quella parte di tutti noi che emerge quando rinunciamo consapevolmente a compiere una scelta giusta o non riusciamo a rispettarci per quello che facciamo.
Non è la perdita del rispetto da parte degli amici, della moglie o della figlioletta a scatenare la violenza.
Ma del rispetto per se stesso.
Eppure Dogman non è per nulla violento (la violenza che c’è è più che altro psicologica).
Gli ultimi secondi del più bel film di Matteo Garrone rappresentano la metafora di un'umanità confusa, rassegnata a convertirsi in una ferocia spietata, bestiale, eppure inutile, non gratificante.
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merdionale
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giovedì 1 novembre 2018
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scialbo a tratti...un film
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Grossa delusione,alcuni spunti interessanti nel rapporto morboso tra i due pseudoamici.Poi allucinazione finale(?).Diciamo la solita "mezza" vaccata.Purtroppo per Garrone.
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davesan
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giovedì 18 ottobre 2018
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un borghese piccolo, vendicatore
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Una delle caratteristiche tradizionali dei western è lo scenario. Il palco di norma è una cittadina in legno con saloon, locande, bar e parcheggio per cavalli. Anche Dogman è racchiuso quasi tutto in uno scenario a misura di panoramica. Una sorta di tableau vivant attraente per colori e atmosfere. Il fatto che si tratti di un contesto suburbano, considerando il filtro registico, diventa quasi marginale. Pensiamo a come grandi scrittori o registi, abbiano già ritratto realtà periferiche. Arricchendole di poesia, senza mitigarne la durezza. La periferia di Garrone è un palcoscenico da esplorare. All'interno del quadro si raccontano i personaggi. Marcello, proprietario di una boutique per cani, la sua famiglia e i suoi amici.
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Una delle caratteristiche tradizionali dei western è lo scenario. Il palco di norma è una cittadina in legno con saloon, locande, bar e parcheggio per cavalli. Anche Dogman è racchiuso quasi tutto in uno scenario a misura di panoramica. Una sorta di tableau vivant attraente per colori e atmosfere. Il fatto che si tratti di un contesto suburbano, considerando il filtro registico, diventa quasi marginale. Pensiamo a come grandi scrittori o registi, abbiano già ritratto realtà periferiche. Arricchendole di poesia, senza mitigarne la durezza. La periferia di Garrone è un palcoscenico da esplorare. All'interno del quadro si raccontano i personaggi. Marcello, proprietario di una boutique per cani, la sua famiglia e i suoi amici. Poi ci sono i cattivi. Un balordo faccendiere che ruba soldi ai negozianti per comprarsi la coca. Il suo finanziatore e aiutante, sarà, neanche a dirlo, Marcello. Nemici amici, sin quando Simoncino, il balordo, non decide di utilizzare il negozio del Nostro come collegamento per svuotare il locale vicino. Dopo essersi accollato la colpa, Marcello passerà del tempo in prigione, ma alla fine punirà il suo aguzzino. La trama, in questo senso è lineare, ma dentro ci troviamo i sentimenti dei personaggi. Il loro modus di agire con la propria famiglia. Marcello è una persona di buon cuore, così come tutta la comunità. Imprenditori locali, un po’ intrallazzoni, ma alla fine brave persone. Simoncino rappresenta invece l’ala brutale della periferia Romana. Difficilissimo da abbattere, recidivo e prepotente. Una sorta di “Terminator” italico. Definizione che si addice a un individuo terrificante, quanto grottesco. Le scene con la madre lo rendono a tratti, quasi comico. Considerato l’episodio di cronaca cui è ispirato, il lavoro di Garrone tende a sublimare la ferocia. C’è poco di ferino in Marcello. Un uomo esasperato che si abbandona a un gesto estremo, senza rasentare la drammaticità sconcertante de “Un borghese piccolo piccolo”. Apparendo, per questo, abbastanza eloquente da coinvolgere la platea.
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xerox
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martedì 9 ottobre 2018
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benvenuti nella realtà....
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Continua l'esplorazione di Garrone nell'Italia che non troverete rappresentata in nessun altro media. A cominciare dagli inutilissimi pomeriggi televisivi. Più andava avanti il film, più mi sentivo ancora dentro le vele di Scampia di Gomorra. Stessa mano che ti stringe lo stomaco, stessa potente rappresentazione del reale che atterrisce per il suo solo esistere. Il merito più grande di Garrone in questo film mi sembra la scoperta di Marcello Fonte, STRA-OR-DI-NA-RIO!!! Fotografia meravigliosa, che più che illuminare le scene pare radiografarle.
Mettendo a nudo persone e luoghi che non si capisce se siano gli uni a creare gli altri, o viceversa... Vedetelo! E purificatevi.
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Continua l'esplorazione di Garrone nell'Italia che non troverete rappresentata in nessun altro media. A cominciare dagli inutilissimi pomeriggi televisivi. Più andava avanti il film, più mi sentivo ancora dentro le vele di Scampia di Gomorra. Stessa mano che ti stringe lo stomaco, stessa potente rappresentazione del reale che atterrisce per il suo solo esistere. Il merito più grande di Garrone in questo film mi sembra la scoperta di Marcello Fonte, STRA-OR-DI-NA-RIO!!! Fotografia meravigliosa, che più che illuminare le scene pare radiografarle.
Mettendo a nudo persone e luoghi che non si capisce se siano gli uni a creare gli altri, o viceversa... Vedetelo! E purificatevi....
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