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lord
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mercoledì 15 gennaio 2020
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homo homini lupus
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Liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera (il c.d. delitto del Canaro”), la pellicola narra la storia di Marcello, uomo umile che di mestiere offre servizi di toelettatura per cani, il quale subisce i soprusi di Simone, bullo di quartiere a cui nessuno sembra volersi/potersi ribellare. Le scene, talvolta crude e violente, costringono lo spettatore ad immergersi in un mondo di miserabili, un'Italia terra di nessuno, ove si consuma la legge del più forte di Leibniziana memoria. Sin dalla prima scena si comprende il registro del film; i protagonisti sono i cani, molto spesso ripresi in gabbia, quasi come metafora di una vita miserabile a cui peraltro sono condannati tutti gli abitanti del quartiere.
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Liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera (il c.d. delitto del Canaro”), la pellicola narra la storia di Marcello, uomo umile che di mestiere offre servizi di toelettatura per cani, il quale subisce i soprusi di Simone, bullo di quartiere a cui nessuno sembra volersi/potersi ribellare. Le scene, talvolta crude e violente, costringono lo spettatore ad immergersi in un mondo di miserabili, un'Italia terra di nessuno, ove si consuma la legge del più forte di Leibniziana memoria. Sin dalla prima scena si comprende il registro del film; i protagonisti sono i cani, molto spesso ripresi in gabbia, quasi come metafora di una vita miserabile a cui peraltro sono condannati tutti gli abitanti del quartiere. La regia di Matteo Garrone è eccellente; ciò che colpisce maggiormente sono i lunghi silenzi, accompagnati da atmosfere “dark”, già pienamente sperimentate in “Gomorra”. La fotografia di Nicolaj Brüel è formidabile; il cielo, quasi sempre oscuro e tinto di viola, diviene il simbolo del degrado e della frustrazione di tutti i protagonisti; non è un caso, infatti, che esso assuma colori via via più tenui soltanto nella parte finale del film, ad omicidio compiuto, come se l'alba rappresenti una sorta di liberazione sia per Marcello che per tutto il quartiere. Da applausi l'interpretazione di Marcello Fonte, vincitore del premio come miglior attore protagonista al Festival di Cannes, così come quella di Edoardo Pesce. La pellicola merita senza dubbio un riscontro positivo, rientrando pienamente tra i migliori film prodotti negli ultimi anni dal cinema nostrano. Non vi è dubbio come la consacrazione di Matteo Garrone a livello internazionale, inaugurata dapprima con il già citato “Gomorra”, e in seguito con “Reality”, abbia raggiunto il suo apice.
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gbavila
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lunedì 13 gennaio 2020
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il sonno della ragione genera mostri
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Il celebre quadro di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri", ci guida i questo film mettendo tutti gli accenti e i richiami a Dante o ai Vangeli che si rincorrono mostranoci la nostra vita quotidiana fra debolezze e ignavia. E in questo caso il mostro non è Simone, il drogato folle e irrimediabile, che diventa alla fine la croce che con tanta durezza Marcello si porta sulle spalle come verso il calvario e senza neanche l'aiuto del Cireneo. "Non ragioniam di loro ma guarda e passa", l'esortazione di Virgilio nella Commedia dantesca per porre il massimo disprezzo verso chi è indegno perfino dell'inferno e che circonda il povero Marcello nella squallida borgata dlla Magliana.
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Il celebre quadro di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri", ci guida i questo film mettendo tutti gli accenti e i richiami a Dante o ai Vangeli che si rincorrono mostranoci la nostra vita quotidiana fra debolezze e ignavia. E in questo caso il mostro non è Simone, il drogato folle e irrimediabile, che diventa alla fine la croce che con tanta durezza Marcello si porta sulle spalle come verso il calvario e senza neanche l'aiuto del Cireneo. "Non ragioniam di loro ma guarda e passa", l'esortazione di Virgilio nella Commedia dantesca per porre il massimo disprezzo verso chi è indegno perfino dell'inferno e che circonda il povero Marcello nella squallida borgata dlla Magliana. I mostri, infatti, sono questi: tutti hanno il problema di Simone, il superviolento, ma girano la testa dall'altra parte e aspettano chi, prima o poi, farà il lavoro sporco per loro. Anche Alida, la figlioletta di Marcello, gira la testa dall'atra parte ma per guardare dalla parte giusta, il padre, con tutta la pasione posibile, impotente, quasi la Maddalena sul calvario: solo ai bambini è rimasto il senso della pietà e con una gran voglia di fare: ci osservano inreduli e sgomenti. Bellissime le scene dei loro abbracci silenziosi. Garrone dirige questo film immergendoci nelle nostre responsabilità di testimoni indolenti per scrollarci dal nostro sonno e ci rende consapevoli delle nostre assenze, distrazioni: le nostre magliane sno là, davanti ai nostri occhi, e i mostri aspettano il nostro sonno. Grandissimo Garrone e grandissimi gli attori.
Giuliano Bavila
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lepre
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domenica 12 gennaio 2020
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l'unico che è stato capace di risolvere ilproblema
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Nella periferia dove vivono queste persone c'è questo individuo che preoccupa e crea disagio un pò a tutti. Dopo l'ennesima lite avuta tra Simone e un ristoratore, la gente del posto ha cercato di trovare una maniera per fare si che Simone non fosse più un problema. Marcello è stato la persona più astuta, pur subendo tanto. è stato l'unico, con tanta forza, sacrificio e pazienza a farcela. Marcello è stato vicino a Simone e lo ha seguito ingenuamente ma allo stesso tempo con intelligenza nelle sue bizzarie. Dal titolo, ripeto, è stato l'unico a metterci la faccia letteralmente, a conoscere da vicino Simone. Ciò lo ha portato a vendicarsi e a trovare il coraggio di fronteggiarlo in tutte le maniere, ingannandolo
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Nella periferia dove vivono queste persone c'è questo individuo che preoccupa e crea disagio un pò a tutti. Dopo l'ennesima lite avuta tra Simone e un ristoratore, la gente del posto ha cercato di trovare una maniera per fare si che Simone non fosse più un problema. Marcello è stato la persona più astuta, pur subendo tanto. è stato l'unico, con tanta forza, sacrificio e pazienza a farcela. Marcello è stato vicino a Simone e lo ha seguito ingenuamente ma allo stesso tempo con intelligenza nelle sue bizzarie. Dal titolo, ripeto, è stato l'unico a metterci la faccia letteralmente, a conoscere da vicino Simone. Ciò lo ha portato a vendicarsi e a trovare il coraggio di fronteggiarlo in tutte le maniere, ingannandolo e infine uccidendolo
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psicosara
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martedì 5 novembre 2019
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il cielo (grigio) in una stanza
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Un uomo che porta il cadavere di un altro uomo come un trofeo, seguito dal suo fedele amico (ormai solo un cane gli è amico), E’ Marcello, con la morte in spalla, che vuole consegnare il suo atto di giustizia agli altri. Intorno a lui la più deserta periferia, palazzi invecchiati e un lido grigio e offuscato. E’ terra di frontiera, una terra di nessuno perché non c’è uno sceriffo che imprigioni il “cattivo” prevaricatore. Il paesaggio in locandina rimanda forse ai paesaggi acquitrinosi di "Blade Runner” ma qui al posto della fantascienza, c’è una vera periferia decrepita, in riva al mare tra un negozio di toilette per cani (‘Dogman’ appunto), una trattoria e un Compro oro.
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Un uomo che porta il cadavere di un altro uomo come un trofeo, seguito dal suo fedele amico (ormai solo un cane gli è amico), E’ Marcello, con la morte in spalla, che vuole consegnare il suo atto di giustizia agli altri. Intorno a lui la più deserta periferia, palazzi invecchiati e un lido grigio e offuscato. E’ terra di frontiera, una terra di nessuno perché non c’è uno sceriffo che imprigioni il “cattivo” prevaricatore. Il paesaggio in locandina rimanda forse ai paesaggi acquitrinosi di "Blade Runner” ma qui al posto della fantascienza, c’è una vera periferia decrepita, in riva al mare tra un negozio di toilette per cani (‘Dogman’ appunto), una trattoria e un Compro oro.
Marcello (Marcello Fonte) è un uomo mite che chiama ‘amore’ qualsiasi cane che accudisce nel suo negozio di toelettatura Dogman. E’ un uomo capace di sentimenti profondi, rivolti in primo luogo alla sua figlioletta Alida (con cui sogna di fare un giorno bellissimi viaggi in mari lontani) e, ovviamente agli animali con cui lavora: li lava, li pettina, si prende cura amorevolmente di loro.
Marcello ha un amico soltanto, il violento Simone (Edoardo Pesce) o Simoncino come lo chiama lui, che è un ex pugile che ama solo la sua moto: il suo carattere prepotente e violento è diventato un problema anche per gli abitanti di un quartiere degradato come quello in cui la vicenda si svolge.
Marcello è talmente ingenuo da acconsentire al piano scriteriato di Simone (rapinare un negozio del vicinato) e da scontare, al suo posto, un anno di galera; poi, una volta uscito di prigione, non può far altro che constatare che l’amico non gli ha riservato né riconoscenza né metà del bottino. Inoltre, l'affetto che tutti in passato gli riservavano, è ormai tramutato in disprezzo, essendo Marcellino considerato un "infame". Scontato un anno di prigione, una volta uscito e tornato al suo lavoro, Marcello si troverà davanti dunque il disprezzo della gente e la strafottente indifferenza di Simone. A quel punto, Marcello si trasforma da vittima a carnefice, ordisce una vendetta su Simone, vorrebbe semplicemente umiliarlo, o meglio farsi chiedere scusa per i patimenti sofferti per causa sua. Ma qualcosa va per il verso sbagliato e Marcello uccide Simone. Così egli pensa di ottenere finalmente il rispetto degli ex-amici (che vede giocare in un campo di calcetto); con uno sforzo sovrumano, portando sulle spalle il pesante corpo semi-carbonizzato di Simone, da esibire come un trofeo a un pubblico plaudente, Marcello potrà finalmente ottenere il suo riscatto. Ma il tutto si rivela come una inutile illusione. Il suo trionfo è circondato da una cornice di puro nulla: deposto il cadavere al centro della desolata piazza deserta, si troverà di fronte soltanto a una disperata e angosciosa solitudine.
Il film Dogman è ispirato al fatto di cronaca nera realmente accaduto a Roma nel 1988: Pietro De Negri, detto il Canaro della Magliana per via dell'attività di toelettatore di cani in via della Magliana 253 salì alla ribalta per il brutale omicidio dell'ex pugile dilettante Giancarlo Ricci.
Il delitto del Canaro, colpì per la sua particolare efferatezza, poiché la vittima, a quanto dichiarò l'assassino stesso, sarebbe stata torturata per ben sette ore prima di essere finita, anche se in seguito l'autopsia smentì questa versione chiarendo che le mutilazioni erano state inferte post-mortem
Matteo Garrone (regista di Dogman) ha rilasciato una dichiarazione sul personaggio che ha voluto raccontare nel suo film: “ … un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente".
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muttley72
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lunedì 17 giugno 2019
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non si salva nessun, non si intravede soluzione
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Il film si ispira ad un fatto di cronaca nera avvenuto qualche decennio fa a Roma (alla Magliana) dove fu attirato, chiuso in gabbia e ucciso (ma prima evirato e torturato) un delinquente violento anche ai danni del titolare della toletta per cani (anch'esso non sconosciuto alla giustizia), poi noto dopo i fatti come "Il canaro della magliana". Alcuni ipotizzarono anche che l'omicidio fosse in realtàstato commesso da altri. Questo film traspone i fatti (modificandoli liberamente) sul litorale (romano anch'esso) in un quartiere degradato dove il "canaro" gestisce il suo negozio situato tra un compro oro ed una sala giochi-slot (due negozi simbolo del degrado italiano degli utlimi anni).
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Il film si ispira ad un fatto di cronaca nera avvenuto qualche decennio fa a Roma (alla Magliana) dove fu attirato, chiuso in gabbia e ucciso (ma prima evirato e torturato) un delinquente violento anche ai danni del titolare della toletta per cani (anch'esso non sconosciuto alla giustizia), poi noto dopo i fatti come "Il canaro della magliana". Alcuni ipotizzarono anche che l'omicidio fosse in realtàstato commesso da altri. Questo film traspone i fatti (modificandoli liberamente) sul litorale (romano anch'esso) in un quartiere degradato dove il "canaro" gestisce il suo negozio situato tra un compro oro ed una sala giochi-slot (due negozi simbolo del degrado italiano degli utlimi anni). Gentile ed amorevole con la famiglia (e soprattutto con la figlia che porta fare immersioni sub) e con i cani, il canaro non è però esente dal crimine, infaatti è coivolto nello spaccio di cocaina.
Il delinquente ex pugile, oltre a creare guai un pò a tutti i negozianti, costringe con la minacccia fisica il CaAnche il protagonista non è certo taxi drivernaro a partecipare a imprese criminali da cui lui si asterebbe volentieri e infine lo costringe a tradire il titolare del negozio vicino, coinvolgendolo in un furto che lo farà finire in galera, senza però poi avere la sua parte di bottino.
La violenza della vendetta nel film è stata "depurata" dai dettagli splatter (quelli del vero episodio di cronaca nera) e la morte del "tormentatore" avviene perchè le cose sfuggono di mano al giustiziere a causa della follia violenta della "vittima"...
La desolazione alla fine trionfa su tutto: quartiere , famiglia, persone. E la vendetta non riesce a salvare o redimere la vittima che si è difesa.
Film ben fatto e attore protagonista premiato, ma trama molto, anche troppo "asciutta"...anche la "morale" del film ne risulta compromessa...alla fine ne escono tutti male: la Polizia, gli abitanti del quartiere, i negozianti, il canaro ed il pugile delinquente...non si intuisce una soluzione o una via che avrebbe potuto risolvere la situazione altrimenti.
Anche il protagonista non è certo "taxi driver" o un vittima al 100%: è capace di sentimenti amorevoli, non è gretto, ma spaccia la cocaina ed è un pavido, cosa accentuata anche dalla sua esile fisicità in un mondo dove conta solo la violenza. Forse il film poteva migliorare se modificato in alcuni aspetti.
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penna e calamaio
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domenica 16 giugno 2019
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il buono ,il cattivo , il regista
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Senza andare a snocciolare ogni singolo evento narrato ,qui c'è sostanzialmente un rapporto di pseudoamicizia tra una persona buona, mite ,quasi arrendevole ed un'altra che è l'esatto opposto di quanto descritto.
Secondo voi a cosa può portare tutto questo?
Ho fatto questa premessa per farvi capire che Garrone non racconta nulla di nuovo, tuttavia lo fa con un'eleganza fuori dal comune, con un'ambientazione da Oscar nella sua semplicità e con interpreti scelti come meglio non si poteva a cominciare dall'aspetto fisico.
Tutto è studiato nei minimi dettagli e nulla è lasciato al caso.
Il finale non mi è piaciuto particolarmente e per lunghi tratti ho percepito cosa sarebbe accaduto da lì a poco ,ma sicuramente posso affermare di aver visto cinema di qualità .
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Senza andare a snocciolare ogni singolo evento narrato ,qui c'è sostanzialmente un rapporto di pseudoamicizia tra una persona buona, mite ,quasi arrendevole ed un'altra che è l'esatto opposto di quanto descritto.
Secondo voi a cosa può portare tutto questo?
Ho fatto questa premessa per farvi capire che Garrone non racconta nulla di nuovo, tuttavia lo fa con un'eleganza fuori dal comune, con un'ambientazione da Oscar nella sua semplicità e con interpreti scelti come meglio non si poteva a cominciare dall'aspetto fisico.
Tutto è studiato nei minimi dettagli e nulla è lasciato al caso.
Il finale non mi è piaciuto particolarmente e per lunghi tratti ho percepito cosa sarebbe accaduto da lì a poco ,ma sicuramente posso affermare di aver visto cinema di qualità .
Sono convinto che fra un paio d'anni il regista ci regalerà un capolavoro italiano di quelli "pesanti ".
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criticacritici
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lunedì 6 maggio 2019
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ero indeciso se perderci del tempo ulteriore...
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Un film può avere diversi aspetti a seconda delle intenzioni del regista ed i suoi collaboratori.
Può essere di intrattenimento ludico, di azione, d'avventura, storico, horror, fantascientifico, può deliziare il pubblico con una commedia sopra le righe, può lasciar sottintendere un messaggio filosofico, ecc..
Ebbene, questo film non è nulla di tutto ciò.
Gli unici sentimenti che riesce a ispirare sono lo squallore, la desolazione e la cattiveria intrinseca nell'essere umano.
Una visione della vita di persona che necessita di numerose sedute da un bun analista.
L'unico che si salva è il protagonista, per altro ingenuo, sempliciotto, persino stupido, visto il finale.
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Un film può avere diversi aspetti a seconda delle intenzioni del regista ed i suoi collaboratori.
Può essere di intrattenimento ludico, di azione, d'avventura, storico, horror, fantascientifico, può deliziare il pubblico con una commedia sopra le righe, può lasciar sottintendere un messaggio filosofico, ecc..
Ebbene, questo film non è nulla di tutto ciò.
Gli unici sentimenti che riesce a ispirare sono lo squallore, la desolazione e la cattiveria intrinseca nell'essere umano.
Una visione della vita di persona che necessita di numerose sedute da un bun analista.
L'unico che si salva è il protagonista, per altro ingenuo, sempliciotto, persino stupido, visto il finale.
Non che mi aspettassi un granchè da un Garrone che non mi ha mai, e dico MAI, entusiasmato, ma lette le critiche mi aspettavo almeno di non arrivare a sconsigliarlo vivamente a tutti.
Per concludere ed esprimere un giudizio sintetico: PESSIMO!
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jl
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martedì 23 aprile 2019
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alla periferia del mondo
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Matteo Garrone porta sul grande schermo ‘il piccolo’ Marcello Fonte, scovato quasi per caso all’ingresso del cinema Palazzo di Roma, luogo dove ancora oggi presta servizio in qualità di custode. Lo veste da (pseudo) mostro della porta accanto completando efficacemente la trilogia dei casi di cronaca nera ripresi e riscritti per il grande schermo. Trilogia iniziata nel 2000 con L’imbalsamatore e proseguita quattro anni più tardi con Primo Amore. In tal caso la riscrittura riporta alla mente il caso De Negri, che a metà degli anni ’80 fece scalpore per la spietata vendetta alla quale lo stesso De Negri sottopose il suo ex - complice. Il Marcello portato sullo schermo da Fonte prende dal caso di cronaca solamente la professione del killer e poco altro.
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Matteo Garrone porta sul grande schermo ‘il piccolo’ Marcello Fonte, scovato quasi per caso all’ingresso del cinema Palazzo di Roma, luogo dove ancora oggi presta servizio in qualità di custode. Lo veste da (pseudo) mostro della porta accanto completando efficacemente la trilogia dei casi di cronaca nera ripresi e riscritti per il grande schermo. Trilogia iniziata nel 2000 con L’imbalsamatore e proseguita quattro anni più tardi con Primo Amore. In tal caso la riscrittura riporta alla mente il caso De Negri, che a metà degli anni ’80 fece scalpore per la spietata vendetta alla quale lo stesso De Negri sottopose il suo ex - complice. Il Marcello portato sullo schermo da Fonte prende dal caso di cronaca solamente la professione del killer e poco altro. Stiamo parlando di certo di un uomo mite ma non immacolato. Fiducioso nella vita e nel prossimo, ben voluto da tutti, e non incline alla violenza oltre che un padre diviso che per la figlia sarebbe pronto a tutto così come un amante premuroso nei confronti del mondo dei cani, che ha saputo dargli di che vivere dignitosamente. Al tempo stesso, pur essendo uno spacciatore ben noto agli abitanti del quartiere, Marcello è anche uno sprovveduto che probabilmente non capisce chi si trova di fronte ovvero un uomo - l’irriconoscibile e abilissimo Edoardo Pesce - che picchia ancor prima di riflettere e che ha la mente annebbiata dall’uso degli stupefacenti, e al tempo stesso quanto di più vicino a quel regno animale che proprio Marcello tanto apprezza.
Ancora una volta Garrone usa Castel Volturno, come già capitato in Gomorra e ne l’imbalsamatore, per immaginare la periferia degradata nella quale si muove l’umanità del quartiere, fra la sabbia e il mare, i parchi giochi deserti e i palazzi in perenne costruzione e frutto della speculazione edilizia. Il lavoro del regista Romano rilegge la cronaca nera riuscendo a riproporla in chiave morale e personale dando libero sfogo a una violenza psicologica e non fisica, attraverso lo sguardo di un uomo che alla fine capirà cosa significhi la vera solitudine a causa di una scelta non voluta. Eccellente tutto il cast fra i quali spiccano numerosi caratteristi di film di genere ‘periferico’ quali Francesco Acquaroli e Adamo Dionisi, oltre al già citato Pesce. Miglior attore protagonista, al Festival di Cannes, per l’interpretazione di Marcello Fonte. Da vedere se in futuro le nuove prove del quasi quarantenne attore originario di Archi sapranno essere all’altezza di questa prima fatica.
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nadia meden
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sabato 13 aprile 2019
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"er canaro"
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film molto bello, una storia vera egregiamente portata sullo schermo da Marcello Fonte e da Edoardo Pesce, egregiamente diretti da Matteo Garrone; un aplauso al regista , da sottolineare che è un film molto, molto violento e crudo, ne escono bene soltanto i cani ( per fortuna) !!! Grazie
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alberto pezzi
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mercoledì 3 aprile 2019
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magistrale ed emblematico
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FILM DI RARA BELLEZZA ED INTENSITA’. UN MATTEO GARRONE STUPEFACENTE, ILLUSTRA CON ESTREMA MAESTRIA LA DURA REALTA’ DELL’ ITALIA D’ OGGI. QUARTIERI PERIFERICI ALLO SBANDO, ASSENZA DI REGOLE E GIUSTIZIA, CONDIZIONI DI VITA ALLUCINANTI. DOGMAN E’ UN FILM STUPENDO. MARCELLO E’ UN MITE E TRANQUILLO LAVORATORE DI QUARTIERE, INNAMORATO PROFONDAMENTE DI SUA FIGLIA E LEGATO IN MANIERA INDISSOLUBILE AI SUOI CANI. IL PUNTO CENTRALE DI QUESTA MAGNIFICA PELLICOLA E’ INDISCUTIBILMENTE LA DEBOLEZZA DI MARCELLO. LA SUA SUDDITANZA VERSO IL SUO FALSO AMICO SIMONCINO, DIVENTA INFATTI IL PROBLEMA PIU’ GROSSO DELLA SUA VITA. INCAPACE DI DIVINCOLARSI DA QUESTO PERSONAGGIO, MARCELLO FINISCE CON LO SPACCIARE DROGA, RAPINARE ED ADERIRE A TUTTE LE INIZIATIVE DI SIMONCINO.
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FILM DI RARA BELLEZZA ED INTENSITA’. UN MATTEO GARRONE STUPEFACENTE, ILLUSTRA CON ESTREMA MAESTRIA LA DURA REALTA’ DELL’ ITALIA D’ OGGI. QUARTIERI PERIFERICI ALLO SBANDO, ASSENZA DI REGOLE E GIUSTIZIA, CONDIZIONI DI VITA ALLUCINANTI. DOGMAN E’ UN FILM STUPENDO. MARCELLO E’ UN MITE E TRANQUILLO LAVORATORE DI QUARTIERE, INNAMORATO PROFONDAMENTE DI SUA FIGLIA E LEGATO IN MANIERA INDISSOLUBILE AI SUOI CANI. IL PUNTO CENTRALE DI QUESTA MAGNIFICA PELLICOLA E’ INDISCUTIBILMENTE LA DEBOLEZZA DI MARCELLO. LA SUA SUDDITANZA VERSO IL SUO FALSO AMICO SIMONCINO, DIVENTA INFATTI IL PROBLEMA PIU’ GROSSO DELLA SUA VITA. INCAPACE DI DIVINCOLARSI DA QUESTO PERSONAGGIO, MARCELLO FINISCE CON LO SPACCIARE DROGA, RAPINARE ED ADERIRE A TUTTE LE INIZIATIVE DI SIMONCINO. MENTRE GLI ABITANTI DEL QUARTIERE TENTANO DI PIANIFICARE L’ ELIMINAZIONE DEL CRIMINALE, MARCELLO TENDE AD ASSECONDARE OGNI RICHIESTA DI QUESTO VIOLENTO E SPIETATO INDIVIDUO. SOLO L’ AMORE PER LA FIGLIA SOFIA MANTIENE IN VITA MARCELLO, CHE PIAN PIANO COMINCIA A COVARE SENTIMENTI DI VENDETTA NEI CONFRONTI DI SIMONCINO. IL FINALE DEL FILM E’ EMBLEMATICO E NON SI PUO’ SVELARE. OPERA MAGISTRALE, CAST PERFETTO, REGIA IMPECCABILE. UN MARCELLO FONTE IMMENSO ILLUMINA IN MODO MAGICO QUESTA STRAORDINARIA PELLICOLA, MERITEVOLE SENZA OMBRA DI DUBBIO DI OGNI PREMIO OTTENUTO. DA VEDERE E METTERE AL SICURO IN VIDEOTECA.
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