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kimkiduk
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martedì 22 maggio 2018
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come pensavo
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Film buono, ma non come viene descritto ed esaltato.
La storia è vera e già mi chiedo come mai se successa negli anni 80 è stata riletta e riportata ai nostri giorni. Liberamente tratta si dice e quindi va bene ma a me non piace.
Il film è decisamente bello scenograficamente ma si notano pecche nella sceneggiatura decisamente "altalenante" senza ricostruire in un crescendo una rabbia scoppiata nella follia (dovuta all'uso di droga).
La Magliana ha acquisito il mare e anche questo può essere opinabile nella ricostruzione libera del fatto.
L'interpretazione "del canaro" se pur importante non ne fa un capolavoro che merita una Palma d'Oro, anche se, per l'attore in sè e per sè, può anche essere meritato.
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Film buono, ma non come viene descritto ed esaltato.
La storia è vera e già mi chiedo come mai se successa negli anni 80 è stata riletta e riportata ai nostri giorni. Liberamente tratta si dice e quindi va bene ma a me non piace.
Il film è decisamente bello scenograficamente ma si notano pecche nella sceneggiatura decisamente "altalenante" senza ricostruire in un crescendo una rabbia scoppiata nella follia (dovuta all'uso di droga).
La Magliana ha acquisito il mare e anche questo può essere opinabile nella ricostruzione libera del fatto.
L'interpretazione "del canaro" se pur importante non ne fa un capolavoro che merita una Palma d'Oro, anche se, per l'attore in sè e per sè, può anche essere meritato. Ma qui il discorso, se di critica si tratta, deve essere cinematografico e sinceramente non mi ha entusiasmato.
Per il resto Garrone sa fare cinema e quindi non è criticabile in questo, ma certamente non posso essere in sintonia con molti che definiscono Dogman un film importante.
Marcello ha qualche cosa di Pasoliniano certo, ma solo qualcosa e il realismo tentato non si avvicina molto al neorealismo.
Da vedere ma non da strapparsi i capelli.
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andrea damiani
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martedì 22 maggio 2018
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il disumano e il nulla di andrea damiani
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Matteo Garrone si ispira ad una ben nota vicenda di cronaca nera per realizzare una pellicola dai tratti fortemente drammatici, dove però trovano spazio anche i sentimenti, sebbene imprigionati all'interno di una realtà sostanzialmente misera e degradata. Marcellino e Simone sono, rispettivamente, il protagonista e l'antagonista della storia: il primo è mite, benevolo, ben accetto da tutti; il secondo, invece, a causa dei suoi continui eccessi, degli abusi e delle prepotenze è diventato un problema anche per gli abitanti di un quartiere degradato come quello in cui la vicenda si svolge. Entrambi sono cocainomani, integrati nel mondo della piccola criminalità, fatta di furti, rapine e spaccio ; ma mentre per Simone l'alienazione è oramai totale, tanto che non è più capace di relazione alcuna con il prossimo, Marcello è invece capace di sentimenti profondi, rivolti in primo luogo alla sua figlioletta e, ovviamente, agli animali con cui lavora (è, come si evince dal titolo del film, una sorta di dogsitter).
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Matteo Garrone si ispira ad una ben nota vicenda di cronaca nera per realizzare una pellicola dai tratti fortemente drammatici, dove però trovano spazio anche i sentimenti, sebbene imprigionati all'interno di una realtà sostanzialmente misera e degradata. Marcellino e Simone sono, rispettivamente, il protagonista e l'antagonista della storia: il primo è mite, benevolo, ben accetto da tutti; il secondo, invece, a causa dei suoi continui eccessi, degli abusi e delle prepotenze è diventato un problema anche per gli abitanti di un quartiere degradato come quello in cui la vicenda si svolge. Entrambi sono cocainomani, integrati nel mondo della piccola criminalità, fatta di furti, rapine e spaccio ; ma mentre per Simone l'alienazione è oramai totale, tanto che non è più capace di relazione alcuna con il prossimo, Marcello è invece capace di sentimenti profondi, rivolti in primo luogo alla sua figlioletta e, ovviamente, agli animali con cui lavora (è, come si evince dal titolo del film, una sorta di dogsitter). I sentimenti di Marcello, tuttavia, nonostante la loro purezza, non riusciranno a redimerlo, né a condurlo al di fuori della miseria in cui, un po' per scelta e un po' per destino, si è ritrovato a vivere: la fuga è solo sognata, mai veramente progettata. Interessante anche, a livello drammatico, il rapporto dialettico, il contrasto (anche fisico) fra Marcello e Simone, che finisce per essere il collante della loro simbiosi. Marcello è talmente "idiota" (nel senso dostoieskiano del termine) da acconsentire al piano di Simone (rapinare il negozio accanto a quello del dogsitter) e da scontare, al suo posto, un anno di galera; poi, una volta uscito di prigione, non può far altro che constatare che l' "amico" non gli ha riservato né riconoscenza né (come gli aveva promesso) metà del bottino. Inoltre, l'affetto che tutti quanti gli riservavano, è ormai tramutato in disprezzo, essendo Marcellino considerato un "infame". All'ennesimo sopruso, all'ennesima umiliazione da parte dell'amico, Marcello escogita la sua vendetta: attrae Simone nel suo negozio con un pretesto, lo chiude in una gabbia per cani e infine, con molta difficoltà, lo uccide. Il corpo viene caricato a fatica su un furgoncino, scaricato in un campo e dato alle fiamme. Qui, la lucidità del protagonista inizia a venire meno; nella sua anima si sente un eroe, colui che è riuscito a compiere il gesto glorioso che nessuno aveva avuto il coraggio di fare. Davide contro Golia. Così egli pensa di ottenere finalmente il rispetto degli ex-amici (che vede giocare in un campo di calcetto); con uno sforzo sovrumano, portando sulle spalle il corpo semicarbonizzato di Simone, da esibire come un trofeo a un pubblico plaudente, Marcello potrà finalmente ottenere il suo riscatto. Ma il tutto si rivela come una inutile illusione. Il suo trionfo è circondato da una cornice di puro nulla, perché il nulla è il contesto che ha permesso l'avvicendarsi della storia. Una nullità era Simone, una nullità gli abitanti del quartiere, una nullità lui stesso. Eroe del niente, rimane con il suo trofeo, in una solitudine in cui il dis-umano ha ormai cancellato ogni umanità.
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maopar
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lunedì 21 maggio 2018
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vita da cani
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Non mi riferisco ai cani.. gli amici dell’uomo.. che nel Film sono amati seguiti con
premurose attenzioni dai proprietari e che trovano in Marcello una comprensione totale …
che con la sua esclamazione “AMORE” accoglie e accudisce… Ma alla vita di branco dove il
più forte prende il sopravvento.. le regole della sopravvivenza sono drammaticamente comprensibili
odiosamente reali percepite dallo spettatore come una “Morsa”.. che toglie il respiro ..E Garrone
in questo è un Maestro… Ma Marcello addolcisce la storia “ umanizza” questa vicenda.
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Non mi riferisco ai cani.. gli amici dell’uomo.. che nel Film sono amati seguiti con
premurose attenzioni dai proprietari e che trovano in Marcello una comprensione totale …
che con la sua esclamazione “AMORE” accoglie e accudisce… Ma alla vita di branco dove il
più forte prende il sopravvento.. le regole della sopravvivenza sono drammaticamente comprensibili
odiosamente reali percepite dallo spettatore come una “Morsa”.. che toglie il respiro ..E Garrone
in questo è un Maestro… Ma Marcello addolcisce la storia “ umanizza” questa vicenda.. una coraggiosa
scalata d’Amore per salvare la vita…una discesa nel profondo del mare mano nella mano….
In una realtà complessa dove la necessità condiziona le scelte ..si percepisce l’incertezza della decisione
Più volte Marcello si avvia a destra e poi a sinistra.. cosa fare? Aderire alle richieste di Simone .. e poi Del
Commissario.. Lui uomo buono che pervaso da un laico Vangelo d’Amore .. sceglie le strade più difficili..
Come quando porta alla madre la “belva “ ferita e… fa si che noi spettatori assistiamo a una scena
Centrale del film la disperazione di un abbraccio fra madre e figlio consapevoli nel loro amore
Di una realtà difficile da contrastare…
E dopo un anno di carcere.. una lezione da dare a Simone per pretendere le scuse.. e per poi chiuderla
qui!.. Ma l’imprevedibile esplosione della cattiveria…prende il sopravvento…cosa farne di questa
drammatica fine.. bruciare tutto e nasconderla o parteciparla …
Accucciato davanti a quella non voluta “preda” attende confuso il risveglio del Branco…
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flyanto
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lunedì 21 maggio 2018
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un uomo semplice e buono che è costretto a vendica
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"Dogman", del regista Matteo Garrone, è ispirato liberamente alla storia del 'Canaro' della banda della Magliana, l'uomo che verso la fine degli anni '80, alla periferia di Roma, si vendicò di un amico uccidendolo dopo lunghe ed atroci torture. Nel film il personaggio porta il nome di Marcello e, divorziato e con una bambina a cui è molto legato, è titolare di un negozio di toelettatura per cani. Egli é un uomo fondamentalmente solo e buono, amante degli animali, frequenta svariati amici del quartiere periferico e disagiato in cui vive con cui gioca delle partite a pallone e trascorre le serate in discoteca o in qualche locale a bere.
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"Dogman", del regista Matteo Garrone, è ispirato liberamente alla storia del 'Canaro' della banda della Magliana, l'uomo che verso la fine degli anni '80, alla periferia di Roma, si vendicò di un amico uccidendolo dopo lunghe ed atroci torture. Nel film il personaggio porta il nome di Marcello e, divorziato e con una bambina a cui è molto legato, è titolare di un negozio di toelettatura per cani. Egli é un uomo fondamentalmente solo e buono, amante degli animali, frequenta svariati amici del quartiere periferico e disagiato in cui vive con cui gioca delle partite a pallone e trascorre le serate in discoteca o in qualche locale a bere. Tra essi vi è un ex pugile cocainomane e violento che con la sua prepotenza dà parecchio fastidio a tutti. Quando quest'ultimo, dopo innumerevoli soprusi, mette seriamente nei guai il protagonista a seguito di una rapina, Marcello decide di vendicarsi uccidendolo barbaramente.
Tutta la violenza del reale fatto di cronaca avvenuto decenni fa, qui non è rappresentata, pertanto, la pellicola non mostra alcuna immagine eccessivamente raccapricciante e sanguinolenta. Essendo, appunto, liberamente ispirato al fattaccio del 'Canaro', Matteo Garrone ha preso più che altro spunto al fine di raccontare la storia di un personaggio residente in un luogo disagiato ed abitato da persone con una condotta ai limiti , e non , della legalità. Ciò, dunque, che più interessa al regista è descrivere la figura del personaggio di Marcello in sè: un individuo quasi poetico, di indole sicuramente buona, un buon padre di famiglia molto legato alla propria figlia con cui divide il suo amore per gli animali e la comune passione delle immersioni subacquee. Un personaggio che quasi 'stona' nello squallida e povera periferia di non si sa esattamente quale città (non viene specificato) dove regnano solo la desolazione, la violenza ed il crimine. Persona semplice e fiduciosa nel prossimo, ma anche parecchio sola, Marcello verrà ovviamente ingannato da chi è più scaltro, fatto oggetto di svariati soprusi e soprattutto spogliato di ogni suo bene e, cioè, della libertà personale (in quanto dovrà scontare un anno di carcere) e della conseguente possibilità di incontrarsi con la figlioletta, nonchè della sua attività di accudire i cani che, a seguito degli eventi, ne risentirà negativamente. Un ritratto che l'attore Marcello Fonte, almeno sinora poco conosciuto, impersona ottimamente al punto da meritarsi giustamente la Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes in questi giorni dove il film è stato presentato in concorso. Grazie, infatti, alla sua postura di uomo mingherlino quasi indifeso, alla sua parlata semplice e diretta e, soprattutto, alle sue espressioni del viso, degli occhi in particolare che, spalancati come quelli di un bambino ingenuo guardano con stupore gli avvenimenti intorno a lui e si illuminano, invece, quando è al cospetto della figlia, il film, peraltro molto ben girato e fotografato, deve molto del suo valore.
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maurizio.meres
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lunedì 21 maggio 2018
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un perfetto neorealismo
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Questa volta Garrone ci fa rivivere un momento infausto della nostra recente storia,non entra nei particolari processuali ma da una doppia immagine del personaggio che in quel momento fece parlare purtroppo negativamente di se,la prima immagine è quella di un uomo che amava nel vero senso della parola il miglior amico dell'uomo,il suo lavoro rappresentava la sua vita stare vicino ai cani,curarli,custodirgli,ci parlava,vederlo nel film e non so se nella realtà era così è stato bellissimo e un grande insegnamento per chi invece maltratta questi esseri umani.
Una persona umile tutti gli volevano bene ma era amico se così si può definire di un presuntuoso prepotente che con atti delinquenziali verso tutti era il terrore del quartiere,il canaro così all'epoca venne soprannominato era la sua vittima preferita,quando un giorno brutalmente si vendicò e dopo mostruose torture lo uccise.
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Questa volta Garrone ci fa rivivere un momento infausto della nostra recente storia,non entra nei particolari processuali ma da una doppia immagine del personaggio che in quel momento fece parlare purtroppo negativamente di se,la prima immagine è quella di un uomo che amava nel vero senso della parola il miglior amico dell'uomo,il suo lavoro rappresentava la sua vita stare vicino ai cani,curarli,custodirgli,ci parlava,vederlo nel film e non so se nella realtà era così è stato bellissimo e un grande insegnamento per chi invece maltratta questi esseri umani.
Una persona umile tutti gli volevano bene ma era amico se così si può definire di un presuntuoso prepotente che con atti delinquenziali verso tutti era il terrore del quartiere,il canaro così all'epoca venne soprannominato era la sua vittima preferita,quando un giorno brutalmente si vendicò e dopo mostruose torture lo uccise.
La bravura di Garrone che della storia ripercorre i momenti più importanti e personali di Marcello e quella di non farlo mai diventare un personaggio volgare e crudele,ma dandogli una perfetta collocazione esistenziale di una persona senza nessuna pretesa,era amico di tutti la sua unica colpa e stata quella di aver incontrato nel suo percorso di vita quell'essere inumano.
Un film tecnicamente perfetto curato in ogni particolare,ambientazione in una degradata Marina di Castel Volturno,una stupenda fotografia che coglie ogni attimo di sofferenza e di stupore.
L'attore principale è il perfetto sconosciuto ,Marcello Fonte,una figura neorealistica di un cinema passato,e lui il vero ispiratore di Garrone e senza dubbio un personaggio insolito,nel film diventa quasi irreale in una simbiosi perfetta con il regista,non è una star ma nel film diventa reale,autentico,se avrà un seguito come attore in un film importante come questo diventa difficile immaginarselo,forse sarà stato un sogno,addirittura premiato meritatamente a Cannes,anche se film che raccontano la vita di tutti i giorni nel classico realismo Italiano che sarebbero un insegnamento umano in un sociale sempre più in difficoltà,Marcello sarebbe la persona giusta per interpretarli.
Bravissimi tutti gli altri seppur ormai etichettati per questo genere film,ma realisticamente parlando efficaci,coinvolgenti.
Veramente un grande film,il maestro Garrone capovolge ancora una volta la realtà dandogli un anima sua personale e gradevole,la violenza diventa una conseguenza inevitabile e alla fine non c'è nessun eroe ma solo disperazione e pena.
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roberteroica
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sabato 19 maggio 2018
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l’amicizia e’ tutto quello che si puoancoratradire
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Il festival di Cannes premia giustamente lo straordinario protagonista di “Dogman”, uno dei due film in concorso per l’Italia. La sua faccia post pasoliniana marca timidamente il territorio di una periferia degradata, dove il furto e lo spaccio sono pane quotidiano per i suoi residenti. Marcello Fonte è un coiffeur per cani, li lava, li pettina, si prende cura amorevolmente di loro. E’ timido, minuto, di indole buona. Ma certamente è un debole, che si adegua al gioco, pur di mantenere l’amicizia del violento Simone e di farsi volere bene da tutti, compreso il cinico “compratore d’oro” che è il suo vicino più diretto.
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Il festival di Cannes premia giustamente lo straordinario protagonista di “Dogman”, uno dei due film in concorso per l’Italia. La sua faccia post pasoliniana marca timidamente il territorio di una periferia degradata, dove il furto e lo spaccio sono pane quotidiano per i suoi residenti. Marcello Fonte è un coiffeur per cani, li lava, li pettina, si prende cura amorevolmente di loro. E’ timido, minuto, di indole buona. Ma certamente è un debole, che si adegua al gioco, pur di mantenere l’amicizia del violento Simone e di farsi volere bene da tutti, compreso il cinico “compratore d’oro” che è il suo vicino più diretto. Quando finisce in galera per colpa di Simone, non fa una piega. Ma una volta uscito, capisce che il rispetto nei suoi confronti non esiste più. E che per riconquistare gli amici, deve compiere qualcosa di incommensurabile, qualcosa che possa rimetterlo al suo posto, prima della piccola rivoluzione che ha minato la sua triste quotidianità. Mattero Garrone, che con “Reality” firmo’ il più bel film italiano degli ultimi quindici anni, torna al cinema dopo lo splendido “Il racconto dei racconti” e affronta il tema della vendetta da un’angolazione obliqua, adottando un linguaggio che sembra più vicino alla favola che al dato di cronaca. Comprime e dilata i tempi come nessun altro in Italia e costruisce una sintassi a tratti onirica, che toglie peso al reale. E da un certo punto in avanti sfuma i contorni geografici e le architetture urbane per abbracciare il metafisico e il sogno. Come quello che continua a produrre bolle nella testa di Marcello, che sente le voci dei compagni di un tempo, quelli che non ci sono più, quelli che se ne sono andati perché la partita è finita. E’ dal fondo della notte che arrivano i film di Garrone, un narratore che guarda dentro i suoi personaggi, e ci fa amare le loro fragilità e odiare le loro convinzioni, perché a volte anche l’occhio attonito di un cane feroce annichilisce di fronte a quanta violenza può arrivare l’uomo chiamato a educarli.
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[+] pazzesco!!
(di silvioa)
[ - ] pazzesco!!
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suzuki71
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sabato 19 maggio 2018
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memorabile
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Il film si svolge e dipana e hai l'immediata immedesimazione nello scivolare impossibile di Marcello nell'assurdità di un Destino già scritto e che lo attenderà, solo e perso, nella periferia di sempre col conto inimmaginabile dello Sbaglio, Karma giustissimo e perso, follia che rasenta una lucidità improbabile.
Un climax pazzesco, attori stratosferici. Fotografia lugubre ed entusiasmante, i 10 secondi della scena finale dell'epilogo nel negozio sono semplicemente memorabili.
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Il film si svolge e dipana e hai l'immediata immedesimazione nello scivolare impossibile di Marcello nell'assurdità di un Destino già scritto e che lo attenderà, solo e perso, nella periferia di sempre col conto inimmaginabile dello Sbaglio, Karma giustissimo e perso, follia che rasenta una lucidità improbabile.
Un climax pazzesco, attori stratosferici. Fotografia lugubre ed entusiasmante, i 10 secondi della scena finale dell'epilogo nel negozio sono semplicemente memorabili.
Finisce. E hai subito l'impressione di aver visto un film epico dove Marcello, dalle periferie romane o di Castel Volturno che siano, assurge a personaggio universale, fuori tempo e luogo, di tutti i tempi e luoghi.
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carloalberto
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sabato 19 maggio 2018
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garrone, l'omero contemporaneo
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Quello di Garrone è un cinema tridimensionale, dove i personaggi prendono corpo e saltano fuori dallo schermo per accompagnarti fino a casa, lasciandoti addosso un’angoscia straziante, come in Gomorra e in Reality, sono più veri degli uomini della cronaca cui si ispirano, perché hanno il carattere dell’universalità. La cronaca muore ogni giorno, la poesia resta. Chi ricorda la vita degli abitanti di Troia o di Itaca? Priamo ed Ulisse, invece, sono qui presenti dopo migliaia di anni. Garrone, l’Omero contemporaneo, sta scrivendo la mitologia dei nostri giorni. Renderà immortali il senso di vuoto e la disperazione di un popolo senza identità costretto nella periferia del mondo a rincorrere sogni impossibili di riscatto sociale mediante strumenti che lo porteranno alla rovina.
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Quello di Garrone è un cinema tridimensionale, dove i personaggi prendono corpo e saltano fuori dallo schermo per accompagnarti fino a casa, lasciandoti addosso un’angoscia straziante, come in Gomorra e in Reality, sono più veri degli uomini della cronaca cui si ispirano, perché hanno il carattere dell’universalità. La cronaca muore ogni giorno, la poesia resta. Chi ricorda la vita degli abitanti di Troia o di Itaca? Priamo ed Ulisse, invece, sono qui presenti dopo migliaia di anni. Garrone, l’Omero contemporaneo, sta scrivendo la mitologia dei nostri giorni. Renderà immortali il senso di vuoto e la disperazione di un popolo senza identità costretto nella periferia del mondo a rincorrere sogni impossibili di riscatto sociale mediante strumenti che lo porteranno alla rovina. Garrone parla dell’Italia, ma la desolazione delle sue periferie potrebbe essere quella di Caracas o di Nuova Delhi. La sua è una periferia ormai globalizzata. Il fatto di cronaca passa in secondo piano, il canaro, come Pelosi all’Idroscalo tredici anni prima, probabilmente fu complice di un delitto più grande di lui. Ma questa è un’altra storia. Forse, perché si evocano le periferie, e non si può non pensare a quelle descritte con crudo realismo da Pasolini e ora trasfigurate in simboli da Garrone. Ma è passato mezzo secolo, oramai tutto è compiuto e lo sguardo perso nel vuoto esistenziale di Dogman, nel finale, come quello del protagonista di Reality, non lascia spazio a quella flebile speranza di redenzione che compare nello sguardo di Accattone morente.
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aran
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venerdì 18 maggio 2018
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capolavoro
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Un capolavoro assoluto e attualmente Garrone è il piú grande regista italiano in circolazione. Non c’ è altro da dire!
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no_data
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venerdì 18 maggio 2018
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grande pellicola
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grande pellicola, come al solito Garrone ci regala una regia impeccabile, una lettura personalizzata su un fatto di cronaca personale che in qualche modo appartiene al nostro quotidiano trà riscatto cinismo e indifferenza. perfetta la fotografia di Nicolai Bruel , un film che ti lasca la dolcezza nel cuore del personaggio principale , sono contento che Garrone alimenta il cinema Italiano rendendolo più vivo che mai!
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