kyotrix
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martedì 27 febbraio 2018
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insomma
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Guardabile ( e lo dice uno che non guarda quasi mai film italiani ). Ma nulla di speciale. Fosse uscito 30 anni fa sarebbe stato un discreto thriller, ma oggi faccio fatica pure a dargli la sufficienza.
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manu
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venerdì 23 febbraio 2018
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sorprendente!
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Film avvincente, tiene lo spettatore incollato allo schermo. Storia per nulla scontata, intrecci e colpi di scena riuscitissimi! Grande interpretazione di Jean Reno, Toni Servillo e Alessio Boni. Galatea Ranzi sinceramente non mi ha trasmesso nulla, è un'opinione soggettiva, ma la sua performance altro che "vissuta" era largamente recitata! Quattro stelle perché la recitazione in alcuni punti ha lasciato un po' a desiderare. Complimenti a Donato Carrisi, scrittore eccezionale, per il suo esordio alla regia!
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frank
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domenica 11 febbraio 2018
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bellissimo brano
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Marisa Monte - Dança da Solidão
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iuriv
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martedì 5 dicembre 2017
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direi bene.
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Esordio convincente per Donato Carrisi dietro la macchina da presa. Il neo-regista, infatti, prende uno dei suoi romanzi e lo tramuta in un film noir solido e intrigante, che richiama le atmosfere del giallo nordico grazie all'ambientazione montana.
Carrisi gestisce la vicenda attraverso due punti di vista principali, affidati agli occhi di Servillo e Boni, costruendola con un gioco ad incastri che funziona.
Ma se dal punto di vista narrativo nutrivo pochi dubbi sul lavoro di Carrisi, non mi aspettavo una capacità registica così spiccata. Carrisi non si limita all'ordinario, ma osa attraverso alcune scelte efficaci che danno atmosfera e tensione alla sua opera.
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Esordio convincente per Donato Carrisi dietro la macchina da presa. Il neo-regista, infatti, prende uno dei suoi romanzi e lo tramuta in un film noir solido e intrigante, che richiama le atmosfere del giallo nordico grazie all'ambientazione montana.
Carrisi gestisce la vicenda attraverso due punti di vista principali, affidati agli occhi di Servillo e Boni, costruendola con un gioco ad incastri che funziona.
Ma se dal punto di vista narrativo nutrivo pochi dubbi sul lavoro di Carrisi, non mi aspettavo una capacità registica così spiccata. Carrisi non si limita all'ordinario, ma osa attraverso alcune scelte efficaci che danno atmosfera e tensione alla sua opera.
Non siamo dalle parti della perfezione, comunque, perché qualche pecca il film la porta con se. La recitazione dei caratteri principali è superlativa (e vorrei anche vedere con certi nomi nel cast), ma la prova di qualche comprimario smorza a volte l'effetto complessivo.
Carrisi, grazie all'ausilio della colonna sonora, è capace di richiamare la tensione quando necessita di farlo, Tuttavia in alcuni momenti il ritmo cala troppo, anche per un noir dove non è richiesta certo la frenesia del thriller.
Il finale, volendo, è un filino ridondante. Ma, soprattutto, Carrisi ci tiene troppo a spiegare i punti di svolta del suo racconto (dimostrando poca fiducia nell'attenzione dello spettatore), scivolando nell'effetto spiegone che limita molto il piacere di un'eventuale seconda visione.
Direi che comunque La Ragazza Nella Nebbia è una pellicola che merita uno sguardo. L'esperimento alla regia di Carrisi è riuscito e certe imperfezioni potrebbero anche essere smussate qualora il romanziere decidesse di riprovarci. Io spero lo faccia.
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enricodanelli
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venerdì 1 dicembre 2017
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surreale
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Quello che mi ha sempre dato fastidio nel leggere i gialli di Carrisi è l'impossibilità di localizzare lo svolgersi della vicenda, neppure per approssimazione. Le sue trame pur avvincenti mi danno sempre un senso di vaghezza quasi che la mancanza di precisione delle coordinate spazio - temporali fosse voluta al fine di permettere qualche svarione nella trama espositiva. Nel film questo senso di incompiutezza si acuisce perchè, nonostante l'aiuto delle immagini, la vicenda si svolge chissà dove: la vallata alpina è immaginaria e artificiale tanto quanto il mondo ad essa circostante di cui si avvertono solo echi stonati (le improbabili televisioni e gli improbabili giornalisti che arrivano quasi come alieni appunto da un mondo lontanissimo).
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Quello che mi ha sempre dato fastidio nel leggere i gialli di Carrisi è l'impossibilità di localizzare lo svolgersi della vicenda, neppure per approssimazione. Le sue trame pur avvincenti mi danno sempre un senso di vaghezza quasi che la mancanza di precisione delle coordinate spazio - temporali fosse voluta al fine di permettere qualche svarione nella trama espositiva. Nel film questo senso di incompiutezza si acuisce perchè, nonostante l'aiuto delle immagini, la vicenda si svolge chissà dove: la vallata alpina è immaginaria e artificiale tanto quanto il mondo ad essa circostante di cui si avvertono solo echi stonati (le improbabili televisioni e gli improbabili giornalisti che arrivano quasi come alieni appunto da un mondo lontanissimo). Il senso di chiusura della vallata è lasciato ad una anch'essa indefinita setta religiosa che ivi imperversa (irritante la recitazione della mamma della vittima). Nonostante questi vizi congeniti del regista - scrittore, la trama è avvincente (anche se dall'inizio avevo capito chi era l'assassino, mia figlia ne è testimone !) e poi Toni Servillo è sempre un grande attore anche nei ruoli più diversi. Il film, non privo di una morale (già vista, ma sempre utile ed edificante) sulla presenza del male dove meno te l'aspetti, risulta alla fine piacevole, anche se non passerà alla storia come il miglior film giallo mai visto sugli schermi.
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aroma.di.feta
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sabato 18 novembre 2017
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un bel film nella nebbia del theiller italiani
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Ciò che ci si trova davanti, guardando il film di Carrisi, é un thriller italiano che cerca di emergere dalla recente mediocrità di questa parte della nostra settima arte. E il tentativo é ampiamente riuscito, grazie soprattutto a due componenti chiave: gli attori, dove spiccano un eccellente Toni Servillo nel ruolo del protagonista contornato da una perfetta cura dei personaggi secondari volti a ricreare al meglio l’ambiente di montagna nei suoi aspetti più folcloristici e psicologici (fra i più interessanti indubbiamente la madre di Anna Lou), e la freschezza nella costruzione delle scene e dell’intreccio, complicato nella sua struttura essendo su più piani temporali, ma reso semplice nella percezione da parte del pubblico.
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Ciò che ci si trova davanti, guardando il film di Carrisi, é un thriller italiano che cerca di emergere dalla recente mediocrità di questa parte della nostra settima arte. E il tentativo é ampiamente riuscito, grazie soprattutto a due componenti chiave: gli attori, dove spiccano un eccellente Toni Servillo nel ruolo del protagonista contornato da una perfetta cura dei personaggi secondari volti a ricreare al meglio l’ambiente di montagna nei suoi aspetti più folcloristici e psicologici (fra i più interessanti indubbiamente la madre di Anna Lou), e la freschezza nella costruzione delle scene e dell’intreccio, complicato nella sua struttura essendo su più piani temporali, ma reso semplice nella percezione da parte del pubblico. Inoltre anche la morale e il significato più profondo del film emergono bene e fanno riflettere sui molti episodi che spesso si ritrovano nelle pagine di cronaca nera. In conclusione quindi un esperimento riuscito, seppur ancora grezzo nello stile, per il Carrisi regista, che ora é atteso per una futura riconferma.. magari con il suo romanzo principale ‘Il Suggeritore’.
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dream
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giovedì 16 novembre 2017
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non ho capito il finale
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Sono appassionata di gialli ma stavolta non ho capito il finale e tanti come me in sala ne parlavano...eravamo confusi. Qualcuno mi può spiegare? Vi prego non ditemi di leggere il libro...grazie
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maria
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mercoledì 15 novembre 2017
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risposta a elisa
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anche io vorrei conoscere il nome della canzone brasiliana che fa parte della colonna sonora del film. una della poche cose del film che prende subito in modo piacevole
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paolino77
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lunedì 13 novembre 2017
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un film non scontato
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Un film non scontato tra le proposte di questo periodo, un po' deprimenti. Alcuni personaggi non sono ben riusciti , sono un po' troppo farseschi...La storia è intelligente, parla del ruolo dei media e della commistione tra interpretazione della realtà e finzione, fa riflettere sul ruolo di molte figure e mezzi sociali nel raggiungimento di presunte verità: il docente, il commissario, i giornalisti, lo psichiatra....In ultimo il delitto è efferato perché la vittima è sempre un mezzo, nemmeno la causa del proprio destino....
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franco
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venerdì 10 novembre 2017
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la realtà è più complessa e sofferente e va almeno
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2) aggiungo alle mie impressioni già inviate ieri notte circa il film, quest'altra che ho elaborata stamattina (ieri sera ho assistito al film): sembra un'opera di geometria razionale elaborsta a tavolino, privo di vera "umanità", l'approfondimento umano dei personaggi è coerentemente inesistente, i personaggi sono inventati, il film è freddo e glaciale, il personaggio del prof è da manicomio criminale, e non c'è nessuna linea interpretativa anche minimale dei suoi retroscena psicologico-sociali che lo hanno fatto diventare quel mostro glaciale che appare con la siringa letale in mano. Puah, Carrisi, datti alla lettura di Simenon, per esser più aderente alla realtà e meno glaciale-geometrico! (con tutto il rispetto per il tuo sforzo).
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2) aggiungo alle mie impressioni già inviate ieri notte circa il film, quest'altra che ho elaborata stamattina (ieri sera ho assistito al film): sembra un'opera di geometria razionale elaborsta a tavolino, privo di vera "umanità", l'approfondimento umano dei personaggi è coerentemente inesistente, i personaggi sono inventati, il film è freddo e glaciale, il personaggio del prof è da manicomio criminale, e non c'è nessuna linea interpretativa anche minimale dei suoi retroscena psicologico-sociali che lo hanno fatto diventare quel mostro glaciale che appare con la siringa letale in mano. Puah, Carrisi, datti alla lettura di Simenon, per esser più aderente alla realtà e meno glaciale-geometrico! (con tutto il rispetto per il tuo sforzo).
Voto: 2 stelle
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