samanta
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mercoledì 8 novembre 2017
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un regista nella nebbia
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Il film è tratto da un romanza di Donato Carrisi che è anche il regista alla sua opera prima. La trama: la vicenda inizia con la scomparsa di una ragazza di 16 anni Anna Lou in un paese, Avechot, situato tra le montagne, la vicenda prescinde da una precisa collocazione geografica anche se è stato girato nelle Dolomiti, neanche dai nomi dei personaggi si comprende in quale nazione è ambientato, probabilmente tale è l'intendimento che si è proposto la sceneggiatura. Le indagini sono dirette dall'ispettore Vogel (Toni Servillo) che coadiuva la polizia del posto. Vogel ha già dei precednti in materia: intende creare un caso mediatico su un probabile mostro per indurlo ad uscire allo scoperto e così avviene: il mostro sarebe un professore della scuola locale Loris Martini (Alessio Boni), in realtà il caso sembrerebbe collegarsi (grazie all'intuito di una vecchia giornalista) alla scomparsa avvenuta alcuni decenni prima di altre ragazze della stessa età e dai capelli rossi.
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Il film è tratto da un romanza di Donato Carrisi che è anche il regista alla sua opera prima. La trama: la vicenda inizia con la scomparsa di una ragazza di 16 anni Anna Lou in un paese, Avechot, situato tra le montagne, la vicenda prescinde da una precisa collocazione geografica anche se è stato girato nelle Dolomiti, neanche dai nomi dei personaggi si comprende in quale nazione è ambientato, probabilmente tale è l'intendimento che si è proposto la sceneggiatura. Le indagini sono dirette dall'ispettore Vogel (Toni Servillo) che coadiuva la polizia del posto. Vogel ha già dei precednti in materia: intende creare un caso mediatico su un probabile mostro per indurlo ad uscire allo scoperto e così avviene: il mostro sarebe un professore della scuola locale Loris Martini (Alessio Boni), in realtà il caso sembrerebbe collegarsi (grazie all'intuito di una vecchia giornalista) alla scomparsa avvenuta alcuni decenni prima di altre ragazze della stessa età e dai capelli rossi. Ci sono numerosi colpi di scena fino all'inatteso finale chepurtroppo chiarisce ben poco. Tra gli attori figura anche Jean Reno nel personaggio di uno psichiatra ma che appare marginalmente nel film.
Il film si muove su due binari con il regista che non sceglie su quale andare: il primo è un thriller il secondo un film di costume riguardante la funzione dei media che creano a loro piacimento colpevoli o innocenti. Come thiller appare confuso, il regista sembra aggrovigliare una vicenda da cui non sa come sbrogliarsi. Tra l'altro i genitori della ragazza scomparsa rieccheggiano il modo di parlare e agire dei genitori della povera Yara Gambirasio il che mi pare di cattivo gusto. Nella trama appare all'inizio una misteriosa confraternita che sarebbe una setta che domina il paese e che poi con il dipanarsi della vicenda misteriosamente sparisce. Come thriller non mi pare avvincente e la conclusione finale mi sembra irrispettosa dello spettatore che avrebbe diritto a un pò di chiarezza. Ma anche come film di costume non appare riuscito: i rappresentanti dei media sono delle "macchiette" come le due giornaliste una d'assalto e l'altra una vecchia saggia ridotta in carrozzella e comunque il tema dello "sciacallaggio" mediatico non è approfondito con sufficiente credibilità. Salvo Toni Servillo che salva in parte il film dimostrando una grande professionalità in una parte che l'inadeguatezza della sceneggiatura rende assai difficile, le altre interpretazioni sono abbastanza mediocri , non giudicabile Jean Reno costretto ad una particina apparentemente secondaria. Da sottolineare che pur avendo a disposizione le Dolomiti il regista fa pochi esterni, incomprensibili poi le riprese dall'alto di un paese di cartapesta e con le casette stilizzate: che abbiano un significato particolare?
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ninopellino
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mercoledì 1 novembre 2017
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convincente esordio del regista carrisi
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Ottima prova all'esordio da parte del regista Donato Carrisi in una trama caratterizzata da un buon livello interpretativo da parte di tre grandi attori del Cinema contemporaneo, ossia Toni Servillo, Alessio Boni e Jean Reno, nonché da una trama sospesa in una sorta di continuo e fascinoso mistero ed infine, da citare, una seneggiatura ed un tipo di ambientazione particolarmente suggestive ed ispirate. Il film sebbene scorre in maniera lenta (soprattutto nel primo tempo), in realtà non appare mai noioso, ma anzi più si avvicendano le varie situazioni e più si infittisce il mistero sulla improvvisa scomparsa di una ragazzina dai capelli rossi nel paese di Avechot.
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Ottima prova all'esordio da parte del regista Donato Carrisi in una trama caratterizzata da un buon livello interpretativo da parte di tre grandi attori del Cinema contemporaneo, ossia Toni Servillo, Alessio Boni e Jean Reno, nonché da una trama sospesa in una sorta di continuo e fascinoso mistero ed infine, da citare, una seneggiatura ed un tipo di ambientazione particolarmente suggestive ed ispirate. Il film sebbene scorre in maniera lenta (soprattutto nel primo tempo), in realtà non appare mai noioso, ma anzi più si avvicendano le varie situazioni e più si infittisce il mistero sulla improvvisa scomparsa di una ragazzina dai capelli rossi nel paese di Avechot. Il finale è costituito da una serie di colpi di scena che ci rilevano la verità dei fatti, proprio come un preciso meccanismo ad orologeria, nel quale possiamo finalmente capire che, nel corso dell'intera trama, nessun tassello sia stato messo a caso. Pellicola dal fascino inglese. Su tutti primeggia, a livello di recitazione, un grande Alessio Boni.
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francescoizzo
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domenica 5 novembre 2017
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avvincente ma un pò velleitario...
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Il thriller è avvincente: un commissario di polizia che vuole fare il furbo, ma viene fregato due volte,e forse più (dal professore,dallo psichiatra e dalle giornaliste). Poi un genio del male che organizza un delitto perfetto per il gusto di giocare tutti e passarla liscia, ma finirà ucciso. E il colpo di scena finale....esagerato (a mio avviso).
"In letteratura si copia" ed il protagonista indiziato ha copiato doppiamente, da due casi di cronaca che gli si confarranno alla perfezione.Non è molto verosimile un simile disegno, ma lo spettatore ne viene sicuramente rapito e si diverte.Poi il regista vuole strafare, ed il finale è l'ennesimo coup de teatre, ma risulta un pò tirato per i piedi.
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Il thriller è avvincente: un commissario di polizia che vuole fare il furbo, ma viene fregato due volte,e forse più (dal professore,dallo psichiatra e dalle giornaliste). Poi un genio del male che organizza un delitto perfetto per il gusto di giocare tutti e passarla liscia, ma finirà ucciso. E il colpo di scena finale....esagerato (a mio avviso).
"In letteratura si copia" ed il protagonista indiziato ha copiato doppiamente, da due casi di cronaca che gli si confarranno alla perfezione.Non è molto verosimile un simile disegno, ma lo spettatore ne viene sicuramente rapito e si diverte.Poi il regista vuole strafare, ed il finale è l'ennesimo coup de teatre, ma risulta un pò tirato per i piedi.
Le atmosfere fredde, cupe, montane e nebbiose ed i ritmi lenti lo fanno assomigliare ad un giallo nordeuropeo, scandinavo o tedesco.
I protagonisti sono bravi ma, ripeto, la trama è un pò troppo velleitaria per poter considerare questo film, a mio parere, un grande thriller.
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zim
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domenica 29 ottobre 2017
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dostoevskij e nietzsche come maestri
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Trama che si avvale di elementi tratti dai casi si cronaca recenti e ne subisce le suggestioni mediatiche in modo un po' esteriore. Ogni volta che il professore entra in classe ripete sempre la stesse affermazioni. Ogni romanzo copia da qualcun'altro e la causa, motore di tutto è il male. I ritratti di Nietzsche e Dostoevskij sono appesi in classe al posto del Crocifisso con evidente funzione di rinforzo e tuttavia i ragazzi rimangono poco coinvolti tanto qualcuno pensa pure ad un altrove non letterario ma teatrale. Di fatti deve entrare il Servillo in aula per mettere radicalmente fine alle velleità di scrittura creativa del professore, arrestandolo.
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Trama che si avvale di elementi tratti dai casi si cronaca recenti e ne subisce le suggestioni mediatiche in modo un po' esteriore. Ogni volta che il professore entra in classe ripete sempre la stesse affermazioni. Ogni romanzo copia da qualcun'altro e la causa, motore di tutto è il male. I ritratti di Nietzsche e Dostoevskij sono appesi in classe al posto del Crocifisso con evidente funzione di rinforzo e tuttavia i ragazzi rimangono poco coinvolti tanto qualcuno pensa pure ad un altrove non letterario ma teatrale. Di fatti deve entrare il Servillo in aula per mettere radicalmente fine alle velleità di scrittura creativa del professore, arrestandolo. Non poteva essere diversamente in un paese dove una buona parte dei suoi abitanti ha una croce di legno al collo e dove da poco tempo è sparita una ragazzina. Furgoni, gatti vagabondi, psichiatri di maniera e dna truffaldino, ma anche foto e vintage VHS, si avvicendano complicando la vita allo steso Servillo e così il racconto si disperde in una trappola finale che lascia un po' nel dubbio non pochi spettatori alcuni dei quali sicuramente andranno a comprare il libro dello regista per capirci qualcosa.
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annina22
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mercoledì 8 novembre 2017
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si guadagna il diritto di essere visto e/o rivisto
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Il film, se ne può discutere, bello o brutto, uscito o meno, è da vedere. Sicuramente differente dal tipico filmetto italiano, e questo è bene, scorre abbastanza piacevolmente ma non senza eccessi. Errori ce ne sono, e purtroppo vengono fuori quasi tutti alla fine- troppe domande in particolare, lasciate senza una plausibile risposta. Un buon thriller non dovrebbe confondere ma dovrebbe intrigare lo spettatore, come in un gioco di abilità. Se qui sembra proprio questo il procedimento, pian piano il gioco annoia nell'intensità e nelle intenzioni. Mi è piaciuta la fotografia del film, moltissimo. Ricorda un po' qualcosa dell'ispettore Derrick, di quel tipo di film vintage, di quando ero bambina.
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Il film, se ne può discutere, bello o brutto, uscito o meno, è da vedere. Sicuramente differente dal tipico filmetto italiano, e questo è bene, scorre abbastanza piacevolmente ma non senza eccessi. Errori ce ne sono, e purtroppo vengono fuori quasi tutti alla fine- troppe domande in particolare, lasciate senza una plausibile risposta. Un buon thriller non dovrebbe confondere ma dovrebbe intrigare lo spettatore, come in un gioco di abilità. Se qui sembra proprio questo il procedimento, pian piano il gioco annoia nell'intensità e nelle intenzioni. Mi è piaciuta la fotografia del film, moltissimo. Ricorda un po' qualcosa dell'ispettore Derrick, di quel tipo di film vintage, di quando ero bambina. Quando lo rivedrò credo che capirò meglio cosa non mi convince del tutto (a parte le cose palesi) e me ne farò un giudizio più obiettivo. Nel frattempo resto invischiata e coinvolta dagli intrecci un po' kafkiani del regista, una sensazione per niente spiacevole...
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romifran
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giovedì 8 marzo 2018
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il male è il motore della narrazione...
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Ve li immaginate Renzo e Lucia che si amano e si sposano? Ecco: senza il mefistofelico don Rodrigo nemmeno "I Promessi Sposi" di Manzoni sarebbero mai esistiti... Questo afferma, in sintesi, il professore di letteratura Loris Martini, citando Vincenzo Cerami (lo sceneggiatore de "La vita è bella" di Roberto Benigni), che, nel suo smilzo manualetto "Consigli ad un giovane scrittore", sostiene strenuamente questa tesi: il male fa camminare il racconto, crea inciampi, intralci, ostacoli tali per cui la vicenda diviene intricata ed i buoni si ergono a paladini di giustizia. Quello che accade, in fondo, nel film...
Un bel thriller che tiene desta l'attenzione dello spettatore fino all'ultimo.
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Ve li immaginate Renzo e Lucia che si amano e si sposano? Ecco: senza il mefistofelico don Rodrigo nemmeno "I Promessi Sposi" di Manzoni sarebbero mai esistiti... Questo afferma, in sintesi, il professore di letteratura Loris Martini, citando Vincenzo Cerami (lo sceneggiatore de "La vita è bella" di Roberto Benigni), che, nel suo smilzo manualetto "Consigli ad un giovane scrittore", sostiene strenuamente questa tesi: il male fa camminare il racconto, crea inciampi, intralci, ostacoli tali per cui la vicenda diviene intricata ed i buoni si ergono a paladini di giustizia. Quello che accade, in fondo, nel film...
Un bel thriller che tiene desta l'attenzione dello spettatore fino all'ultimo. Consiglio la lettura del libro: avvicente e coinvolgente quanto il film, se non di più.
C'è tutta la cronaca nera degli ultimi vent'anni, tanto dell'amara vicenda della povera Jara Gambirasio, ma anche un'amichevole strizzata d'occhio a Durrenmatt.
E quel plastico del paesaggio, che mi sembrava l'immagine concreta della mentalità della vallata: tanta finzione e tanta ipocrisia, ammantate dal perbenismo di una congregazione/setta che tarpa le ali dei giovani e li costringe ad un integralismo fuori tempo. Non c'è da stupirsi,poi, che cadano in trappola tanto facilmente.
Ho una domanda per i "MyMovers": perchè le ciocche di capelli rossi contenute nella scatola che lo psichiatra apre alla fine del film sono SEI e non SETTE?
Servillo da Oscar!
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flipper
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mercoledì 8 novembre 2017
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s
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Ogni film comunica, ma non sempre il messaggio è immediato! Per buona parte della visione ho pensato insistentemente alla piccola Yara uccisa anni fa nella provincia di Bergamo; numerose le assonanze. La seconda parte del film cambia registro. Servillo è magico, magistrale, il suo personaggio sa andare oltre, taglia lo spazio come una tela vergine ferita da Lucio Fontana. Ha intuito chi è l'assassino e costruisce la ragnatela per intrappolare il colpevole. Le lentiggini dei pesci appesi alle pareti dello studio e la serialità della ripetizione del soggetto: emblematica la frase finale durante l'arresto... Un film che lascia aperto uno spazio di riflessione, dice e non dice, com'è giusto che sia per evitare una conclusione banale.
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aroma.di.feta
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sabato 18 novembre 2017
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un bel film nella nebbia del theiller italiani
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Ciò che ci si trova davanti, guardando il film di Carrisi, é un thriller italiano che cerca di emergere dalla recente mediocrità di questa parte della nostra settima arte. E il tentativo é ampiamente riuscito, grazie soprattutto a due componenti chiave: gli attori, dove spiccano un eccellente Toni Servillo nel ruolo del protagonista contornato da una perfetta cura dei personaggi secondari volti a ricreare al meglio l’ambiente di montagna nei suoi aspetti più folcloristici e psicologici (fra i più interessanti indubbiamente la madre di Anna Lou), e la freschezza nella costruzione delle scene e dell’intreccio, complicato nella sua struttura essendo su più piani temporali, ma reso semplice nella percezione da parte del pubblico.
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Ciò che ci si trova davanti, guardando il film di Carrisi, é un thriller italiano che cerca di emergere dalla recente mediocrità di questa parte della nostra settima arte. E il tentativo é ampiamente riuscito, grazie soprattutto a due componenti chiave: gli attori, dove spiccano un eccellente Toni Servillo nel ruolo del protagonista contornato da una perfetta cura dei personaggi secondari volti a ricreare al meglio l’ambiente di montagna nei suoi aspetti più folcloristici e psicologici (fra i più interessanti indubbiamente la madre di Anna Lou), e la freschezza nella costruzione delle scene e dell’intreccio, complicato nella sua struttura essendo su più piani temporali, ma reso semplice nella percezione da parte del pubblico. Inoltre anche la morale e il significato più profondo del film emergono bene e fanno riflettere sui molti episodi che spesso si ritrovano nelle pagine di cronaca nera. In conclusione quindi un esperimento riuscito, seppur ancora grezzo nello stile, per il Carrisi regista, che ora é atteso per una futura riconferma.. magari con il suo romanzo principale ‘Il Suggeritore’.
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enricodanelli
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venerdì 1 dicembre 2017
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surreale
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Quello che mi ha sempre dato fastidio nel leggere i gialli di Carrisi è l'impossibilità di localizzare lo svolgersi della vicenda, neppure per approssimazione. Le sue trame pur avvincenti mi danno sempre un senso di vaghezza quasi che la mancanza di precisione delle coordinate spazio - temporali fosse voluta al fine di permettere qualche svarione nella trama espositiva. Nel film questo senso di incompiutezza si acuisce perchè, nonostante l'aiuto delle immagini, la vicenda si svolge chissà dove: la vallata alpina è immaginaria e artificiale tanto quanto il mondo ad essa circostante di cui si avvertono solo echi stonati (le improbabili televisioni e gli improbabili giornalisti che arrivano quasi come alieni appunto da un mondo lontanissimo).
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Quello che mi ha sempre dato fastidio nel leggere i gialli di Carrisi è l'impossibilità di localizzare lo svolgersi della vicenda, neppure per approssimazione. Le sue trame pur avvincenti mi danno sempre un senso di vaghezza quasi che la mancanza di precisione delle coordinate spazio - temporali fosse voluta al fine di permettere qualche svarione nella trama espositiva. Nel film questo senso di incompiutezza si acuisce perchè, nonostante l'aiuto delle immagini, la vicenda si svolge chissà dove: la vallata alpina è immaginaria e artificiale tanto quanto il mondo ad essa circostante di cui si avvertono solo echi stonati (le improbabili televisioni e gli improbabili giornalisti che arrivano quasi come alieni appunto da un mondo lontanissimo). Il senso di chiusura della vallata è lasciato ad una anch'essa indefinita setta religiosa che ivi imperversa (irritante la recitazione della mamma della vittima). Nonostante questi vizi congeniti del regista - scrittore, la trama è avvincente (anche se dall'inizio avevo capito chi era l'assassino, mia figlia ne è testimone !) e poi Toni Servillo è sempre un grande attore anche nei ruoli più diversi. Il film, non privo di una morale (già vista, ma sempre utile ed edificante) sulla presenza del male dove meno te l'aspetti, risulta alla fine piacevole, anche se non passerà alla storia come il miglior film giallo mai visto sugli schermi.
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manu
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venerdì 23 febbraio 2018
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sorprendente!
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Film avvincente, tiene lo spettatore incollato allo schermo. Storia per nulla scontata, intrecci e colpi di scena riuscitissimi! Grande interpretazione di Jean Reno, Toni Servillo e Alessio Boni. Galatea Ranzi sinceramente non mi ha trasmesso nulla, è un'opinione soggettiva, ma la sua performance altro che "vissuta" era largamente recitata! Quattro stelle perché la recitazione in alcuni punti ha lasciato un po' a desiderare. Complimenti a Donato Carrisi, scrittore eccezionale, per il suo esordio alla regia!
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