chry75
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lunedì 19 marzo 2018
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anatomia di un indagine mediatica in italia
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Il film e' ben recitato e le cupe ambientazioni gli conferiscono un appeal atipico da riscontrare nelle pellicole nostrane, la sceneggiatura e' molto corposa, a tal punto da rendere difficile cogliere tutte le svariate tematiche che si sviluppano durante lo svolgimento delle indagini, i giochi di potere tra polizia e mass media, l'importanza della componente caratteriale (vanità) di chi è a capo delle indagini ed il ruolo che essa svolge nel determinarne il successo o il fallimento, il sadico voyeurismo della popolazione, tutti aspetti sapientemente miscelati che conferiscono spessore e fascino a questo film; la storia insegna che la realta' spesso supera la fantasia ed è anche questo uno dei molti messaggi racchiusi in questo gioiellino!
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onufrio
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giovedì 27 febbraio 2020
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sbatti il mostro in prima pagina
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Avechot, alpi italiche, la 16enne Anna Lou scompare di casa senza lasciare nessuna traccia, per risolvere il caso viene chiamato il famoso Ispettore Vogel, in grado di mettere in moto la macchina dei media, montando il caso ad interesse nazionale e cercando a tutti i costi un colpevole. Il film si muove tra la nebbia del paesino, fra indagini e spettacolarizzazione del macabro evento. Il doppio colpo di scena finale accresce l'interesse per un thriller italico che tende al mercato internazionale, ma che a tratti sembra essere lento e al tempo stesso "vanitoso", presuntuoso, come se il regista, autore dell'omonimo romanzo, se la tiri un pò trasmettendo questo senso di tuttologo e al tempo stesso di superiorità ai personaggi principali.
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Avechot, alpi italiche, la 16enne Anna Lou scompare di casa senza lasciare nessuna traccia, per risolvere il caso viene chiamato il famoso Ispettore Vogel, in grado di mettere in moto la macchina dei media, montando il caso ad interesse nazionale e cercando a tutti i costi un colpevole. Il film si muove tra la nebbia del paesino, fra indagini e spettacolarizzazione del macabro evento. Il doppio colpo di scena finale accresce l'interesse per un thriller italico che tende al mercato internazionale, ma che a tratti sembra essere lento e al tempo stesso "vanitoso", presuntuoso, come se il regista, autore dell'omonimo romanzo, se la tiri un pò trasmettendo questo senso di tuttologo e al tempo stesso di superiorità ai personaggi principali.
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carloalberto
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venerdì 27 ottobre 2017
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bellissimo noir stile hitchcock.
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Donato Carrisi, al suo esordio da regista, firma un noir impeccabile, dalla meccanica perfetta stile Hitchcock, con personaggi resi veri e drammatici da un trio di attori formidabile: Toni Servillo, Jean Reno, Alessio Boni. Il noir è bello e godibile per sé stesso. Ultronee ed inappropriate sarebbero letture sociologiche originate dai molti i rinvii alla TV del dolore, come le frequenti inquadrature del plastico del paesino dove si svolge il tutto, che richiama i famosi modellini di Porta a porta, l’accanimento dei mass media nei confronti dei presunti colpevoli, lo speciale rapporto simbiotico tra la giornalista a caccia di scoop e l’inquirente di turno con smanie di protagonismo.
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Donato Carrisi, al suo esordio da regista, firma un noir impeccabile, dalla meccanica perfetta stile Hitchcock, con personaggi resi veri e drammatici da un trio di attori formidabile: Toni Servillo, Jean Reno, Alessio Boni. Il noir è bello e godibile per sé stesso. Ultronee ed inappropriate sarebbero letture sociologiche originate dai molti i rinvii alla TV del dolore, come le frequenti inquadrature del plastico del paesino dove si svolge il tutto, che richiama i famosi modellini di Porta a porta, l’accanimento dei mass media nei confronti dei presunti colpevoli, lo speciale rapporto simbiotico tra la giornalista a caccia di scoop e l’inquirente di turno con smanie di protagonismo. Film da rivedere non foss’altro che per gustare di nuovo il confronto-dialogo tra due mostri sacri del cinema di oggi.
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pintaz
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lunedì 30 ottobre 2017
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la vanita' di una o...
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Opera prima dello scrittore Donato Carrisi che porta sullo schermo il proprio best-seller. Il film mi è piaciuto molto anche se, volutamente?, ci sono alcune sbavature comunque non così gravi da dover infierire. E' un film in mezzo a tante pellicole già vissute e ampiamente apprezzate. Toni Servillo, sempre una spanna sopra a tutti, mi ha ricordato il personaggio di Onoff interpretato magistralmente da Gerard Depardieu nel film di Tornatore "Una pura formalità". Alessio Boni, a mio modesto avviso il migliore interprete soprattutto nella parte finale, ha l'atteggiamento, lo sguardo e la durezza di Verbal Kint nonchè Kevin Spacey nei "Soliti sospetti". Jean Reno, un passo dietro agli altri, il serafico Morgan Freeman di Seven.
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Opera prima dello scrittore Donato Carrisi che porta sullo schermo il proprio best-seller. Il film mi è piaciuto molto anche se, volutamente?, ci sono alcune sbavature comunque non così gravi da dover infierire. E' un film in mezzo a tante pellicole già vissute e ampiamente apprezzate. Toni Servillo, sempre una spanna sopra a tutti, mi ha ricordato il personaggio di Onoff interpretato magistralmente da Gerard Depardieu nel film di Tornatore "Una pura formalità". Alessio Boni, a mio modesto avviso il migliore interprete soprattutto nella parte finale, ha l'atteggiamento, lo sguardo e la durezza di Verbal Kint nonchè Kevin Spacey nei "Soliti sospetti". Jean Reno, un passo dietro agli altri, il serafico Morgan Freeman di Seven. La scomparsa di una sedicenne in un piccolo paese del Nord Italia porta alla ribalta gli abitanti della comunità per niente abituati alla pubblicità mediatica dei mass-media. In ogni inquadratura, flashback, rewind si ha sempre la percezione di essere arrivati alla soluzione del caso venendo poi, inesorabilmente, rimandati alla scena successiva perchè, come in un mazzo di carte, il tutto viene rimescolato per creare suspense e incertezza. Un uomo può convincere gli altri di essere cambiato, ma non riuscirà mai a convincere se stesso. Penso sia questo il messaggio che arriva al telespettatore quando si pensa di aver già visto tutto. Un troppo veloce cambio di scena, stile fiction, ha la debolezza e la forza in contemporanea poichè, nell'immaginazione dei titoli di coda pronti per un primo giudizio, una ultima inquadratura rende molto forte un film di hitchcockiana memoria. A modo suo, la vanità è al centro del messaggio del regista. La figura della giornalista, dell'ispettore e dell'insospettabile ha un ruolo centrale. L'ultima matassa mi ha riportato, inesorabilmente, a una battuta cinematografica del capolavoro di Bryan Singer tenendomi incollato alla mia poltrona qualche minuto oltre la fine. La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce!
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kimkiduk
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lunedì 30 ottobre 2017
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mi lascia qualche dubbio
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Buon film, divertente, finale bello come piace a me, genere noir che adoro, ma ... non so..... qualcosa stona.
A parte alcune scene impossibili ed inverosimili, ma diamo il senso cinematografico ed il beneficio del pizzico di irreale che non guasta; a parte interpretazioni buone (Servillo su tutti che però non riesco mai a digerire) ma non eccelse degli attori: a parte un accostarsi a tanti altri film come riferimento .. su tutti direi Twin Peaks .... qualcosa stona.
Non mi ha mai preso veramente, non ha saputo darmi quel qual cosa alla Tornatore in Una Pura Formalità (altro riferimento), a parte il finale che mi ha colto un pò di sorpresa essendo già io con la mente ai titoli di coda.
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Buon film, divertente, finale bello come piace a me, genere noir che adoro, ma ... non so..... qualcosa stona.
A parte alcune scene impossibili ed inverosimili, ma diamo il senso cinematografico ed il beneficio del pizzico di irreale che non guasta; a parte interpretazioni buone (Servillo su tutti che però non riesco mai a digerire) ma non eccelse degli attori: a parte un accostarsi a tanti altri film come riferimento .. su tutti direi Twin Peaks .... qualcosa stona.
Non mi ha mai preso veramente, non ha saputo darmi quel qual cosa alla Tornatore in Una Pura Formalità (altro riferimento), a parte il finale che mi ha colto un pò di sorpresa essendo già io con la mente ai titoli di coda.
Ho pensato quanto deve essere bello per uno scrittore, soprattutto di gialli/trhiller vedere rappresentato da lui stesso il suo libro. Chissà se CARRISI guardando il suo film e specchiandosi nel suo libro abbia scelto uno dei due o amato entrambi?
Io non leggo ed un pò me ne vergogno, ma per questo non posso che sperare per chi legge, che si sia sentito più realizzato.
Film comunque da salvare e da vedere.
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alexlaby
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domenica 5 novembre 2017
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non ci siamo proprio
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Regia amatoriale, recitazioni imbarazzanti, ingenuità disseminate ovunque (ma Carrisi riesce a immedesimarsi nei ruoli dei protagonisti? Giusto per fare un esempio, come può un ispettore navigato strappare con concitazione l'involucro trasperente di una videocassetta appena ritrovata sottoterra senza pensare che su esso possono esserci impronte digitali importanti? E poi... visto il personaggio dalla calma serafica, perché dovrebbe l'ispettore avere fretta di scartare la videocassetta visto che in campagna non poteva avere a disposizione un lettore?) E nel finale (da me amaramente previsto dopo mezz'ora) la trovata più sconcertante che grida vendetta, che rende ridicolo l'intero film e fa si che decine di domande non abbiano risposta.
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Regia amatoriale, recitazioni imbarazzanti, ingenuità disseminate ovunque (ma Carrisi riesce a immedesimarsi nei ruoli dei protagonisti? Giusto per fare un esempio, come può un ispettore navigato strappare con concitazione l'involucro trasperente di una videocassetta appena ritrovata sottoterra senza pensare che su esso possono esserci impronte digitali importanti? E poi... visto il personaggio dalla calma serafica, perché dovrebbe l'ispettore avere fretta di scartare la videocassetta visto che in campagna non poteva avere a disposizione un lettore?) E nel finale (da me amaramente previsto dopo mezz'ora) la trovata più sconcertante che grida vendetta, che rende ridicolo l'intero film e fa si che decine di domande non abbiano risposta. A questo punto, perché x si taglia la mano volutamente? Il finale a sorpresa va bene, ma con il senno del poi le risposte devono esserci tutte. Invece Carrisi rende ridicolo e non gli importa di dare alcuna risposta. Può vincere anche il premio Strega dato che i giurati o non leggono o non capiscono quello che leggono, ma per fare il regista deve farsi aiutare da qualcuno bravo. Altro che Hitchcock. Non bestemmiate per favore.
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(di annina22)
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barser
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lunedì 6 novembre 2017
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un'occasione persa
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Davvero un peccato. L'esordio di Carrisi nella regia e nella veste di sceneggiatore di un suo romanzo è davvero fallimentare. Il film trasuda una inesperienza e un dilettantismo imbarazzanti. Vuoti di sceneggiatura, errori di regia, inquadrature imbarazzanti (ad esempio il plastico!), colonna sonora non adeguata. Qualche problema anche con la fonia. E poi, recitazione davvero modesta per tutti, compreso Jean Reno che tanto amiamo, il cui personaggio è tenuto per tutto il film in un angolo buio, mal illuminato e mal gestito. Toni Servillo è del tutto fuori contesto, non coinvolgente nè coinvolto, con una recitazione assolutamente al di sotto di qualsiasi sua prova precedente.
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Davvero un peccato. L'esordio di Carrisi nella regia e nella veste di sceneggiatore di un suo romanzo è davvero fallimentare. Il film trasuda una inesperienza e un dilettantismo imbarazzanti. Vuoti di sceneggiatura, errori di regia, inquadrature imbarazzanti (ad esempio il plastico!), colonna sonora non adeguata. Qualche problema anche con la fonia. E poi, recitazione davvero modesta per tutti, compreso Jean Reno che tanto amiamo, il cui personaggio è tenuto per tutto il film in un angolo buio, mal illuminato e mal gestito. Toni Servillo è del tutto fuori contesto, non coinvolgente nè coinvolto, con una recitazione assolutamente al di sotto di qualsiasi sua prova precedente. Sembra fare il verso a se stesso. Inoltre, non rispecchia affatto la figura del protagonista che noi abbiamo immaginato leggendo il libro. Il personaggio non viene ben delineato, nella sua complessità, resta asettico, appena accennato, incompleto e incomprensibile. Ci sarebbe voluta maestria per dipingere un personaggio così particolare, e i bravi registi riescono a farlo con poche inquadrature. Ma non è questo il caso. Incredibilmente, dato che il regista è anche l'autore del romanzo, sono evidenti dei "buchi" nella trama, omissioni di passaggi chiave che nel libro chiariscono l'intera vicenda. Il risultato di questa sceneggiatura è che lo spettatore esce dalla sala pieno di dubbi e domande su parti che restano vaghe ed irrisolte.
Forse aver letto il libro prima di aver visto il film comporta un giudizio decisamente severo, perchè il libro è un buon romanzo giallo e forse avrebbe meritato di essere trasposto sullo schermo da un Regista e da uno Sceneggiatore che facessero questo per mestiere. L'improvvisazione e, chissà, la vanità, giocano brutti scherzi. Donato Carrisi farebbe meglio a continuare a scrivere, cosa che gli riesce decisamente meglio.
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iuriv
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martedì 5 dicembre 2017
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direi bene.
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Esordio convincente per Donato Carrisi dietro la macchina da presa. Il neo-regista, infatti, prende uno dei suoi romanzi e lo tramuta in un film noir solido e intrigante, che richiama le atmosfere del giallo nordico grazie all'ambientazione montana.
Carrisi gestisce la vicenda attraverso due punti di vista principali, affidati agli occhi di Servillo e Boni, costruendola con un gioco ad incastri che funziona.
Ma se dal punto di vista narrativo nutrivo pochi dubbi sul lavoro di Carrisi, non mi aspettavo una capacità registica così spiccata. Carrisi non si limita all'ordinario, ma osa attraverso alcune scelte efficaci che danno atmosfera e tensione alla sua opera.
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Esordio convincente per Donato Carrisi dietro la macchina da presa. Il neo-regista, infatti, prende uno dei suoi romanzi e lo tramuta in un film noir solido e intrigante, che richiama le atmosfere del giallo nordico grazie all'ambientazione montana.
Carrisi gestisce la vicenda attraverso due punti di vista principali, affidati agli occhi di Servillo e Boni, costruendola con un gioco ad incastri che funziona.
Ma se dal punto di vista narrativo nutrivo pochi dubbi sul lavoro di Carrisi, non mi aspettavo una capacità registica così spiccata. Carrisi non si limita all'ordinario, ma osa attraverso alcune scelte efficaci che danno atmosfera e tensione alla sua opera.
Non siamo dalle parti della perfezione, comunque, perché qualche pecca il film la porta con se. La recitazione dei caratteri principali è superlativa (e vorrei anche vedere con certi nomi nel cast), ma la prova di qualche comprimario smorza a volte l'effetto complessivo.
Carrisi, grazie all'ausilio della colonna sonora, è capace di richiamare la tensione quando necessita di farlo, Tuttavia in alcuni momenti il ritmo cala troppo, anche per un noir dove non è richiesta certo la frenesia del thriller.
Il finale, volendo, è un filino ridondante. Ma, soprattutto, Carrisi ci tiene troppo a spiegare i punti di svolta del suo racconto (dimostrando poca fiducia nell'attenzione dello spettatore), scivolando nell'effetto spiegone che limita molto il piacere di un'eventuale seconda visione.
Direi che comunque La Ragazza Nella Nebbia è una pellicola che merita uno sguardo. L'esperimento alla regia di Carrisi è riuscito e certe imperfezioni potrebbero anche essere smussate qualora il romanziere decidesse di riprovarci. Io spero lo faccia.
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tatianamicaelatruffa
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giovedì 2 novembre 2017
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nella nebbia
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Ci troviamo ad Avechot, sperduto paesino di montagna che non esiste, ed in effetti qui cominciano le prime dissonanze: ci si immagina un paesino francese di confine, ma le inflessioni dialettali, talvolta molto marcate, sono ondivaghe, e passano appunto, dal francese, al tipico accento del nord est italico. Si fa riferimento alla tv nazionale, ma mai nulla richiama prettamente all'Italia. Nebbia, appunto, il filo conduttore. I fatti, gli unici, sono questi: la giovane Anna Lou, adolescente figlia di una famiglia devota ad una sorta di non meglio precisata setta religiosa - creazionista, antiabortista, contraria al sesso fuori dal matrimonio - una sera, poco prima di Natale, esce per recarsi ad un incontro nel luogo di culto, e, semplicemente, scompare.
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Ci troviamo ad Avechot, sperduto paesino di montagna che non esiste, ed in effetti qui cominciano le prime dissonanze: ci si immagina un paesino francese di confine, ma le inflessioni dialettali, talvolta molto marcate, sono ondivaghe, e passano appunto, dal francese, al tipico accento del nord est italico. Si fa riferimento alla tv nazionale, ma mai nulla richiama prettamente all'Italia. Nebbia, appunto, il filo conduttore. I fatti, gli unici, sono questi: la giovane Anna Lou, adolescente figlia di una famiglia devota ad una sorta di non meglio precisata setta religiosa - creazionista, antiabortista, contraria al sesso fuori dal matrimonio - una sera, poco prima di Natale, esce per recarsi ad un incontro nel luogo di culto, e, semplicemente, scompare. "La ragazza nella nebbia" - tratto dall'omonimo romanzo di Donato Carrisi, qua al suo esordio come regista - ci incolla subito allo schermo in un pericoloso bilico, più che mai nebbioso, fra quali siano i fatti, quali le supposizioni, e quale peso abbiano gli uni e le altre. Per esempio, il colpevole, è colui che ha commesso il fatto, o colui che viene accusato, sul quale tutte le prove si affollano? Inquadrature superbe, colonna sonora semplicemente idonea ed azzeccata, ma il vero fiore all'occhiello, è la recitazione: Toni Servillo - nei panni dell'agente Vogel, schiavo del potere mediatico - Alessio Boni - ovvero il Professor Loris Martini, appena giunto ad Avechot - e Jean Reno - lo psichiatra Augusto Flores - danno uno spessore al film, tale da far trascorrere due ore di ininterrotta e piacevolissima tensione. Giunti al finale, però, con le luci che si riaccendono in sala, la nebbia, attraverso la quale torna avevamo imparato a vedere, torna ad infittirsi: e ci si accorge che manca la storia. Il mattino successivo, ancora ci si scopre ad interrogarsi su come siano andati realmente i fatti. Che fosse questa la reale intenzione dell'autore/regista Carrisi?
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mirkomovie
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venerdì 3 novembre 2017
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di mirko gancitano - esordio che sa di conferma - voto 8
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Un triller italiano che mai mi sarei aspettato di vedere . Tra le ambizioni personali di un ispettore e la mente contorta di chi pesca ossessivamente il medesimo pesce, si crea la formula perfetta per un giallo ad altissima tensione. Il tutto orbita intorno alla scomparsa di una ragazza. Questo basta per descrivere la trama, Il resto è da vedere. Perfetta, e direi al solito, l'interpretazione di Toni Servillo che si conferma di fatto come uno dei migliori attori del bel paese. Sceneggiatura chiara e Regia minuziosa quella di Donato Carrisi, in cui i messaggi e la storia arrivano in maniera contorta e allo stesso tempo diretta e 'potente'. La storia inizia con la fine e con un gioco dettato dal triangolo vogel ( TServillo), Jean reno (psichiatra) e del professor Martini si arriva alla fine, dunque al punto iniziale della proiezione dove tutto finalmente prende forma e dove la verità risulta tutt'altro che svelata in anticipo.
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Un triller italiano che mai mi sarei aspettato di vedere . Tra le ambizioni personali di un ispettore e la mente contorta di chi pesca ossessivamente il medesimo pesce, si crea la formula perfetta per un giallo ad altissima tensione. Il tutto orbita intorno alla scomparsa di una ragazza. Questo basta per descrivere la trama, Il resto è da vedere. Perfetta, e direi al solito, l'interpretazione di Toni Servillo che si conferma di fatto come uno dei migliori attori del bel paese. Sceneggiatura chiara e Regia minuziosa quella di Donato Carrisi, in cui i messaggi e la storia arrivano in maniera contorta e allo stesso tempo diretta e 'potente'. La storia inizia con la fine e con un gioco dettato dal triangolo vogel ( TServillo), Jean reno (psichiatra) e del professor Martini si arriva alla fine, dunque al punto iniziale della proiezione dove tutto finalmente prende forma e dove la verità risulta tutt'altro che svelata in anticipo. MG
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