franco
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venerdì 10 novembre 2017
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siamo tutti critici e investigatori
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Sono uscito dalla sala confuso ma anche stimolato ammirato e pensieroso..Se Vogel uccide il professore, sembra che egli voglia impersonare la Giustizia,che nella realtà quotidiana è incapace di agire a livello istituzionale, ma ciò sembra essere schizofrenicamente in contraddizione con la filosofia apparente dell'ispettore, secondo cui sulla giustizia trionfa l'ingiusto idolo dello spettacolo dei mass media. Per cui il film appare davvero nella nebbia, mi è sembrato epidermico, con e scarsi approfondimenti delle tematiche umane presentate.
Voto 6
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paolo tn
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giovedì 9 novembre 2017
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non ci siamo. carrisi alla regia sciupa un buon testo.
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Un Discreto Scrittore non è scontato che sia anche un buon regista: infatti questo film ne è la conferma. Un’occasione sprecata. Peccato perchè in questo film non si ritrova nulla del buon potenziale narrativo dello script da cui e tratto, che se sapientemente sviluppato avrebbe consentito un bel flusso avvincente, teso e sorprendente. Non è una questione di ritmo o di velocità della narrazione, ma proprio di dinamica della tensione espositiva che qui è del tutto latente, piatta, monocorde, a tratti ingenua e quasi banale. Ne risulta una film che si trascina stanco a metà tre una brutta copia di Twin Peaks per l’ambientazione montana e l’atmosfera di mistero rarefatta, ed un pessimo rifacimento della (splendida!) digressione de i Soliti Sospetti.
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Un Discreto Scrittore non è scontato che sia anche un buon regista: infatti questo film ne è la conferma. Un’occasione sprecata. Peccato perchè in questo film non si ritrova nulla del buon potenziale narrativo dello script da cui e tratto, che se sapientemente sviluppato avrebbe consentito un bel flusso avvincente, teso e sorprendente. Non è una questione di ritmo o di velocità della narrazione, ma proprio di dinamica della tensione espositiva che qui è del tutto latente, piatta, monocorde, a tratti ingenua e quasi banale. Ne risulta una film che si trascina stanco a metà tre una brutta copia di Twin Peaks per l’ambientazione montana e l’atmosfera di mistero rarefatta, ed un pessimo rifacimento della (splendida!) digressione de i Soliti Sospetti. Decisamente Carrisi non è Lynch o Singer, nè Brian de Palma, e ha fatto il salto più lungo della gamba. A ognuno il suo mestiere, che ritorni a fare il Discreto Scrittore.
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flipper
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mercoledì 8 novembre 2017
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s
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Ogni film comunica, ma non sempre il messaggio è immediato! Per buona parte della visione ho pensato insistentemente alla piccola Yara uccisa anni fa nella provincia di Bergamo; numerose le assonanze. La seconda parte del film cambia registro. Servillo è magico, magistrale, il suo personaggio sa andare oltre, taglia lo spazio come una tela vergine ferita da Lucio Fontana. Ha intuito chi è l'assassino e costruisce la ragnatela per intrappolare il colpevole. Le lentiggini dei pesci appesi alle pareti dello studio e la serialità della ripetizione del soggetto: emblematica la frase finale durante l'arresto... Un film che lascia aperto uno spazio di riflessione, dice e non dice, com'è giusto che sia per evitare una conclusione banale.
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samanta
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mercoledì 8 novembre 2017
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un regista nella nebbia
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Il film è tratto da un romanza di Donato Carrisi che è anche il regista alla sua opera prima. La trama: la vicenda inizia con la scomparsa di una ragazza di 16 anni Anna Lou in un paese, Avechot, situato tra le montagne, la vicenda prescinde da una precisa collocazione geografica anche se è stato girato nelle Dolomiti, neanche dai nomi dei personaggi si comprende in quale nazione è ambientato, probabilmente tale è l'intendimento che si è proposto la sceneggiatura. Le indagini sono dirette dall'ispettore Vogel (Toni Servillo) che coadiuva la polizia del posto. Vogel ha già dei precednti in materia: intende creare un caso mediatico su un probabile mostro per indurlo ad uscire allo scoperto e così avviene: il mostro sarebe un professore della scuola locale Loris Martini (Alessio Boni), in realtà il caso sembrerebbe collegarsi (grazie all'intuito di una vecchia giornalista) alla scomparsa avvenuta alcuni decenni prima di altre ragazze della stessa età e dai capelli rossi.
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Il film è tratto da un romanza di Donato Carrisi che è anche il regista alla sua opera prima. La trama: la vicenda inizia con la scomparsa di una ragazza di 16 anni Anna Lou in un paese, Avechot, situato tra le montagne, la vicenda prescinde da una precisa collocazione geografica anche se è stato girato nelle Dolomiti, neanche dai nomi dei personaggi si comprende in quale nazione è ambientato, probabilmente tale è l'intendimento che si è proposto la sceneggiatura. Le indagini sono dirette dall'ispettore Vogel (Toni Servillo) che coadiuva la polizia del posto. Vogel ha già dei precednti in materia: intende creare un caso mediatico su un probabile mostro per indurlo ad uscire allo scoperto e così avviene: il mostro sarebe un professore della scuola locale Loris Martini (Alessio Boni), in realtà il caso sembrerebbe collegarsi (grazie all'intuito di una vecchia giornalista) alla scomparsa avvenuta alcuni decenni prima di altre ragazze della stessa età e dai capelli rossi. Ci sono numerosi colpi di scena fino all'inatteso finale chepurtroppo chiarisce ben poco. Tra gli attori figura anche Jean Reno nel personaggio di uno psichiatra ma che appare marginalmente nel film.
Il film si muove su due binari con il regista che non sceglie su quale andare: il primo è un thriller il secondo un film di costume riguardante la funzione dei media che creano a loro piacimento colpevoli o innocenti. Come thiller appare confuso, il regista sembra aggrovigliare una vicenda da cui non sa come sbrogliarsi. Tra l'altro i genitori della ragazza scomparsa rieccheggiano il modo di parlare e agire dei genitori della povera Yara Gambirasio il che mi pare di cattivo gusto. Nella trama appare all'inizio una misteriosa confraternita che sarebbe una setta che domina il paese e che poi con il dipanarsi della vicenda misteriosamente sparisce. Come thriller non mi pare avvincente e la conclusione finale mi sembra irrispettosa dello spettatore che avrebbe diritto a un pò di chiarezza. Ma anche come film di costume non appare riuscito: i rappresentanti dei media sono delle "macchiette" come le due giornaliste una d'assalto e l'altra una vecchia saggia ridotta in carrozzella e comunque il tema dello "sciacallaggio" mediatico non è approfondito con sufficiente credibilità. Salvo Toni Servillo che salva in parte il film dimostrando una grande professionalità in una parte che l'inadeguatezza della sceneggiatura rende assai difficile, le altre interpretazioni sono abbastanza mediocri , non giudicabile Jean Reno costretto ad una particina apparentemente secondaria. Da sottolineare che pur avendo a disposizione le Dolomiti il regista fa pochi esterni, incomprensibili poi le riprese dall'alto di un paese di cartapesta e con le casette stilizzate: che abbiano un significato particolare?
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annina22
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mercoledì 8 novembre 2017
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si guadagna il diritto di essere visto e/o rivisto
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Il film, se ne può discutere, bello o brutto, uscito o meno, è da vedere. Sicuramente differente dal tipico filmetto italiano, e questo è bene, scorre abbastanza piacevolmente ma non senza eccessi. Errori ce ne sono, e purtroppo vengono fuori quasi tutti alla fine- troppe domande in particolare, lasciate senza una plausibile risposta. Un buon thriller non dovrebbe confondere ma dovrebbe intrigare lo spettatore, come in un gioco di abilità. Se qui sembra proprio questo il procedimento, pian piano il gioco annoia nell'intensità e nelle intenzioni. Mi è piaciuta la fotografia del film, moltissimo. Ricorda un po' qualcosa dell'ispettore Derrick, di quel tipo di film vintage, di quando ero bambina.
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Il film, se ne può discutere, bello o brutto, uscito o meno, è da vedere. Sicuramente differente dal tipico filmetto italiano, e questo è bene, scorre abbastanza piacevolmente ma non senza eccessi. Errori ce ne sono, e purtroppo vengono fuori quasi tutti alla fine- troppe domande in particolare, lasciate senza una plausibile risposta. Un buon thriller non dovrebbe confondere ma dovrebbe intrigare lo spettatore, come in un gioco di abilità. Se qui sembra proprio questo il procedimento, pian piano il gioco annoia nell'intensità e nelle intenzioni. Mi è piaciuta la fotografia del film, moltissimo. Ricorda un po' qualcosa dell'ispettore Derrick, di quel tipo di film vintage, di quando ero bambina. Quando lo rivedrò credo che capirò meglio cosa non mi convince del tutto (a parte le cose palesi) e me ne farò un giudizio più obiettivo. Nel frattempo resto invischiata e coinvolta dagli intrecci un po' kafkiani del regista, una sensazione per niente spiacevole...
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elizina
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martedì 7 novembre 2017
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non riesco a trovare la colonna sonora...
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Ciao a tutti,
qualcuno di voi sa indicarmi il nome della canzone dal titolo brasiliano che 2 o 3 volte fa da colonna sonora del film?
Sulla rete non si trova traccia...
Grazie a chi mi rispondera
Elisa
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(di enniobiagio)
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barser
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lunedì 6 novembre 2017
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un'occasione persa
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Davvero un peccato. L'esordio di Carrisi nella regia e nella veste di sceneggiatore di un suo romanzo è davvero fallimentare. Il film trasuda una inesperienza e un dilettantismo imbarazzanti. Vuoti di sceneggiatura, errori di regia, inquadrature imbarazzanti (ad esempio il plastico!), colonna sonora non adeguata. Qualche problema anche con la fonia. E poi, recitazione davvero modesta per tutti, compreso Jean Reno che tanto amiamo, il cui personaggio è tenuto per tutto il film in un angolo buio, mal illuminato e mal gestito. Toni Servillo è del tutto fuori contesto, non coinvolgente nè coinvolto, con una recitazione assolutamente al di sotto di qualsiasi sua prova precedente.
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Davvero un peccato. L'esordio di Carrisi nella regia e nella veste di sceneggiatore di un suo romanzo è davvero fallimentare. Il film trasuda una inesperienza e un dilettantismo imbarazzanti. Vuoti di sceneggiatura, errori di regia, inquadrature imbarazzanti (ad esempio il plastico!), colonna sonora non adeguata. Qualche problema anche con la fonia. E poi, recitazione davvero modesta per tutti, compreso Jean Reno che tanto amiamo, il cui personaggio è tenuto per tutto il film in un angolo buio, mal illuminato e mal gestito. Toni Servillo è del tutto fuori contesto, non coinvolgente nè coinvolto, con una recitazione assolutamente al di sotto di qualsiasi sua prova precedente. Sembra fare il verso a se stesso. Inoltre, non rispecchia affatto la figura del protagonista che noi abbiamo immaginato leggendo il libro. Il personaggio non viene ben delineato, nella sua complessità, resta asettico, appena accennato, incompleto e incomprensibile. Ci sarebbe voluta maestria per dipingere un personaggio così particolare, e i bravi registi riescono a farlo con poche inquadrature. Ma non è questo il caso. Incredibilmente, dato che il regista è anche l'autore del romanzo, sono evidenti dei "buchi" nella trama, omissioni di passaggi chiave che nel libro chiariscono l'intera vicenda. Il risultato di questa sceneggiatura è che lo spettatore esce dalla sala pieno di dubbi e domande su parti che restano vaghe ed irrisolte.
Forse aver letto il libro prima di aver visto il film comporta un giudizio decisamente severo, perchè il libro è un buon romanzo giallo e forse avrebbe meritato di essere trasposto sullo schermo da un Regista e da uno Sceneggiatore che facessero questo per mestiere. L'improvvisazione e, chissà, la vanità, giocano brutti scherzi. Donato Carrisi farebbe meglio a continuare a scrivere, cosa che gli riesce decisamente meglio.
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xhcarl
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lunedì 6 novembre 2017
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ottima la prima per carrisi
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Finalmente dopo anni un Thriller italiano degno di questo nome. Grande esordio di Carrisi, tanto che non sembra neanche un esordio. La piccola Anna Lou esordiente è un talento straordinario , nel complesso tutte grandi interpretazioni, anche dei personaggi minori! Speriamo vada bene anche all’estero , il nostro cinema se lo meriterebbe!
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francescoizzo
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domenica 5 novembre 2017
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avvincente ma un pò velleitario...
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Il thriller è avvincente: un commissario di polizia che vuole fare il furbo, ma viene fregato due volte,e forse più (dal professore,dallo psichiatra e dalle giornaliste). Poi un genio del male che organizza un delitto perfetto per il gusto di giocare tutti e passarla liscia, ma finirà ucciso. E il colpo di scena finale....esagerato (a mio avviso).
"In letteratura si copia" ed il protagonista indiziato ha copiato doppiamente, da due casi di cronaca che gli si confarranno alla perfezione.Non è molto verosimile un simile disegno, ma lo spettatore ne viene sicuramente rapito e si diverte.Poi il regista vuole strafare, ed il finale è l'ennesimo coup de teatre, ma risulta un pò tirato per i piedi.
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Il thriller è avvincente: un commissario di polizia che vuole fare il furbo, ma viene fregato due volte,e forse più (dal professore,dallo psichiatra e dalle giornaliste). Poi un genio del male che organizza un delitto perfetto per il gusto di giocare tutti e passarla liscia, ma finirà ucciso. E il colpo di scena finale....esagerato (a mio avviso).
"In letteratura si copia" ed il protagonista indiziato ha copiato doppiamente, da due casi di cronaca che gli si confarranno alla perfezione.Non è molto verosimile un simile disegno, ma lo spettatore ne viene sicuramente rapito e si diverte.Poi il regista vuole strafare, ed il finale è l'ennesimo coup de teatre, ma risulta un pò tirato per i piedi.
Le atmosfere fredde, cupe, montane e nebbiose ed i ritmi lenti lo fanno assomigliare ad un giallo nordeuropeo, scandinavo o tedesco.
I protagonisti sono bravi ma, ripeto, la trama è un pò troppo velleitaria per poter considerare questo film, a mio parere, un grande thriller.
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domenica 5 novembre 2017
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finalmente, spinta da tante critiche positive, sono andata a vedere "la ragazza nella nebbia".
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Questo è solo il mio modesto parere. Io l'ho trovato un film senza cedimenti, di una coerenza così perfetta da sembrare plastica, era infatti da tanto tempo che non vedevo un film che dall'inizio alla fine è tutto brutto. La recitazione di tutti gli attori, o quasi, è completamente sfasata e ridondante di enfasi fuori luogo. Anche il mio Servillo mi tradisce, decidendo di indossare una maschera da tragedia greca e non togliersela più, arricchendo il suo personaggio di gesti plateali senza senso, immagino imposti dal copione, e privandolo totalmente, quasi con cattiveria, di una qualunque parvenza di realtà. Ma tutti, e tutti proprio, i personaggi sono macchiette, che dire piatti non rende, sono schizzi o scarabocchi, voci che recitano, male, la parte assegnata, senza nessuna introspezione, nessuna realtà è ammessa.
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Questo è solo il mio modesto parere. Io l'ho trovato un film senza cedimenti, di una coerenza così perfetta da sembrare plastica, era infatti da tanto tempo che non vedevo un film che dall'inizio alla fine è tutto brutto. La recitazione di tutti gli attori, o quasi, è completamente sfasata e ridondante di enfasi fuori luogo. Anche il mio Servillo mi tradisce, decidendo di indossare una maschera da tragedia greca e non togliersela più, arricchendo il suo personaggio di gesti plateali senza senso, immagino imposti dal copione, e privandolo totalmente, quasi con cattiveria, di una qualunque parvenza di realtà. Ma tutti, e tutti proprio, i personaggi sono macchiette, che dire piatti non rende, sono schizzi o scarabocchi, voci che recitano, male, la parte assegnata, senza nessuna introspezione, nessuna realtà è ammessa. Immagino che li abbia aiutati la sceneggiatura che, per chi legge anche solo un libro al mese, è identificabile da subito come banale o piatta, a tratti ridicola: qualunque puntata di Broadchurch ha una sceneggiatura estremamente più realistica ed interessante di questo film. Ho provato a tenermi qualche battuta in mente per riferirla, come prova provata, ma è arduo trattenere in testa il nulla. "Quando sei circondato dalla morte, non pensi alla tua" Tadà! "La giustizia non fa ascolti, La giustizia non interessa a nessuno" Aritadààà...e poi se la prendono con Fabio Volo! La storia è ....boh: uno strano miscuglio tra stiracchiatissima e telefonata: per la parte più realistica non ci vuole molto, e per quella assurda, beh, ti chiedi solo perchè mai hai perso un'ora e mezza della tua vita a cercare di capirla. La musica è sempre sbagliata: semplicemente non adatta, eccessiva oppure banale, buttata a caso sul film come viene, riesce miracolosamente a non azzeccare una scena. Pure la fotografia è insipida a parte la primissima scena della casa immersa nella nebbia, ma è anche peggio perché dopo cotale inizio la delusione è atroce. Una cosa mai capirò perché con quella location, con tutte quelle montagne che ci avrebbero regalato un poco di ossigeno, la scelta della regia è di farci vedere un orribile plastico, tutto il tempo...lo sappiamo, è da Quinto Potere che se sa, l'avemo capitoooo, levalo quel cacchio de plastico che è solo ridicolo, e facce vede' le montagne armeno! No, niente, solo un pezzetto de roccia ma piccolo e per due secondi. Ho trovato la lancia da spezzare però... una morte niente male. Dunque, secondo il mio modesto parere, questo film ha meno vita di un polipo sfracasciato sulla roccia, ma dalla terza sbattitura in poi, me raccomando; meno profondità di una aforisma fasullo, di quelli scemi firmati Socrate perché fa figo; dei personaggi che ti stanno immediatamente sugli zebedei tutti, e se il film finisse in una strage scespiriana sarebbe bellissimo perché te li odi a quelli; una recitazione disadatta come di tanti piccoli Carmelo Bene persi in Porky's House e mai più ritrovati. Spero di non offendere nessuno, non sono un critico e neanche qualcuna che conta, però ho speso male dieci Euri ed un pomeriggio e con qualcuno me lo devo pijà. E' molto vero che è sempre meglio chiunque le cose le fa davvero, che quelli che le criticano e basta, però occhio ai vostri dieci euro.
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