angelo umana
|
venerdì 6 maggio 2016
|
film da premio nobel
|
|
|
|
Se un summit internazionale tra ministri economici così come lo ha immaginato il regista Roberto Andò nel film Le Confessioni fosse possibile o reale, dove cioè ci fossero invitati con competenze diverse dall’economia, ad es. un monaco certosino (Tony Servillo), un’avvenente scrittrice di successo di libri per bambini (Connie Nielsen) e una rockstar, un vertice le cui conclusioni tenessero conto dei punti di vista di chi è lontano da teorie economiche, allora il film e il regista riceverebbero di certo un Nobel per la pace.
Il luogo prescelto è un albergo dall’aria claustrale dove un vero vertice di primi ministri si tenne nel 2007, ad Heiligendamm sulla costa tedesca di fronte alla Danimarca: c’era già la Merkel, c’erano ancora Prodi, Blair, Sarkozy, Abe, Putin, Bush, Schroeder.
[+]
Se un summit internazionale tra ministri economici così come lo ha immaginato il regista Roberto Andò nel film Le Confessioni fosse possibile o reale, dove cioè ci fossero invitati con competenze diverse dall’economia, ad es. un monaco certosino (Tony Servillo), un’avvenente scrittrice di successo di libri per bambini (Connie Nielsen) e una rockstar, un vertice le cui conclusioni tenessero conto dei punti di vista di chi è lontano da teorie economiche, allora il film e il regista riceverebbero di certo un Nobel per la pace.
Il luogo prescelto è un albergo dall’aria claustrale dove un vero vertice di primi ministri si tenne nel 2007, ad Heiligendamm sulla costa tedesca di fronte alla Danimarca: c’era già la Merkel, c’erano ancora Prodi, Blair, Sarkozy, Abe, Putin, Bush, Schroeder. Considerando la scelta della “location”, il film ha il sapore della presa in giro di questi vertici; qui non manca una contestazione di fanciulle nude, nella realtà la contestazione fu molto affollata e corredata di black-blocks. Questi ministri tutti “intappati”, eleganti ma prigionieri delle loro giacche e cravatte, dei loro riti e salamelecchi, delle lussuose auto nere o blu con vetri oscurati che li recludono e li tengono distanti dalle popolazioni per le quali decidono le condizioni di vita, sembrano vittime essi stessi. Le inquadrature aeree iniziali mostrano un nugolo di questi “corvi neri” che si apre all’arrivo di un’altra lucida Mercedes da cui sbarca il frate Roberto Salus in abito bianco, inspiegabile presenza per questi esperti, uno che non ha nemmeno un conto corrente, non soldi propri, che parla un linguaggio pacato ma improntato alla pace, al buon senso e, ça va sans dire, alla Chiesa che deve occuparsi di cimenti molto più grandi di quelli contabili. Queste immagini le accompagna una musica delle grandi occasioni, un inizio solenne.
Salus ha un suo apparecchietto portatile dove registra i cinguettii degli uccelli e una frase napoletana che sa di monito, di colpa e di espiazione: Quando in cielo un angioletto nun fa chille c’ha da fà, u Signori lu mette in una cella scura scura. Guarda due bambini appena fuori dall’aeroporto dove lo preleverà un’auto, che contrasto quell’innocenza con lo stile compassato del vertice a cui è invitato. Davvero vittime questi ministri, prendono aria davanti all’albergo in sedili coperti che sembrano gabbiette, le loro stanze hanno una vaga aria di loculi. La ministra canadese, anch’essa una bella presenza (Marie-Josée Croze), è molto umana, chiacchiera dei 200 milioni di senza lavoro dei paesi del G8 ma poi passa ai dovuti convenevoli coi colleghi e, lei “colomba”, si intrattiene amorevolmente nella stanza del “falco” ministro tedesco, Fuchs, per una notte sola si concede amanti che poi non vuole più rivedere. L’attore di Fuchs ha i soliti cattivi occhi di ghiaccio, ma affascinanti, di Richard Sammel (Appartamento ad Atene, Bastardi senza gloria, La vita è bella). Tutti hanno studiato molto Keynes, Ricardo e chissà quanto altro ma Non possono prevedere le conseguenze delle loro azioni, peròrestituiscono illusioni alla speranza. Noi che a questi incontri al vertice non possiamo prendere parte, vediamo per la prima volta queste eccellenze in vestaglia, quando la mattina dopo l’arrivo viene trovato morto nella sua camera il presidente del Fondo Monetario, Daniel Roché (Claude Auteuil), soffocato da un sacchetto di plastica stretto attorno al collo. Si era confessato col frate la sera prima: Salus era stato invitato da lui stesso su indicazione del ministro italiano (Pierfrancesco Favino), anch’egli col bisogno di confessarsi, dire ad altri i propri misfatti deve essere consolatorio. Il frate è stato dunque l’ultimo a vedere il Presidente, a lui che gli aveva chiesto perché volesse confessarsi Roché aveva risposto un premonitore Per non perdere tempo! Nella sua confessione quest’uomo così potente, che poteva disporre per sé di quante ricchezze volesse, che poteva inondare il pianeta di denaro (il “quantitative easing” che sta compiendo Draghi della Bce) oppure restringere l’afflusso di prestiti per i Paesi che non fanno bene i loro “compiti”, non intendeva certo svelare al frate la manovra che era stata decisa dai “grandi” del mondo e che si andava a discutere. La loro moderna società segreta di banchieri ha il vincolo del segreto come i frati hanno quello della confessione, pure se la loro decisione avrebbe reso alcuni Paesi ancora più poveri ed era una minaccia alla democrazia, del resto badano all’austerità più che alle sue conseguenze. I banchieri sono I soli che accettano che la vita sia imperfetta, dice Roché, la fame e la miseria possono poi incentivare lo sviluppo, attuano la distruzione creativa, ma sono impotenti, miscuglio di arroganza e mediocrità (queste “doti” ricordano molto quelle dei politici in ritiro spirituale di Todo Modo).
Coi moniti pacifici ma severi di Salus (di Inganni sono piene le case dei ricchi, di quelli che pagano scrupolosamente le tasse) la decisione non avrà luogo, e tocca proprio al “falco” tedesco annunciarlo. Magnifiche interpretazioni: la bravura del Tony Servillo attore si potrebbe riassumere nella credibilità che aveva sotto le vesti dell’”imprenditore” che ricicla rifiuti in Gomorra e in quella che ha qui nel ruolo di un frate di disarmante bontà, mistico, lontano dalle ricchezze del mondo, che sono al contempo miserie. Ottimo Claude Auteuil anche qui, come banchiere, e l’unico vero amico che accorre a Heiligendamm alla sua morte, Lambert Wilson. Magnifico film, da premio Nobel!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
gianluca sersante
|
mercoledì 4 maggio 2016
|
grande film !!!
|
|
|
|
un film che mi ha emozionato tantissimo pur nella sua gelida rappresentazione...molto bello , fa riflettere ed e' carico di simbolismi che a me piacciono molto..voto 9 !!
|
|
[+] lascia un commento a gianluca sersante »
[ - ] lascia un commento a gianluca sersante »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 2 maggio 2016
|
mostrare, non spiegare, grazie
|
|
|
|
Una regia gelida, stretta su personaggi privi di spessore, interpretati da bravi attori mal diretti. Le confessioni è tutto ciò che non dovrebbe essere un film italiano attuale, dopo tanti tentativi e successi di "giovani di razza" come Rovere o Mainetti: una sequela di monologhi in cui viene maldestramente spiegato ciò che una storia dovrebbe invece mostrare e raccontare, dove viene esternato il pensiero del regista (anche condivisibile, ma dov'è l'invito alla riflessione?) quando i personaggi dovrebbero esprimere il proprio punto di vista coi fatti e con il conflitto. Ridondante e capace di parlare solo alla pancia, privo di mordente narrativo e quindi piatto, l'ultimo film di Andò è la dimostrazione di come un tema forte, se affrontato con ingenuità, contribuisca solo a rendere sterile e fine a se stessa un'opera che invece poteva essere densa e psicologicamente serrata.
[+]
Una regia gelida, stretta su personaggi privi di spessore, interpretati da bravi attori mal diretti. Le confessioni è tutto ciò che non dovrebbe essere un film italiano attuale, dopo tanti tentativi e successi di "giovani di razza" come Rovere o Mainetti: una sequela di monologhi in cui viene maldestramente spiegato ciò che una storia dovrebbe invece mostrare e raccontare, dove viene esternato il pensiero del regista (anche condivisibile, ma dov'è l'invito alla riflessione?) quando i personaggi dovrebbero esprimere il proprio punto di vista coi fatti e con il conflitto. Ridondante e capace di parlare solo alla pancia, privo di mordente narrativo e quindi piatto, l'ultimo film di Andò è la dimostrazione di come un tema forte, se affrontato con ingenuità, contribuisca solo a rendere sterile e fine a se stessa un'opera che invece poteva essere densa e psicologicamente serrata. E invece Andò tratta un argomento sconosciuto a lui per primo (i termini economici e i grandi nomi della finanza volano a raffica conditi da formule matematiche che non rimandano realmente ad alcuna teoria o argomentazione) facendolo restare tale anche allo spettatore e accontenando solo le bocche di quanti di macro economia e finanza, capitale e banche sanno ancora meno e si accontentano di inghiottire dialoghi piatti che insegnano cosa pensare sul mondo delle lobby bancarie, senza dire nulla sul perché.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
robert eroica
|
domenica 1 maggio 2016
|
confessioni inutili
|
|
|
|
In un incontro al vertice organizzato dal Fondo Monetario Internazionale, i potenti della Terra si trovano in una lussuosa struttura alberghiera in terra tedesca. Assieme a loro è convocato anche uno strano monaco certosino italiano, chiamato ben presto a svolgere il suo ruolo di religioso nell’ambito di una importante e decisiva confessione. Andrebbe tutto (parzialmente bene) se non fosse che la mattina successiva, colui che ha chiesto il sacramento viene trovato nella sua stanza morto stecchito con un sacchetto di plastica intorno alla testa. Suicidio ? Omicidio ? Ma più che un giallo, “Le confessioni” di Roberto Ando’ tenta la strada impervia del racconto morale, incappando in un disastro di dimensioni colossali.
[+]
In un incontro al vertice organizzato dal Fondo Monetario Internazionale, i potenti della Terra si trovano in una lussuosa struttura alberghiera in terra tedesca. Assieme a loro è convocato anche uno strano monaco certosino italiano, chiamato ben presto a svolgere il suo ruolo di religioso nell’ambito di una importante e decisiva confessione. Andrebbe tutto (parzialmente bene) se non fosse che la mattina successiva, colui che ha chiesto il sacramento viene trovato nella sua stanza morto stecchito con un sacchetto di plastica intorno alla testa. Suicidio ? Omicidio ? Ma più che un giallo, “Le confessioni” di Roberto Ando’ tenta la strada impervia del racconto morale, incappando in un disastro di dimensioni colossali. I difetti sono tanti, ed evidentissimi: personaggi schematici e scolpiti con l’accetta, una totale mancanza di ritmo e tensione (solo scene statiche in questo film, se si eccettua la soggettiva di un cane forse impazzito dall’arroganza dei potenti), una sconcertante banalità nel raccontare l’economia (che differenza con “La grande scommessa” tanto per citare un titolo di questa stagione), una presunzione assoluta nel costruire una storia su un attore (Toni Servillo) anziché inventare personaggi funzionali alla storia stessa. Quando a tre quarti si passa dal realismo greve alla metafisica e all’ambizione di tratteggiare una leggerezza quasi chapliniana, la frittata è già compiuta. Servillo parla ormai per aforismi e sentenze, dall’altro del carisma che si è costruito film dopo film, ma sembra perseguire uno scopo personale, come se usasse la sceneggiatura per cannibalizzare il tutto. Gli altri attori, a partire da un Favino irriconoscibile, sono imbarazzanti e completamente stonati. Leggendo le recensioni (positive) di gran parte della critica italica di questi giorni, non vi è chi non abbia collegato “Le confessioni” al capolavoro di Elio Petri “Todo Modo” (1976) l’apologo sulla fine della Dc e di un intero Sistema (osteggiato da molti ma che a noi, oggi più di ieri, appare grandissimo). Ma il paragone è sbagliato: quello era un grido violentissimo e audace che inscenava davvero l’Apocalisse. Questo un’opera amorfa che parla di Massimi Sistemi rimanendo alla profondità delle barzellette attribuite ad uno spaesato Daniel Auteil. Quello era però girato nell’ambito di una società che ancora si incazzava indignandosi. Questo è realizzato nel paese in cui ormai tutto si dimentica e nessuna reazione all’inciviltà è davvero abbozzata. A ogni tempo il film che si merita.
[-]
[+] condivido quasi totalmente....
(di francesco2)
[ - ] condivido quasi totalmente....
|
|
[+] lascia un commento a robert eroica »
[ - ] lascia un commento a robert eroica »
|
|
d'accordo? |
|
vincenzo ambriola
|
sabato 30 aprile 2016
|
un monaco tiene testa ai potenti
|
|
|
|
A una singolare riunione del G8 partecipano tre ospiti della società civile, il direttore muore. Sarà stato un suicidio o un omicidio? Il monaco certosino, invitato senza plausibili ragioni dal direttore, si trova al centro di un dilemma che attanaglia i membri del G8: attuare le misure draconiane già accettate prima della morte del direttore. Un film lento, a tratti teatrale, dominato dalla figura imponente di Servillo, il monaco, che sovrasta gli altri protagonisti con il suo saio e il suo silenzio. Molto è lasciato allo spettatore, riempire le pause e interpretare le frasi solenni pronunciate dal monaco. Non amo questo stile, che trasmette una sensazione di pigrizia del regista quasi come se il film lo debba girare chi lo vede, ma Andò è riuscito a farmene apprezzare le pause, le inquadrature della natura, i suoni e le finzioni.
[+]
A una singolare riunione del G8 partecipano tre ospiti della società civile, il direttore muore. Sarà stato un suicidio o un omicidio? Il monaco certosino, invitato senza plausibili ragioni dal direttore, si trova al centro di un dilemma che attanaglia i membri del G8: attuare le misure draconiane già accettate prima della morte del direttore. Un film lento, a tratti teatrale, dominato dalla figura imponente di Servillo, il monaco, che sovrasta gli altri protagonisti con il suo saio e il suo silenzio. Molto è lasciato allo spettatore, riempire le pause e interpretare le frasi solenni pronunciate dal monaco. Non amo questo stile, che trasmette una sensazione di pigrizia del regista quasi come se il film lo debba girare chi lo vede, ma Andò è riuscito a farmene apprezzare le pause, le inquadrature della natura, i suoni e le finzioni. Per questo ho seguito con grande attenzione la storia di un monaco che tiene testa ai potenti, senza alcuna speranza di vincere una guerra ma con la certezza di averli fatti riflettere anche solo per un momento.
[-]
[+] pienamente d'accordo!
(di gianluca sersante)
[ - ] pienamente d'accordo!
|
|
[+] lascia un commento a vincenzo ambriola »
[ - ] lascia un commento a vincenzo ambriola »
|
|
d'accordo? |
|
raffiraffi
|
venerdì 29 aprile 2016
|
tanto rumore per nulla
|
|
|
|
Un film deludente e nebuloso nei contenuti. Poco credibili un po' tutti i personaggi, in primis quella del direttore del fondo monetario internazionale (di solito animali feroci e attaccati alla propria esistenza con una voracità che esclude l'idea troppo sentimentale del suicidio per malattia), ma soprattutto quella del monaco. La sua figura di essere dotato di una speciale attitudine etica naufraga contro l'aura arrogante di cui sono dotati un po' tutti gli uomini che sentono di essere investiti di un superiore potere di giudizio sugli altri. Questa boria, perfettamente impersonata dalla vanità recitativa di Servillo (cielo che inutile manierismo! ormai i suoi personaggi sono tutti uguali) diminuisce gli intenti politici del film che avrebbero voluto essere taglienti, ma falliscono trasformandosi in trucchi da prestigiatore.
[+]
Un film deludente e nebuloso nei contenuti. Poco credibili un po' tutti i personaggi, in primis quella del direttore del fondo monetario internazionale (di solito animali feroci e attaccati alla propria esistenza con una voracità che esclude l'idea troppo sentimentale del suicidio per malattia), ma soprattutto quella del monaco. La sua figura di essere dotato di una speciale attitudine etica naufraga contro l'aura arrogante di cui sono dotati un po' tutti gli uomini che sentono di essere investiti di un superiore potere di giudizio sugli altri. Questa boria, perfettamente impersonata dalla vanità recitativa di Servillo (cielo che inutile manierismo! ormai i suoi personaggi sono tutti uguali) diminuisce gli intenti politici del film che avrebbero voluto essere taglienti, ma falliscono trasformandosi in trucchi da prestigiatore. Lo sforzo del monaco di provocare una contrizione delle coscienze sa di cattolico nel senso deteriore del termine, inutile continuare a mettere al centro del corpo sociale pratiche religiose che hanno privato la coscienza di una sana elasticità mentale per secoli. Assente il dolore o almeno il pathos verso quella parte della società che davvero subisce senza poter cambiare il corso della storia ed è costretta a pagare con i pochissimi piccioli che accumula a fatica la grande giostra del gambling finanziario.
[-]
[+] pienamente d'accordo.
(di bizantino73)
[ - ] pienamente d'accordo.
|
|
[+] lascia un commento a raffiraffi »
[ - ] lascia un commento a raffiraffi »
|
|
d'accordo? |
|
fabriziog
|
giovedì 28 aprile 2016
|
un andò sorrentiniano
|
|
|
|
Da “Le confessioni” di Sant’Agostino a “Le confessioni” di Roberto Andò, film corale, immaginifico, ricco di simbolismi similmente alla estetica cineastica di Paolo Sorrentino, avviluppato nelle varie e algide tonalità di bianco, con una fotografia splendida (Maurizio Calvesi) e accompagnato dalle sonorità di Nicola Piovani.
Toni Servillo(insieme ad un cast di notevole caratura fra cui emergono Pierfrancesco Savino e Daniel Auteuil ), con i suoi silenzi, i suoi fraseggi fatti di parole spruzzate e lemmi solo lievemente accennati, la sua recitazione teatrale, giganteggia per tutta la proiezione: il sermone finale, superbo, incantevole e incantato, composto da unasumma di estrapolazioni evangeliche, ricorda la precedente opera del regista, quando in “Viva la libertà” il personaggio interpretato da Toni Servillo recita un vibrante Brecht difronte una folla sterminata a piazza San Giovanni in Roma.
[+]
Da “Le confessioni” di Sant’Agostino a “Le confessioni” di Roberto Andò, film corale, immaginifico, ricco di simbolismi similmente alla estetica cineastica di Paolo Sorrentino, avviluppato nelle varie e algide tonalità di bianco, con una fotografia splendida (Maurizio Calvesi) e accompagnato dalle sonorità di Nicola Piovani.
Toni Servillo(insieme ad un cast di notevole caratura fra cui emergono Pierfrancesco Savino e Daniel Auteuil ), con i suoi silenzi, i suoi fraseggi fatti di parole spruzzate e lemmi solo lievemente accennati, la sua recitazione teatrale, giganteggia per tutta la proiezione: il sermone finale, superbo, incantevole e incantato, composto da unasumma di estrapolazioni evangeliche, ricorda la precedente opera del regista, quando in “Viva la libertà” il personaggio interpretato da Toni Servillo recita un vibrante Brecht difronte una folla sterminata a piazza San Giovanni in Roma.
Credo che lo spettatore ben capisca che, seppur la sceneggiatura parli di una riunione economica del G8, quello che Andò mostra al suo pubblico è un incontro stile Bilderberg, dove le figure che spadroneggiano non sono i politici (meri cavalier serventi), bensì gli esponenti della grande finanza che tutto decidono e tutto impongono, mentre gli uomini dello spettacolo sono i loro veri cantori.
Lo consiglio caldamente.
Fabrizio Giulimondi
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabriziog »
[ - ] lascia un commento a fabriziog »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
martedì 26 aprile 2016
|
l'eretico al summit
|
|
|
|
A volte quando il silenzio ti aiuta a non giudicare, a non assolvere né condannare, quando sei parte di un gioco più grande di te ,ma pur sempre un gioco a cui non vale la pena giocare perché i grandi o presunti tali che giocano non sono compagni di gioco, ma acerrimi nemici la cui posta in gioco è la distruzione totale e senza resa, allora ben venga un eretico , un monaco eretico votato al silenzio e all'ascolto delle altrui pene , ma senza poteri, senza alcuna voglia di possedere niente neanche la propria vita. Ben venga e si sieda pure al tavolo dei potenti della terra che giocano ad affondare o a salvare popolazioni e nazioni intere sulla base del dio denaro e del suo profitto.
[+]
A volte quando il silenzio ti aiuta a non giudicare, a non assolvere né condannare, quando sei parte di un gioco più grande di te ,ma pur sempre un gioco a cui non vale la pena giocare perché i grandi o presunti tali che giocano non sono compagni di gioco, ma acerrimi nemici la cui posta in gioco è la distruzione totale e senza resa, allora ben venga un eretico , un monaco eretico votato al silenzio e all'ascolto delle altrui pene , ma senza poteri, senza alcuna voglia di possedere niente neanche la propria vita. Ben venga e si sieda pure al tavolo dei potenti della terra che giocano ad affondare o a salvare popolazioni e nazioni intere sulla base del dio denaro e del suo profitto.Ben venga il monaco Salus, che professa la sua eresia di fronte agli adoratori della moneta, feticcio di economie che non producono vita e benessere , bensì illusioni di progresso con annesse guerre e distruzioni . Il monaco Salus non è un politico , neanche un religioso teologo, ma sa fare un po' di conti, perché era un matematico, da giovane laico e si accorge che al tavolo del Summit alias G8 siedono dei personaggi che, ai vertici dell'economia mondiale e della politica internazionale, a conti fatti non sono che delle anime perse senza speranza, e che non possono neanche dare speranza e occasione di vita ai popoli che governano, anzi ,per le leggi che loro stessi si danno sono condannati a infliggere anche pesanti condizioni , alle nefaste conseguenti decisioni da loro prese. Questo film, Le Confessioni , non può dire nulla di nuovo, né indicare vie di uscita, ma come ogni opera di ingegno creativo, che può e deve farlo, mette in chiaro la situazione, che tutti sanno , ma nessuno riesce ad affrontare risolutamente come molti vorrebbero e chiedono .Un film è una visione dell'immaginario di un autore e non un'azione diretta a cambiare il mondo , come molti tra spettatori delusi e critici integerrimi credono di volere. Ma perché affrontare temi così totali e non scendere alle cecchozalonate di sicuro effetto su tutti e dico proprio tutti , i palati. La mia risposta è dalla parte dell'eretico Salus che alligna anche nel povero regista Roberto Andò , Quando un angioletto non parla, finisce rinchiuso in una cella scura ma quando un uccellino tropicale raro canta, tutta la foresta zittisce e lo ascolta. vorrei inutilmente paragonare questo cinema narrativo -politico al cinema dei tanti Rosi, Taviani Petri, con le tante facce di G. Volontè, infatti credo basti una singola espressione di Servillo monaco Salus a compendiare i personaggi antecedenti dei film degli autori citati . Una visione da pubblico maturo , non chiede alla fine del film, e allora? ma innesca coma da qui, ora, una discussione che andrebbe fatta sempre in ogni occasione che ci riguarda, ma oh, pardon ! si trattava di un pubblico maturo.?!( mauridal)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
serafino paternoster
|
martedì 26 aprile 2016
|
nelle “confessioni” le stimmate del potere
|
|
|
|
In questo bellissimo film il regista prova, attraverso una visione laica, ad approfondire il rapporto tra potere e sacralità soffermandosi sui segni miracolosi che essa lascia sul corpo e nella mente: le stimmate. Non si vedono, ma si percepiscono.
Il potere provoca non solo in chi lo insegue ma anche in chi lo esercita segni fisici, psichici o sociali, marchi dolorosi, piaghe che diventano riconoscibili da chi le riceve.
“D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo”, dalla Lettera ai galati attribuita a Paolo di Tirso.
Intorno a questo pensiero sembra muoversi il protagonista del film, Daniel Auteil, che interpreta il direttore del fondo monetario internazionale.
[+]
In questo bellissimo film il regista prova, attraverso una visione laica, ad approfondire il rapporto tra potere e sacralità soffermandosi sui segni miracolosi che essa lascia sul corpo e nella mente: le stimmate. Non si vedono, ma si percepiscono.
Il potere provoca non solo in chi lo insegue ma anche in chi lo esercita segni fisici, psichici o sociali, marchi dolorosi, piaghe che diventano riconoscibili da chi le riceve.
“D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo”, dalla Lettera ai galati attribuita a Paolo di Tirso.
Intorno a questo pensiero sembra muoversi il protagonista del film, Daniel Auteil, che interpreta il direttore del fondo monetario internazionale. Un uomo di grande potere che si rifugia in una confessione dopo aver appreso di un tumore. Proprio come fanno tutti gli altri protagonisti della storia, tutti uomini e donne di potere. E questo immenso e ricchissimo spazio architettonico, un hotel super lusso affacciato sulla sponda di un oceano, diventa un immenso confessionale nel quale si muove con passo silente un sacerdote italiano, Roberto Salus, interpretato da Toni Servillo.
Al di là della storia, mi pare importante sottolineare come il regista abbia raccontato il potere nella sua sacralità, ma anche nelle sue debolezze, nelle sue ferite profonde. Come nel caso di una scrittrice di fiabe per bambini che grazie ai suoi libri è riuscita a costruire un impero economico senza impedire alla fragilità di perpetrare il suo cammino nell’anima. Anche lei si confessa e il sacerdote accoglie i suoi pensieri su un balcone diviso da una grata per fiori, proprio come in un vero confessionale. E con lui si confessa un ministro italiano, contrario alla manovra economica decisa in quel summit di potenti perché avrebbe seminato morte nei paesi più poveri, e aggiunto povertà a povertà.
Sembra la confessione l’unico antidoto alla sacralità del potere. La solitudine, altro marchio del potere, attraversa tutti i personaggi chiamati in un summit da Auteil proprio per discutere di una scelta che avrebbe favorito i grandi paesi a discapito dei più deboli. Una scelta che si nasconde dietro una formula matematica.
Il sacerdote, Roberto Salus, ai peccati confessati risponde con il silenzio e con un disegno in cui emerge un volatile, Uirapuru, che canta una sola volta. Ricorda un po’ San Francesco, nel suo originale rapporto con gli animali quando addomestica con una carezza un rabbioso cane del “potere” o registra i suoni dei cinguettii di primavera, un po’ Sant’Agostino nei suo viaggi letterari nell’anima, autore, guarda caso, del famoso volume “Le confessioni”, appunto.
La vera forza della natura ancora più possente del potere economico, ancora più sacra e irraggiungibile è il silenzio che abbraccia tutta l’opera. E che rende un altro protagonista della storia ancora più gigante: il ricchissimo proprietario dell’albergo che, a causa della sua tarda età, non ricorda i codici dei suoi conti correnti regalando l’infelicità ai suoi figli. E chissà che quei codici non li abbia registrati proprio in quell’apparecchio tanto caro a padre Salus e che finirà nelle mani della scrittrice?
Il dubbio resta. L’atmosfera è affascinante. E perfino la cornice diventa spirituale. L’acqua della piscina e quella dell’oceano si trasformano i fonti battesimali per espiare i peccati. I peccati di un potere che non riesce a comprendere il valore delle sue stimmate, l’imponente pellegrinaggio dell’anima.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a serafino paternoster »
[ - ] lascia un commento a serafino paternoster »
|
|
d'accordo? |
|
flaw54
|
martedì 26 aprile 2016
|
sono perplesso
|
|
|
|
C' è una chiara volontà di grandeur in Andò che spesso si manifesta attraverso una sorta di estetismo estremo fatto di silenzi e di riflessionj, ma che si concretizza spesso in un evidente vuoto contenutistico. Il film comunque ha un certo fascino dovuto in gran parte alla ieratica e carismatica figura di Servillo che riesce a convincere, non si sa come, i vari ministri a non continuare su una linea economica di esclusivo sfruttamento. Insomma Andò cerca più di apparire che di essere.
|
|
[+] lascia un commento a flaw54 »
[ - ] lascia un commento a flaw54 »
|
|
d'accordo? |
|
|