Le confessioni |
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Un film di Roberto Andò.
Con Toni Servillo, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Marie-Josée Croze.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Italia, Francia 2016.
- 01 Distribution
uscita giovedì 21 aprile 2016.
MYMONETRO
Le confessioni
valutazione media:
2,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nelle “Confessioni” le stimmate del poteredi Serafino PaternosterFeedback: 100 |
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martedì 26 aprile 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In questo bellissimo film il regista prova, attraverso una visione laica, ad approfondire il rapporto tra potere e sacralità soffermandosi sui segni miracolosi che essa lascia sul corpo e nella mente: le stimmate. Non si vedono, ma si percepiscono. Il potere provoca non solo in chi lo insegue ma anche in chi lo esercita segni fisici, psichici o sociali, marchi dolorosi, piaghe che diventano riconoscibili da chi le riceve. “D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo”, dalla Lettera ai galati attribuita a Paolo di Tirso. Intorno a questo pensiero sembra muoversi il protagonista del film, Daniel Auteil, che interpreta il direttore del fondo monetario internazionale. Un uomo di grande potere che si rifugia in una confessione dopo aver appreso di un tumore. Proprio come fanno tutti gli altri protagonisti della storia, tutti uomini e donne di potere. E questo immenso e ricchissimo spazio architettonico, un hotel super lusso affacciato sulla sponda di un oceano, diventa un immenso confessionale nel quale si muove con passo silente un sacerdote italiano, Roberto Salus, interpretato da Toni Servillo. Al di là della storia, mi pare importante sottolineare come il regista abbia raccontato il potere nella sua sacralità, ma anche nelle sue debolezze, nelle sue ferite profonde. Come nel caso di una scrittrice di fiabe per bambini che grazie ai suoi libri è riuscita a costruire un impero economico senza impedire alla fragilità di perpetrare il suo cammino nell’anima. Anche lei si confessa e il sacerdote accoglie i suoi pensieri su un balcone diviso da una grata per fiori, proprio come in un vero confessionale. E con lui si confessa un ministro italiano, contrario alla manovra economica decisa in quel summit di potenti perché avrebbe seminato morte nei paesi più poveri, e aggiunto povertà a povertà. Sembra la confessione l’unico antidoto alla sacralità del potere. La solitudine, altro marchio del potere, attraversa tutti i personaggi chiamati in un summit da Auteil proprio per discutere di una scelta che avrebbe favorito i grandi paesi a discapito dei più deboli. Una scelta che si nasconde dietro una formula matematica. Il sacerdote, Roberto Salus, ai peccati confessati risponde con il silenzio e con un disegno in cui emerge un volatile, Uirapuru, che canta una sola volta. Ricorda un po’ San Francesco, nel suo originale rapporto con gli animali quando addomestica con una carezza un rabbioso cane del “potere” o registra i suoni dei cinguettii di primavera, un po’ Sant’Agostino nei suo viaggi letterari nell’anima, autore, guarda caso, del famoso volume “Le confessioni”, appunto. La vera forza della natura ancora più possente del potere economico, ancora più sacra e irraggiungibile è il silenzio che abbraccia tutta l’opera. E che rende un altro protagonista della storia ancora più gigante: il ricchissimo proprietario dell’albergo che, a causa della sua tarda età, non ricorda i codici dei suoi conti correnti regalando l’infelicità ai suoi figli. E chissà che quei codici non li abbia registrati proprio in quell’apparecchio tanto caro a padre Salus e che finirà nelle mani della scrittrice? Il dubbio resta. L’atmosfera è affascinante. E perfino la cornice diventa spirituale. L’acqua della piscina e quella dell’oceano si trasformano i fonti battesimali per espiare i peccati. I peccati di un potere che non riesce a comprendere il valore delle sue stimmate, l’imponente pellegrinaggio dell’anima.
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