maopar
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martedì 22 novembre 2016
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genialità a confronto
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La genialità di questo film sta nel far comprendere come nasce l’opera di un geniod della parola scritta.
La figura dell’Editor rappresenta il cernitore di quella farina che il genio versa dal suo sacco e
Che ben filtrata arriverà alla produzione di un eccezionale lavoro… E di farina nel sacco Thomas
Wolfe ne aveva tanta e lo aveva ben capito Max Perkins colto e sensibile editor..ma il film non è
Solo un racconto biografico… è molto di più.. Con una accattivante regia ricca d’immagini di una
New York anni ’30 , Michael Grandage esperto regista di teatro, sperimenta in questa sua opera prima
La grande libertà creativa del cinema, spaziando in riprese da primi piani a panorami degni di fondali
scenici teatrali…Scandagliando nell’animo di questi complessi personaggi .
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La genialità di questo film sta nel far comprendere come nasce l’opera di un geniod della parola scritta.
La figura dell’Editor rappresenta il cernitore di quella farina che il genio versa dal suo sacco e
Che ben filtrata arriverà alla produzione di un eccezionale lavoro… E di farina nel sacco Thomas
Wolfe ne aveva tanta e lo aveva ben capito Max Perkins colto e sensibile editor..ma il film non è
Solo un racconto biografico… è molto di più.. Con una accattivante regia ricca d’immagini di una
New York anni ’30 , Michael Grandage esperto regista di teatro, sperimenta in questa sua opera prima
La grande libertà creativa del cinema, spaziando in riprese da primi piani a panorami degni di fondali
scenici teatrali…Scandagliando nell’animo di questi complessi personaggi ..rapporti amorosi compromessi
da egoismi egocentrici ..legami familiari passati sotto la lente.. rapporto padre-figlio… con tale forza
descrittiva da rubare anche qualche lacrima.. Tutto raccontato con dialoghi all’altezza dei romanzieri che
si avvicendano nel racconto. Un elegante lavoro interpretato con magistrale impegno da tutti gli attori.
Aspetto con curiosità il prossimo lavoro di questo regista…
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kimkiduk
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domenica 13 novembre 2016
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ben fatto
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Ci sono film da cui esci dalla sala pensando e ripensando, altri che dici dove andiamo a mangiare ed altri che ne parli ma senza enfasi. Qui siamo,per me, nella terza ipotesi. Un film americano (mi scuso per la classificazione del termine) perfetto nella sceneggiatura, buonissimo nelle immagini, ma con un pizzico di scarsa anima. Non tocca le corde nel suo totale. Non arriva dove deve arrivare completamente e questo non completamente lo salva.
Storia accattivante (storia vera) che raffigura l'estasi dell'arte, nella sua possibile follia, solitudine, professionalità o estremizzazzione del concetto. Le figure dei protagonisti sono rappresentati benissimo con filo conduttore la scrittura. Io non so scrivere e so poco leggere, ma capisco che possa diventare invadente e prepotente il senso di appartenenza ad una cosa come lo scrivere.
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Ci sono film da cui esci dalla sala pensando e ripensando, altri che dici dove andiamo a mangiare ed altri che ne parli ma senza enfasi. Qui siamo,per me, nella terza ipotesi. Un film americano (mi scuso per la classificazione del termine) perfetto nella sceneggiatura, buonissimo nelle immagini, ma con un pizzico di scarsa anima. Non tocca le corde nel suo totale. Non arriva dove deve arrivare completamente e questo non completamente lo salva.
Storia accattivante (storia vera) che raffigura l'estasi dell'arte, nella sua possibile follia, solitudine, professionalità o estremizzazzione del concetto. Le figure dei protagonisti sono rappresentati benissimo con filo conduttore la scrittura. Io non so scrivere e so poco leggere, ma capisco che possa diventare invadente e prepotente il senso di appartenenza ad una cosa come lo scrivere. Lo scrittore è un drogato ed un essere solo che si nutre degli altri per realizzare se stesso. L'editore una persona che sa cosa vuol dire estasi, che la ricerca, ma che deve trattenerla e mediarla. La donna che la ama ma la soffre e non la può assecondare completamente. Inoltre sono meravigliose le scelte sia degli attori che le loro interpretazioni. Jude Law istrionico sembra rappresenti se stesso, Firth è nella sua perfetta similitudine e poi c'è Lei la Kidman che splende anche muta figuriamoci se recita bene. Però americano, non ha la sofferenza dentro e forse ha la ricerca del riconoscimento ..... secondo me sarà possibile candidato ad Oscar. Anche la scelta degli attori lo fa pensare.
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cg1995
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domenica 13 novembre 2016
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rapporto reciproco
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Un film dove la letteratura fa da cornice allo splendido rapporto che nasce fra max (Firth) e Thomas(Low). Thomas ha bisogno di qualcuno che creda in lui e che lo valorizzi, max sente il gran bisogno di avere un figlio maschio. Nasce così una grande amicizia dove i due riescono a condividere (oltre al lavoro) la vera essenza della vita e le bellezze vissute. Intorno a questo rapporto si snodano le vicende di sofferenza e patimento delle rispettive famiglie. Un biografico di quasi due ore che risulta completo e dove le figure e le vite intorno ad esse sono delineate in maniera esaustiva. Il cast, fantastico,(tra i quali spicca un Jude Low superlativo) trasmette al meglio le emozioni vissute nelle varie situazioni dai personaggi e regge la narrazione per tutto il film.
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goldy
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sabato 12 novembre 2016
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manca la regia
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L'editor interpretato da Colin Firth è memorabile per la professionalità perfetta che esprime fatta di competenza, passione, tenacia, conservando toni di grande spessore umano. Più respingente la figura dello scrittore tutto genio e sregolatezza. Il rapporto tra i due è di quelli che durano in eterno qualsiasi cosa succeda. Tuttavia il film non riesce mai a dare emozioni e prosegue su una narrazione piatta priva di scarti registici rilevanti. Si sente che la regia è nelle mani di un regista teatrale dove la parola prende il sopravvento a scapito della capacità di tradurre le idee in immagini catturanti. Si movimenta un po' nella seconda parte ma complessivamente è un sufflè che non monta mai.
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maopar
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martedì 22 novembre 2016
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geniale scoperta di un genio
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La genialità di questo film sta nel far comprendere come nasce l’opera di un genio della parola scritta.
La figura dell’Editor rappresenta il cernitore di quella farina che il genio versa dal suo sacco e
Che ben filtrata arriverà alla produzione di un eccezionale lavoro… E di farina nel sacco Thomas
Wolfe ne aveva tanta e lo aveva ben capito Max Perkins colto e sensibile editor..ma il film non è
Solo un racconto biografico… è molto di più.. Con una accattivante regia ricca d’immagini di una
New York anni ’30 , Michael Grandage esperto regista di teatro, sperimenta in questa sua opera prima
La grande libertà creativa del cinema, spaziando in riprese da primi piani a panorami degni di fondali
scenici teatrali…Scandagliando nell’animo di questi complessi personaggi .
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La genialità di questo film sta nel far comprendere come nasce l’opera di un genio della parola scritta.
La figura dell’Editor rappresenta il cernitore di quella farina che il genio versa dal suo sacco e
Che ben filtrata arriverà alla produzione di un eccezionale lavoro… E di farina nel sacco Thomas
Wolfe ne aveva tanta e lo aveva ben capito Max Perkins colto e sensibile editor..ma il film non è
Solo un racconto biografico… è molto di più.. Con una accattivante regia ricca d’immagini di una
New York anni ’30 , Michael Grandage esperto regista di teatro, sperimenta in questa sua opera prima
La grande libertà creativa del cinema, spaziando in riprese da primi piani a panorami degni di fondali
scenici teatrali…Scandagliando nell’animo di questi complessi personaggi ..rapporti amorosi compromessi
da egoismi egocentrici ..legami familiari passati sotto la lente.. rapporto padre-figlio… con tale forza
descrittiva da rubare anche qualche lacrima.. Tutto raccontato con dialoghi all’altezza dei romanzieri che
si avvicendano nel racconto. Un elegante lavoro interpretato con magistrale impegno da tutti gli attori.
Aspetto con curiosità il prossimo lavoro di questo regista…
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miraj
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domenica 13 novembre 2016
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il trionfo della parola
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Quando gli antenati, ancora con sembianze umane molto vaghe, la notte si riunivano intorno al fuoco, ed il silenzio avvolgeva spazio e tempo, uno di loro sempre iniziava sempre a parlare. Iniziava a raccontare. E la parola scacciava la paura. Questo disegna, parlando, Perkins per Thomas, su un tetto al tramonto, per dare risposta alla furia delle parole senza termine e senza traccia che escono impetuose dal cuore, dalla bocca, dalle mani, dalla testa del poeta, ogni giorno, giorno dopo giorno, incessanti ed inesauribili. Il racconto come istinto genetico di protezione. Il racconto come rifugio per sè e per gli altri. Indomabile istinto di conservazione. Sono voluta partire da questo momento del film perchè raramente la semplicità di una descrizione rende così perfettamente il significato di una trama.
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Quando gli antenati, ancora con sembianze umane molto vaghe, la notte si riunivano intorno al fuoco, ed il silenzio avvolgeva spazio e tempo, uno di loro sempre iniziava sempre a parlare. Iniziava a raccontare. E la parola scacciava la paura. Questo disegna, parlando, Perkins per Thomas, su un tetto al tramonto, per dare risposta alla furia delle parole senza termine e senza traccia che escono impetuose dal cuore, dalla bocca, dalle mani, dalla testa del poeta, ogni giorno, giorno dopo giorno, incessanti ed inesauribili. Il racconto come istinto genetico di protezione. Il racconto come rifugio per sè e per gli altri. Indomabile istinto di conservazione. Sono voluta partire da questo momento del film perchè raramente la semplicità di una descrizione rende così perfettamente il significato di una trama. E' il nucleo del film, probabilmente posto anche verso metà film. Quell'istinto è dove Perkins e Thomas si incontrano e si incastrano. Perkins con la sua impeccabile razionalità e compostezza, con la sua vita fatta di affetti familiari stabili, ma con la sua fuga compulsiva nella lettura dei racconti, nei quali si perde, amandoli, se ne nutre, vivendo i personaggi e nei personaggi. E Thomas, con la sua vita genio e sregolatezza, con la sua irrefrenabile vitalità e libertà, con i suoi rapporti affettivi estremi ai quali succhia sangue per sopravvivere ed energizzarsi, ma con la sua fuga altrettanto compulsiva nella scrttura dei racconti, lunghissimi, parole, parole, parole, per sfuggire alla solitudine, allo smarrimento della perdita di affetti cari. Infondo, trattandosi di un biopic, non si lascia andare a dissertazioni che si discostino dalla trama delle vite dei protagonisti ma attraverso di loro parla, genericamente, della passione e del suo eccesso. Oppure, di ogni passione e del suo limite. E lo fa parlando. Perchè del film restano in mente sopratutto le parole. Non si fà troppo caso alla regia, oppure alla fotografia, nè alle musiche. Diciamo che rimangono in sordina. Ma le parole quelle sì. Quelle magiche, istrioniche e poetiche, quelle del "mondo polveroso" di Thomas, effluvi di emozioni, fino alle commoventi parole finali. Egregia interpretazione di Jude Law. E quelle concise, poco rumorose ma nette e penetranti di Perkins, che non lasciano replica, nè nel bene, nè nel male. Ugualmente egregia interpretazone di Firth. Infine, ma non perchè meno degna di interesse, la presenza di Nicole Kidman, che suggella con il suo amore drammatico e perduto, l'altro volto della passione. Quello nero dell'abisso della disperazione. In parallelo alla disperazione del foglio bianco, del quale uno sbiadito Scott Fitzgerald fa da testimone. Sono uscita con la volgia di leggere le parole di Thomas Wolfe.
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flyanto
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giovedì 17 novembre 2016
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due personalità a confronto
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"Genius", titolo della prima pellicola del regista Michael Grandage, sta ad indicare la personalità quanto mai originale, folle e talentuosa dello scrittore Thomas Wolfe, scoperto e lanciato dal famoso editore suo contemporaneo Max Perkins.
In realtà il film presenta entrambi i personaggi: sia Perkins (Colin Firth) che Thomas Wolfe Law Jude Law) e la loro collaborazione. Perkins era un famoso editore che ebbe il merito di far conoscere al pubblico importanti e bravissimi scrittori del calibro di Francis Scott Fitzegerald ed Ernest Hemingway. Recapitatogli un manoscritto, da altre case editrici rifiutato, di un'opera scritta di Thomas Wolfe, Perkins riconobbe subito il valore del suddetto scrittore che incoraggiò a raffinare la propria arte ed a scrivere così dei romanzi di successo e soprattutto di valore.
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"Genius", titolo della prima pellicola del regista Michael Grandage, sta ad indicare la personalità quanto mai originale, folle e talentuosa dello scrittore Thomas Wolfe, scoperto e lanciato dal famoso editore suo contemporaneo Max Perkins.
In realtà il film presenta entrambi i personaggi: sia Perkins (Colin Firth) che Thomas Wolfe Law Jude Law) e la loro collaborazione. Perkins era un famoso editore che ebbe il merito di far conoscere al pubblico importanti e bravissimi scrittori del calibro di Francis Scott Fitzegerald ed Ernest Hemingway. Recapitatogli un manoscritto, da altre case editrici rifiutato, di un'opera scritta di Thomas Wolfe, Perkins riconobbe subito il valore del suddetto scrittore che incoraggiò a raffinare la propria arte ed a scrivere così dei romanzi di successo e soprattutto di valore. Ma Wolfe era una persona molto particolare: estremamente dotato nella scrittura e con una tendenza ad un'eccessivo edinutile effluvio di parole, nei rapporti sociali, viene invece descritto, come un uomo, con cui era difficile relazionarsi a causa dei suoi molteplici sbalzi d'umore che lo portavano spesso anche ad isolarsi per molto tempo dagli altri. Anche la propria compagna (Nicole Kidman) ebbe un rapporto assai complicato e burrascoso con Wolfe, nonostante ne fosse profondamente innamorata e si dimostrasse paziente nei suoi confronti ed a conviverci.
Un film prettamente biografico, ben diretto nonostante sia un'opera prima, in cui, appunto prevalgono preponderantemente le personalità dei due personaggi posti a confronto: l'editore Perkins e lo scrittore Wolfe. La bravura degli attori Colin Firth e Jude Law solleva il film da un banale film biografico dove nulla vi è da criticare negativamente ma dove non vi è allo stesso tempo alcunchè che lo renda distinguibile in qualche maniera da un comune sceneggiato televisivo. Colin Firth spicca notevolmente sugli altri suoi colleghi sia per bravura che per eleganza ma ciò, purtroppo, non basta a non giudicarla come una semplice pellicola di maniera, interessante per il suo contenuto ma nulla di più.
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miguel angel tarditti
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domenica 13 novembre 2016
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que tu pasión se transforme solo en amor
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“GENIUS”, de Michel Grandage
Film Usa 2016, decididamente “geniusly”
Collin Firth y Jude Law no pueden ser más geniusly.
Nicole Kidman, encantadora.
Los dos primeros merecerían el Oscar de la Academy.
El film, igualmente merecedor, no lo recibirá, seguramente, porque es demasiado inteligente para ser exitosamente comercial.
Qué pena!
Qué pena, porque el planteo ideológico del film es decididamente apasionante. Apasionante viene de pasión, no?
Bueno, entonces, se trata de ver como los hombres manejamos o priorizamos nuestras pasiones.
La pasión, es siempre, una exageración del sentimiento.
Puedo amar mi trabajo de médico, de arquitecto, de escritor, pero si eso me apasiona, estoy dando una dimensión que va mas allá del justo centro del que habla Aristóteles en su “Ética Nicomaquea”, eso que nosotros hoy llamamos equilibrio, o sea, no colocarnos en los extremos, sino en el medio.
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“GENIUS”, de Michel Grandage
Film Usa 2016, decididamente “geniusly”
Collin Firth y Jude Law no pueden ser más geniusly.
Nicole Kidman, encantadora.
Los dos primeros merecerían el Oscar de la Academy.
El film, igualmente merecedor, no lo recibirá, seguramente, porque es demasiado inteligente para ser exitosamente comercial.
Qué pena!
Qué pena, porque el planteo ideológico del film es decididamente apasionante. Apasionante viene de pasión, no?
Bueno, entonces, se trata de ver como los hombres manejamos o priorizamos nuestras pasiones.
La pasión, es siempre, una exageración del sentimiento.
Puedo amar mi trabajo de médico, de arquitecto, de escritor, pero si eso me apasiona, estoy dando una dimensión que va mas allá del justo centro del que habla Aristóteles en su “Ética Nicomaquea”, eso que nosotros hoy llamamos equilibrio, o sea, no colocarnos en los extremos, sino en el medio.
Normalmente aplaudimos a la gente que tiene una pasión, porque entendemos que lucha por un objetivo, por una meta, y esa meta y ese objetivo por supuesto son aplaudibles, loables, admirables.
Pero en realidad, si en vez, a esa pasión la observamos solo como amor por algo, quitaríamos a la pasión ese grado de exaltación excesiva, (a veces en el límite de lo patológico).
Pasión y no solo amor, profesaban, realmente, (el film es biográfico) nuestros dos personajes: el escritor, Thomas Wolfe (magnífico Jude Law) y el editor Max Perkins, memorable Collin Firth, quienes con actitudes absolutamente contrastadas, o sea, uno (el editor) emblema de la razón, y el otro (el autor)con sentimientos desmesurados, en su modo de sentir la vida como una explosión irrefrenable que lo arrastra como en una embriagante desesperación, paradigma del mundo de los sentidos. Exacerbación existencial podríamos decir?
Podría hasta parecer comprensible, y acceptable la humana necesidad de vivir la vida a pleno, no es cierto?Pero no! Y porqué?
Porque los dos comenten un acto casi profano, no en lo religioso pero sí en lo humano, o sea, descuidar el otro aspecto fundamental de la vida del ser humano, el Amor. Aquello que los griegos llaman hybris (exceso, soberbia, orgullo.)
El amor como cuidado de uno mismo, implica también amar y cuidar a los propios hijos, a la propia pareja.
Derecho intrínseco a sentir plenitud de amor hacia el otro.
El placer que nos produce la creatividad, o el conocimiento, o la ciencia, es maravilloso sin dudas, nos enaltece como hombres.
Pero amar a otro, sea del color que sea, nos completa y dignifica como integrantes de la especie humana.
No nos realizamos solo con lo que producimos, que es solo externo, nos completa esencialmente lo que palpita en nuestras vísceras, en el acto generoso de proyectarnos tanto sea hacia adentro como hacia afuera, a un mismo tiempo. Hacia adentro en mis sentimientos, y hacia afuera en la comunión con el otro, para lograr sentir que nos completamos como una unidad de dos.
En el film se oye: “No dejes que los personajes sustituyan a tu familia”,
y el déficit que se observa en la dinámica de relación de los dos protagonistas, está justamente ahí, en el sustituir amor por pasión, que por exagerada, produce una exclusión: la del otro.
“Genius”, me resultó emocionante.
Como en todo, resulta frecuentemente complejo, por no decir critico, el armonizar la razón con los sentimientos.
Será por eso que la felicidad se nos presenta como inalcanzable?
michelangelotarditti@gmail.com
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aris62
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martedì 15 novembre 2016
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teatrale (ma non è un complimento)
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Il film non è un biopic in senso stretto, giacché le vicende dei protagonisti, per quanto storicamente documentate, rimangono tutto sommato sullo sfondo. Il film verte piuttosto sul rapporto tra l'editor (Colin Firth, nei panni di Max Perkins) e lo scrittore (Jude Law, nei panni di Tom Wolfe); ovvero, fino a che punto il primo possa interferire nei processi creativi del secondo per ottenere un'opera commerciabile, senza stravolgerne il significato e la potenza espressiva.
La questione chiaramente è assai ardua da rendere su uno schermo cinematografico; si tratta di un'impresa più adatta ad un saggio scritto, o al massimo ad un'opera teatrale. Per illustrare le difficoltà e i contrasti del compito, il regista ricorre spesso alla lettura di interi brani di testo nella sua versione originale e degli interventi su di esso operati; ma sullo schermo cinematografico un simile approccio risulta difficile da seguire e, inevitabilmente, noioso.
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Il film non è un biopic in senso stretto, giacché le vicende dei protagonisti, per quanto storicamente documentate, rimangono tutto sommato sullo sfondo. Il film verte piuttosto sul rapporto tra l'editor (Colin Firth, nei panni di Max Perkins) e lo scrittore (Jude Law, nei panni di Tom Wolfe); ovvero, fino a che punto il primo possa interferire nei processi creativi del secondo per ottenere un'opera commerciabile, senza stravolgerne il significato e la potenza espressiva.
La questione chiaramente è assai ardua da rendere su uno schermo cinematografico; si tratta di un'impresa più adatta ad un saggio scritto, o al massimo ad un'opera teatrale. Per illustrare le difficoltà e i contrasti del compito, il regista ricorre spesso alla lettura di interi brani di testo nella sua versione originale e degli interventi su di esso operati; ma sullo schermo cinematografico un simile approccio risulta difficile da seguire e, inevitabilmente, noioso.
Per rendere la tematica più vivace, il conflitto tra editor e scrittore viene trasportato anche sul piano esistenziale; Max proverà a razionalizzare non solo le bozze, ma la vita stessa di Tom, cercando di smorzarne gli estremi e la sregolatezza; ma avrà assai poco successo, e anzi le sue stesse certezze verranno più volte messe in discussione. Questo secondo aspetto del conflitto è quello che cinematograficamente funziona meglio; assai godibile è, ad esempio, la scena della jam session nella quale emergono in modo stridente le differenze tra i due personaggi e i loro stili di vita.
Grandage è un regista teatrale, qui alla sua prima opera cinematografica; e si vede, perché se la dimensione prevalente del teatro è la parola, al cinema prevale l'immagine, e Grandage sembra non essersene pienamente reso conto.
L'approccio teatrale condiziona la sceneggiatura e i dialoghi, entrambi decisamente troppo verbosi, nonché la performance degli attori, in particolare quella di Jude Law, che appare costantemente troppo enfatico e sopra le righe per essere credibile. Più convincente e misurata l'interpretazione di Colin Firth, nonchè quella, più sullo sfondo, della Kidman.
Di indiscutibile livello sia la scenografia che la fotografia, che però non bastano per rendere l'opera veramente godibile.
Aspettiamo il regista alla prossima prova.
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vanessa zarastro
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lunedì 21 novembre 2016
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la seduzione del narcisismo
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Tratto da una storia vera, il film Genius è incentrato sul rapporto tra l’editor della casa editrice Scribner’s Son William Maxwell Evart Perkins - colui che ha scoperto Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway - e lo scrittore americano del primo Novecento Thomas Wolfe. Siamo a New York alla fine degli anni ’20, in piena crisi economica che però sembra non coinvolgere l’editoria. Thom è un “bello e dannato”, un logorroico narcisista estroverso e seduttivo, un fiume in piena, mentre Max è un uomo contenuto e perbene, eternamente con il cappello in testa, forse un po’ represso ma a suo modo ironico e affettuoso. Max inoltre è padre di ben cinque figlie femmine mentre avrebbe tanto voluto un figlio maschio; pertanto Thom, in qualche modo, glielo può rappresentare con la sua irruenza, il suo infantilismo e perfino suoi capricci.
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Tratto da una storia vera, il film Genius è incentrato sul rapporto tra l’editor della casa editrice Scribner’s Son William Maxwell Evart Perkins - colui che ha scoperto Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway - e lo scrittore americano del primo Novecento Thomas Wolfe. Siamo a New York alla fine degli anni ’20, in piena crisi economica che però sembra non coinvolgere l’editoria. Thom è un “bello e dannato”, un logorroico narcisista estroverso e seduttivo, un fiume in piena, mentre Max è un uomo contenuto e perbene, eternamente con il cappello in testa, forse un po’ represso ma a suo modo ironico e affettuoso. Max inoltre è padre di ben cinque figlie femmine mentre avrebbe tanto voluto un figlio maschio; pertanto Thom, in qualche modo, glielo può rappresentare con la sua irruenza, il suo infantilismo e perfino suoi capricci. Thom da parte sua ritrova in Max quella figura paterna che lo aveva sostenuto negli studi ma che era morta troppo presto.
Lo strabordante Wolfe scrive romanzi di 3000 pagine o più che il paziente Max riesce a leggere e a correggere facendogli tagliare molte frasi, paragrafi e capitoli per ridurre il testo in un libro vendibile, ma dandfogli anche delle lezioni di stile. Questi due si legano in un rapporto di complicità e di amicizia fatto anche di litigi e discussioni infinite, lavorando giorno e notte alla ristesura dei romanzi – due anni e mezzo ci vorranno per il secondo romanzo The time and the river. Vedendo il film viene da chiedersi a chi dei due sia realmente riferito il titolo del film.
Molto bella è la descrizione della città all’epoca, dagli ambienti interni (jazz club, casa editrice) fumosi alle stazioni ferroviarie e al porto, fino ad arrivare alla vista dello skyline di Manhattan.
Così il commento musicale aiuta alla ricostruzione dell’epoca.
Gli attori sono bravissimi: Colin Firth è strepitoso e anche l’istrionico Jude Law è molto bravo, peccato che ormai abbiamo memorizzato il suo faccione come papa Pio XIII, speriamo per lui che ce lo faccia dimenticare in fretta. Perfino Nicole Kidman, la signora Bernstein sedotta da Thom, fornisce una buona prestazione, dopo tanti film un po’ sbagliati in cui la sua recitazione era penalizzata. Meno convincenti i grandi miti della letteratura americana, né Francis Scott Fitzgerald – depresso per la malattia mentale di Zelda – né il prestante uomo di mare Ernest Hemingway. Forse questi due scrittori erano proprio così come rappresentati in Genius, ma nel nostro immaginario vorremmo vedere personalità di un maggior spessore.
Il regista inglese Michael Grandage viene dal teatro e si sente. Forse l’ultima parte del film è un po’ troppo lunga, al film avrebbe giovato un finale un po’ più stringato.
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