Il decalogo di Vasco

Due amici in viaggio in auto portano con sé nel sedile posteriore la sagoma cartonata di Vasco. Il viaggio ha una meta che si scoprirà solo alla fine. Nel frattempo, suddivisi in capitoli, vengono proposti momenti del vissuto del cantante e le sue considerazioni su diversi temi.
"Quando scrivo una canzone non parto da un concetto, non penso di raccontare una storia... le canzoni sono come i sogni". Questa frase di Vasco costituisce la chiave di lettura di un documentario che si distacca da molti dei suoi consimili dedicati ad altri illustri colleghi del mondo della canzone. Perché quel sentore di agiografico che si avverte nella grande maggioranza degli altri qui viene bypassato grazie anche e soprattutto alla straordinaria autoironia che illumina lo sguardo del performer. Vasco guarda in macchina e ti accorgi che è lì ma allo stesso tempo si sta chiedendo cosa ci sta a fare e perché.
È questo che gli permette di farsi vedere, con il corpo appesantito, tentare degli esercizi ginnici su una spiaggia pugliese senza però far pensare a un sessantatreenne sovrappeso che vorrebbe ancora piacere ai giovani. Perché Vasco 'piace' ai giovani che affollano gli stadi in cui si esibisce (originali le riprese che vengono dedicate a un suo concerto) perché riesce ad "arrivare al cuore della gente" come lui stesso afferma di aver voluto grazie al non facile esordio.
È un documentario, quello di Fabio Masi, in cui si percepisce che il cantante si fida del regista e sa di potersi rivelare senza erigere barriere. Come fa anche nella canzone "Quante volte" che esce come singolo in contemporanea con il film. Una canzone confessione in cui le immagini del videoclip sottolineano la consapevolezza di una maturità, messa a dura prova anche dalla malattia, in cui è necessario guardarsi dentro per poter ricomporre i pezzi della propria personalità. Con uno sguardo in cui, ancora una volta, consapevolezza e ironia hanno una gran voglia di fondersi. 