flyanto
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giovedì 16 luglio 2015
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un'inutile rincorsa contro il tempo che passa
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Invecchiare, si sa, è una brutta sensazione e quando ce ne si rende sempre più conto e non si accetta il naturale e regolare passare del tempo, si vive male il tempo presente e si cercano assurde e ridicole alternative come fa la coppia di coniugi protagonisti di "Giovani si Diventa".
Ben Stiller e Naomi Watts sono infatti due quarantenni, felicemente sposati e dediti ad una più o meno apparentemente serena esistenza di lavoro e di svaghi più o meno culturali. L' improvvisa nascita di una bambina ad una loro coppia di amici li getta inaspettatamente ed improvvisamente nel panico, richiamando alla memoria i loro numerosi e falliti tentativi di procreazione ed il fatto che il tempo stia inesorabilmente per loro passando.
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Invecchiare, si sa, è una brutta sensazione e quando ce ne si rende sempre più conto e non si accetta il naturale e regolare passare del tempo, si vive male il tempo presente e si cercano assurde e ridicole alternative come fa la coppia di coniugi protagonisti di "Giovani si Diventa".
Ben Stiller e Naomi Watts sono infatti due quarantenni, felicemente sposati e dediti ad una più o meno apparentemente serena esistenza di lavoro e di svaghi più o meno culturali. L' improvvisa nascita di una bambina ad una loro coppia di amici li getta inaspettatamente ed improvvisamente nel panico, richiamando alla memoria i loro numerosi e falliti tentativi di procreazione ed il fatto che il tempo stia inesorabilmente per loro passando. In seguito ad un incontro fortuito che il marito ha avuto con una coppia di giovani sposini poco più che ventenni, essi iniziano a frequentare i due poco più che ragazzi e a trascurare i loro amici coetanei, trascorrendo con loro la maggior parte del tempo e cercando di uniformarsi in tutto e per tutto ai loro modi di essere ed al loro stile di vita, peraltro alquanto alternativo. Ma ben presto la coppia di quarantenni si renderà conto di quanto si sia resa ridicola ad assumere atteggiamenti così lontani dai propri e reali gusti ed interessi e come nel corso della frequentazione, soprattutto il giovane alternativo, abbia abbondantemente approfittato del coniuge quarantenne al fine di inserirsi professionalmente nel mondo della regia di genere documentaristico, rivelando peraltro un certo talento, mancante invece a quest'ultimo.
Noah Baumbach con "Giovani si Diventa" rappresenta una storia o, meglio, una condizione quanto mai vera in quanto parla della possibile e giustificata crisi esistenziale che può sorgere in qualsiasi individuo non più giovanissimo e, in certi settori della propria vita, anche un poco frustato. Condizione necessaria a "fare scattare" pertanto nella coppia in questione una penosa e quanto mai ineluttabile corsa contro il tempo, volendo emulare e stoltamente credere di potersi riappropriare di un'epoca ormai passata e lasciata alle spalle. L'ottima interpretazione sia di Ben Stiller che di Naomi Watts, appunto la coppia protagonista di quarantenni, esprime in maniera perfetta e chiara questo desiderio assoluto e ridicolo di volersi riappropriare della gioventù che ala fin fine altro non è che un surrogato della mancata realizzazione della propria esistenza, come genitori e come professionisti. D'altro canto, anche Adam Driver e Amanda Seyfried, la coppia di ventenni alternativi, esprime al meglio la condizione spontanea, egoista ed anche un poco avventata ed incosciente propria dei giovani nell' affrontare la vita di tutti i giorni, senza anche troppo preoccuparsi del futuro. Insomma, due generazioni nettamente a confronto ed un disagio psicologico che qui sono stati molto bene espressi dal regista e, ripeto, dagli attori stessi e che inducono lo spettatore, quello ovviamente non più troppo giovane, a riflettere e ad accettare di buon grado e con più entusiasmo la propria reale età anagrafica.
Consigliabile, sia per l'argomento che per l'interpretazione soprattutto degli attori Ben Stiller e Naomi Watts.
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domenico maria
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mercoledì 15 luglio 2015
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agli antipodi
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In una sala semivuota di mattina, in fuga da "Caronte", 7/8 persone davanti a questo film. Fine primo tempo, 5 minuti di pausa,silenzio ipnotico, abissale, rotto da una coppia dietro che non fa mistero della noia mortale e, dopo 2/3 minuti, concordemente lasciano la sala. Ammetto che dopo i primi quindici minuti interessanti, qualche bottarella di "pennica" mi ha toccato, a volte,al primo tempo. Posso riconoscere una certa verve paradossale, in maniera opposta, ai 2 protagonisti maschili. Certo meno a quelli femminili, di fondo incollate a stereotipi piuttosto usurati(la quarantenne che avuto un figlio ripete a macchinetta le emozioni con lo slancio di una tartaruga. Oppure la amica, moglie di Josh incatenata all'altro stereotipo, della quarantenne impossibilitata alla maternità, insoddisfatta e frustrata.
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In una sala semivuota di mattina, in fuga da "Caronte", 7/8 persone davanti a questo film. Fine primo tempo, 5 minuti di pausa,silenzio ipnotico, abissale, rotto da una coppia dietro che non fa mistero della noia mortale e, dopo 2/3 minuti, concordemente lasciano la sala. Ammetto che dopo i primi quindici minuti interessanti, qualche bottarella di "pennica" mi ha toccato, a volte,al primo tempo. Posso riconoscere una certa verve paradossale, in maniera opposta, ai 2 protagonisti maschili. Certo meno a quelli femminili, di fondo incollate a stereotipi piuttosto usurati(la quarantenne che avuto un figlio ripete a macchinetta le emozioni con lo slancio di una tartaruga. Oppure la amica, moglie di Josh incatenata all'altro stereotipo, della quarantenne impossibilitata alla maternità, insoddisfatta e frustrata. O ancora alla giovane compagna del neo giovane amico, anche essa sdraiata, sullo stile intellettual super trash del marito. Figure femminili opache(provate a pensare alla potenza di certe immagini pur totalmente negative e distruttive della Hollywood dei nostri nonni, tipo Bette Davis, Joan Crawford, Gloria Swanson...si dirà altri tempi e altro mondo...ma io insisto, Altmann "America Oggi", 20 anni fa, quale coraggio, quale potenza quale denuncia della polverizzazione del mito americano!). Personalmente certo, i due protagonisti maschili sono più articolati e interessanti: nondimeno la totale, ambigua amoralità del giovane "super trash", che sembra riuscire nel tentativo della scalata al successo, così liquida, fluida e disperatamente inaffidabile, continua a raccontarci di una generazione, negli USA, sprofondata, si direbbe pirandellianamente nella dissoluzione morale dell'individuo. Ma forse ci sta ancora meglio Zeno Cosini(Svevo), perchè davvero questo giovane attore ha strettissime assonanze con il concetto della inettitudine a livello cosmico. Rinuncio a vivere, rinuncio a scegliere, rinuncio a essere. Perdente è anche, di fondo, il Josh di Ben Stiller, che cerca di aggrapparsi a un codice di sentimenti e di regole che già lui stesso vede drammaticamente inattuale e minoritario, ma che, di fondo è ancora qualcosa, uno straccio di personalità e identità. Francamente vedo molto poco di divertente in questa pellicola, a meno di non accettare la constatazione che siamo anche in questo una colonia americana dove generazioni di genitori di mezza età e figli più o meno ventenni si identificano in questo modello "0---". E' vero che l'uso basso e volgare degli strumenti di comunicazione abbrutisce dentro,impoverisce l'animo e ammazza le passioni. Se i giovani stanno così, cosa dire della generazione dei 50, che queste oscenità e povertà d'animo di fatto le ha accettate,rendendosene complice. Potrebbe essere molto istruttivo. Guardate quale sorta di individui anagraficamente giovani, produce la cultura del Super trash, della maionese impazzita, della incapacità di scegliere, del terrore di essere se stessi. Allora diviene giusta, ragionevole e educativa, la conclusione di "Full Metal Jacket", come ce la racconta Joker, con a sfondo la marcetta disneyana ;la Guerra fa schifo, e il mondo fa schifo;ma in questo schifo di mondo questa esperienza da schifo mi ha insegnato il coraggio(che non è affatto una cosa che fa schifo): e anche se vivo una dicotomia isterica tra il mio motto "born to kill" e il simbolo della pace planetaria, almeno cercherò un compromesso di dignità tra queste due utopie. Poco più di 20 anni;cosa è successo?
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brian77
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mercoledì 15 luglio 2015
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esercizio asfittico
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Un sotto-Woody Allen, che ne riproduce molti cliché senza possederne la saltuaria grazia, e nemmeno le spiritosaggini che in fondo nei film di Allen servono spesso a ripagarci le due orette impiegate a vedere i suoi film. Trovo che questo sia un film ideale per critici che possono ritrovarvi tanti temi e ammiccamenti più o meno colti, e così far la ruota nel mostrare di riconoscerli. Trovo però l'esercizio piuttosto tedioso, anche se non sgradevole: la sensazione, come sempre, è che Baumbach cerchi di sopperire alla carenza di talento cinematografico con l'esibizione d'intelligenza, in modo da incantare i suoi corrispettivi in campo critico.
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filippotognoli
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domenica 12 luglio 2015
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giovani (non) si diventa
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Dopo aver visto l'ottimo trailer, mi aspettavo tutt'altro tipo di film!Una commedia alla Woody Allen, divertente e intelligente. La pellicola di Noah Baumbach, citando addirittura il famosissimo drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, invece vira fin da subito tra l'ironico e il nostalgico in un genere filosofico esistenzialista troppo serioso e noioso.Il tema di fondo e' quello di una coppia di ultraquarantenni senza figli (Ben Stiller e Naomi Watts) attratti e affascinati dall'incontro con una coppia di ventenni (Adam Driver e Amanda Seyfried) con la paura di invecchiare e il desiderio di rimanere/tornare giovani.Alcune idee e spunti mi sono piaciuti.La libreria stacolma di LP in vinile, le VHS, l'arredamento dell'appartamento, l'utilizzo della bici, tutto il modo di vivere old style della coppia ventenne.
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Dopo aver visto l'ottimo trailer, mi aspettavo tutt'altro tipo di film!Una commedia alla Woody Allen, divertente e intelligente. La pellicola di Noah Baumbach, citando addirittura il famosissimo drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, invece vira fin da subito tra l'ironico e il nostalgico in un genere filosofico esistenzialista troppo serioso e noioso.Il tema di fondo e' quello di una coppia di ultraquarantenni senza figli (Ben Stiller e Naomi Watts) attratti e affascinati dall'incontro con una coppia di ventenni (Adam Driver e Amanda Seyfried) con la paura di invecchiare e il desiderio di rimanere/tornare giovani.Alcune idee e spunti mi sono piaciuti.La libreria stacolma di LP in vinile, le VHS, l'arredamento dell'appartamento, l'utilizzo della bici, tutto il modo di vivere old style della coppia ventenne.Il paradosso dei "vecchi" ipertecnologici, con i giovani "vintage" e' molto ben riuscito.Ma poi, piano piano, il film si trasforma in un altro film.Non piu' una commedia ma una sorta di critica alla societa' moderna e al modo di vivere di oggi.Tutto non e' cio' che sembra, l'apparenza inganna e c'e' sempre un secondo fine.I nobili e spensierati comportamenti del giovane naif, sono in realta' tutta una montatura atta ad aggirare il vero ingenuo Ben Stiller, in nome del successo individuale.Parafrasando la frase di Woody usata dal markentig: "Non ho paura di vedere il film.E' solo che presferisco non partecipare all'evento"
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vanessa zarastro
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venerdì 10 luglio 2015
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il tema dell'anti-eroe
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Giovani si nasce, nonostante presenti una storia un po’ banale, è un film fatto bene, leggero e divertente. Noah Baumbach, già autore dell’alleniano Frances Ha (di cui abbiamo avuto modo di parlare) fa parte di quei filmakers amanti di New York con tematiche tipicamente ebraiche. In questo caso centrale è la narrazione dell’anti-eroe (un bravissimo Ben Stiller) che diventa quasi goffamente onesto in un mondo di “squali”. Si ravvedano temi sulla paranoia (“è un complotto contro di me!”) e soggetti come il successo e il potere e, alla fine, si può dire che il film tratta della perdita di valori quale l’etica professionale e il senso di verità - quasi virtù desuete appartenenti a vecchie generazioni.
La storia parla di una coppia di quarantenni Josh e Cornelia – documentarista lui e produttrice lei, figlia di un famoso regista - che si lasciano sedurre dalla vivacità di un’altra coppia di documentaristi venticinquenni – Jamie e Darby - e cominciano a seguirne le varie pratiche (il santone che fa vomitare il male) e attività disparate (hip-hop scatenato). I due lui delle coppie stringono amicizia e Josh, sentendosi rigenerato, aiuta generosamente il giovane (Adam Driver dal volto intenso) in una regia. Risulterà in finale che tutta la vicenda è stata il frutto di una truffa e che i giovani “spontanei e disinteressati” avevano ben calcolato tutto raggirando il correttissimo e onesto Josh e sua moglie - Naomi Watts.
Le caratteristiche positive del film si ritrovano nei dettagli che Baumbach, osservatore attento, ci mostra come la collezioni di vinili, macchine da scrivere e i vari oggetti vintage che Jamie colleziona in modo maniacale. Inoltre nel film sono descritte varie situazioni divertenti come un'altra coppia di amici coetanei con neonata, la cui vita è stata completamente rivoluzionata da questo parto tardivo.
È raro vedere un film americano dove ci siano pochissime scene girate in esterno nei “luoghi canonici” newyorkesi (ponti, panchine, Central park, Husdon river ecc.) ma ciononostante traspiri così tanto l’atmosfera di una certa Manhattan intellettuale. Solo sul finale, nella serata d’onore dedicata al padre di Cornelia, con una prospettiva dall’alto s’intravvede una strada in asse dalle vetrate interne dal Lincoln Center Theatre.
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(di paolo31)
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