Larry Daley è tornato, e con lui l'intera mandria di personaggi storici e "naturalistici" che (puntualmente) rispondono presente per aiutare il custode museale più avventuroso del pianeta.
Stavolta il palcoscenico principale non è la Grande Mela con il suo Museo di Storia Naturale: si parte, infatti, dalla piana di Giza, in Egitto, negli anni '30 e si passa alla Londra odierna dove la storia si svolge -soprattutto- nel British Museum.
Nella terza (magica) avventura occorrerà capire il segreto che si cela dietro la mitica tavoletta d'oro, e per farlo non mancheranno, a fungere ora da ostacolo, ora da supporto, figure leggendarie come Lancillotto, Faraoni egizi o la Scala di Escher, per salvare l'allegra comitiva di Larry, stavolta impreziosita dalle new entries di un suo clone di Neanderthal ed il figlio Nick.
Notte al Museo - Il segreto del Faraone (USA, 2014) esce nelle sale a pochi mesi dalla scomparsa del grande Robin Williams, che torna a vestire i panni di Roosvelt (e a dare voce ad un simpatico Garuda tibetano); per chi, come chi vi scrive, ha visto il film a notevole distanza temporale dal rilascio, lo stesso credo abbia suscitato una forte amarezza di fondo, pur essendo un prodotto di alta qualità oltre che godibile ed a tratti molto divertente.
Difatti la pellicola è in piena sintonia con i suoi due predecessori ed, in particolare, con il primo storico episodio: l'aura di malinconia è data, ovviamente, dalla consapevolezza che si sta guardando l'ultima opera interpretata da Robin, un magnifico Peter Pan che non ha voluto più prendere il volo. E la sua pare addirittura essere una scelta non casuale, visto che proprio il suo erede naturale, Ben Stiller, non solo ne prende il testimone, ma ci ricorda anche (con la sua solita verve) che crescere troppo non conviene a nessuno: restare un pizzico bambini aiuta a rendere meno pesante l'esistenza.
Da questo plot leggero e fantastico traspare un altro filone: lasciare i propri figli al loro destino è sempre difficile, ma necessario.
Una pellicola che non delude le attese, con la quale si ride molto per alcune sequenze (la foto di gruppo fatta dai due ragazzini nel bus, la custode inglese che danza sulle note di Dirty Dancing) e ci si commuove spesso, anche per un prolungato bacio tra la scimmia cappuccina (Dexter) e il protagonista.
Nel consueto epilogo concitato ci si imbatterà persino in una piece teatrale con un Hugh Jackman (quello vero) in versione simpatica con tanto di auto-citazione wolweriniana e in un truccatissimo Ben Kingsley calato nel piccolo ma fondamentale ruolo del faraone.
La dedica finale, a metà dei titoli di coda, è rivolta prima a Mickey Rooney, poi a Williams, ed è davvero emozionante: "la magia non finirà mai".
È proprio vero, almeno per chi ha amato (e ama tutt'ora) l'attore de L'attimo fuggente: il suo sorriso buono, i suoi occhi dolci, la sua corporatura compatta e goffamente amorevole non potranno mai essere dimenticati e la magia della sua straordinaria sensibilità non cesserà mai di farci ridere e piangere, grazie a quella importante mole di interpretazioni che sono il suo lascito.
Grazie Robin.
Ben, ora tocca (anzi, è sempre toccato) a te.
Voto: 8
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