melvin ii
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venerdì 18 aprile 2014
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il commodore 64 aveva un anima
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1)Manco Regalato 2)Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre
“Transcendence” è un film di Wally Pfister, scritto da Jack Paglen Con Johnny Depp, Paul Bettany, Rebecca Hall, Kate Mara, Cillian Murphy. Clifton Collins Jr., Morgan Freeman, Cole Hauser.
Esistono film brutti, quelli noiosi, quelli brutti e infine quelli “d’elite” che nelle speranze di produttori e registi dovrebbero segnare la vita dello spettatore e che invece gli segna solo nel portafoglio per i soldi spesi.
“Transcendence” appartiene a questa ultima categoria. Basato su idea interessante,è diventata poi una sceneggiatura davvero indigeribile.
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1)Manco Regalato 2)Omaggio 3) Di pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre
“Transcendence” è un film di Wally Pfister, scritto da Jack Paglen Con Johnny Depp, Paul Bettany, Rebecca Hall, Kate Mara, Cillian Murphy. Clifton Collins Jr., Morgan Freeman, Cole Hauser.
Esistono film brutti, quelli noiosi, quelli brutti e infine quelli “d’elite” che nelle speranze di produttori e registi dovrebbero segnare la vita dello spettatore e che invece gli segna solo nel portafoglio per i soldi spesi.
“Transcendence” appartiene a questa ultima categoria. Basato su idea interessante,è diventata poi una sceneggiatura davvero indigeribile.
Può un computer avere un’anima? Come s i può dimostrare che un computer abbia coscienza di sé?
Questo quesito è l’idea portante del film che racconta, in un futuro non troppo lontano, come lo scienziato Will Caster(Deep) stia lavorando a creare una coscienza artificiale insieme alla bella moglie Evelyn(Rebecca Halll).
Un gruppo di giovani terroristici contrario al progetto decide di uccidere lo scienziato durante un convengo.
Evelyn non vuole perderlo e cosi decide insieme al collega e amico Max(Bettany) di trasferire la mente del marito all’interno di un sofisticato computer(PINN), sperando di realizzare un mix tra anima e tecnologia.
L’esperimento funziona, Will “torna” a vivere, desideroso di dimostrare come le sue ricerche possano funzionare. Evelyn accecata dall’amore non riesce a vedere cosa in vero sia “tornato” dalla morte.
Max unitosi al gruppo terroristico, si rende conto invece di quanto questo” nuovo” Will sia pericoloso.
Inizierà cosi “una battaglia” ideologica oltre che fisica su quale sia il limite della tecnologia e come l’uomo ne sia davvero succube.
Un film per convincere e coinvolgere uno spettatore, deve saper raccontare e mostrare attraverso parole e immagini la storia in maniera semplice e chiara.
In questo caso sono le parole a venire meno. La “filosofia” del film risulta confusa, complessa e dispersiva. Il rapporto tra tecnologia e uomo , seppure molto attuale, non sviene sviluppato in maniera adeguata, finendo per confondere se non addirittura annoiare lo spettatore.
Dopo Her, questo film aveva l’ambizione di fare un ulteriore passo nel futuro indagando sui rapporti umani, ma fallisce l’obiettivo.
Anche in “Transcendence” c’è una storia amore , ma rimane piatta e scialba.
Wally Pfister è all’esordio come regista, ma affermato direttore della fotografia e lo si nota non solo ovviamente dalla qualità della fotografia stessa, ma dall’equilibrio ed eleganza delle scene che sono sicuramente uno dei punti di forza del film.
Delude Johnny Depp, non convincendo nel ruolo. Presta volto e voce al computer, ma il cuore resta una chimera cinematografica.
Abbastanza convincente e intensa Rebecca Hall. Per almeno tre quarti di film, nella coppia con Depp, è sicuramente lei che suscita nello spettatore qualche emozione, perdendosi e appiattendosi nel soporifero e insulso finale con il resto del cast, inadeguato e sottotono.
Uscendo dalla sala, lo spettatore ha due certezze. La prima che ha contribuito al pagamento del mutuo di Depp e soci, la seconda che un’anima forse il computer non l’avrà mai, ma il Commodore 64 regalò alla sua uscita, comunque grandi emozioni al suo pubblico.
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alexia altieri
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sabato 19 aprile 2014
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l'uomo ha paura di ciò che non conosce
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Wally Pfister esordisce alla regia con Transcendence, con il quale ci mette di fronte al quesito che l'intera umanità si pone dalla nascita di Internet in poi: Fino a dove può arrivare la tecnologia? Quali meravigliose rivoluzioni può compiere?
In questo film, che ha del metafisico, Evelyn Caster, poco prima della dipartita del marito Will, ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale, riesce a trasporne il cervello in un computer attraverso il cosiddetto metodo della trascendenza, consentendogli di sopravvivere ed espandersi.
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Wally Pfister esordisce alla regia con Transcendence, con il quale ci mette di fronte al quesito che l'intera umanità si pone dalla nascita di Internet in poi: Fino a dove può arrivare la tecnologia? Quali meravigliose rivoluzioni può compiere?
In questo film, che ha del metafisico, Evelyn Caster, poco prima della dipartita del marito Will, ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale, riesce a trasporne il cervello in un computer attraverso il cosiddetto metodo della trascendenza, consentendogli di sopravvivere ed espandersi.
Se da una parte, mediante l'uso delle tanto contestate cellule staminali, l'intelligenza artificiale del dottor Caster compie numerose scoperte che, attraverso la nano-tecnologia, portano ad una vera e propria rivoluzione, nel campo della medicina e della salvaguardia dell'intero ecosistema.
Ma c'è chi vuole sabotare il sistema, spaventato dall'ipotesi che la razza umana possa essere soppiantata da cyborg efficientissimi quanto privi di sentimento. In realtà, il dottor Caster, si pone fin dall'inizio l'obiettivo di realizzare un'intelligenza artificiale che contenga l'intera gamma delle emozioni umane. Pertanto, Caster si propone come una sorta di rinnovato uomo bicentenario (L'uomo bicentenario, Chris Columbus, 1999) che, una volta privato della propria umanità, poiché il suo corpo, l'involucro che conteneva la sua anima, viene separato da quest'ultima, raggiunge la massima espansione delle proprie facoltà, mantenendo anche i propri sentimenti e la propria coscienza. E' proprio la possibilità di conservare coscienza di sé, ciò su cui s'interroga Joseph Tagger (Morgan Freeman) e l'intera umanità.
"L'uomo ha paura di ciò che non conosce" e, aggiungerei, soprattutto teme la perfezione. Non a caso, durante l'udienza in cui il Dott. Caster parla delle proprie scoperte, uno degli ascoltatori gli domanda se fosse sua intenzione ricreare un Dio.
Del resto, l'uomo non ha forse la presunzione di considerarsi l'ultimo stadio dell'evoluzione?
In questo film squisitamente fantascientifico, troviamo un Johnny Depp molto maturato, il quale si era già cimentato con il genere, nel thriller fantascientifico - ed insapore - The Astronaut's Wife (La moglie dell'astronauta, Rand Ravich, 1999). Sicuramente, in Trascendence, l'attore convince molto di più, dando anche ulteriore prova del proprio eclettismo, in risposta a chi lo giudica un attore monotematico.
Ottimo esordio di regia per Pfister, che si destreggia tra dettagli (restituendoci quel sapore di nano-tecnologia) e campi lunghissimi (che si fanno sinonimo di espansione, evoluzione).
Transcendence s'interroga su alcuni importanti - ed estremamente contemporanei - quesiti dell'umanità. Il film di Pfister ci appare come un ibrido, mescola fantascienza, adrenalina e dramma, non tralasciando, però, anche la parte sentimentale della vicenda. Un film completo che, sicuramente, vale la pena vedere.
Alexia Altieri
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nino pell.
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domenica 4 maggio 2014
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film di ottima fattura per una regia di classe
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Confesso che mi sono deciso a vedere questo film in quanto spinto da un comunissimo senso di curiosità, sebbene mi sia sentito a priori alquanto scettico in questa decisione, temendo che esso avrebbe potuto alla fine, anche se parzialmente, deludermi. Ed invece devo ricredermi su queste mie impressioni iniziali dal momento che "Transcendence" è riuscito a fare pieno centro, riuscendo a conquistarmi sia come trama, sia come interpretazione e sia come stile di regia. Partendo proprio da questo ultimo aspetto, devo dire che Wally Pfister, già sopraffino direttore della fotografia, ha dimostrato di essere regista di gran classe, caratterizzando questa sua opera cinematografica da uno stile elegante, sia nell'uso scorrevole e fortunatamente "classico" degli effetti speciali e sia avvalendosi di straordinari attori che immancabilmente hanno dimostrato tutta la loro bravura recitativa di primario livello.
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Confesso che mi sono deciso a vedere questo film in quanto spinto da un comunissimo senso di curiosità, sebbene mi sia sentito a priori alquanto scettico in questa decisione, temendo che esso avrebbe potuto alla fine, anche se parzialmente, deludermi. Ed invece devo ricredermi su queste mie impressioni iniziali dal momento che "Transcendence" è riuscito a fare pieno centro, riuscendo a conquistarmi sia come trama, sia come interpretazione e sia come stile di regia. Partendo proprio da questo ultimo aspetto, devo dire che Wally Pfister, già sopraffino direttore della fotografia, ha dimostrato di essere regista di gran classe, caratterizzando questa sua opera cinematografica da uno stile elegante, sia nell'uso scorrevole e fortunatamente "classico" degli effetti speciali e sia avvalendosi di straordinari attori che immancabilmente hanno dimostrato tutta la loro bravura recitativa di primario livello. Primo su tutti ovviamente l'esperto Johnny Deep che si cala perfettamente nel ruolo del Dott. Will Caster, scienziato di fama mondiale e dall'intelligenza notevolmente superiore alla media. Un'intelligenza mai cattiva, come purtroppo sarà creduta nel corso della trama da colleghi e dalle forse dell'ordine, ma anzi sempre diretta esclusivamente al notevole progresso nel campo della medicina per la salvaguardia del genere umano. Dall'iniziale e sensazionale esperimento genetico del sistema PINN utilizzando come cavia delle scimmie, il Dott. Caster riuscirà a perfezionare la sua ricerca nel campo dell'intelligenza artificiale fino a giungere alla conclusione di poter prolungare la vita di un uomo oltre la morte del rispettivo corpo fisico facendone confluire, in tal modo, mente ed anima all'interno di elaboratori elettronici e di curare contemporaneamente gli esseri umani non ancora fisicamente morti da ogni tipo di malattia attraverso l'uso dei suoi complessi macchinari. Il dubbio che comunque permane ad ognuno di noi è il seguente: ma tutto ciò è veramente attinente alla natura o si tratta solamente di trovate scientifiche artificiose che sarebbe meglio sopprimere? Senza che mi soffermo a parlare nel dettaglio della trama (del resto lo dico con estrema convinzione: per tutti gli amanti del Cinema e non solo di quello relativo al genere fantascientifico, "Trascendence" è un film che MERITA di essere visto e di essere aggiunto alla propria cineteca personale del cuore)quest'opera di Wally Pfister si lascia guardare con ottima determinazione di stile dal mio gusto personale, sin dalle sue prime battute. Confesso, allo stesso tempo, che nel corso degli ultimi 30 minuti di riprese, il film magari, tende anche a soddisfare un tipo di pubblico che ama magari il consueto Cinema di maniera, sfruttando una certa spettacolarizzazione della trama, inserendo varie scene di azioni (che mi rimandano nella memoria, ad esempio, la saga di "Terminator", a me tra l'altro molto cara). Oppure come il finale dall'aspetto malinconico e decisamente romantico, che non può non conquistare un pubblico più sensibile. Tutto ciò a discapito magari di un film che lo si sarebbe potuto classificare come assolutamente "cerebrale" e d'essai. Ma chiarisco ancora una volta che il mio gradimento a questo film è stato totale e gli attribuisco pertanto un convinto quattro stelle.
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filippo catani
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domenica 20 aprile 2014
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un fritto misto indigesto
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Una coppia di scienziati sta da tempo lavorando alla possibilità di creare quella che si potrebbe definire come un'intelligenza artificiale. L'uomo viene colpito a morte da un gruppo di terroristi e si tenta un'ultima possibilità: sfruttare i suoi ultimi giorni per collegarlo al computer e vedere quello che succede. Gli esiti saranno tutt'altro che incoraggianti.
Appena usciti dalla sala si ha la sensazione tipica di un'indigestione condita da un allucinante mal di testa. Il "merito" per così dire lo si deve ad un film che condensa in due ore scarse buoni spunti di riflessione con elementi decisamente fuori posto. Il film parte abbondantemente sotto ritmo e della prima mezz'ora non resta traccia nella mente dello spettatore.
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Una coppia di scienziati sta da tempo lavorando alla possibilità di creare quella che si potrebbe definire come un'intelligenza artificiale. L'uomo viene colpito a morte da un gruppo di terroristi e si tenta un'ultima possibilità: sfruttare i suoi ultimi giorni per collegarlo al computer e vedere quello che succede. Gli esiti saranno tutt'altro che incoraggianti.
Appena usciti dalla sala si ha la sensazione tipica di un'indigestione condita da un allucinante mal di testa. Il "merito" per così dire lo si deve ad un film che condensa in due ore scarse buoni spunti di riflessione con elementi decisamente fuori posto. Il film parte abbondantemente sotto ritmo e della prima mezz'ora non resta traccia nella mente dello spettatore. Quindi tra un salto temporale e l'altro seguiamo le vicende di questa intelligenza artificiale che si intrecciano con rivendicazioni ambientaliste, anti-informatiche e anti-sistema. Il tutto per giungere alla (banale) conclusione che un cervello artificiale non potrà mai essere paragonabile a quello umano anche e soprattutto per le componenti sentimentali che entrano in gioco. Una discreta fotografia non serve a risollevare gli animi. Se il tutto lo sommiamo ad una stucchevole storia d'amore tra i due scienziati, ad un cast ampiamente sottotono e a un finale tutto muscoli e lanciarazzi siamo decisamente lontani da un buon giudizio. Peccato perchè Pfister l'avevamo apprezzato come direttore della fotografia del mitico Inception e come collaboratore di Nolan. Insomma un esordio alla regia tutt'altro che indimenticabile. Peccato perchè con il materiale di scrittura e umano era d'obbligo fare meglio di così.
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zonagloria
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venerdì 18 aprile 2014
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soppiantare o aiutare la mente umana?
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Anche Pfister porta nel cinema il tema entusiasmante/ angosciante della tecnologia che avanza esponenzialmente e in maniera rapida, tanto da superare le abilità dell'uomo. Il creatore in questo caso è Johnny Depp, che nei panni del dottor Will Caster, inventa il sistema PINN, un software talmente superiore da arrivare a curare malattie e a riportare in vita le persone. Come il suo stesso creatore, avvelenato da terroristi anti-sviluppo tecnologico e riportato in vita con l'aiuto e il supporto umano della moglie. Ma è davvero lui che parla con lei? O sono solo i milioni di ricordi, immagini e dati memorizzati in un hard disk che riorganizzati dal sistema riproducono una sorta di sistema cerebrale di Will? La cosa certa, anche qui come in "her"di Spike Jonze, e che l'amato/a del software continua ad accarezzare un cuscino vuoto: l'abilità cerebrale dei software può essere e forse già è superiore alla nostra, sicuramente più rapida (costruire un'intera città in soli due anni, valicare i codici delle banche).
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Anche Pfister porta nel cinema il tema entusiasmante/ angosciante della tecnologia che avanza esponenzialmente e in maniera rapida, tanto da superare le abilità dell'uomo. Il creatore in questo caso è Johnny Depp, che nei panni del dottor Will Caster, inventa il sistema PINN, un software talmente superiore da arrivare a curare malattie e a riportare in vita le persone. Come il suo stesso creatore, avvelenato da terroristi anti-sviluppo tecnologico e riportato in vita con l'aiuto e il supporto umano della moglie. Ma è davvero lui che parla con lei? O sono solo i milioni di ricordi, immagini e dati memorizzati in un hard disk che riorganizzati dal sistema riproducono una sorta di sistema cerebrale di Will? La cosa certa, anche qui come in "her"di Spike Jonze, e che l'amato/a del software continua ad accarezzare un cuscino vuoto: l'abilità cerebrale dei software può essere e forse già è superiore alla nostra, sicuramente più rapida (costruire un'intera città in soli due anni, valicare i codici delle banche). Ma in un'area di girasoli protetta dove il segnale non ha accesso la trascendenza del PINN non può nulla, e neanche qualora il gruppo di ribelli si sbarazza di qualunque dispositivo per non essere rintracciato. Dimostrazione che quando ci si affida a sensi come tatto o olfatto, qualunque intelligenza artificiale si azzera davanti all'umano, meno intelligente, ma più completo. È per questo che secondo me la vita organica primitiva non finirà, ma verrà semplicemente migliorata dai software. E magari curare malattie invece che far suicidare ragazze di 14 anni per cyberbullismo come si legge oggi (come ho letto ieri) sul Corriere Della Sera. ("Ma poi l'umano tenta di levare la vita e la tecnologia la ridà". Johnny Depp dal film).
Siamo noi che decidiamo quando in che quantità e per quali scopi servirci dei computer, e quando ne abbiamo voglia non dobbiamo far altro che tornare nella nostra "area protetta"; senza permettere che le abilità dei computer arrivino a disabilitare le nostre, (esempio di Max, Paul Bettany, che nel film arriva ad avere una calligrafia da asino perché non scrive più da anni).
Comunque il mio voto al film è un 2,5/3 su 5. Partito alla grande illustrando una situazione reale e attuale con un valido cast di attori, ma il finale delude un po' con questo black out generale che sembra più un modo sbrigativo per chiudere il film quando l'inizio prometteva un sorprendente capolavoro.
Se si fosse trattato di un documentario, senza quindi il bisogno di armonizzare introduzione svolgimento e fine, gli avrei dato un 5.
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