angelo bottiroli - giornalista
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sabato 19 aprile 2014
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un film che fa riflettere
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Dal divo Johnny Depp forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di diverso, ma quando l’attore deve mostrare il suo vero volto e non si maschera da pirata o da indiano, si sa, non rende come dovrebbe.
Capita anche in questo “Trascendence” un film di fantascienza che riprende il tema dell’intelligenza artificiale, in una trama sicuramente molto interessante che a nostro avviso avrebbe potuto essere sviluppata in modo più ampio e profondo.
Il film sviluppa il tema in maniera forse un po’ superficiale, lasciando intravedere molti sviluppi che vengono tralasciati ed è proprio questo aspetto forse, che costringe lo spettatore, al termine del film, ad interrogarsi su ciò che effettivamente potrebbe accadere in situazione simili.
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Dal divo Johnny Depp forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di diverso, ma quando l’attore deve mostrare il suo vero volto e non si maschera da pirata o da indiano, si sa, non rende come dovrebbe.
Capita anche in questo “Trascendence” un film di fantascienza che riprende il tema dell’intelligenza artificiale, in una trama sicuramente molto interessante che a nostro avviso avrebbe potuto essere sviluppata in modo più ampio e profondo.
Il film sviluppa il tema in maniera forse un po’ superficiale, lasciando intravedere molti sviluppi che vengono tralasciati ed è proprio questo aspetto forse, che costringe lo spettatore, al termine del film, ad interrogarsi su ciò che effettivamente potrebbe accadere in situazione simili.
Non sappiamo se il regista Wally Pfister, alla sua prima esperienza dietro al macchina da presa, abbia volutamente scelto questa soluzione, oppure sia stato un caso, ma di fatto questo modo di affrontare solo alcune delle tematiche che emergono dalla situazione evitando tutte le implicazioni possibili stimola la fantasia dello spettatore e lo induce alla riflessione al termine del film.
Fatta questa doverosa analisi, “Trascendence” è un film sicuramente da vedere, di grande attualità con discreti attori. A noi è piaciuta soprattutto la 31enne Rebecca Hall (una Ragazza a Las Vegas, Iron man 3) che poi, alla fine è la protagonista indiscussa del film.
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t. anderson
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domenica 27 aprile 2014
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il carattere della cattiva fantascienza
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Purtroppo Transcendence è viziato dal carattere distintivo della cattiva fantascienza: non è credibile. Se si ha una minima idea di come la natura funzioni, non si può non farsi una risata davanti a certe sequenze. In questo senso, i Batman di Nolan (da cui il regista, direttore della fotografia in diversi film dello stesso Nolan, non sembra aver imparato) sono molto più fantascientifici, riuscendo a rendere credibile un supereroe tramite realistici gadget tecnologici.
Penso che diverse cose in Transcendence non avessero fisicamente senso, ma di certo le peggiori sequenze sono state quelle in cui particelle varie svolazzavano indipendentemente perché possedute da magiche nanoparticelle controllate dalla IA: la propulsione di cui si servivano non ci è dato saperla.
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Purtroppo Transcendence è viziato dal carattere distintivo della cattiva fantascienza: non è credibile. Se si ha una minima idea di come la natura funzioni, non si può non farsi una risata davanti a certe sequenze. In questo senso, i Batman di Nolan (da cui il regista, direttore della fotografia in diversi film dello stesso Nolan, non sembra aver imparato) sono molto più fantascientifici, riuscendo a rendere credibile un supereroe tramite realistici gadget tecnologici.
Penso che diverse cose in Transcendence non avessero fisicamente senso, ma di certo le peggiori sequenze sono state quelle in cui particelle varie svolazzavano indipendentemente perché possedute da magiche nanoparticelle controllate dalla IA: la propulsione di cui si servivano non ci è dato saperla. La parola nanotecnologia per me da ieri ha perso completamente senso; ne è rimasta solo un'aurea magica. Come fa a innestare le sue nano-cose a livello molecolare nell'acqua?! Boh, comunque al microscopio si vedono esagoni che si riproducono...
E' un peccato, perché le idee, i soldi e il cast c'erano, ma quando un film non è credibile diventa una barzelletta.
Ah... Skynet in Terminator 2 era molto, ma molto più realistica nel suo comportamento.
Che bisogno c'era per la IA di ingaggiare scontri fisici con i suoi nemici se poteva minacciarli con una qualsiasi testata nucleare in giro per il pianete, controllandola tramite la rete?
Perché le particelle a volte volano e altre strisciano? Perché l'IA è così rozza da bloccare i suoi nemici i modo meccanico? E perché i neoluddisti e co. dicono di non poter usare nulla che abbia un chip?! Basterebbe qualcosa di offline!
A livello filosofico, mi ha lasciato perplesso il finale [spoiler].
Devo veramente credere che il regista abbia sostituito al classico "lasciamo insieme la Terra per un'eternità insieme nell'aldilà", un finale da materialista ateo un po' sfigato?
Sfigato non per il suo materialismo ateo, ma per la sua prospettiva che anche una vita indefinitamente lunga da batterio sia meglio di una morte dignitosa. Spero di aver male interpretato le ultime sequenze, ma ahimé sembravano chiare.
Si salvano: l'idea dei neoluddisti, il personaggio di Max, la (anche se per me confusa) riflessione sul rapporto uomo-tecnologia.
Certo, ha comunque più senso di Prometheus, ma purtroppo non basta.
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alexander 1986
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domenica 21 settembre 2014
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la macchina, specchio delle nostre brame
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Will Caster (Johnny Depp) è uno dei più stimati studiosi di Artificial Intelligence al mondo, è felicemente sposato con la collega Evelyn (Rebecca Hall) e vicino a conseguire dei risultati importanti. Una frangia di neoluddisti lo prende di mira e gli prepara un bell'attentato. Prima che accada il peggio, Evelyn aiuterà Will a sperimentare su di sé il frutto dei loro studi. Le conseguenze saranno incontrollabili e quindi pericolose.
La pellicola d'esordio di Pfister, storico direttore della fotografia della produzione di Chistopher Nolan, è stata un po' bistrattata al botteghino per il suo registro da sci-fi poco conforme al gusto del pubblico di massa: limitata spettacolarità, molte pause, recitazione per niente caricata.
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Will Caster (Johnny Depp) è uno dei più stimati studiosi di Artificial Intelligence al mondo, è felicemente sposato con la collega Evelyn (Rebecca Hall) e vicino a conseguire dei risultati importanti. Una frangia di neoluddisti lo prende di mira e gli prepara un bell'attentato. Prima che accada il peggio, Evelyn aiuterà Will a sperimentare su di sé il frutto dei loro studi. Le conseguenze saranno incontrollabili e quindi pericolose.
La pellicola d'esordio di Pfister, storico direttore della fotografia della produzione di Chistopher Nolan, è stata un po' bistrattata al botteghino per il suo registro da sci-fi poco conforme al gusto del pubblico di massa: limitata spettacolarità, molte pause, recitazione per niente caricata. Riprende un tema classico della fantascienza come il rapporto tra l'uomo e la macchina, riponendo nel cassetto l'altrettanto classica soluzione 'buonista' del reciproco venirsi incontro per definire invece la necessità del contrasto e della scelta di campo. Il paradosso è che in fin dei conti l'IA non fa che rappresentare metaforicamente, oltre alla comune paura dell'ignoto, anche le speranze riposte dall'uomo nei confronti della tecnologia e delle sue infinite possibilità. Pertanto il nemico siamo noi, affascinati e al tempo stesso spaventati dal nostro stesso essere. La macchina si mette sul groppone responsabilità non sue.
Purtroppo lo sviluppo della trama appare un po' forzato in diversi punti e non sembra alla fine sviluppare appieno il suo potenziale. Con tante tematiche a disposizione, si sarebbe potuto fare qualcosa di più. Buon film comunque.
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liuk!
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domenica 23 novembre 2014
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mah
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Lo sforzo produttivo si vede, per caritá: cast eccezionale, buoni effetti speciali, ambientanzioni curate, tutto molto bello. La trama però non emoziona, non prende. Un plot classico piuttosto scontato e non arricchito da particolari novitá e colpi di scena. Tutto troppo lineare fino ad un finale melodrammatico che sembra quasi fine a se stesso.
Un lavoro complessivamente non sufficiente.
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onufrio
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martedì 13 gennaio 2015
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originale ma non troppo
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Johnny Depp si cimenta sulla scienza/fantascienza, interpretando il ruolo di uno scienziato che studia l'intelligenza artificiale proponendo delle nuove visioni, ma a qualcuno, diciamo ai puristi, tutto questo non va bene e decidono di eliminare il dottore dalle strane idee, negli ultimi giorni di vita dello scienziato la moglie assieme al collega Waters decidono di fare un disperato esperimento prima che Caster muoia, e ciò che sembra un vano tentativo diventa invece un esperimento ben riuscito che causa però delle preoccupanti controindicazioni.
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eleonora panzeri
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domenica 31 maggio 2015
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un amore eterno
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Un futuro non troppo lontano dove due scienziati complici sia nella vita che nel lavoro realizzano un computer con una coscienza. Una cellula terroristica contraria al progetto attacca e uccide i principali scienziati coinvolti nel progetto, tra cui il visionario studioso Will Caster. Evelyn Caster non accetta la condanna a morte dell’amore della sua vita e decide di tentare un esperimento impossibile per salvare “l’anima” del suo compagno. Un film con realtà già trattate e viste in molti film del genere, una rivisitazione moderna dell’idea che ebbe Mary Shelley in Frankenstein.
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Un futuro non troppo lontano dove due scienziati complici sia nella vita che nel lavoro realizzano un computer con una coscienza. Una cellula terroristica contraria al progetto attacca e uccide i principali scienziati coinvolti nel progetto, tra cui il visionario studioso Will Caster. Evelyn Caster non accetta la condanna a morte dell’amore della sua vita e decide di tentare un esperimento impossibile per salvare “l’anima” del suo compagno. Un film con realtà già trattate e viste in molti film del genere, una rivisitazione moderna dell’idea che ebbe Mary Shelley in Frankenstein. La non accettazione della nostra mortalità, della separazione da chi si ama che spinge in universi pericolosi, misteriosi e sconfinati. Un film che scorre a tratti lento, con parti troppo trascendenti per essere comprese e stare in piedi. Appassionante tuttavia la storia d’amore, il modo in cui le due anime interconnesse si influenzano e si plasmano fino a non capire dove inizia una e finisce l’altra.
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zenos
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martedì 2 gennaio 2018
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il nipote di 2001 odissea nello spazio
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Bello, anzi bellissimo. Un film di fantascienza plausibile, ipoteticamente parlando. Certo ho volutamente esagerato ad accostarlo a 2001 Odissea nello spazio ma a mio avviso ne è un degno erede (certo non così visionario, sconvolgente, geniale come Il film di Fantascienza [da notare le maiuscole] = 2001). Ma comunque un bellissimo film. Pacato che affronta temi complessi in maniera semplice, lineare senza fronzoli e appendici che distraggono lo spettatore. Forse lievemente banale ma per la media degli odierni film di fantascienza questo è un capolavoro. Lo inserisco assolutamente nella top ten del genere. Un ottimo film. Lo consiglio vivamente.
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marco.vittorio.defilippis@gmail.com
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domenica 15 novembre 2020
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fantafilosofia profonda tutta da vedere
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Un film che più di fantascienza tratta fantafilosofia. Niente di strano se l’Uomo vuole costruirsi un dio: è ciò che ha sempre fatto e sempre cercherà di fare. I computer quantistici sono solo un mezzo e gli algoritmi di intelligenza artificiale il funzionamento di questo dio. Johnny Depp e Morgan Freeman sono su versanti opposti, Evelyn (Rebecca Hall) in mezzo. La potente macchina creata da Johnny Depp, ma attivata da Evelyn, guarisce tutti i difetti fisici ma installa la sua “psiche” in ognuno, piccolo prezzo per guarire dalle sofferenze di una vita. Crea così un esercito di collaboratori fedelissimi che altro non vogliono che la macchina-dio (PINN) si impadronisca del mondo per porre fine alle sofferenze di ognuno.
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Un film che più di fantascienza tratta fantafilosofia. Niente di strano se l’Uomo vuole costruirsi un dio: è ciò che ha sempre fatto e sempre cercherà di fare. I computer quantistici sono solo un mezzo e gli algoritmi di intelligenza artificiale il funzionamento di questo dio. Johnny Depp e Morgan Freeman sono su versanti opposti, Evelyn (Rebecca Hall) in mezzo. La potente macchina creata da Johnny Depp, ma attivata da Evelyn, guarisce tutti i difetti fisici ma installa la sua “psiche” in ognuno, piccolo prezzo per guarire dalle sofferenze di una vita. Crea così un esercito di collaboratori fedelissimi che altro non vogliono che la macchina-dio (PINN) si impadronisca del mondo per porre fine alle sofferenze di ognuno. Ma le emozioni umane si fondano sulla contraddizione, principio inaccettabile per una macchina ma non per Evelyn, che si sacrifica per poter veicolare un virus distruttivo che spegne la macchina e tutto il mondo, segnando un nuovo inizio per tutti. Ciò che convince Evelyn, in fondo, è il fatto che suo marito-macchina-risorto-con-upload (Johnny Depp) la controlli dal punto di vista biochimico, riducendo la sua cura per lei ad un mero controllo biochimico che lei interpreta come un compito della macchina che nulla ha a che fare con l’amore che lei sperava potesse sopravvivere nell’upload di suo marito, fatto all’inizio della storia, quasi a voler sconfiggere la morte fisica di lui (muore per un attentato di un fanatico unplugged che gli spara un proiettile al polonio radioattivo). La morte finale di entrambi riporta le cose alla loro natura: la finitezza nel tempo e nello spazio. Meglio così o era meglio quando c’era la macchina-dio? Il film prende posizione netta, ma la domanda continua a riecheggiare nel nostro cervello. Tra i produttori, Christopher Nolan. Il suo zampino non poteva mancare in un film così!
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giovedì 1 dicembre 2022
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robo sapiens, l'uomo nuovo del futuro sarà di silicio
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di ELENA DUSI
IL PROSSIMO passo dell'evoluzione umana forse non sarà ricordato nei libri di biologia, ma in quelli di informatica. In 6 milioni di anni le leggi di Darwin hanno creato l'uomo partendo dalla scimmia. Nei prossimi cento anni la tecnologia ci farà compiere il salto dall'Homo Sapiens al Robo Sapiens. Sarà una specie nuova: non sarà un robot, ma avrà un chip nel cervello che lo renderà Più intelligente fino a dargli la capacità di spostare oggetti con la forza del pensiero.
Non sarà un computer, ma avrà una memoria quasi senza fine (nei topi l'esperimento già funziona). Non sarà un cyborg, ma le parti non funzionanti del suo corpo saranno sostituite da supporti bionici.
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di ELENA DUSI
IL PROSSIMO passo dell'evoluzione umana forse non sarà ricordato nei libri di biologia, ma in quelli di informatica. In 6 milioni di anni le leggi di Darwin hanno creato l'uomo partendo dalla scimmia. Nei prossimi cento anni la tecnologia ci farà compiere il salto dall'Homo Sapiens al Robo Sapiens. Sarà una specie nuova: non sarà un robot, ma avrà un chip nel cervello che lo renderà Più intelligente fino a dargli la capacità di spostare oggetti con la forza del pensiero.
Non sarà un computer, ma avrà una memoria quasi senza fine (nei topi l'esperimento già funziona). Non sarà un cyborg, ma le parti non funzionanti del suo corpo saranno sostituite da supporti bionici. Avrà ancora sentimenti come li conosciamo, ma potrà anche scegliere di vivere solo emozioni artificiali. D'un balzo supereremo così il fossato che separa il naturale dalla fantascienza. Eppure si tratta di risultati vicini, grazie alla simmetria fra neuroni e microchip: nel nostro cervello ci sono cento milioni di cellule nervose, ognuna con diecimila collegamenti, per un totale di un milione di milardi di combinazioni. Una macchina di incredibile complessità , che gli scienziati stanno decifrando.
Il ponte tra uomini e macchine è uno strumento formato da elettrodi che captano i segnali elettrochimici trasmessi da nervi e muscoli e li traducono nel sistema binario, la lingua dei computer. I risultati? Difficili da prevedere. C’è ¨ chi dice che nel 2020 vestiremo un computer in ogni giacca. E che dieci anni dopo potremo incontrare un amico senza muoverci di casa, scegliendo anche l'ambientazione: una nave spaziale, la giungla, un lago alpino. Potremo registrare i sogni e le emozioni.
Premendo il tasto rewind torneremo indietro nella nostra vita. Con replay riassisteremo alle nostre esperienze ogni volta che vorremo. Le implicazioni sono: comunicazione senza più bisogno di espressione, spazio concentrato nelle dimensioni di un chip, tempo ridotto alla trasmissione di un segnale. Ma anche cyborg che relegano in schiavitù gli umani (i figli dell'amore di "Gattaca"). Anche questo è un film. Che non vogliamo vedere.
https://www.repubblica.it/online/speciale/futurshowdue/robosapiens/robosapiens.html
(4 aprile 2001)
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ultimoboyscout
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lunedì 22 dicembre 2014
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evolve the future.
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Due scienziati, un'organizzazione ecoterroristica antitecnologica e una grandiosa ambizione: spingere il computer oltre il cervello umano. Wally Pfister è, di norma, il direttore della fotografia di Christopher Nolan, Oscar per "Inception", al suo debutto dietro la macchina da presa con un'idea più che interessante e molto, molto ambiziosa, ovvero filmare ciò che non è filmabile, i meandri più nascosti della mente umana. Pfister, come il "socio" Nolan, si dimostra coraggioso e visionario ma non ancora del tutto pronto per la direzione, il film balbetta in più di una circostanza e non bastano lo stesso Nolan in veste di produttore e Depp che finalmente recita senza trucco e parrucche per salvarlo.
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Due scienziati, un'organizzazione ecoterroristica antitecnologica e una grandiosa ambizione: spingere il computer oltre il cervello umano. Wally Pfister è, di norma, il direttore della fotografia di Christopher Nolan, Oscar per "Inception", al suo debutto dietro la macchina da presa con un'idea più che interessante e molto, molto ambiziosa, ovvero filmare ciò che non è filmabile, i meandri più nascosti della mente umana. Pfister, come il "socio" Nolan, si dimostra coraggioso e visionario ma non ancora del tutto pronto per la direzione, il film balbetta in più di una circostanza e non bastano lo stesso Nolan in veste di produttore e Depp che finalmente recita senza trucco e parrucche per salvarlo. Per carità non è un film da buttare, parliamo comunque di uno sci-fi che spinge la scienza un pò più in la, con un merito enorme che gli va riconosciuto: ci ricorda che i blockbuster (è costato poco più di 100 milioni di dollari) non devono essere per forza giocattoloni fracassoni (ogni riferimento a "Transformers" e affini è puramente casuale...) ma possono essere anche riflessioni d'autore proprio come "Inception". Le premesse di questa pellicola erano interessanti così come i temi trattati, dall'uomo che si fa Dio fino alla scienza che supera la religione ma il regista appare molto incerto fra azione e meditazione tentando di riscaldare un film freddo con l'impossibile storia d'amore ibrida fra Will e la moglie. Film affascinante ma altalenante, utile per scoprire le teorie dell'inventore e informatico americano Ray Kurzweil, cui Pfister si ispira, che spiega come si possono superare le aspettative di vita massima della specie umana. Sci-fi vecchio stile che va oltre Asimov, forte è l'impronta umanistica ed effetti speciali tutto somamto limitati senza comunque lesinare in sfarzo visivo al servizio di una storia dalle tante sfaccettature. Evidentissimo, al di la del risultato finale, lo zampino di Chris Nolan.
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