peer gynt
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venerdì 29 agosto 2014
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storia semiseria di due poveri diavoli
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In Svizzera due immigrati, un belga appena uscito dal carcere e un algerino che abita in una roulotte con la figlia adolescente e che ha pure la moglie malata in ospedale, progettano il colpo della loro vita: rapire la salma di Charlie Chaplin, morto di fresco, e chiedere il riscatto alla ricca famiglia.
Con una storia semplice e ottimamente recitata, basata su fatti veri, il regista fa riferimento in maniera diretta all'arte umanissima di Chaplin, mettendo in scena due personaggi che con il mitico vagabondo Charlot, sempre in lotta con tutti per sopravvivere, hanno piu' di qualche punto in comune. Basti pensare al mestiere di clown che il belga intraprende quasi per caso, come se in lui si fosse per magia trasferito qualcosa dello spirito del morto che ha appena profanato.
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In Svizzera due immigrati, un belga appena uscito dal carcere e un algerino che abita in una roulotte con la figlia adolescente e che ha pure la moglie malata in ospedale, progettano il colpo della loro vita: rapire la salma di Charlie Chaplin, morto di fresco, e chiedere il riscatto alla ricca famiglia.
Con una storia semplice e ottimamente recitata, basata su fatti veri, il regista fa riferimento in maniera diretta all'arte umanissima di Chaplin, mettendo in scena due personaggi che con il mitico vagabondo Charlot, sempre in lotta con tutti per sopravvivere, hanno piu' di qualche punto in comune. Basti pensare al mestiere di clown che il belga intraprende quasi per caso, come se in lui si fosse per magia trasferito qualcosa dello spirito del morto che ha appena profanato.
E l'incapacita' criminale dei due, la loro goffaggine nell'organizzare il colpo e il modo imbranato col quale telefonano alla famiglia per dettare i termini del riscatto ne fanno due personaggi da commedia, che lo spettatore vede con occhio compassionevole. Mentre buona parte dell'ironia del regista si abbatte sul maggiordomo della famiglia Chaplin che, con militaresco e britannico sussiego, gestisce il recupero della salma.
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lbavassano
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martedì 23 febbraio 2016
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"la lingua del santo" in versione franco-belga
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Impossibile, per lo spettatore italiano, non ricordare "La lingua del Santo" di Carlo Mazzacurati. Per l'affinità della storia, una coppia di sfigati che cerca di risolvere i propri problemi trafugando una reliquia più o meno sacra. Ma anche per la mescolanza dei toni, ironici ed amari. E soprattutto per la volontà di raccontare, usando le forme della commedia, l'altra faccia di una realtà a torto o a ragione considerata aliena da povertà ed emarginazione, il già ricco Nord-est, la pur sempre ricca Svizzera.
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Impossibile, per lo spettatore italiano, non ricordare "La lingua del Santo" di Carlo Mazzacurati. Per l'affinità della storia, una coppia di sfigati che cerca di risolvere i propri problemi trafugando una reliquia più o meno sacra. Ma anche per la mescolanza dei toni, ironici ed amari. E soprattutto per la volontà di raccontare, usando le forme della commedia, l'altra faccia di una realtà a torto o a ragione considerata aliena da povertà ed emarginazione, il già ricco Nord-est, la pur sempre ricca Svizzera.
Ottimi i protagonisti, Benoit Poelvoorde ("Dio esiste e vive a Bruxelles") e Roschdy Zem ("36 Quai Des Orfevres"), e ottima la colonna sonora di Michel Legrand, che sottolinea adeguatamente ogni risvolto della narrazione.
Cala però nella seconda parte, e francamente delude un finale troppo scontato.
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