Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

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Un film di Roy Andersson. Con Holger Andersson, Nisse Vestblom, Lotti Törnros, Charlotta Larsson, Viktor Gyllenberg.
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Titolo originale En Duva Satt På En Gren Och Funderade På Tillvaron. Commedia drammatica, Ratings: Kids+16, durata 100 min. - Svezia 2014. - Lucky Red uscita giovedì 19 febbraio 2015. MYMONETRO Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza * * * - - valutazione media: 3,38 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
adelio mercoledì 4 marzo 2015
la mediocrità del fanghetto e .. le povertà umane Valutazione 4 stelle su cinque
90%
No
10%

Film decisamente di taglio nordico, essenziale... direi inesorabile sia sotto l'aspetto contenutistico che di tecnica cinematografica.
L'impostazione è quella della transposizione del teatro sul grande schermo. Ci scorrono, a modi palcoscenico, circa 40 quadri a ripresa fissa ..che da spettatori increduli leggiamo come surreali, assurdi e financo atroci per il nostro abituale sentire umano.
Sono pezzi di vita vera che noi uomini "sociali" e" tecnologici" neanche più riconosciamo benchè vissuti e quotidianamente presenti sotto i nostri occhi. Situazioni al limite del teatro di Beckett, con 2 piazzisti di "scherzi di carnevale" nei panni di moderni Didi e Gogo di "Waiting for Godot". [+]

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catcarlo martedì 24 febbraio 2015
un piccione seduto su un ramo riflette sull'esiste Valutazione 3 stelle su cinque
79%
No
21%

Spettatori all’interno di un cinema: perplessi. La citazione del film di Alexander Kluge è con molta probabilità più pertinente riguardo all’ermetico procedere di entrambe le pellicole –premiate a Venezia a distanza di quarantasei anni – che nei confronti del pubblico presente. Il quale, numeroso in maniera sorprendente, è sembrato tutt’altro che dubbioso nel proprio giudizio: chi dopo un’ora si è alzato e se ne è andato, chi ha tirato un rumoroso sospiro di sollievo ai titoli di coda, chi si è lasciato andare a giudizi poco lusinghieri (eufemismo) in modo che tutti sentissero. Reazioni senza dubbio eccessive, ma comprensibili nel loro rifiutare un’opera estremamente concettuale e complessa che fa di tutto per prendere contropelo chi guarda: eccessivo, però, pare anche il Leone d’Oro assegnato a un lavoro di grande, quasi ipnotico rigore formale, ma che nell’ultimo terzo perde qualche colpo per voler troppo aggiungere o forse troppo insistere. [+]

[+] bah (di epidemic)
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amgiad lunedì 23 febbraio 2015
lo spettatore seduto in poltrona riflette ... Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

Per primo occorre riconoscere al regista lo sforzo di uscire dal consueto sviluppo filmico. E' un opera dell' assurdo, e come tale non gli si chiede la plausibilità di molte scene. E' un continuo invito a ripensare al vuoto che si cela dietro tante vite, nelle quali i giorni scorrono ignoti e ignari. Vite nelle quali il mercoledì è uguale al giovedì ma potrebbe essere anche il martedì. Luoghi comuni ripetuti in modo ossimorico (a parole manifestare piacere, tenendo in mano la pistola con cui ci suicideremo). E ancora, tristissimi rappresentanti di tristissimi scherzi carnevaleschi,  sbalzi temporali nella storia svedese con triste riflessione sui risultati della guerra, cavie lasciate a soffrire in inutili esperimenti mentre vacuamente si dialoga al telefono. [+]

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peer gynt venerdì 5 settembre 2014
un presepio meccanico di grottesche assurdità Valutazione 0 stelle su cinque
85%
No
15%

 Non si può negare al cinema di Roy Andersson un suo particolare e personalissimo stile: il film viene costruito per giustapposizione di quadri fissi, dentro i quali colore e scenografia sono studiatissimi mentre i personaggi sono rigidi manichini che si muovono come zombie e ripetono, con una stupidità che indossano come una maschera, frasi assurde o grottescamente irrilevanti. La sintassi cinematografica è ridotta al grado zero, la lentezza delle scene è studiata e voluta, per farle assomigliare più a quadri viventi che ad un film. [+]

[+] carloseb (di carloseb)
[+] bella recensione (di tavololaici)
[+] la madre? (di vanessatalanta)
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pepito1948 martedì 17 marzo 2015
andersson tra kaurismaki e bergman Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

L’inizio inquadra e spiega il titolo, dando una prima chiave di lettura: in un museo zoologico un visitatore si sofferma a guardare un piccione impagliato che, appollaiato su un ramo in visuale comprendente uno scheletro di dinosauro ed un dipinto con aquile, sembra assorto e pensoso. Tradotto in termini concettuali l’immagine ci presenta qualcuno (forse il regista stesso) mentre medita sulla condizione umana, fossilizzata (il dinosauro) in uno stato di degenerazione in cui la rapacità (le aquile) e molti altri vizi altrettanto erosivi sono i connotati salienti delle società odierne.
Il tema è sviluppato attraverso una quarantina di quadri, costituiti in gran parte da interni come stanze, pub, nave ecc. [+]

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francesca meneghetti sabato 21 febbraio 2015
tra l'espressionismo e l'assurdo Valutazione 0 stelle su cinque
83%
No
17%

Prima di giudicare un’opera è buona cosa capire come “funziona”. Poiché la pellicola si caratterizza per frammentarietà (39 micro-episodi) il primo problema sta nell’individuare ciò che la tiene insieme. Per alcuni è la storia di due compagni di sventura, tristi venditori di scherzi di carnevale. Ma loro entrano in scena a film già avviato. Di conseguenza non sono il vero collante, che va individuato in una particolare cifra stilistica: obiettivo fisso, a riprendere una scena d’interno di estremo squallore (pareti spoglie e nude, finestre affacciate su paesaggi urbani altrettanto grigi); personaggi caratterizzati fisicamente per bruttezza (obesità, calvizie e canizie mascherate da tinture, vecchiaia, invalidità) e psicologicamente per inespressività e tristezza (ma anche depressione, inedia, indifferenza); ritmi lenti, battute scarne e sistematicamente replicate, almeno tre volte, ossessivamente. [+]

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ssinaima martedì 24 febbraio 2015
una violenza insostenibile e gratuita Valutazione 1 stelle su cinque
67%
No
33%

Ho appena visto "un piccione" e penso che avro bisogno di molto tempo per rimettermi da questa esperienza. Il film ha delle pretese artistiche e, sembra filosofiche, che lasciano molto spazio ai gusti personali, e potrebbe percio non essere oggetto di giudizio. Il problema é che il film, in modo inaspettato, segreta scene di violenza insostenibili e neanche descrivibili che sembrano fini a se stesse e che non servono nessuna delle finalità, sia estetiche, sia cd filosofiche del film. E una violenza subdola che penetra lo spettatore e lo lascia con un sentimento di stupro morale. Diventano allora minori le pretese del film, che gioca su un "estetica" minimalista e ripettitiva e un senso dell'assurdo sostanzialmente privo della comicità che puo invece scattare in questo tipo di repertorio. [+]

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mericol lunedì 2 marzo 2015
film surrealista? da leone d’oro ? Valutazione 2 stelle su cinque
56%
No
44%

 39 quadri di difficile connessione l’uno con l’altro. Richiedono appunto una lettura ed una analisi non tradizionale.
 Unico dato di congiunzione, ma del tutto relativo, 2 soggetti stralunati che cercano di vendere a soggetti quasi altrettanto stralunati, oggetti idonei  a  dare felicità: 2 denti di vampiro, un sacchetto per l’allegria, la maschera di “zio dentone”.
39 quadri con una prefazione dei primi 3 sulla morte. Alcuni squarci di sottile divertimento. Un militare che ripete ossessivamente “naturalmente” per ogni evento rievocato:. E’ vero, nella vita si succedono avvenimenti assurdi che si ripetono automaticamente “naturalmente”(!!). [+]

[+] estranei alla realtà? (di emaspac)
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enrico danelli venerdì 17 aprile 2015
presuntuso Valutazione 2 stelle su cinque
67%
No
33%

Un tentativo ambizioso, ma non riuscito di trasporre nel cinema la rappresentazione dei vizi umani rintracciabile in modo eccelso nei quadri di Pieter Brughel e vari altri pittori fiamminghi del 1400-1500. Se non risultasse abbastanza chiaro, la parabola dei ciechi (vangelo secondo Matteo XV, 14 : se un cieco guida un altro cieco, entrambi cadranno nella fossa) ripresa da Brughel in quadro del 1568 viene trasposta in una scena del film in una fugace, ma significativa apparizione. Peraltro del quadro stesso il film riprende i colori spenti e freddi (il grigio è predominante in ogni scena, i colori accesi sono del tutto assenti, gli ambienti aperti sono rarissimi, i vecchi e i malati rappresentano la percentuale predominate delle comparse) e il potpourri di scene e situazioni più che un film ad episodi cerca di richiamare alla memoria i quadri di Hyeronimus Bosh in cui si rintracciano una infinità di temi e soggetti al di qua e al di là del limite dell'onirico e dell'immaginifico . [+]

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stefano b. venerdì 26 giugno 2015
un piccione imbarazzante Valutazione 1 stelle su cinque
75%
No
25%

mia moglie voleva andare a vedere Se Dio vuole ma ogni tanto accetta anche le mie proposte. nella recensione avevo letto che era anche un film umoristico anche se rifletteva sull'Essere. all'infuori di qualche scena ossessiva che faceva ridere più per la scelta maniacale del regista che non per quanto espresso, il resto l'ho trovato deprimente e sado/masochista. l'umanità fa schifo. lo sappiamo. il mondo è un affastellamento di controsensi e opposti. una babele. una babele di brugel. non credo ce ne fosse bisogno. e mia moglie adesso mi vieta di scegliere i film. 1 stella perché non ci sono meteore. ma io non sono un giurato del festival di venezia. e magari mi sbaglio.

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