Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

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mauridal domenica 1 marzo 2015
un piccione tormentato Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

 QUANDO un piccione seduto su di un ramo riflette sull'esistenza non sua “,naturalmente” ma di tutta l'umanità che osserva sotto i propri occhi ,viene da chiedersi se la stessa umanità stia riflettendo abbastanza sul mondo intero piccioni compresi.

Il regista Andersson , è altresì evidente che “,naturalmente” si è posto il problema , e con tutta evidenza questo film racconta il risultato di questi pensieri, perchè sia chiaro, questo film parla alla testa ,ed in tempi di cinema e non solo , che parla invece alla pancia , risulta difficile per tutti gli spettatori , seguirne il filo. [+]

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maurizio meres domenica 1 marzo 2015
cento minuti di arte Valutazione 4 stelle su cinque
56%
No
44%

Cento minuti così dura il film ogni minuto un quadro surreale è come entrare in una galleria d'arte,con una accuratezza maniacale scenica con una fotografia superlativa ,colori uniformi pastello,scelta perfetta nella profondità di campo spesso in movimento,che rendono le varie scene un susseguirsi di forme ripetitive come una giostra che gira "la partenza della guerra e il ritorno"in questo film si possono rivedere le tematiche dei grandi capolavori del surrealismo delle prima metà del novecento ,figure goffe espressioni spente e sempre incredule ,ambientazioni irreali ,arredamenti squallidi ma essenziali. Sicuramente una nova idea di fare film ,ma difficilmente realizzabile per il difficile impatto sul pubblico non ci dimentichiamo le difficoltà di Pasolini ,Jodorowski . [+]

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antonio tramontano sabato 5 settembre 2015
dramma dal tocco scandinavo in veste di commedia Valutazione 5 stelle su cinque
67%
No
33%

Un piccione appollaiato su un altissimo ramo cede a Roy Andersson la sua visuale, quell’eccezionale posizione che permette all’artista di elevarsi quanto basta per descrivere, con le proprie capacità espressive, la commedia umana. 

Ci troviamo in una Goteborg grigia e malinconica i cui ambienti, ricostruiti attraverso una precisa scelta scenografica, ospitano momenti della vita di tutti i giorni enfatizzandone spesso i lati più miseri e ridicoli, senza tralasciare, però, quelli più teneri e compassionevoli. [+]

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flyanto venerdì 20 febbraio 2015
un viaggio attraverso la reale natura umana Valutazione 2 stelle su cinque
50%
No
50%

 Film  in cui si narra di due agenti di commercio di un campionario di oggetti formato da trucchi ed altri aggeggi ideati appositamente per celebrare varie   festività e ricorrenze, i quali girano per la città proponendo la propria merce e venendo così a contatto con una molteplicità di individui e realtà.

Questa pellicola del regista svedese Roy Andersson è girata seguendo lo stesso metodo di molta filmografia dei paesi nordici, e cioè ricorrendo innanzitutto all'impiego della telecamera fissa e poi pervadendo tutta l'opera di uno spirito grottesco e surreale.Tutti i personaggi sembrano appartenere ad un'epoca ben distante dalla nostra contemporanea, risalente forse a circa 60/50 o 40 anni fa, ma comunque come se vi fosse una sospensione del tempo, unito poi in questo preciso contesto a svariati spostamenti temporali veri e propri risalenti addirittura o all'epoca napoleonica o a quella del secondo conflitto mondiale, per citarne solo due, e comunque i personaggi si muovono per la città e per i vari locali pubblici mettendo in evidenza gli aspetti dell'esistenza umana e di certe situazioni con le con seguenti reazioni che ne scaturiscono o di indifferenza, o di malvagità o di altruismo (assai meno frequente, però). [+]

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giulia cortella sabato 26 settembre 2015
la salvezza nei simboli tra presente e passato. Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
50%

 Il piccione è il simbolo della natura ed è l'unico che riesce a sopravvivere alla città moderna. Ripete il suo verso, e assiste, dall'alto di un ramo, allo scorrere quotidiano della vita che gli appare come un film, a cui poco si interessa. Esemplari della sua specie appaiono all’inizio, impagliati, all’occhio di anziani visitatori di un museo, in una vetrina demodé. Messaggio: l’uomo sa essere crudele e il film lo dimostrerà più volte. Ma è lui, il piccione, che dà il titolo al bel film di Andersson. Da un lato, dunque, la natura e il suo pennuto, dall'altra l'essere umano: gli esemplari di quest’ultima specie, che vive nel terzo millennio, appaiono con il viso coperto di cerone, emaciati, spenti, vecchi, lenti e appesantiti dal benessere o dalla vita che trascorrono senza slanci e sono grigi, come il piccione. [+]

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vanessatalanta lunedì 4 gennaio 2016
come piccioni, gli spettatori volano via ... Valutazione 1 stelle su cinque
50%
No
50%

Non mi piace scrivere recensioni negative, come minimo è ammettere di aver buttato i soldi del biglietto, ma devo essere onesta. Se è un film che deve farti riflettere sulla morte c’è riuscito: ho considerato il suicidio già dalla seconda scena e augurato atroci indigestioni a chiunque abbia avuto a che fare con la pellicola, come alternativa a 25 anni senza condizionale di visione ininterrotta di questa cosa soprattutto al produttore. Mai vista in vita mia tanta gente alzarsi e uscire durante la proiezione, in preda evidentemente alla stessa nausea che mi ha accompagnato per tutta la pellicola. Ho voluto eroicamente restare fino alla fine, così come sempre termino un libro per quanto mi disgusti, proprio per poterne parlare. [+]

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angeloumana lunedì 14 agosto 2017
l'alta società Valutazione 3 stelle su cinque
0%
No
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 Al piccione che riflette sull’esistenza o “sull’essere un essere umano” non poteva non darsi il Leone d’Oro alla 71ma mostra di Venezia (2014). Il 74enne regista Roy Andersson ne deve aver visto di uomini e macchiette, deve aver riflettuto abbastanza sui ns. comportamenti di società evoluta, di gente “perbene”, sul potere e sugli interessi che ci muovono: “si prese una pausa lunga 25 anni dalla regia di lungometraggi dedicandosi alla realizzazione di spot pubblicitari e di documentari su tematiche politiche e ambientali” (dal suo CV su mymovies).
 
Non gli si poteva non dare il premio, non sarebbe stato politically correct: il film ci mette di fronte a ciò che siamo (diventati), a come viviamo, agli stupidi clichè riti e luoghi comuni di cui riempiamo i ns. [+]

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francesca meneghetti sabato 21 febbraio 2015
tra l'espressionismo e l'assurdo Valutazione 0 stelle su cinque
43%
No
57%

Prima di giudicare un’opera è buona cosa capire come “funziona”. Poiché la pellicola si caratterizza per frammentarietà (39 micro-episodi) il primo problema sta nell’individuare ciò che la tiene insieme. Per alcuni è la storia di due compagni di sventura, tristi venditori di scherzi di carnevale. Ma loro entrano in scena a film già avviato. Di conseguenza non sono il vero collante, che va individuato in una particolare cifra stilistica: obiettivo fisso, a riprendere una scena d’interno di estremo squallore (pareti spoglie e nude, finestre affacciate su paesaggi urbani altrettanto grigi); personaggi caratterizzati fisicamente per bruttezza (obesità, calvizie e canizie mascherate da tinture, vecchiaia, invalidità) e psicologicamente per inespressività e tristezza (ma anche depressione, inedia, indifferenza); ritmi lenti, battute scarne e sistematicamente replicate, almeno tre volte, ossessivamente. [+]

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kimkiduk mercoledì 25 febbraio 2015
radical chic? Valutazione 4 stelle su cinque
45%
No
55%

Film dal messaggio chiaro: l'uomo e le sue contraddizioni ed inutilità. Resoconto di una società fatta di finti rapporti, da discorsi inutili, in una vita ripetitiva e noiosa. Critica assoluta per chi come un re si assurge ad essere superiore e nel momento della sconfitta dovrà accorgersi della sua NON superiorità. Il mutare dei giorni diversi solo nel nome, la mancanza di un amico solo per prevaricare e non sentirsi soli. La richiesta di amore spesso rifiutata. Regole decise per il rispetto di ognuno di noi ma create solo per non dover dare rispetto. E' un film intelligente, acuto, difficile forse noioso se non si guarda come il regista ha voluto farlo leggere. [+]

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fabiofeli mercoledì 25 febbraio 2015
noi vogliamo che la gente si diverta Valutazione 4 stelle su cinque
40%
No
60%

E’ l’uomo che osserva il piccione imbalsamato nel museo o è il piccione che osserva l’uomo? Si possono portare i propri beni nell’aldilà? Che fare di un sandwich e una birra già pagati, se chi li ha ordinati è morto? I tre quadri del prologo a camera fissa sono tre riflessioni sulla morte. Ed anche sulla vita. La camera resta fissa per tutti gli altri quadri, occupandosi del rapporto tra due amici, commessi viaggiatori con scarsa fortuna di articoli  “che vogliono far divertire le persone”: denti da vampiro finti, sacchetti con risate registrate e una maschera di Zio Dentone. [+]

[+] boh (di epidemic)
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