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Scene da un matrimonio ... in un clima più freddo Valutazione 2 stelle su cinque

di gianleo67


Feedback: 61377 | altri commenti e recensioni di gianleo67
giovedì 6 luglio 2017

Al suo primo incarico nella nuova scuola la dolce Ida si innamora, ricambiata, del collega Krister. Il loro idillio si trasforma subito in una convivenza appassionata e felice. Ben presto però le insicurezze dell'uomo, la fragilità della ragazza e l'influenza destabilizzante della sua migliore amica Linda, faranno emergere gli insanabili dissidi di una coppia che non riesce a trovare un equilibrio stabile e duraturo.
Scene da un matrimonio (mancato)... in un clima più freddo. Il turgido psicodramma svedese del giovane regista di origini iraniane Mani Maserrat, ha tutta l'aria di uno studio per interni sull'anatomia di un rapporto amoroso senza futuro, stretto tra l'immaturità di una personalità femminile abusata, il carattere possessivo di una virilità afflitta dal senso di inferiorità e dall'alopecia androgenetica ed il 'cattivo' esempio di una individualità femminista forte e indipendente. Costretto, per ristrettezze di budget, a fare la spola tra un ambiente domestico di spoglia freddezza ed un ambito lavorativo di ambigue vessazioni adolescenziali, Manserrat si esercita al piccolo chimico rimestando nel torbido di una miscela in cui combina le inadeguatezze relazionali del maschio dominante con le fragilità emotive di una donna geisha ed innescando la miccia con gli stimoli di una confusione sessuale che oscilla tra la subornazione psicologica da complesso di Elettra e le inconfessabili fantasie sessuali di una novella Fedra. Un po' troppo forse per un film che si appesantisce di argomenti che sfiorano indubbie verità psicologiche, ma che finisce per scadere nel luogo comune (lui mammone, lei con padre ingombrante) piuttosto che nella banalità di dialoghi e scene che sfidano a più riprese il senso del ridicolo: dagli accessi di una sessualità irruente all'imbarazzo di carezze onanistiche , da insopportabili piagnistei maschili ad umilianti confronti con una difficile realtà pedagogica. Insomma un gusto per l'orrido di una volontaria reclusione sociale cui il montaggio evita di scadere apertamente nella pornografia da Ultimo Tango a Parigi dei poveri, pur non rinunciando alla facile tentazione di una scena di mancata sodomia ed un'altra di riuscita coprofilia: se il maschio non può dominare fino in fondo la propria femmina, almeno che la possa marcare come di sua esclusiva poprietà! Attori perfettamente calati nella propria parte: dalla spelacchiata virilità di Gustaf Skarsgård alla imbarazzante remissività della biondina Anna Åström, per finire con la sibillina ambiguità di una seducente e disinibita Rebecca Ferguson, terza incomoda di una coppia male assortita e destinata troppo presto a fare il botto. Finale incongruo che lascia spazio ad un intempestivo ed ingiustificato orgoglio di genere.

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