michele marconi
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giovedì 2 gennaio 2014
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meno prevedibile, jackson pesca smaug dal cappello
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Il viaggio per liberare Erebor dalle grinfie del drago Smaug continua e Bilbo, forte del potere dell’anello, ritrova un ruolo attivo all’interno della compagnia. Ma i segni che il gruppo incontra nel suo cammino fanno presagire l’avvento di un male molto maggiore. Gandalf, dopo qualche giorno, abbandona il gruppo per investigare sul crescere dell’oscurità nella Terra di Mezzo.
La Desolazione di Smaug è un film che in parte fa perdonare la pesantezza della prima pellicola della saga. Ridotte sensibilmente le scene di fuga dagli orchi (anche se non del tutto eliminate), il punto cruciale che segna la svolta rispetto al precedente capitolo è la possibilità, a livello di trama, di poter finalmente mettere della carne al fuoco.
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Il viaggio per liberare Erebor dalle grinfie del drago Smaug continua e Bilbo, forte del potere dell’anello, ritrova un ruolo attivo all’interno della compagnia. Ma i segni che il gruppo incontra nel suo cammino fanno presagire l’avvento di un male molto maggiore. Gandalf, dopo qualche giorno, abbandona il gruppo per investigare sul crescere dell’oscurità nella Terra di Mezzo.
La Desolazione di Smaug è un film che in parte fa perdonare la pesantezza della prima pellicola della saga. Ridotte sensibilmente le scene di fuga dagli orchi (anche se non del tutto eliminate), il punto cruciale che segna la svolta rispetto al precedente capitolo è la possibilità, a livello di trama, di poter finalmente mettere della carne al fuoco. Aperte tutte le premesse, infatti, ne Un Viaggio Inaspettato, lo spettatore si trovava beffato dall’incontro con un film altamente promettente nella prima mezzora, con un incipit ben costruito ma che nelle battute conclusive lasciava un forte sapore di delusione: dopo averci fatto dilatare le pupille con l’epica storia dell’attacco del drago alla montagna e dopo il comunque piacevole incontro tra Bilbo e Gollum, non si poteva non rimanere delusi da una sottotrama incentrata sull’orco pallido che si riduce ad un asfissiante e continua fuga e ad un clichèttosissimo sviluppo sul rapporto di sfiducia di Thorin nei confronti del piccolo protagonista fuori contesto. Con questo capitolo di mezzo, Peter Jackson può finalmente alzare i toni e, al posto del burrone del primo film, nel climax finale abbiamo di fronte l’incontro e la lotta contro Smaug. Tutto un altro vedere. Smaug è la carta che finalmente Jackson pesca dal mazzo. Perfetto nel catturare le attenzioni con le sue movenze e la sua voce, Smaug rappresenta forse il miglior esempio di drago della storia del cinema. La maestosità che ci troviamo di fronte sovrasta a tal punto da infastidire quando il montaggio chiama il distacco dalla narrazione per focalizzarsi sulla trama parallela. Trama parallela che, tuttavia, non regge minimamente il confronto e risulta fastidiosa. Il triangolo d’amore mal sceneggiato e approssimato tra l’elfo Tauriel, Legolas e il nano Kili, rappresenta senza dubbio il punto debole della pellicola. Anche quanto viene affiancata dall’attacco degli orchi alla città, le cose non cambiano. Chiunque si ritrovi spettatore non fa che scalpitare e maledire ogni secondo di distacco tra quello che invece è il punto forte della pellicola: l’incontro del piccolo Hobbit con il drago. Ipnotico.
Riguardo alla caratterizzazione dei personaggi va annoverato un grande passo avanti. Bilbo, cresciuto in coraggio (grazie anche alla consapevolezza di poter contare sul potere dell’anello) non si presta più all’irritante confronto di aspettative con Thorin. Ritrovato un senso nella narrazione ora il personaggio si affaccia con una personalità più solida e profonda. Martin Freeman non fa rimpiangere proprio nulla. Ottimo e credibile nella parte. Difficile parlare invece del personaggio di Thorin. Nel controverso dibattere dei fan c’è chi ne canta le lodi e chi lo boccia senza pietà. La mia personale posizione è che, per avere un ruolo di così grande rilievo, ci si sarebbe dovuti impegnare certamente di più tuttavia non me la sento di disdegnare questo personaggio visto che, infondo, riserva qualche sorpresa. Ora che il suo processo di maturazione sembra finalmente concluso il pubblico dovrebbe aver il diritto di pensare che nel prossimo episodio saprà mostrarsi meno prevedibile. Riguardo a Ian McKellen c’è poco da dire, è il solito Gandalf con l’eccezione che il doppiaggio riserva qualche piacere in più. Assolutamente inconcepibile, invece, è la figura di Legolas che se non fosse per le movenze (con una parvenza di compostezza ma comunque decisamente troppo action) si avvicinerebbe più alla figura di un orco che a quella di un elfo. Ridotto al ruolo di massacratore di nemici, è ben distante dal personaggio che abbiamo amato nel Il Signore degli Anelli.
La atmosfere, sebbene in qualche inquadratura i paesaggi risultino infastiditi da una computer grafica dalla mano troppo pensante, sono discrete. Nulla a che vedere, comunque, con il senso di perfetto realismo delle pellicole della saga precedente (perdonate la ripetitività ma il confronto dei mondi, per quanto Lo Hobbit imponga toni più bassi e meno epici del Signore degli Anelli, va comunque fatto). Ciò dovrebbe spingere i produttori ad un atteggiamento di contenimento nell’utilizzo di questa tecnica visto che, sotto molti aspetti, si può parlare di cali nella credibilità dei panorami rispetto ai film ormai vecchi di più di un decennio.
A risollevare la situazione ci pensa la solita, azzeccatissima colonna sonora. Non nascondo che, il solo sentire le melodie del film, mi fa venir la pelle d’oca. In palese continuità con i precedenti capitoli, sotto questo aspetto il film di Peter Jackson non delude proprio mai.
In definitiva, Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug – è un film che non fa gridare al capolavoro ma che innalza sensibilmente l’interesse verso la trilogia. La storia principale affascina come solo poche storie riescono a fare. A pagare il contrasto del confronto sono le sottotrame: stancanti e noiose non riescono a toccare l’interesse dello spettatore. Sperando che quello inaugurato sia un trend che concluda il crescendo con Racconto di un Ritorno, non ci resta che aspettare dicembre lasciando fermentare le aspettative senza troppi timori.
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alebucio
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giovedì 19 dicembre 2013
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io sono fuoco... io sono.. morte !!
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Premetto che ho visto Lo Hobbit: La Desolazione Di Smaug in HFR3D e devo dire che non ho mai visto nulla del genere in tutta la mia vita. Il 3D è uno dei migliori che si può trovare in circolazione e la differenza tra i 24 e i 48 fotogrammi si vede eccome, soprattutto nelle scene d'azione con una fluidità dei movimenti strabiliante.Riguardo al film non c'è nulla da dire, film bellissimo e perfetto,Jackson non poteva fare di meglio. Inoltre devo dire che ho apprezzato molto queste aggiunte che ha fatto Jackson,poiché non sarebbe stato così bello se avesse seguito pari pari il libro, e fare una trasposizione identica non serve a nulla perché ogni trasposizione dal letterario al filmico deve avere qualche idea del regista.
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Premetto che ho visto Lo Hobbit: La Desolazione Di Smaug in HFR3D e devo dire che non ho mai visto nulla del genere in tutta la mia vita. Il 3D è uno dei migliori che si può trovare in circolazione e la differenza tra i 24 e i 48 fotogrammi si vede eccome, soprattutto nelle scene d'azione con una fluidità dei movimenti strabiliante.Riguardo al film non c'è nulla da dire, film bellissimo e perfetto,Jackson non poteva fare di meglio. Inoltre devo dire che ho apprezzato molto queste aggiunte che ha fatto Jackson,poiché non sarebbe stato così bello se avesse seguito pari pari il libro, e fare una trasposizione identica non serve a nulla perché ogni trasposizione dal letterario al filmico deve avere qualche idea del regista. Gli attori interpretano in modo sublime la loro parte, Gli Effetti Speciali sono strabilianti, Smaug è il Drago più bello che abbia visto in un film,la Fotografia è bellissima con dei paesaggi stupendi,che in 3D sono ancora meglio,e la Colonna Sonora non delude mai.
Aspetto con ansia l'uscita del terzo e ultimo episodio della trilogia di Bilbo e l'uscita del Extended Edition di questo gioiello.
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freddie lee
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giovedì 19 dicembre 2013
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il film dalle critiche evanescenti
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Ammetto che dopo aver visto un film del genere, il proprio giudizio possa essere contaminato da un eccessivo entusiasmo che può derivare dall'epicità di alcune scene, e che non si consideri affatto tutto il resto. Elementi fondamentali come la caratterizzazione dei personaggi, la regia, la recitazione e tanto altro. Ci troviamo però di fronte ad un film che ha fatto dell'epicità il suo elemento fondamentale, e che grazie a questo è riuscito a sbaragliare gli altri elementi essenziali, che all'interno del film concreto peccano. I personaggi sono, infatti , caratterizzati quasi in modo blando, a parte quelli principali, e l'aggiunta di Legolas e Tauriel è risultata inutile (inutile ai fini della trama, ma non fastidiosa a mio parere).
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Ammetto che dopo aver visto un film del genere, il proprio giudizio possa essere contaminato da un eccessivo entusiasmo che può derivare dall'epicità di alcune scene, e che non si consideri affatto tutto il resto. Elementi fondamentali come la caratterizzazione dei personaggi, la regia, la recitazione e tanto altro. Ci troviamo però di fronte ad un film che ha fatto dell'epicità il suo elemento fondamentale, e che grazie a questo è riuscito a sbaragliare gli altri elementi essenziali, che all'interno del film concreto peccano. I personaggi sono, infatti , caratterizzati quasi in modo blando, a parte quelli principali, e l'aggiunta di Legolas e Tauriel è risultata inutile (inutile ai fini della trama, ma non fastidiosa a mio parere). Inoltre il film non ha una trama varia e articolata come la precedente trilogia, ma questa risulta molto più striminzita e meno matura. E' proprio questo che mi ha stupito, che nonostante la pochezza di fondo il film nel complesso è davvero eccellente, perché Jackson ha saputo gestare tutto quanto in modo davvero perfetto, rendendo evanescenti tutti i difetti e le critiche che gli sono state fatte. Il mio voto eccessivo, quindi, ovviamente va contestualizzato all'interno di questa precisa categoria di film (fantasy), ed in un settore ben preciso che è quello dell'intrattenimento puro.
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[+] attese.... disattese.... per intrattenere.
(di hollyver07)
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miroforti
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lunedì 16 dicembre 2013
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lo hobbit - la desolazione di smaug
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Continua il viaggio di Bilbo Baggins verso la Montagna Solitaria, agognata meta dei tredici nani, smaniosi di riprendersi ciò che fu loro ingiustamente sottratto; continua anche il percorso di Peter Jackson tra i paragrafi della narrativa tolkeniana, ormai giunto al quinto adattamento, che dopo il primo mezzo passo falso, giunge a questo secondo capitolo con le idee più chiare e con un’estetica più risoluta: l’atmosfera a tratti è plumbea, tragica, e si riduce drasticamente anche la comicità – un po’ ridicola – presente in Un viaggio inaspettato. La dichiarazione non potrebbe essere più chiara e ora Jackson ha capito più a fondo da che parte stare, mentre continua il suo processo di costruzione di un vero e proprio prequel de Il signore degli anelli.
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Continua il viaggio di Bilbo Baggins verso la Montagna Solitaria, agognata meta dei tredici nani, smaniosi di riprendersi ciò che fu loro ingiustamente sottratto; continua anche il percorso di Peter Jackson tra i paragrafi della narrativa tolkeniana, ormai giunto al quinto adattamento, che dopo il primo mezzo passo falso, giunge a questo secondo capitolo con le idee più chiare e con un’estetica più risoluta: l’atmosfera a tratti è plumbea, tragica, e si riduce drasticamente anche la comicità – un po’ ridicola – presente in Un viaggio inaspettato. La dichiarazione non potrebbe essere più chiara e ora Jackson ha capito più a fondo da che parte stare, mentre continua il suo processo di costruzione di un vero e proprio prequel de Il signore degli anelli.
La desolazione di Smaug si discosta moltissimo – per intreccio e stile – dal testo letterario e il regista, che aveva distillato la magia di Frodo e Compagnia, si scopre ora creatore e autore di magie. Costruisce attorno a Bilbo un mondo più vasto e complesso, meccanicamente connesso alla Terra di Mezzo di sessant’anni più tardi tramite Neri Sussurri, occhi infuocati, vecchie conoscenze e una nota locanda. L’ingranaggio comincia a muoversi, con più fluidità e sicurezza; la ruggine affligge ancora qualche ruota, ma l’efficacia complessiva è più che soddisfacente. C’è, dal mio punto di vista, un notevole miglioramento nella fluidità e nella coerenza complessive dell’opera, la qual cosa sorprende ancora di più, tenuto conto dell’abitudine di Jackson di girare contemporaneamente le tappe delle proprie saghe cinematografiche: il tanto criticato hfr inoltre giova molto alle sequenze più concitate del film (come la pazzesca fuga/battaglia sul fiume, appena evasi dal regno di Thranduil) donando una definizione sbalorditiva a ogni gesto, a ogni fendente. Gli innesti narrativi, è vero, a volte si lasciano prendere la mano (leggi: Tauriel e Kili?! L’ultimo discendente della stirpe di Nùmenor era meno sfacciato!) ma nel complesso riescono ad amalgamarsi bene nel racconto che si propongono di costruire. Come ne Le due Torri, la compagnia si divide, e il film segue due, poi tre, sentieri differenti: Gandalf indaga sul Buio di Dol Guldur, Bilbo e i nani attraversano Bosco Atro, e sono poi costretti a dividersi durante la partenza da Esgaroth verso la Montagna Solitaria. La frammentazione regala ritmo e una diversificazione più marcata di situazioni e ambientazioni, che non può non giovare all’economia di un film incentrato su viaggio e ricerca.
Come tutti i narratori che si rispettino, Jackson, come fece nel 2012, cala la sua carta migliore nel finale, e i protagonisti ancora una volta sono Bilbo Baggins e la motion capture (ma non solo, non solo…). Ed ecco, ancora turbati dalla stupefacente quantità d’oro presente nei saloni di Erebor, una duna gialla che freme, dolcemente frana, tintinnio di monete: il drago. Mai una massa digitale così imponente ha avuto movenze più fluide (forse alcuni dei Kaiju di Pacific rim?) e convincenti e certo nessuna massa digitale così imponente è mai riuscita a imbastire un dialogo così brillante con un hobbit. Gioia per occhi e orecchie, la sala del cinema non esiste più: siamo io, Bilbo e Smaug. Protagonista assoluto dell’ultima mezz’ora, tra scambi vocali (voi avete Cumberbatch, ma noi abbiamo Luca Ward!) ed infernali eruzioni, il suo battito d’ali ci proietta verso la fine del viaggio con una promessa: Fuoco e Morte. L’attesa sarà lunga, ma «la speranza…divampa!».
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harry manback
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lunedì 16 dicembre 2013
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sfiorata l'immensa qualità della prima trilogia
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Questo secondo capitolo dedicato alle avventure del nostro Bilbo è palesemente più ritmato e dinamico del primo, che si apprestava, invece, soltanto ad introdurci in una terra di mezzo più fiabesca e gioiosa di quella che avevamo visto ne "Il signore degli anelli".
Ne "La desolazione di Smaug", l'atmosfera fiabesca del primo si è piano piano dissolta, mano a mano che la figura del negromante viene a delinearsi nel futuro Sauron, simbolo del male più puro.
Nonostante abbia una sceneggiatura leggermente più debole rispetto al primo episodio, che era quasi poetico, risulta molto più convincente dal punto di vista narrativo e questa volta le scene ed i personaggi aggiuntivi non sono per niente fuori luogo.
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Questo secondo capitolo dedicato alle avventure del nostro Bilbo è palesemente più ritmato e dinamico del primo, che si apprestava, invece, soltanto ad introdurci in una terra di mezzo più fiabesca e gioiosa di quella che avevamo visto ne "Il signore degli anelli".
Ne "La desolazione di Smaug", l'atmosfera fiabesca del primo si è piano piano dissolta, mano a mano che la figura del negromante viene a delinearsi nel futuro Sauron, simbolo del male più puro.
Nonostante abbia una sceneggiatura leggermente più debole rispetto al primo episodio, che era quasi poetico, risulta molto più convincente dal punto di vista narrativo e questa volta le scene ed i personaggi aggiuntivi non sono per niente fuori luogo.
Raddoppiate le scene d'azione, i combattimenti (alcuni un po' forzati lo ammetto), ma soprattutto i personaggi, la storia infatti non ha un unico filo conduttore come nel primo capitolo, ma segue le vicende di diversi gruppi di personaggi.
Nonostante in questo film si sia tolto un po' di spazio a Bilbo, che nel primo era il protagonista assoluto, questa nuova caratteristica ha contribuito a rendere "La desolazione di Smaug" più simile alla vecchia intramontabile trilogia di Jackson, che aveva anch'essa una moltitudine di personaggi e di situazioni diverse.
Un plauso è doveroso farlo alla realizzazione di Smaug, che è davvero qualcosa di fantastico, imponente, magnifico, superiore.
A mio parere questo film aveva tutte le carte in regola per raggiungere il livello dei primi tre capolavori di Jackson, ma purtroppo è stato penalizzato dalla colonna sonora (che nonostante sia epica non è minimamente paragonabile al lavoro fatto per la vecchia trilogia), e dalla sceneggiatura, che convince, ma non lascia a bocca aperta .
Ci tengo a precisare che il libro non l'ho letto, quindi non potrò commentare il film a 360 gradi, ma le emozioni che mi ha fatto provare durante la visione sono state veramente intense, ed a tratti mi sembrava di ritornare davvero alla prima trilogia.
VOTO 9
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rukahs
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domenica 15 dicembre 2013
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in breve
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Tecnicamente Peter Jackson&Co. si confermano impeccabili più del solito, dalla fotografia alle scenografie, inquadrature eleganti e sublimi, un panorama completamente realistico della Terra di Mezzo. Il problema si presenta nella costruzione e nello svolgimento della storia, che al di là di qualsivoglia noiosissimo commento da un purista tolkeniano amante viscerale del libro (che ritengo di essere), presenta degli errori strutturali importanti nel modo in cui gli eventi sono sintetizzati sullo schermo. Spiego.
Gli eventi si susseguono in maniera troppo veloce, lo spettatore non ha tempo di assorbire il nuovo ostacolo che Bilbo e Compagnia hanno di fronte, che subito è stato superato. C'è più suspance nei corti di Stanlio & Olio.
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Tecnicamente Peter Jackson&Co. si confermano impeccabili più del solito, dalla fotografia alle scenografie, inquadrature eleganti e sublimi, un panorama completamente realistico della Terra di Mezzo. Il problema si presenta nella costruzione e nello svolgimento della storia, che al di là di qualsivoglia noiosissimo commento da un purista tolkeniano amante viscerale del libro (che ritengo di essere), presenta degli errori strutturali importanti nel modo in cui gli eventi sono sintetizzati sullo schermo. Spiego.
Gli eventi si susseguono in maniera troppo veloce, lo spettatore non ha tempo di assorbire il nuovo ostacolo che Bilbo e Compagnia hanno di fronte, che subito è stato superato. C'è più suspance nei corti di Stanlio & Olio. Dopotutto è per ora il film sulla Terra di Mezzo made in New Zeland più corto.
Altro errore: non spicca un evento su tutti, come non spicca un personaggio su tutti.
E poi si, lo dico! la storia non è fedele al libro come nel primo film, ma che ci volete fare, quelle sono scelte. Non sindachiamo.
Allora perché 3 stelle?
Perché Smaug è la cosa più impressionante che si sia mai vista al cinema, la motion capture è una mano santa e cavallo di battaglia delle tecniche jacksoniane.
purtroppo quello che doveva essere il più importante e bello della nuova saga sembra passare come un film di mezzo, speriamo nella versione estesa e nel terzo film.
si andate a vederlo al cinema, anche solo per Smaug.
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petercinefilodoc
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lunedì 16 dicembre 2013
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la nuova saga entra finalmente nel vivo!
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Il viaggio di Bilbo Baggins, Gandalf e dei nanetti capeggiati da Thorin Scudodiquercia alla riconquista del regno di Erebor, occupato dal possente e temibile drago Smaug, continua nella seconda parte della nuova trilogia di Peter Jackson sull'universo creato da Tolkien. Dopo un piccolo flashback, la narrazione riprende esattamente da dove si era fermata nel precedente capitolo fino ad arrivare al momento più atteso della pellicola, lo scontro con Smaug. Ma prima che ciò avvenga, la compagnia dovrà affrontare tante altre avventure e ostacoli letali: ragni, orchi, elfi e il ritorno del Signore Oscuro Sauron. Inizio col dire che dal punto di vista dello svolgimento della storia, La Desolazione di Smaug non presenta i tempi morti che tanto sono stati criticati al primo film, anzi' tutto è calibrato benissimo.
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Il viaggio di Bilbo Baggins, Gandalf e dei nanetti capeggiati da Thorin Scudodiquercia alla riconquista del regno di Erebor, occupato dal possente e temibile drago Smaug, continua nella seconda parte della nuova trilogia di Peter Jackson sull'universo creato da Tolkien. Dopo un piccolo flashback, la narrazione riprende esattamente da dove si era fermata nel precedente capitolo fino ad arrivare al momento più atteso della pellicola, lo scontro con Smaug. Ma prima che ciò avvenga, la compagnia dovrà affrontare tante altre avventure e ostacoli letali: ragni, orchi, elfi e il ritorno del Signore Oscuro Sauron. Inizio col dire che dal punto di vista dello svolgimento della storia, La Desolazione di Smaug non presenta i tempi morti che tanto sono stati criticati al primo film, anzi' tutto è calibrato benissimo. Come ben saprete, la suddetta trilogia è tratta dal libro di Tolkien del 1937 "Lo Hobbit", scritto 17 anni prima de Il Signore degli Anelli, che nacque palesemente come un libro per bambini adoperando quindi toni molto fiabeschi. Inizialmente erano previsti soltanto 2 film, ma poi Jackson decise di aggiungerne un terzo per dislocare in maniera migliore l'intera vicenda. Premesso che il vero motivo di questo "allungamento" è come spesso succede di tipo economico, il sottoscritto non si è indignato più di tanto nell'apprendere la notizia perchè Lo Hobbit è si un libro breve rispetto a quelli della saga successiva, ma nel quale comunque avvengono molti eventi che magari nel libro non sono molto approfonditi, e che potrebbe essere tranquillamente espansi (battaglie). Tuttavia, per allungare il brodo, Jackson è stato costretto ad inserire o reinserire personaggi che nell'opera di Tolkien non sono presenti o non esistono proprio. E' il caso dell'elfo Legolas, dalla trilogia del signore degli anelli, e alla new entry l'elfa Tauriel. Quest'ultima però risulta essere poco incisiva ai fini della storia, se non per la relazione amorosa che nascerà in maniera fin troppo frettolosa e ai limiti del ridicolo con uno dei nani. Ma in linea di massima non mi è dispiaciuto il suo inserimento, come anche quello di Legolas che in fin dei conti nella struttura della storia ci calza bene. Notevole come venga messo in rilievo il cambiamento di Bilbo, che rimane comunque a mio parere il più adorabile personaggio della saga, in seguito al ritrovamento dell'anello. E se la sceneggiatura talvolta barcolla leggermente, è nella cura dei dettagli e nell'uso magistrale della CGI che si ritrova la vera eccellenza di questo secondo film, che riesce addirittura a superare dal punto di vista tecnico tutti i suoi predecessori. Gli ultimi 40 minuti sono da standing ovation! Dimenticate tutti i draghi che avete visto al cinema finora, Smaug è veramente il più fascinoso, grandioso, imponente drago mai visto e realizzato! Jackson dirige magistralmente tutte le scene d'azioni, ma in particolare il finale, per poi staccare in un punto cardine e costringerci a impostare di nuovo il timer, questa volta al 7 dicembre 2014, quando uscirà nelle sale "Racconto di un ritorno" (ultimo atto, già ultimato e in fase di post-produzione). Insomma, Lo Hobbit-La Desolazione di Smaug è un film che funziona, nonostante il legittimo malcontento dei puristi tolkieniani in seguito a sostanziali cambiamenti, ma c'era da aspettarselo. Ciò che conta è che sia sia dimostrato un'ottimo preludio a quello che sarà il gran finale, o almeno si spera. Voto: 8,5
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pisa93
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lunedì 16 dicembre 2013
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"lo hobbit" secondo jackson
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Bilbo e la sua "nanica" compagnia continuano il viaggio verso la montagna, ma ancora tante insidie li attendono ed il loro più grande nemico sta aspettando dormiente su una marea di tesori.
Peter Jackson attinge a piene mani dall'universo tolkeniano, riscrivendolo e maneggiandolo come se fosse un giocattolo che ha bisogno di una messa a punto. Si perde l'origine del libro e sorge una nuova storia, epica ed appassionata, ma ben lontana dalla classica Terra di Mezzo che tutti noi conosciamo. Orchi mai visti ed amori interraziali fanno da fronzoli e corredo ad una trama che non aveva davvero bisogno di aggiunte. Sembra quasi che le tre ore canoniche di film debbano essere eguagliate a qualsiasi costo e prezzo.
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Bilbo e la sua "nanica" compagnia continuano il viaggio verso la montagna, ma ancora tante insidie li attendono ed il loro più grande nemico sta aspettando dormiente su una marea di tesori.
Peter Jackson attinge a piene mani dall'universo tolkeniano, riscrivendolo e maneggiandolo come se fosse un giocattolo che ha bisogno di una messa a punto. Si perde l'origine del libro e sorge una nuova storia, epica ed appassionata, ma ben lontana dalla classica Terra di Mezzo che tutti noi conosciamo. Orchi mai visti ed amori interraziali fanno da fronzoli e corredo ad una trama che non aveva davvero bisogno di aggiunte. Sembra quasi che le tre ore canoniche di film debbano essere eguagliate a qualsiasi costo e prezzo. Si creano nuovi personaggi e si strizza l'occhio a protagonisti di trilogie future, lanciando le basi per una frase che Jackson a breve oserà dire: "Lo Hobbit l'ho scritto io!".
Lontana è la poesia del "Signore degli Anelli" ed anche se il regista sembra avere capito che dopo il primo film serviva un cambiamento, la metamorfosi non sembra ancora completa.
Le atmosfere si sono fatte più cupe e la fotografia cerca di tornare agli allori di un tempo, anche se usata con troppa sufficienza. Manca, infatti, la naturalezza con cui lo spettatore veniva avvolto nei placidi paesaggi neozelandesi, carichi di speranze e di oscurità.
Nonostante ciò, il film è una ricostruzione appassionata di una serie di eventi epici nel loro genere. A tratti si pecca di eccessiva esuberanza, con nani capaci di azioni impossibili ed elfi che farebbero impallidire Rambo in persona, ma il risultato e assolutamente piacevole e coinvolgente.
Le tre ore scarse di film quasi non si sentono, scorrendo veloci ed incalzanti davanti agli occhi di uno spettatore che vuole perdersi in un mondo che non è il suo. Il tutto è impreziosito da un villain d'eccezione: il drago Smaug, curato nei dettagli e motivo di plauso per il lavoro portato a termine dalla Weta. Un grande Benedict Cumberbatch dà la voce alla creatura, intessendo trame e dialoghi a tratti poetici.
In conclusione, siamo davanti ad un film che cerca di trovare una sua identità, anche se ancora legato ad un "Signore degli Anelli" che non manca mai di richiamare, ma non per questo meritevole di un giudizio negativo. Infatti sa stupire, emozionare ed, elemento più importante, incolla alla poltrona per tutta la sua durata.
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lory08
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venerdì 20 dicembre 2013
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lo hobbit continua
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Il secondo capitolo dello hobbit è più corto, ma certamente più cupo e interesante del primo. Rispetto al libro che era di poco più di 300 pagine, il film tende a caratterizzare in modo approfondito i vari personaggi ,come Bard e il Governatore, e a crearne anche nuovi ,per esempio l'elfa Tauriel. Jackson riesce a rendere lo Hobbit un film tutto da scoprire anche per chi ha letto il libro, aggiungendo scene del tutto inedite e veramente interessanti (vedere Gandalf contro il Negromante è uno spettacolo). Ma tra tutti i personaggi quello veramente più attesso è il drago Smaug che grazie a Jackson e all'attore che gli dà i movimenti e la voce, è certamente tra i personaggi in CGI più riusciti dopo Gollum.
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Il secondo capitolo dello hobbit è più corto, ma certamente più cupo e interesante del primo. Rispetto al libro che era di poco più di 300 pagine, il film tende a caratterizzare in modo approfondito i vari personaggi ,come Bard e il Governatore, e a crearne anche nuovi ,per esempio l'elfa Tauriel. Jackson riesce a rendere lo Hobbit un film tutto da scoprire anche per chi ha letto il libro, aggiungendo scene del tutto inedite e veramente interessanti (vedere Gandalf contro il Negromante è uno spettacolo). Ma tra tutti i personaggi quello veramente più attesso è il drago Smaug che grazie a Jackson e all'attore che gli dà i movimenti e la voce, è certamente tra i personaggi in CGI più riusciti dopo Gollum. Tra le poche pecche del film però c'e il fatto che in alcune parti si sente che la nuova trilogia era all'inizio pianificata come due film sopratutto con l'inizio frettoloso e con un finale che ti lascia sorpreso chiedendoti " è finto cosi?". Alla fine però il film convice e piace lasciandoti inpaziente per vedere il terzo
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matteo mantoani
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sabato 21 dicembre 2013
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tolkien: perdonaci.
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Devo dire che ho atteso con ansia di vedere questo film e avendo alla fine dei conti apprezzato il primo capitolo mi aspettavo qualcosa di più. Un tolkieniano incallito affezionato alla trama del libro non potrà di certo lasciare la sala senza un po' di amaro in bocca. Il libro di Tolkien sembra ormai essere trattato solo come un canovaccio da cui attingere senza rispetto allo scopo di produrre il kolossal hollywoodiano di turno. Le riscritture e la trasformazione di alcune delle sequenze più divertenti del libro (la fuga nei barili, l'incontro con Beorn) sono ridotte a piccole scene d'azione (spettacolari, senza dubbio) ma lo sviluippo della psicologia dei personaggi e le loro interazioni col mondo circostante sono messe da parte per fare spazio a una ridicola (anche se platonica) storia d'amore tra nano ed elfa.
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Devo dire che ho atteso con ansia di vedere questo film e avendo alla fine dei conti apprezzato il primo capitolo mi aspettavo qualcosa di più. Un tolkieniano incallito affezionato alla trama del libro non potrà di certo lasciare la sala senza un po' di amaro in bocca. Il libro di Tolkien sembra ormai essere trattato solo come un canovaccio da cui attingere senza rispetto allo scopo di produrre il kolossal hollywoodiano di turno. Le riscritture e la trasformazione di alcune delle sequenze più divertenti del libro (la fuga nei barili, l'incontro con Beorn) sono ridotte a piccole scene d'azione (spettacolari, senza dubbio) ma lo sviluippo della psicologia dei personaggi e le loro interazioni col mondo circostante sono messe da parte per fare spazio a una ridicola (anche se platonica) storia d'amore tra nano ed elfa. Kili infilzato con una freccia morgul e colpito dalla stessa malattia di Frodo è un affronto al buonsenso del pubblico e la comparsa di un Legolas più giovane ma comunque più grasso e con più rughe è il colpo finale per far rigirare il povero Tolkien nella tomba.
Se si lascia da parte Tolkien e si guarda questo film solo per passare una buona serata, allora di sicuro l'intrattenimento non mancherà. Il film regala spesso momenti emozionanti, grazie agli scenari spettacolari e alle rocambolesche scene di battaglia (anche se gli orchi sembrano essere sempre più arteriosclerotici e facili da trapassare come se fossero di burro). La scena in cui Gandalf incontra Sauron a Dol Guldur è davvero emozionante, la lunga sequenza finale in cui i nani cercano di mettere nel sacco Smaug incastonandolo nell'oro fuso è forse quella che convince di meno. Ad ogni modo, il ritmo a volte crolla e il pubblico riesce a sbadigliare persino se si trova davanti alla rappresentazione cinematografica di uno dei libri fantasy più amati e letti della storia. Per concludere, Il film potrà essere buono dal punto di vista dell'intrattenimento, specie grazie all'impressionante HFR, ma di gran lunga inferiore, a mio parere, al capitolo precedente. Non resta che incrociare le dita e sperare che almeno il capitolo conclusivo di questa trilogia riesca a far salvare la faccia a Peter Jackson.
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