cohle
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domenica 15 marzo 2015
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carino, ma...
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...dialoghi e avvenimenti un po' improbabili.
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mericol
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lunedì 9 marzo 2015
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un viaggio di 80 minuti che cambia la vita
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Può un film di 85 min con un solo protagonista (tutti gli altri sono soltanto voci attraverso un telefono) che guida un’auto per 85’, può avere l’andamento di un thriller ,pur senza morti, coinvolgere lo spettatore con una crescente tensione emotiva, farlo pensare per ore dopo la conclusione, il giorno successivo e forse altri giorni ancora? Penso di si. Può ottenere questo risultato il film Locke di S. Kneigth.
Ivan Locke ,in auto verso Londra, per un evento improvviso che sembra sconvolgergli la vita. Non ritorna quella sera in famiglia, dove lo aspetta il figlio Sean per gustare insieme la partita dell’anno in TV, della squadra del cuore.
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Può un film di 85 min con un solo protagonista (tutti gli altri sono soltanto voci attraverso un telefono) che guida un’auto per 85’, può avere l’andamento di un thriller ,pur senza morti, coinvolgere lo spettatore con una crescente tensione emotiva, farlo pensare per ore dopo la conclusione, il giorno successivo e forse altri giorni ancora? Penso di si. Può ottenere questo risultato il film Locke di S. Kneigth.
Ivan Locke ,in auto verso Londra, per un evento improvviso che sembra sconvolgergli la vita. Non ritorna quella sera in famiglia, dove lo aspetta il figlio Sean per gustare insieme la partita dell’anno in TV, della squadra del cuore. Dove lo attende la moglie Katrin che sta preparando amorevolmente la cena aderente ai suoi gusti. Ma tutto questo è poco rispetto all’abbandono di un compito professionale importante, il più importante della sua vita. E’ capocantiere di una grossa ditta di costruzioni e al mattino successivo è previsto uno scarico enorme di cemento che giungerà tra mille difficoltà burocratiche che solo lui, Ivan Locke, può superare.
Un viaggio verso Londra della durata verosimile di 80-90 min, quanto appunto durerà il film.
Si conosce presto il motivo del viaggio. Ivan deve raggiungere un Ospedale londinese ove una donna, con cui ha avuto un rapporto sessuale unico,casuale, una donna che non ha più visto, sta per avere un bambino, certamente suo, di Ivan.
Ivan è costretto a raccontare la vicenda alla moglie, per telefono. Giustificarsi, senza entrare nei particolari, con il figlio per il mancato ritorno a casa.
E’ costretto ad incaricare il suo sostituto in ditta per risolvere grossi problemi in sua assenza, sempre e solo telefonicamente, mentre guida. Ma, in particolare, a parlare per telefono con Bethan, l’amante di una notte, donna timida, tremebonda,insicura, che ha necessità della sua presenza fisica mentre partorisce. Ivan ricorda il suo passato, di bambino abbandonato dal padre, al quale rivolge,a parole, malgrado sia morto da tempo, pesanti invettive.
Perderà tutto. La famiglia (la moglie non lo vuole più), il lavoro (è licenziato). Giunge in Ospedale nel momento in cui sente, sempre e solo per telefono, i primi vagiti del neonato.
Ultimo fondamentale motivo per cui lo spettatore è coinvolto è la realizzazione del film in soggettiva nel buio della notte. Vedi e senti, il percorrere delle strade,le luci,il selciato, i lumi, i rumori dei clacson, le telefonate che si susseguono a ritmo incalzante. Oppure in oggettiva il solo volto in primo piano di Ivan. Si vive la vicenda di Ivan come in un thriller. Dove finirà? Come finirà?. Finisce in una posizione di responsabilità morale.
Cosa vuol dire il protagonista con la sua storia? Una trasgressione improvvisa, non prevedibile, certo non preordinata. Il protagonista dichiara le sue colpe, ma rispetta i suoi doveri verso la ditta, verso il figlio che sta nascendo.
Una conclusione che farebbe sperare in un Cinema che dà spazio a temi di alto contenuto morale. Sennonché questo tipo di film attira,nella nostra epoca, un numero non soddisfacente di spettatori.
Ultima nota: la superba interpretazione di Tom Hardy,barbuto, con primi piani di grande intensità espressiva.
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the thin red line
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venerdì 30 gennaio 2015
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un film da ascoltare
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Ivan Locke sta guidando verso Londra, il giorno successivo dovrà presenziare alla più grande colata di cemento che prepara da mesi. Lui è il responsabile del cantiere e a casa lo aspettano moglie e figli. Ma una donna da lui messa incinta sta per partorire suo figlio, la sua scelta condizionerà per sempre il resto della sua vita.
Interessantissimo esperimento cinematografico di Steven Knight, già autore della sceneggiatura de "La promessa dell'assassino", che con un solo volto e un abitacolo di una macchina riesce a confezionare un'opera potente e drammatica incentrata sulle vicende di un uomo comune che sceglie (una volta tanto) di prendersi le sue responsabilità mettendo a repentaglio tutto ciò che di buono aveva costruito in un' intera esistenza.
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Ivan Locke sta guidando verso Londra, il giorno successivo dovrà presenziare alla più grande colata di cemento che prepara da mesi. Lui è il responsabile del cantiere e a casa lo aspettano moglie e figli. Ma una donna da lui messa incinta sta per partorire suo figlio, la sua scelta condizionerà per sempre il resto della sua vita.
Interessantissimo esperimento cinematografico di Steven Knight, già autore della sceneggiatura de "La promessa dell'assassino", che con un solo volto e un abitacolo di una macchina riesce a confezionare un'opera potente e drammatica incentrata sulle vicende di un uomo comune che sceglie (una volta tanto) di prendersi le sue responsabilità mettendo a repentaglio tutto ciò che di buono aveva costruito in un' intera esistenza. Il coraggio di puntare tutto e vincere sui dialoghi e sull'espressività di un maturo Tom Hardy è il giusto premio per uno sceneggiatore che tanto bene aveva fatto come tale. Al primo lungometraggio come regista Steve Knight non rischia l'osso del collo concentrandosi su una professione a lui nuova ma si limita a puntare la macchina da presa sul volto, gli occhi, le mani e le consuguenti espressioni di un uomo retto, deciso, consapevole che ciò che sta facendo è la cosa giusta da fare. D'accordo, per una grossa fetta di pubblico recarsi al cinema per vedere un uomo in abitacolo che parla al telefono con la moglie, il figlio e Donal l'operaio a cui affida tutte le sue mansioni in sua assenza, non deve esser stato piuttosto appagante, ma la scorrevolezza dei dialoghi, semplici, familiari e diretti e le ovvie conseguenze delle sue scelte lo rendono non realistico ma vero. Si avverte un senso di immedesimazione col protagonista le cui parole sono un gigantesco plinto di cemento che poggia sulla schiena dei suoi interlocutori e su se stesso. Esperimento riuscito.
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liuk!
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lunedì 19 gennaio 2015
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meglio come cortometraggio
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Per prima cosa vorrei far notare che Locke non é decisamente un thriller ma un film drammatico, con un solo attore in scena che guida una macchina e parla al telefono, in un crescendo di problemi personali.
L'idea é piú adatta ad una rappresentazione teatrale che cinematografica, dove risulta troppo lunga e noiosa, forse sarebbe stato meglio adattarlo ad un meno impegnativo cortometraggio di 30-40 minuti.
Interessante il percorso psicologico del personaggio che vede la sua vita disintegrarsi in poco tempo, ma da solo non basta. Complessivamente non mi sento di consigliarlo ma si puó comunque vedere, magari mandando avanti con fw ogni tanto.
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caioshin
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domenica 14 dicembre 2014
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noioso
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Premetto che ho guardato il film senza alcuna aspettativa, perchè non ho letto prima la trama, e perchè come spesso mi piace fare preferisco lasciare che sia semplicemente lo scorrere delle immagini a lasciarmi la prima e più importante impressione. Tuttavia sono rimasto deluso da questo film, non perchè mi aspettassi un film più movimentato, ma perchè, oltre all'indiscutibile nobiltà del tema trattato, il film non è riuscito ne a coinvolgermi, ne a commuovermi, ne a suscitare in me quel tipo di emozioni che possano lasciarmi un commento positivo
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jacopo b98
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lunedì 10 novembre 2014
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un film geniale!
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Ivan Locke (Hardy) sale sulla sua BMW e imbocca la strada che lo porta da Birmingham a Londra. In circa un’ora e mezza di macchina la sua vita gli crolla addosso: la moglie lo caccia di casa, è licenziato dal lavoro e la donna con cui aveva avuto un rapporto sessuale l’anno prima partorisce. Scritto e diretto dallo sceneggiatore de La promessa dell’assassino, interpretato dal solo Tom Hardy, straordinario in un vero e proprio one-man-show, è una crociata per la giustizia. Locke è conscio di aver sbagliato, ma vuole riparare ai suoi errori, vuole essere giusto: si confessa con la moglie, non ha timore di dire alla madre del suo nuovo figlio che lui non la ama e non l’amerà e non tenta di dissuadere i suoi datori di lavoro dalla scelta di licenziarlo.
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Ivan Locke (Hardy) sale sulla sua BMW e imbocca la strada che lo porta da Birmingham a Londra. In circa un’ora e mezza di macchina la sua vita gli crolla addosso: la moglie lo caccia di casa, è licenziato dal lavoro e la donna con cui aveva avuto un rapporto sessuale l’anno prima partorisce. Scritto e diretto dallo sceneggiatore de La promessa dell’assassino, interpretato dal solo Tom Hardy, straordinario in un vero e proprio one-man-show, è una crociata per la giustizia. Locke è conscio di aver sbagliato, ma vuole riparare ai suoi errori, vuole essere giusto: si confessa con la moglie, non ha timore di dire alla madre del suo nuovo figlio che lui non la ama e non l’amerà e non tenta di dissuadere i suoi datori di lavoro dalla scelta di licenziarlo. E così l’uomo Locke si fa paladino di una crociata per la giustizia, portatore di un imperativo morale incriticabile e incrollabile, pieno di una dignità colpevole commovente. Locke non è un capolavoro: si tratta comunque di un’opera sperimentale che faticherà ad essere amata dal pubblico, ma è un film coinvolgente, mai noioso e di indubbia genialità. E di performance come quella di Tom Hardy non se ne vedono tutti i giorni.
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kyotrix
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domenica 9 novembre 2014
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coraggioso
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Fare un film interamente incentrato sui dialoghi di un uomo alla guida, non deve essere facile. Film interessante. Peccato per alcune cose/ dialoghi un pò eccessivi ( comportamento dell'amico che seguirò il cantiere e della donna che deve partorire ) e per il finale piatto ( ma dopotutto non è un film hollywoodiano fatto per meravigliare, ma un film che cerca di ricreare diciamo una normale situazione famigliare )
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antonietta dambrosio
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sabato 1 novembre 2014
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il dramma umano di ivan locke
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Tra i colori e la malinconia della notte, su un'autostrada che divide in due la coscienza di Ivan Locke, procediamo lungo la linea che segna la sua vita, e le luci dei lampioni, le macchine ed altre vite che ci scorrono di fianco sono il senso di quanto l'esperienza possa stravolgere qualsiasi calcolo razionale rivelando che per ognuno lo spirito è una tavola nuova da incidere, e forse non a caso il nome del nostro protagonista ci riporta alla filosofia di Locke. Tutto ciò che si vede è l'autostrada, l'abitacolo di una macchina ed il volto di Ivan Locke (Tom Hardy) da tre angolazioni diverse, che procede verso Londra dopo aver ricevuto la telefonata di Bethan.
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Tra i colori e la malinconia della notte, su un'autostrada che divide in due la coscienza di Ivan Locke, procediamo lungo la linea che segna la sua vita, e le luci dei lampioni, le macchine ed altre vite che ci scorrono di fianco sono il senso di quanto l'esperienza possa stravolgere qualsiasi calcolo razionale rivelando che per ognuno lo spirito è una tavola nuova da incidere, e forse non a caso il nome del nostro protagonista ci riporta alla filosofia di Locke. Tutto ciò che si vede è l'autostrada, l'abitacolo di una macchina ed il volto di Ivan Locke (Tom Hardy) da tre angolazioni diverse, che procede verso Londra dopo aver ricevuto la telefonata di Bethan. Sembra quasi che lei lo aspetti come se stesse aspettando Dio o Godot, e nel modo in cui Beckett ci conduce verso l'assurda attesa di una vaga redenzione, Locke si dirige da lei, ora, perché sa di non avere scelta, e lo ripete continuamente tra le varie telefonate che si alternano, a sua moglie Katrina e ai suoi figli che l'aspettano a casa mentre guardano la partita, al suo capo Garreth e a Donald, l'unico collaboratore che stima e a cui decide di affidare la gestione della più grande colata di calcestruzzo prevista per l'alba dell'indomani. Locke è un costruttore impeccabile, conosciuto da tutti come il migliore, e sa bene quanto un errore di calcolo possa compromettere e far crollare un edificio, e la sua storia, l'assunzione di responsabilità a cui non rinuncia mentre guarda il sedile posteriore vuoto e rinfaccia al fantasma di suo padre di aver fatto il contrario, ci portano a comprendere come anche gli edifici morali su cui si basano le nostre certezze possano rivelarsi fragili. Locke ha ripulito il suo nome con la sua vita, si è riscattato, ed ora sempre in nome della verità è pronto a veder crollare tutto e noi, persi nello sguardo di Tom Hardy, siamo con lui, sentiamo l'urgenza di andare, di organizzare, di spiegare, e al suono di una nuova vita i lampioni della notte si gonfiano di lacrime. Steven Knight, con un colpo da maestro, ci svela quanto non sia necessario un ricco cast costellato di grandi nomi per rendere grande un film, il più applaudito al festival di Venezia 2013, e i titoli di coda accompagnano il nostro stupore, ci colgono smarriti per quanto il dramma umano di Ivan Locke possa essere di tutti, frutto dell'imprevedibilità della vita.
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zelos1977
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giovedì 16 ottobre 2014
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un film on the road emozionante e profondo!
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CHE DIRE DI QUESTO FILM DI S. KNIGHT (GIA' SCENEGGIATORE DEL BEL FILM DI CRONENBERG LA PROMESSA DELL'ASSASSINO), DIRE CHE E' IMPERDIBILE E' SUPERFLUO..
UNO STILE DI REGIA ORIGINALE CHE ALLONTANA DA SUBITO LA MONOTONIA DELL'UNITA' DI LUOGO, UNA RECITAZIONE SUPERBA DI TOM HARDY ( GIA' INDIMENTICABILE IL SUO BANE DE IL CAVALIERE OSCURO -IL RITORNO) CHE REGGE VERAMENTE DA SOLO TUTTO IL FILM, NE NASCE UNA ORIGINALE RIFLESSIONE SULLA SOLITUDINE DELL'ESSERE UMANO E SUI PROBLEMI CHE LA VITA QUOTIDIANA CI COMPORTA.
LA SCELTA DI FAR RECITARE UN SOLO ATTORE PER TUTTO IL TEMPO DELLA DIEGESI, GIRARE IN NOTTURNO E PER DI PIU' IN TEMPO REALE, RAPPRESENTA DAVVERO UN GRANDE ESERCIZIO DI STILE PERO' SENZA SCADERE NELL'AUTOCOMPIACIMENTO AUTORIALE E LUNGI DALLA PIETOSITA' CHE TALE PERSONAGGIO AVREBBE POTUTO FAR SCATURIRE ALLO SPETTATORE.
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CHE DIRE DI QUESTO FILM DI S. KNIGHT (GIA' SCENEGGIATORE DEL BEL FILM DI CRONENBERG LA PROMESSA DELL'ASSASSINO), DIRE CHE E' IMPERDIBILE E' SUPERFLUO..
UNO STILE DI REGIA ORIGINALE CHE ALLONTANA DA SUBITO LA MONOTONIA DELL'UNITA' DI LUOGO, UNA RECITAZIONE SUPERBA DI TOM HARDY ( GIA' INDIMENTICABILE IL SUO BANE DE IL CAVALIERE OSCURO -IL RITORNO) CHE REGGE VERAMENTE DA SOLO TUTTO IL FILM, NE NASCE UNA ORIGINALE RIFLESSIONE SULLA SOLITUDINE DELL'ESSERE UMANO E SUI PROBLEMI CHE LA VITA QUOTIDIANA CI COMPORTA.
LA SCELTA DI FAR RECITARE UN SOLO ATTORE PER TUTTO IL TEMPO DELLA DIEGESI, GIRARE IN NOTTURNO E PER DI PIU' IN TEMPO REALE, RAPPRESENTA DAVVERO UN GRANDE ESERCIZIO DI STILE PERO' SENZA SCADERE NELL'AUTOCOMPIACIMENTO AUTORIALE E LUNGI DALLA PIETOSITA' CHE TALE PERSONAGGIO AVREBBE POTUTO FAR SCATURIRE ALLO SPETTATORE.
I TEMI CHE TALE PELLICOLA AFFRONTA SONO RISAPUTI: UNA SITUAZIONE FAMILIARE DIFFICILE, UN ADULTERIO CELATO, IL POSSIBILE LICENZIAMENTO DAL LAVORO, LA SOLITUDINE CHE LO AFFLIGGE ED EVENTUALI RIMORSI DI COSCIENZA.. UNA LEZIONE DI CINEMA E DI VITA NON AFFATTO SCONTATA!
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danielesk
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giovedì 16 ottobre 2014
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ma per favore...
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Avevo delle grosse aspettative su questo film tutte impietosamente tradite dalla visione. Sinceramente faccio fatica a capire i giudizi positivi degli utenti, film piatto e monotono come mai ne ho visti anche i dialoghi che dovrebbero essere l'essenza di questo genere di film sono di un ridicolo incredibile senza contare il fatto che spesso ripete le stesse cose... Cioè a fare questo film che ingegno ci vuole? Domani metto anche io una telecamera in auto e giro il sequel di questo film tanto basta dire 4 cazzate e ripeterle un paio di volte per entrare nelle grazie del pubblico :D E' vero che il mondo è bello perché è vario ma considerare questo già solo un film è assurdo ma addirittura un capolavoro è delirio puro!
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