gianni quilici
|
giovedì 9 ottobre 2014
|
in corsa nella notte
|
|
|
|
E’ un film che mi ha sorpreso. Immaginate di realizzare una pellicola con un solo protagonista costantemente alla guida di una macchina con le luci della notte che filtrano dal finestrino attorno a cui si intravvedono lampioni, cartelli stradali, altre vetture in corsa…Ci vuole una sceneggiatura notevole ed un attore in grado di trasmetterla per tutto il tempo.
E’ ciò che è riuscito a fare Steven Knight scrivendolo e girandolo: 85 minuti di ripresa quasi in tempo reale vissuti tutti dentro un’auto in corsa, di notte, con un solo uomo al volante. Non un film d’azione o sulle auto ma un potente dramma individuale. Il copione è stato recitato tutto in una volta, girato in otto sere, grazie anche ad un attore formidabile, Tom Hardy.
[+]
E’ un film che mi ha sorpreso. Immaginate di realizzare una pellicola con un solo protagonista costantemente alla guida di una macchina con le luci della notte che filtrano dal finestrino attorno a cui si intravvedono lampioni, cartelli stradali, altre vetture in corsa…Ci vuole una sceneggiatura notevole ed un attore in grado di trasmetterla per tutto il tempo.
E’ ciò che è riuscito a fare Steven Knight scrivendolo e girandolo: 85 minuti di ripresa quasi in tempo reale vissuti tutti dentro un’auto in corsa, di notte, con un solo uomo al volante. Non un film d’azione o sulle auto ma un potente dramma individuale. Il copione è stato recitato tutto in una volta, girato in otto sere, grazie anche ad un attore formidabile, Tom Hardy.
In che modo ci è riuscito? Drammatizzando la corsa di Ivan Locke, capo cantiere presso un’importante ditta di costruzioni, che sale in auto verso non si sa dove e inizia a fare una serie di telefonate a Bethan, la donna che lo aspetta in sala parto; alla moglie Katrina e al figlio, che lo attendono come ogni sera a casa; a Donal, un suo sottoposto, che incarica di lavorare al suo posto in una sfida coraggiosissima, perché la sua vita rischia di andare tutta in frantumi.
Questa tensione altamente drammatica, costantemente al limite, telefonata dopo telefonata, perché piena di problemi e di contraddizioni stringenti è sostenuta, come raramente oggi succede, da una fortissima tensione morale, di chi ha assunto su di sé tutte le responsabilità e cerca disperatamente di uscirne, senza tradirne alcuna.
Non ci sono effetti speciali, spettacolarizzazione con musiche e montaggi. E’ la realtà stessa in cui il protagonista è invischiato, sono i ricordi che affiorano del suo rapporto pesante col padre, che rendono Locke un film senza un attimo di respiro e allo stesso tempo pensante, di un pensiero che vive la propria responsabilità personale con tutti i rischi che questo comporta.
Tom Hardy è qui attore strepitoso, perché assume, nel suo volto forte e barbuto, generosità e coraggio, dolore e determinazione in una performance prolungata quindi ancora di più difficoltosa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianni quilici »
[ - ] lascia un commento a gianni quilici »
|
|
d'accordo? |
|
m_nus-style87
|
mercoledì 1 ottobre 2014
|
allucinante
|
|
|
|
Mi sono fatto ingolosire dalle vostre recensioni,purtroppo sbagliando.Dai non è possibile, tutta sera a parlare del palazzo che deve costruire , a calmare la donna incinta, scusarsi con la moglie e sapere il risultato della partita dai figli, orrendo, piuttosto prendetevi una pizza e risparmiatevi quell'ora e 20 di film facendo qualcos' altro, ve lo consiglio
|
|
[+] lascia un commento a m_nus-style87 »
[ - ] lascia un commento a m_nus-style87 »
|
|
d'accordo? |
|
maresogno
|
lunedì 11 agosto 2014
|
noioso
|
|
|
|
Non finiva mai. Lezioni patetiche di vita che veramente non se ne poteva piu'. Considerato le scene o la scena credo che sia costato anche poco.
|
|
[+] lascia un commento a maresogno »
[ - ] lascia un commento a maresogno »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
mercoledì 6 agosto 2014
|
la sfida di un uomo comune
|
|
|
|
É sera, un uomo esce da un cantiere , si toglie gli stivali da lavoro sporchi di cemento prima di salire in macchina in direzione Londra, s'immerge nel traffico, ma non è una giornata come tutte le altre. A casa moglie e figli lo stanno aspettando per assistere a una partita di calcio, hanno preparato salsicce e birra , mal'uomo non tornerà a casa dalla sua famiglia, quella sera ha preso una decisione che stravolgerà la sua vita e di chi gli sta accanto. A Londra una donna sta per mettere al mondo un bambino e Ivan Locke ( questo il suo nome), ha intenzione di essere presente; non conosce la donna con la quale ha avuto un incontro occasionale, una sera, un lavoro andato a buon fine, un bicchiere di troppo un momento di fragilità, una leggerezza, se vogliamo, solo che un figlio non è una leggerezza, è bastata una sola volta per gettare le fondamenta di una nuova vita , lo sa bene Locke che intende assumersi le sue responsabilità fino in fondo, riconoscere il bambino, sostenere la donna che lo partorirà.
[+]
É sera, un uomo esce da un cantiere , si toglie gli stivali da lavoro sporchi di cemento prima di salire in macchina in direzione Londra, s'immerge nel traffico, ma non è una giornata come tutte le altre. A casa moglie e figli lo stanno aspettando per assistere a una partita di calcio, hanno preparato salsicce e birra , mal'uomo non tornerà a casa dalla sua famiglia, quella sera ha preso una decisione che stravolgerà la sua vita e di chi gli sta accanto. A Londra una donna sta per mettere al mondo un bambino e Ivan Locke ( questo il suo nome), ha intenzione di essere presente; non conosce la donna con la quale ha avuto un incontro occasionale, una sera, un lavoro andato a buon fine, un bicchiere di troppo un momento di fragilità, una leggerezza, se vogliamo, solo che un figlio non è una leggerezza, è bastata una sola volta per gettare le fondamenta di una nuova vita , lo sa bene Locke che intende assumersi le sue responsabilità fino in fondo, riconoscere il bambino, sostenere la donna che lo partorirà. Il mattino successivo avrebbe dovuto essere presente per una colata di calcestruzzo, dirigere i lavori per quello che dovrebbe essere la più imponente costruzione in Europa, anche questo sa bene e intende portare a termine il progetto, fare in modo che tutto fili per il verso giusto , affidando l'incarico a Donald, capo operai con il vizio del bere. Licenziato in tronco da Gareth, il suo capo per telefono “ perchè non ti sei dato malato”? “Perchè non è vero, non sono malato”, non ritiene che un raffeddore sia motivo sufficiente ( lo vediamo ripetutamente soffiarsi il naso, prendere dello sciroppo), e intanto dall'abitacolo della sua auto ( unica location), si susseguono le telefonate, informare la moglie Katrine di quello che è successo, dall'altro capo, la donna incredula, poi adirata, sembrava essere una sera come tutte le altre, aveva anche indossato pure lei la maglia della squadra per assistere alla partita. Il figlio Eddy, non sa bene cosa, ma capisce che qualcosa non va, è spaventato, cerca delle sicurezze , si difende, esulta per l'esito della partita, non è pronto all'ingresso nel mondo adulto, ad affrontare le tempeste della vita. Quando il telefono tace, per qualche istante, Locke litiga furiosamente con il fantasma del padre che sempre si è sottratto ai suoi doveri, mentre Ivan sa che non ci sono scorciatoie, facili vie di fuga, lui vuole fare la cosa giusta anche se questo influisce sul suo mondo, sui suoi cari e lo fa con una lucidità e una sincerità disarmante e sconvolgente. L'ultima, toccante telefonata del figlio, ha registrato la partita, si potrebbe vederla il giorno dopo, fingendo di non conoscere il risultato, riavvolgere il nastro e ricominciare da capo, come non fosse successo nulla. E intanto la BMW corre sull'autostrada, macina kilometri tra fasci di luci impastate e ipnotiche, nella notte più lunga e difficile della sua vita Ivan Locke si prende cura delle sue creature, qualcosa di infinitamente grande, l'edificio che sorgerà e ruberà un pezzo di cielo, e qualcosa d'infinitamente più piccolo, un bambino che ha emesso il suo primo vagito e a cui bisogna garantire il suo pezzo di cielo.
Nota a margine: Spero di rivedere questo bellissimo film in lingua originale, non so se per effetto delle voci fuori campo, ma mi sembravano tutte voci di persone giovani, eccetto quella del protagonista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
venerdì 11 luglio 2014
|
in viaggio verso il destino
|
|
|
|
A Steve Knight piace l’azzardo. Lo sceneggiatore prediletto Cronenberg e Stephen Frears, famoso per il recente La promessa dell’assassino confeziona un’opera interessante da regista, stilisticamente impeccabile e tecnicamente riuscita come sceneggiatura.
Il coraggio non manca al giovane player. Sfruttare una situazione di tensione per un’ora e mezza senza alcun protagonista se non la strada e l’abitacolo del protagonista, è assolutamente foriero alla cinematografia. Certo qualcosa c’era già stato; senza andare troppo indietro nel tempo, il recente Cosmopolis di Cronenberg aveva chiuso in un abitacolo di pochi metri quadri, l’esistenza di un protagonista ma con Locke andiamo oltre.
[+]
A Steve Knight piace l’azzardo. Lo sceneggiatore prediletto Cronenberg e Stephen Frears, famoso per il recente La promessa dell’assassino confeziona un’opera interessante da regista, stilisticamente impeccabile e tecnicamente riuscita come sceneggiatura.
Il coraggio non manca al giovane player. Sfruttare una situazione di tensione per un’ora e mezza senza alcun protagonista se non la strada e l’abitacolo del protagonista, è assolutamente foriero alla cinematografia. Certo qualcosa c’era già stato; senza andare troppo indietro nel tempo, il recente Cosmopolis di Cronenberg aveva chiuso in un abitacolo di pochi metri quadri, l’esistenza di un protagonista ma con Locke andiamo oltre.
Il virtuosismo artistico di Knight muove abilmente le capacità attoriali del protagonista indiscusso, Tom Hardy, in una storia verosimile, dinamica e nervosa con dialoghi scattanti con “entità” foriere, esterne al mondo avulso entro cui il protagonista viaggia nella notte.
Su un’autostrada verso Londra guida infatti un costruttore di edifici, dal promettente futuro presso una multinazionale americana. E’ sposato con due figli ma la sua vita apparentemente serena subisce una decisa svolta questa notte. Eppure, tutto segue i suoi piani: impeccabile e indefesso all’alba avrebbe dovuto presiedere alla più ingente colata di cemento di cui si sia mai dovuto occupare. Avrebbe appunto.
Ma il destino che qui ha il nome di Bethan, una donna “brutta, l’avventura di una notte, avevo bevuto qualche bicchiere di troppo per la felicità del mio ultimo lavoro brillantemente compiuto”, rovina tutto riscrivendone ogni tappa.
Deciso ad assumersi la responsabilità della nascita di un bambino, andando oltre l’aborto anche se questo comporterà la decisa cesura con la sua famiglia e il lavoro visto che l’evento clou sarà evidentemente secondario rispetto alla scelta di assistere la donna partorire, Locke compie un viaggio nei recessi della sua anima, un onirico cammino che lo porta a rivedere ogni sua scelta per farsi carico, finalmente, di ogni responsabilità.
Raro esempio di un film dove il tempo di ripresa della pellicola coincide con quello della vita reale scandito dai ritmi irrefrenabili di una cieca corsa contro il tempo, Locke descrive l’importanza dell’assunzione delle proprie scelte, delle proprie azioni e dei propri errori sfruttando l’emblematico esempio di un uomo che ha fatto della sicurezza il proprio lavoro.
Ma quel cemento a presa rapida che dovrebbe essere motivo unificatore e legame affettivo indissolubile si incrina, cadendo sotto il peso di una menzogna che ne ha minato irrimediabilmente le basi, spinto da un lassismo e superficialità che pare una costante del nostro tempo. Knight è qui abile a mostrare il capovolgimento spirituale dell’anima di Locke permeato da un forte senso di dignità e stoicismo che lo porta a rinunciare a scelte non facili, tutte mostrate ai nostri occhi su un piatto d’argento attraverso delle chiamate a familiari/parenti/amici.
Locke rinuncia a posizioni importanti, all’affetto del figlio e alla partita di baseball, all’amore della moglie tentando anche quando tutto è perduto, quando oramai è stato licenziato come capocantiere, di portare a termine l’ultimo incarico, la colata di calcestruzzo per cui ha lavorato per così tanto tempo e che ora non gli appartiene, guidando l’ignaro capo degli operarai, ubriaco di sidro a impegnarsi affinchè le strade siano sicuramente chiuse, le fondamenta siano profondamente all’altezza.
Ma perchè ora che è inutile, ora che il tempo è dedicato alla sconosciuta in sala parto, ora che la macchina è lanciata a folle corsa verso quel dannato ospedale, lontano dagli affetti, dal lavoro, dalla vita borghese?
Il regista americano ci mostra nell’atto di fuga che diviene responsabilità, nella scelta morale che diviene spinta calvinista, la fragilità di un uomo esasperatamente debole ma capace nel suo torto, nel suo errore, di trovare una soluzione priva di scappatoie, assumendosi quella responsabilità fugaci senza sfruttare l’opportunismo e le scelte facili (una possibile? Sovrintendere alla colata e recarsi il giorno dopo all’ospedale abbandonando tutto) con il coraggio di prendere una strada nuova, forse non giusta ma sicuramente priva di rimorsi.
È una questione di scelta, possibilità. Ecco cosa è Locke, questa pellicola di un’ora e mezza scarsa in grado, con le luci cupe della sera e del serpente d’auto verso il destino, di mostrarci la sliding door di un essere qualunque piegato da eventi più grandi che trovano il modo di insinuarsi nelle gallerie incerte e insicure del nostro (poco) quotidiano vivere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
aldo31
|
venerdì 13 giugno 2014
|
per spettatori che vogliono farsi prendere in giro
|
|
|
|
Premetto che il film ha una discreta confezione. Non basta! Prima della recitazione, del montaggio, della fotografia, di tutto c'è un presupposto: la credibilità della storia. E non sarebbe tanto l'improbabile situazione con la donna che sta partorendo, qualcosa si può concedere alla finzione. Ma che nella più grande colata di cemento del Regno Unito non di una centrale nucleare, un'opera tipo lo Shard di Renzo Piano, tutto possa andare in tilt per l'assenza di un capo cantiere, che i camion con il cemento non siano arrivati ancora, che poche ore prima si abbia dubbi sulla qualità della miscela, che non siano ancora arrivati i permessi per far passare i camion, che si debba chiamare degli operai ubriaconi a sistemare delle tavole che all'improvviso non reggono più, che dati fondamentali per tale costruzione siano appuntati a penna su un raccoglitore che lui ha con sé, che si debba chiamare al cellulare il responsabile dei permessi mentre è a cena, e non me le ricordo tutte.
[+]
Premetto che il film ha una discreta confezione. Non basta! Prima della recitazione, del montaggio, della fotografia, di tutto c'è un presupposto: la credibilità della storia. E non sarebbe tanto l'improbabile situazione con la donna che sta partorendo, qualcosa si può concedere alla finzione. Ma che nella più grande colata di cemento del Regno Unito non di una centrale nucleare, un'opera tipo lo Shard di Renzo Piano, tutto possa andare in tilt per l'assenza di un capo cantiere, che i camion con il cemento non siano arrivati ancora, che poche ore prima si abbia dubbi sulla qualità della miscela, che non siano ancora arrivati i permessi per far passare i camion, che si debba chiamare degli operai ubriaconi a sistemare delle tavole che all'improvviso non reggono più, che dati fondamentali per tale costruzione siano appuntati a penna su un raccoglitore che lui ha con sé, che si debba chiamare al cellulare il responsabile dei permessi mentre è a cena, e non me le ricordo tutte...... Non si tratta di inverosimiglianza ma di impossibilità: un opera come lo Shard è supervisionata da centinaia di persone, è assolutamente impossibile prendere sul serio quanto accade. La rabbia è che se lo avesse fatto un italiano queste assurdità sarebbero state stigmatizzate.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a aldo31 »
[ - ] lascia un commento a aldo31 »
|
|
d'accordo? |
|
mauro.t
|
giovedì 29 maggio 2014
|
l'etica della responsabilita'
|
|
|
|
Un affidabilissimo e integerrimo ingegnere, padre di famiglia, alla vigilia di una operazione importantissima nel cantiere che conduce, se ne va perché ritiene che la sua presenza sia più importante vicino ad una persona che ha bisogno di lui. Ma non abbandona i suoi compiti. Dall’auto che sta guidando, continua a lavorare col telefono, affrontando gli imprevisti, risolvendo i problemi, rispondendo agli improperi del capo e impartendo ordini al sottoposto. Continua così a prendersi cura della colata di calcestruzzo, che sarà la base di un palazzo di 55 piani, di cui si sente ancora responsabile. Vuole che tutto sia fatto nel migliore dei modi, anzi, nell’unico modo possibile: quello giusto.
[+]
Un affidabilissimo e integerrimo ingegnere, padre di famiglia, alla vigilia di una operazione importantissima nel cantiere che conduce, se ne va perché ritiene che la sua presenza sia più importante vicino ad una persona che ha bisogno di lui. Ma non abbandona i suoi compiti. Dall’auto che sta guidando, continua a lavorare col telefono, affrontando gli imprevisti, risolvendo i problemi, rispondendo agli improperi del capo e impartendo ordini al sottoposto. Continua così a prendersi cura della colata di calcestruzzo, che sarà la base di un palazzo di 55 piani, di cui si sente ancora responsabile. Vuole che tutto sia fatto nel migliore dei modi, anzi, nell’unico modo possibile: quello giusto. A monte, emerge il suo vissuto di bambino di cui un padre irresponsabile non si è preso cura. Lui è diverso dal padre, vuole esserlo. La sua vita sta andando a pezzi e lui lo sa, ma affronta la situazione nel modo che ritiene più giusto, cercando lucidamente di salvare il salvabile e di ridurre i danni, senza mai perdere di vista le ricaduta delle sue azioni sulla collettività. La sua scelta però spiazzerà tutti quelli che gli sono vicini, avrà costi altissimi e la sua vita cambierà completamente nell’arco di una notte. Il film è girato interamente nell’abitacolo di un’auto, con il solo protagonista visibile. Lo spettatore viene a conoscenza dei problemi in un crescendo tramite le telefonate con il capo, la moglie, il figlio, l’operaio e la persona che lo sta aspettando. Il tema è quello della responsabilità, di cui il film analizza cause e conseguenze dal punto di vista sociale e individuale. Bellissimo, girato benissimo, col valore aggiunto di un tema etico di peso. Sconsigliato a chi la parola “responsabilità” non dice nulla.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauro.t »
[ - ] lascia un commento a mauro.t »
|
|
d'accordo? |
|
diomede917
|
domenica 25 maggio 2014
|
viaggio dentro se stessi
|
|
|
|
Arriva sui nostri schermi il film più applaudito del Festival di Venezia, uno di quei film che ti fa chiedere quale sia la logica per cui viene selezionato un film per la competizione e un altro nelle sezioni collaterali.
Locke è il nome del nostro protagonista e del suo viaggio di 85 minuti verso Londra e verso il suo destino.
Ivan Locke è il classico brav'uomo ligio al suo dovere di lavoratore e di capo famiglia ma un errore macchia la sua caratura morale, il film segue il suo percorso di distruzione e ricostruzione del proprio io con una telecamera incollata addosso al protagonista che con una serie di telefonate cerca di rimanere in equilibrio su tre fronti della propria vita: la famiglia, il lavoro e il senso di responsabilità.
[+]
Arriva sui nostri schermi il film più applaudito del Festival di Venezia, uno di quei film che ti fa chiedere quale sia la logica per cui viene selezionato un film per la competizione e un altro nelle sezioni collaterali.
Locke è il nome del nostro protagonista e del suo viaggio di 85 minuti verso Londra e verso il suo destino.
Ivan Locke è il classico brav'uomo ligio al suo dovere di lavoratore e di capo famiglia ma un errore macchia la sua caratura morale, il film segue il suo percorso di distruzione e ricostruzione del proprio io con una telecamera incollata addosso al protagonista che con una serie di telefonate cerca di rimanere in equilibrio su tre fronti della propria vita: la famiglia, il lavoro e il senso di responsabilità.
Non è semplice raccontare tutto questo tormento usando solo il talento e l'istrionismo di Tom Hardy, davvero speciale nel rendere le fragilità di un uomo normale, che si relaziona solo con le voci di chi gli sta accanto quasi come dei fantasmi che stimolano la sua coscienza.
Se Tom Hardy è bravissimo un applauso particolare se lo merita Steve Knight che ha costruito una sceneggiatura ad orologeria dove scandisce bene i ritmi della storia come fosse un autentico thriller dell'anima e dirigendolo con un ritmo claustrofobico che rende partecipe lo spettatore dei tormenti del protagonista facendolo respirare e angosciare come lui.
Voto 8
[-]
|
|
[+] lascia un commento a diomede917 »
[ - ] lascia un commento a diomede917 »
|
|
d'accordo? |
|
iscarioth
|
venerdì 23 maggio 2014
|
che n-o-i-a!!!
|
|
|
|
Appena uscito dal cinema.
Uno di quei film che ti fa chiedere perché non sono stato a casa stasera (forse anche i produttori avrebbero potuto farlo, a suo tempo).
Ormai pare che basti fare un film in cui qualcuno parla da solo per ottenere un successo nelle critiche...mah.
A me è parso un puro esercizio di stile...senza stile...
Per reggere il tiro con così pochi argomenti a disposizione bisogna avere più inventiva e sagacia (vedi Carnage, Sleuth...)
La realtà è che la sceneggiatura è di una banalità disarmante.
I dialoghi col "padre" sono di una vuotezza e di una scontatezza logorante.
L'indolenza di Tom Hardy darebbe sui nervi a Madre Teresa.
E, soprattutto, non esiste nemmeno un passaggio della trama che potrebbe anche solo lontanamente intrigare qualcuno.
[+]
Appena uscito dal cinema.
Uno di quei film che ti fa chiedere perché non sono stato a casa stasera (forse anche i produttori avrebbero potuto farlo, a suo tempo).
Ormai pare che basti fare un film in cui qualcuno parla da solo per ottenere un successo nelle critiche...mah.
A me è parso un puro esercizio di stile...senza stile...
Per reggere il tiro con così pochi argomenti a disposizione bisogna avere più inventiva e sagacia (vedi Carnage, Sleuth...)
La realtà è che la sceneggiatura è di una banalità disarmante.
I dialoghi col "padre" sono di una vuotezza e di una scontatezza logorante.
L'indolenza di Tom Hardy darebbe sui nervi a Madre Teresa.
E, soprattutto, non esiste nemmeno un passaggio della trama che potrebbe anche solo lontanamente intrigare qualcuno.
Non mi ritengo un cinefilo superficiale, ma questo film mi fa venire in mente una sola domanda: "Perché???"
[-]
[+] è un film che pone delle domande, infatti
(di gabriella)
[ - ] è un film che pone delle domande, infatti
[+] non ti ritieni un cinefilo superficiale
(di vapor)
[ - ] non ti ritieni un cinefilo superficiale
|
|
[+] lascia un commento a iscarioth »
[ - ] lascia un commento a iscarioth »
|
|
d'accordo? |
|
t. anderson
|
mercoledì 21 maggio 2014
|
una storia che non valeva la pena di raccontare
|
|
|
|
Purtroppo, a mio malgrado, devo dissociarmi da questa ondata di recensioni positive. Ero andato a vederlo fiduciosamente, conoscendo le capacità sia del protagonista, sia del regista, come sceneggiatore del bellissimo "Eastern Promises". Avendo visto anche la breve durata, avevo pensato "wow, certo che questo film non si perde in chiaccere, dev'essere intenso, senza scene inutili, come tanti oggi". Non l'avessi mai pensato.
Mi sento di poter essere duro nella critica perché gli argomenti mi sembrano piuttosto forti. Non solo questo film riesce ad annoiare in solo un'ora e mezza, oltre che irritare, ma trova anche il modo per non sviluppare una profonda riflessione, degna di un qualsiasi mattone "d'autore" autocompiaciuto.
[+]
Purtroppo, a mio malgrado, devo dissociarmi da questa ondata di recensioni positive. Ero andato a vederlo fiduciosamente, conoscendo le capacità sia del protagonista, sia del regista, come sceneggiatore del bellissimo "Eastern Promises". Avendo visto anche la breve durata, avevo pensato "wow, certo che questo film non si perde in chiaccere, dev'essere intenso, senza scene inutili, come tanti oggi". Non l'avessi mai pensato.
Mi sento di poter essere duro nella critica perché gli argomenti mi sembrano piuttosto forti. Non solo questo film riesce ad annoiare in solo un'ora e mezza, oltre che irritare, ma trova anche il modo per non sviluppare una profonda riflessione, degna di un qualsiasi mattone "d'autore" autocompiaciuto. Se state pensando che sia un fan di film d'azione capitato in sala per caso, vi sbagliate. Semplicemente, sono a mio agio nel sostenere che il nome di un grande filosofo come Locke sia stato sprecato per un titolo come questo
Le ragioni per cui ritengo questo un pessimo film sono le seguenti:
1-Il personaggio (l'unico) non cresce. E' gran lavoratore guidato da un rigido codice morale. Lo è all'inizio della storia e lo è alla fine. Questa ragione basta e avanza già da sé, le restanti sono superflue.
2-Perché diavolo lasciava squillare il telefono 3/4 volte prima di rispondere?! Stavo per avere una crisi isterica.
3-I monologhi col padre morto erano totalmente fuori luogo dato che il protagonista non sembrava affatto uno soggetto psicotico.
4-Quante volte vuoi dire che il traffico è scorrevole? 10? 20?
Per concludere, di film dialogati, teatrali, minimalisti, o come li si voglia definire, se ne sono visti tanti e belli (mi vengono i mente Dogville, Sleuth, Carnage, che sono incentrati sulla recitazione), ma mai così poveri.
Uscendo dalla sala, mi non mi sono sentito né arricchito (ci volevano 85 min di noia per dire che un errore può costare tutto anche all'uomo più retto?) né intrattenuto.
[-]
[+] crescite e psicosi
(di mauro.t)
[ - ] crescite e psicosi
[+] apprezzo il commento sensato
(di t. anderson)
[ - ] apprezzo il commento sensato
[+] a proposito di dramma
(di gabriella)
[ - ] a proposito di dramma
|
|
[+] lascia un commento a t. anderson »
[ - ] lascia un commento a t. anderson »
|
|
d'accordo? |
|
|