aristoteles
|
domenica 10 aprile 2016
|
estremamente ripetitivo
|
|
|
|
L'idea di base è indubbiamente originale ma non mi ha convinto.
Praticamente il film si consuma in lunghissime telefonate e non riesce ad emozionare,a trasmettere quelle giuste sensazioni di tensione, dolore,gioia o malinconia che gli eventi trattati dovrebbero suscitare.
Alcuni dialoghi sono poco credibili come la donna che deve partorire e tutta la faccenda della colata di calcestruzzo più grande d'Europa.
Volendo soprassedere a racconti leggermente surreali,non leggo tutta questa introspezione nell'animo del protagonista se non che in fondo ha fatto una scelta ed è determinato a portarla a compimento.
Purtroppo si entra in un circolo vizioso ,compresi i dialoghi con il padre,che diventa troppo ripetitivo.
[+]
L'idea di base è indubbiamente originale ma non mi ha convinto.
Praticamente il film si consuma in lunghissime telefonate e non riesce ad emozionare,a trasmettere quelle giuste sensazioni di tensione, dolore,gioia o malinconia che gli eventi trattati dovrebbero suscitare.
Alcuni dialoghi sono poco credibili come la donna che deve partorire e tutta la faccenda della colata di calcestruzzo più grande d'Europa.
Volendo soprassedere a racconti leggermente surreali,non leggo tutta questa introspezione nell'animo del protagonista se non che in fondo ha fatto una scelta ed è determinato a portarla a compimento.
Purtroppo si entra in un circolo vizioso ,compresi i dialoghi con il padre,che diventa troppo ripetitivo.
Soprattutto dopo che lo spettatore viene a conoscenza ed interiorizza i temi trattati.
La fotografia è ottima, il protagonista è bravo ma troppo compassato, come il film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a aristoteles »
[ - ] lascia un commento a aristoteles »
|
|
d'accordo? |
|
dajeste
|
lunedì 15 febbraio 2016
|
giudizio negativo
|
|
|
|
Ragazzi non capisco come facciate ad essere entusiasti di questo film. Uno dei peggiori visti negli ultimi anni.
Vi elenco le assurdità:
- quest'uomo che ha perso lavoro e famiglia non puo permettersi di prendere una multa per eccesso di velocita.. peccato che tutti sulla corsia di dx lo superano rimanendo nei limiti
- sono mesi che ha saputo che l'amante di una notte aspetta un figlio ma lui aspetta il momento migliore per dirlo alla moglie.. per telefono
- pare sia il numero uno di questa compagnia edile ma appena dice che mancherà un giorni lo licenziano subito.. ma lui ovviamente è così dedito alle sue tesponsabilità che continua a lavorare
- siamo nel 2013, lui ha la macchina piu figa del mondo ma come segna il numero di telefono che gli da il suo amico? A memoria!!
- alle 5:25 apre il cantiere piu importante d'europa e le strade non sono ancora chiuse??
- col famoso C6 non ci si costruiscono neppure i bagni pensate voi i palazzi.
[+]
Ragazzi non capisco come facciate ad essere entusiasti di questo film. Uno dei peggiori visti negli ultimi anni.
Vi elenco le assurdità:
- quest'uomo che ha perso lavoro e famiglia non puo permettersi di prendere una multa per eccesso di velocita.. peccato che tutti sulla corsia di dx lo superano rimanendo nei limiti
- sono mesi che ha saputo che l'amante di una notte aspetta un figlio ma lui aspetta il momento migliore per dirlo alla moglie.. per telefono
- pare sia il numero uno di questa compagnia edile ma appena dice che mancherà un giorni lo licenziano subito.. ma lui ovviamente è così dedito alle sue tesponsabilità che continua a lavorare
- siamo nel 2013, lui ha la macchina piu figa del mondo ma come segna il numero di telefono che gli da il suo amico? A memoria!!
- alle 5:25 apre il cantiere piu importante d'europa e le strade non sono ancora chiuse??
- col famoso C6 non ci si costruiscono neppure i bagni pensate voi i palazzi..
Insomma un consiglio.. evitatelo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dajeste »
[ - ] lascia un commento a dajeste »
|
|
d'accordo? |
|
dario
|
venerdì 11 settembre 2015
|
pindarico
|
|
|
|
Non poche le incongruenze e tanto spirito new age, dolciastro e utopico. Il film è tuttavia tenuto insieme da una regia non dozzinale. Sceneggiato con impegno, ma anche con tanta superficialità. Recitazione notevole.
|
|
[+] lascia un commento a dario »
[ - ] lascia un commento a dario »
|
|
d'accordo? |
|
fabiofarina
|
mercoledì 26 agosto 2015
|
grande uomo,piccolo film
|
|
|
|
Un grande uomo,una grande auto,il nonno di Peter Parker disse,"Da grandi poteri derivano grandi responsabilità",ma le responsabilità Locke,le prende solo con il coraggio umano,un grande uomo ripeto,che sceglie di prendere di petto quello che la vita gli sbatte di fronte,poteva darsi malato,poteva dire una fesseria alla moglie,invece no,affronta tutto con un coraggio e una personalità mai vista in un attore.Ma fermiamoci un attimo,è una storia che prende,che conquista,che un po' fa invidia quella forza con cui lui affronta questo tsunami di calcestruzzo,è capace l'essere umano di tale forza e sincerità?ma torniamo al film,se film si puo' chiamare,perchè a me ha stancato,quella strada,quel telefono,sembrava che guidassi io e non vedevo l'ora di arrivare,un po' angosciante,per quanto possa av
[+]
Un grande uomo,una grande auto,il nonno di Peter Parker disse,"Da grandi poteri derivano grandi responsabilità",ma le responsabilità Locke,le prende solo con il coraggio umano,un grande uomo ripeto,che sceglie di prendere di petto quello che la vita gli sbatte di fronte,poteva darsi malato,poteva dire una fesseria alla moglie,invece no,affronta tutto con un coraggio e una personalità mai vista in un attore.Ma fermiamoci un attimo,è una storia che prende,che conquista,che un po' fa invidia quella forza con cui lui affronta questo tsunami di calcestruzzo,è capace l'essere umano di tale forza e sincerità?ma torniamo al film,se film si puo' chiamare,perchè a me ha stancato,quella strada,quel telefono,sembrava che guidassi io e non vedevo l'ora di arrivare,un po' angosciante,per quanto possa aver ammirato il personaggio,il cinema credo sia un'altra cosa,per carità niente robot o navicelle spaziali assurde,ma nemmeno un auto,un uomo e una strada dove il tempo di percorrenza era quasi "live" all'orologio che ho accanto alla tv
Non chiamatelo road movie!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabiofarina »
[ - ] lascia un commento a fabiofarina »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
sabato 18 luglio 2015
|
psicodramma da 'abitacolo'...in vivavoce bluetooth
|
|
|
|
Capocantiere in una importante azienda di costruzioni, Ivan Locke si allontana in macchina dal luogo di lavoro. Durante il viaggio che lo conduce al Londra l'incessante sequenza di telefonate fatte e ricevute grazie al vivavoce della sua auto ci fanno capire che la sua vita, il suo lavoro e la sua famiglia sono messi radicalmente in discussione per un errore che l'uomo rivelarà di aver commesso per debolezza e generosità.
Grazie ad una tecnica di ripresa in 'real time' che gli consente di girare in sole 8 notti consecutive le riprese di un viaggio in auto della durata di 85 minuti, lo sceneggiatore e regista britannico Steven Knight imbastisce uno psicodramma da 'abitacolo' in cui il flusso di coscienza del suo unico protagonista segue i percorsi dialettici di una escalation emotiva dettata dal rigore morale e dalla irrevocabile scelta di sacrificare ad esso le faticose conquiste di tutta una vita (la posizione professionale, gli affetti familiari, il rispetto per se stesso), laddove le certezze che sembrano appartenergli all'inizio si frantumano e ricompongono entro un quadro di possibilità che l'esito delle varie conversazioni telefoniche determina compiutamente solo alla fine.
[+]
Capocantiere in una importante azienda di costruzioni, Ivan Locke si allontana in macchina dal luogo di lavoro. Durante il viaggio che lo conduce al Londra l'incessante sequenza di telefonate fatte e ricevute grazie al vivavoce della sua auto ci fanno capire che la sua vita, il suo lavoro e la sua famiglia sono messi radicalmente in discussione per un errore che l'uomo rivelarà di aver commesso per debolezza e generosità.
Grazie ad una tecnica di ripresa in 'real time' che gli consente di girare in sole 8 notti consecutive le riprese di un viaggio in auto della durata di 85 minuti, lo sceneggiatore e regista britannico Steven Knight imbastisce uno psicodramma da 'abitacolo' in cui il flusso di coscienza del suo unico protagonista segue i percorsi dialettici di una escalation emotiva dettata dal rigore morale e dalla irrevocabile scelta di sacrificare ad esso le faticose conquiste di tutta una vita (la posizione professionale, gli affetti familiari, il rispetto per se stesso), laddove le certezze che sembrano appartenergli all'inizio si frantumano e ricompongono entro un quadro di possibilità che l'esito delle varie conversazioni telefoniche determina compiutamente solo alla fine. Se l'unità di luogo, tempo (reale) e azione lo accosta ad una struttura drammaturgica coerente con un film come 'Buried', con un sarcofago di metallo sfrecciante in autostrada al posto della tomba 'attrezzata' in mezzo al deserto irakeno, qui il baluginare di riflessi policromi non solo sostituisce scenograficamente la mortifera e claustrofobica oscurità di una sepoltura prematura ma risulta perfino funzionale alla natura cangiante e mutevole dell'animo del protagonista, che sembra ora precipitare negli abissi della più nera disperazione (la paura di assomigliare fin troppo alla odiata ed assente figura paterna) per poi vedere una luce di speranza in fondo al tunnel delle occasioni mancate e delle possibilità future, ma con la ostinata e impavida determinazione a non mollare mai il pedale dall'acceleratore e le mani dal volante, costi quel che costi, fino alle estreme conseguenze del suo itinerario autostradale verso la capitale bitannica. Se l'idea e di prim'ordine e per giunta realizzata con una indiscutibile abilità tecnica di una camera che si sposta continuamente tra il dentro ed il fuori di un abitacolo quale frontiera scenografica di una 'mise en scene' del 'tempus fugit', a rendere stucchevole l'operazione sono le trappole sempre in agguato dei risvolti da melodramma esistenziale che finiscono per minare la credibilità di un pur bravo protagonista diviso tra la notifica di un licenziamento telefonico, la gestione a distanza di una imponente gittata di cemento, la ricomposizione di una inevitabile frattura coniugale, la rassicurante vicinanza verso una partoriente fuori tempo massimo, la conversazione a distanza con lo spettro di un genitore odiato e chi più ne ha più ne metta. Forse un pò troppo per un uomo solo in una notte sola e che tuttavia dimostra di saper mantenere una invidiabile flemma nel bel mezzo di una tempesta emotiva che avrebbe affranto e abbattuto finanche il più superficiale ed indolente degli uomini. Roba da ulcera duodenale fulminante ma tant'è, il protagonista sembra accusare solo i lievi sintomi di una incipiente rinite. Presentato fuori concorso alla 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, meritato premio per il montaggio a Justine Wright agli European Film Awards 2014 e per la sceneggiatura a Steven Knight ai British Independent Film Awards 2013.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio98
|
martedì 30 giugno 2015
|
il cambiamento in una notte
|
|
|
|
Ivan Locke è un capo-lavoratore, incaricato di dirigere la costruzione di un grattacielo. Una sera si mette in viaggio verso Londra. Questa decisione metterà in crisi la sua vita, destinata a cambiare nel giro di due ore.
Ha una moglie, due figli, un lavoro che gli fa guadagnare, la stima di tutti i suoi amici e superiori. Quando però gli arriva la notizia che sta per avere un figlio da un’altra donna, intraprende una strada ad unica corsia che lo spinge a confrontarsi con una delle figure cardine della vita di ognuno: il padre.
Ambientato in una notte lungo l’autostrada, il regista Steven Knight dimostra di saper scrivere una vicenda con le sue radici nella perfezione: un uomo che ha tutto, che vive felice con i suoi familiari, a causa di un piccolo errore vede la sua vita sgretolarsi e precipitare nel grande oblio senza fondo, da cui tuttavia si può risalire, seppure con qualche cicatrice.
[+]
Ivan Locke è un capo-lavoratore, incaricato di dirigere la costruzione di un grattacielo. Una sera si mette in viaggio verso Londra. Questa decisione metterà in crisi la sua vita, destinata a cambiare nel giro di due ore.
Ha una moglie, due figli, un lavoro che gli fa guadagnare, la stima di tutti i suoi amici e superiori. Quando però gli arriva la notizia che sta per avere un figlio da un’altra donna, intraprende una strada ad unica corsia che lo spinge a confrontarsi con una delle figure cardine della vita di ognuno: il padre.
Ambientato in una notte lungo l’autostrada, il regista Steven Knight dimostra di saper scrivere una vicenda con le sue radici nella perfezione: un uomo che ha tutto, che vive felice con i suoi familiari, a causa di un piccolo errore vede la sua vita sgretolarsi e precipitare nel grande oblio senza fondo, da cui tuttavia si può risalire, seppure con qualche cicatrice. Il suo unico pensiero è giungere a destinazione, facendo attuare il controllo delle trivelle da un suo amico al telefono, mentre si susseguono le ossessive chiamate delle persone del suo mondo. Nei momenti “liberi” si confronta allo specchietto retrovisore col padre ormai defunto, originando così l’ennesima sfida intergenerazionale. È una lotta continua che vedrà vincitore il figlio, orientato a non seguire le orme paterne e deciso a costruirsi da solo il proprio grattacielo, rimediando così alle crepe formatesi lungo l’autostrada, in quella notte da dimenticare. L’errore diventa infine una benedizione, qualcosa di meritato, da tanto tempo anelato.
Film metafora di come un uomo, deciso a cambiare, possa ricostruirsi una vita voltando pagina.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio98 »
[ - ] lascia un commento a eugenio98 »
|
|
d'accordo? |
|
fabio1957
|
venerdì 29 maggio 2015
|
non esaltante
|
|
|
|
Premesso che girare un intero film in un abitacolo di auto e rendendo unico protagonista il suo occupante con le sue telefonate non è impresa da poco,resta il fatto che la storia è troppo scarna,scremata di qualsiasi orpello narrativo o visivo, punta tutto sulle emozioni che può suscitare la situazione del protagonista, bravo nell'interpretare il ruolo di un uomo caparbio, dalla volontà di andare fino in fondo, di grande solidità morale ,che pur di adempiere a quello che ritiene essere un dovere, rinunzia a tutta la sua vita perfetta, fatta da una famiglia legata,un lavoro prestigioso, una bella casa.
Un eroe semplice e dei nostri giorn,che combatte per il rispetto verso se stesso e per una donna che non ama ,ma verso la quale ha un obbligo imprescindibile.
[+]
Premesso che girare un intero film in un abitacolo di auto e rendendo unico protagonista il suo occupante con le sue telefonate non è impresa da poco,resta il fatto che la storia è troppo scarna,scremata di qualsiasi orpello narrativo o visivo, punta tutto sulle emozioni che può suscitare la situazione del protagonista, bravo nell'interpretare il ruolo di un uomo caparbio, dalla volontà di andare fino in fondo, di grande solidità morale ,che pur di adempiere a quello che ritiene essere un dovere, rinunzia a tutta la sua vita perfetta, fatta da una famiglia legata,un lavoro prestigioso, una bella casa.
Un eroe semplice e dei nostri giorn,che combatte per il rispetto verso se stesso e per una donna che non ama ,ma verso la quale ha un obbligo imprescindibile.Tutto bello e giusto ma il film resta vincolato a quell'auto,non ci sono sussulti,colpi di scena o quant'altro, ma succde solo quelo che deve succedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio1957 »
[ - ] lascia un commento a fabio1957 »
|
|
d'accordo? |
|
claudiofedele93
|
sabato 23 maggio 2015
|
locke: silenzi e sofferenza.
|
|
|
|
Le auto nella nostra società hanno preso sempre più piede ed importanza con il passare del tempo, sebbene fino a poco meno di 60 anni fa pochi potessero permettersi un mezzo a quattro ruote a causa dell’elevato prezzo, oggi vivere senza un mezzo di trasposto come l’automobile sarebbe impensabile, ed anche per coloro che non se la sentono di mettere le mani su un volante, vengono ad ogni modo agevolati dai mezzi pubblici.
Vi chiederete: perché questa, magari anche relativamente retorica, riflessione sulle auto e sul mondo moderno? Semplice, perché il Cinema, fin dagli esordi, è sempre stato un riflesso distorto, dalla menta umana, della realtà che circondava l’uomo ed il grande paradosso, se volessimo cercare il pelo nell’uovo, è che la prima proiezione fatta dai fratelli Lumiere era proprio di un treno in corsa su dei binari, come ci ricorda il maestro Martin Scorsese, in Hugo, un genio assoluto della settima arte che proprio in un comune taxi americano di New York è riuscito a dar vita ad una pellicola cult con protagonista Robert De Niro: Taxi Driver.
[+]
Le auto nella nostra società hanno preso sempre più piede ed importanza con il passare del tempo, sebbene fino a poco meno di 60 anni fa pochi potessero permettersi un mezzo a quattro ruote a causa dell’elevato prezzo, oggi vivere senza un mezzo di trasposto come l’automobile sarebbe impensabile, ed anche per coloro che non se la sentono di mettere le mani su un volante, vengono ad ogni modo agevolati dai mezzi pubblici.
Vi chiederete: perché questa, magari anche relativamente retorica, riflessione sulle auto e sul mondo moderno? Semplice, perché il Cinema, fin dagli esordi, è sempre stato un riflesso distorto, dalla menta umana, della realtà che circondava l’uomo ed il grande paradosso, se volessimo cercare il pelo nell’uovo, è che la prima proiezione fatta dai fratelli Lumiere era proprio di un treno in corsa su dei binari, come ci ricorda il maestro Martin Scorsese, in Hugo, un genio assoluto della settima arte che proprio in un comune taxi americano di New York è riuscito a dar vita ad una pellicola cult con protagonista Robert De Niro: Taxi Driver.
Per questo e molti altri motivi, le automobili sono costantemente prese in analisi da registi e sceneggiatori che ambientano, di tanto in tanto, particolari storie a bordo di quest’ultime. Come molte altre prima di lui, anche Locke offre, nella sua essenza più pura, un semplice viaggio in macchina di un’ora e mezza, con un solo protagonista in carne ed ossa a bordo, interpretato da Tom Hardy, costretto a fare delle scelte al telefono con le persone a lui care, combattere contro i fantasmi del proprio passato che lo tormentano, prima che la sua vita venga distrutta da un vortice inarrestabile di errori e sviste.
La vicenda raccontata, scritta e girata da Steven Kinght, già producer de La Promessa dell’Assassino, è un on the road puro, che si mostra tale e letteralmente trascina il pubblico in un viaggio senza soste lungo una delle tante autostrade per Londra. La scelta, rischiosa, ma allo stesso tempo coraggiosa, di fare una pellicola in un unico abitacolo porta, alla fine, lo spettatore a vedere il mondo di Ivan Locke attraverso ben tre prospettive: quella oggettiva, quella del protagonista e quella di coloro che gli stanno attorno, a cominciare dalla donna che sette mesi prima ha messo incinta per errore, e che adesso inaspettatamente sta per partorire; dalla moglie, che saputo del tradimento del marito per telefono ha una crisi di nervi; quella dei sigli, in attesa che il padre torni a guardare la partita, ignari di tutto ciò, fino a quella del collega di lavoro, un ingegnere meno esperto di quest’ultimo, che la mattina dopo dovrà prendere il posto di Ivan per la più grande colata di calcestruzzo mai realizzata in Europa per le fondamenta di un palazzo.
Ivan è in tutto e per tutto un perdente, che potrebbe ricordare quelli dei fratelli Coen inizialmente, ma una volta conosciuto meglio egli si rivela essere completamente diverso, meno sopra le righe ed ironico, poiché quel che affascina della sua figura non è la autocommiserazione o il senso di darsi per vinto, ma quella sfumatura di responsabilità e volontà di aggiustare le cose anche quando queste vanno tutte a rotoli, cercando di mettere insieme i pezzi di una vita andata distrutta in meno di due ore, ma che, forse, potrebbe ancora regalargli qualche speranza o soddisfazione. Perché è nella voce sempre pacata, quasi innaturalmente calma di Tom Hardy che Locke prende la forma di un film intrigante, un thriller psicologico atipico rispetto alla concorrenza, il quale grazie al suo protagonista appare tanto drammatico quanto verosimile, al contrario di molti altri lavori fin troppo artificiosi. Sebbene, ad ogni modo, la storia proposta non sia tra le più innovative, l’impostazione, l’elegante regia, la prova di Hardy quale unico interprete, portano a congratularsi con il lavoro svolto da Knight.
L’introspezione psicologica è l’elemento meglio riuscito, annessa alla sincerità di una messa in scena che non prevede mai grandi momenti di inaspettata tensione, caratterizzata, proprio come Locke, da una calma apparente che sembra far portare realmente il pubblico nella triste vicenda di Ivan, conservandogli un posto nella sua Bmv, ascoltando le conversazione al telefono di un uomo, che per non commettere altri errori, e non comportarsi nel modo sbagliato, come il proprio padre, decide di agire nel modo migliore, da uomo maturo, anche a rischio di perdere la propria famiglia, il lavoro, la casa e le fondamenta, non quelle del palazzo che gli hanno commissionato di realizzare, ma quelle della propria esistenza. I silenzi che accompagnano il protagonista, la frustrazione nel saper di essere figlio di un uomo spregevole, il terrore di non avere più nulla in mano, sono continuamente accompagnati dai numerosi scorci notturni stradali, seguiti da dissolvenze che strizzano l’occhio a quelle di Duel di Spielberg in varie occasioni e portano noi tutti alla destinazione di Ivan Locke, il quale, dopo poco meno di due ore, raggiunge la desiderata e dannata meta, conscio di essere un uomo completamente diverso dall’inizio di quella fatidica giornata, una persona che ha lasciato alle spalle la propria vita, o con la quale può ancora aver a che fare con alcuni resti di essa (i figli, ad esempio), ma che al contempo, da quelle ceneri, possa sperare nella venuta di un nuovo inizio, metaforicamente accompagnato dai vagiti di un bambino, del proprio bambino.
Locke è un film solido, sicuro, che parla di noi tutti, non in modo iperbolico, ma reale, portato avanti da una grande prestazione di Tom Hardy, non più dietro ad una maschera come per The Dark Kinght Rises, ma sempre con quello sguardo fisso sulla telecamera e sulla strada, sempre pronto a dare vita alla propria disperazione e rabbia, rassegnazione e frustrazione, eppur comunque costantemente mai sopra le righe, un uomo che si approccia alla vita, probabilmente, nel modo più realistico possibile, ed il riflesso, nello specchietto, di Ivan Locke, gli occhi di quest’ultimo, sono lo specchio della sua anima, delle sue sofferenze, ma anche della sua tenacia e forza. Come Cosmopolis di Cronenberg, ed Holy Motors, anche stavolta siamo dinnanzi ad una lezione di grande cinema, una macchina ad ingranaggi che non commette errori, ove ogni pezzo è al suo posto. A Locke non si potrebbe chiedere di più.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a claudiofedele93 »
[ - ] lascia un commento a claudiofedele93 »
|
|
d'accordo? |
|
notech
|
giovedì 23 aprile 2015
|
inconsistente
|
|
|
|
Trovo questo film potenzialmente accettabile, ma invece anche no.
Infatti l'escamotage di far parlare da solo il protagonista con suo padre, come se lo vedesse seduto nei sedili posteriori, per spiegare l'origine del comportamento irrazionale del protagonista lo trovo penoso. Infatti questo vive dei conflitti interiori va bene, ma questi non generano allucinazioni.
Ma poi alla fine il discorso e' proprio questo: il protagonista ha deciso di fare una cosa che nella sua testa era giusta anche se oggettivamente era quantomeno discutibile, viste le circostanze del tutto particolari. E su questo bla bla bla... insomma.... un po voyeristico diciamo al massimo, ecco
|
|
[+] lascia un commento a notech »
[ - ] lascia un commento a notech »
|
|
d'accordo? |
|
dana scully
|
domenica 5 aprile 2015
|
il mio film dell'anno
|
|
|
|
Ogni tanto succede che arriva un film che sorprende, in modo solo positivo. In un mare di banalità, ogni tanto salta fuori una perla.
|
|
[+] lascia un commento a dana scully »
[ - ] lascia un commento a dana scully »
|
|
d'accordo? |
|
|