Titolo originale | Kjempestore bjørnen |
Anno | 2013 |
Genere | Animazione, |
Produzione | Danimarca |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Esben Toft Jacobsen |
Attori | Markus Rygaard, Alberte Blichfeldt, Flemming Quist Møller . |
Uscita | giovedì 4 luglio 2013 |
Distribuzione | Poker Entertainment |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,79 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 luglio 2013
Sofia e il fratello Jonathan incontrano un orso gigante, che per non farsi trovare dal cacciatore usa gli alberi come copertura mimentica.
CONSIGLIATO SÌ
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Jonathan e Sofia trascorrono le vacanze in montagna, dal nonno. Dopo un litigio, Sofia scappa dal giardino di casa, nonostante il divieto di allontanarsi. Un orso gigantesco la prende e la porta con sé all'interno della grande foresta. Jonathan, angosciato, si mette a cercarla in ogni dove e incontra un cacciatore ossessionato dall'orso, che ha fatto dell'uccisione dell'animale la sua ragione di vita.
In questo film danese, rivolto, anche se non solo, soprattutto ai bambini, il tono è insolitamente drammatico: l'orso rappresenta ciò che non si conosce e sul quale sono cresciute leggende su leggende che hanno incrementato la paura come sentimento principe, allontanando la curiosità e la volontà di comprensione. Un racconto morale, dunque, quello di Esben Toft Jacobsen, intriso di una poesia fredda e cruda, lontanissima dalla magia di un Miyazaki.
L'animazione non è il punto di forza del film ma, una volta entrati nella modalità, l'occhio si pacifica e non si lascia più disturbare. Le immagini della natura, d'altronde, sono di una bellezza vertiginosa, sempre al confine tra meraviglia e spavento, perché è lì che si gioca tutto il film e il suo scartarsi da altre pellicole dal tema affine.
Sottilmente, con rara sintesi, il racconto rende ragione anche delle diversità di carattere e di attitudine dei due fratelli, con l'undicenne Jonathan già responsabile, piccolo lavoratore, divertito all'idea di spaventare a parole la sorellina, ma anche vittima delle stesse superstizioni che riporta, e Sofia, invece, che a sei anni ha ancora la capacità infantile di parlare alla natura, di suscitare il buono dove vuole vederlo, di obbligare una creatura enorme, dalle unghie smisurate, a scartare una caramella. Ed ecco che l'avventura dei due fratelli si fa viaggio nelle loro emozioni più recondite, e il rapporto di amore-odio che Jonathan ha per Mister Orso è lo stesso che lo lega alla sorella, amata ma spesso mal tollerata.
Ispirato dalla selvaggia natura scandinava e dai racconti indigeni del Nord, che il regista ha ascoltato da bambino quando era solito trascorrere le vacanze in Svezia, Il Grande Orso non è un film "tenero" né "magico", ma è un'avventura che trattiene il fiato e tenta la carta, insolita ed efficace, di fare del grande animale al centro del racconto un'istanza né buona né maligna, proprio com'è ogni forza della natura, che va rispettata e non provocata.
Non si tratta di una visione necessariamente memorabile, ma l'immagine della grande schiena dell'orso sulla quale è cresciuta una foresta di pini che lo aiuta a mimetizzarsi, è un'immagine molto forte, che non se ne va.