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samuelemei
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martedì 24 dicembre 2013
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l’elegante tristezza del gelsomino notturno
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Vedere un altro film di Woody Allen è una sorta un rito...lo si fa come se fosse l’ultima volta, quasi pregustando il sapore amaro del vuoto che lascerà il grande cineasta newyorkese. “Blue Jasmine” non sarà certo ricordato come il film migliore di Allen, eppure ha quel fascino nostalgico e crepuscolare del “piccolo capolavoro”. Siamo là, in una sala secondaria (un Urano qualsiasi, come figli di un dio minore), insieme ad altre sette anime, ma bastano le prime note di Back O' Town Blues (Louis Armstrong) per immergerci in un altro mondo, il mondo che solo “Woody” sa dipingere sullo schermo. “Blue Jasmine” è un film “classico” e “moderno” nello stesso tempo. La trama è semplice e contorta come in ogni film di Allen: Jasmine (una strepitosa Cate Blanchett) è una reginetta mondana di Park Avenue, sposata al carismatico Hal (Alec Baldwin), uomo d'affari che la vizia e lusinga.
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Vedere un altro film di Woody Allen è una sorta un rito...lo si fa come se fosse l’ultima volta, quasi pregustando il sapore amaro del vuoto che lascerà il grande cineasta newyorkese. “Blue Jasmine” non sarà certo ricordato come il film migliore di Allen, eppure ha quel fascino nostalgico e crepuscolare del “piccolo capolavoro”. Siamo là, in una sala secondaria (un Urano qualsiasi, come figli di un dio minore), insieme ad altre sette anime, ma bastano le prime note di Back O' Town Blues (Louis Armstrong) per immergerci in un altro mondo, il mondo che solo “Woody” sa dipingere sullo schermo. “Blue Jasmine” è un film “classico” e “moderno” nello stesso tempo. La trama è semplice e contorta come in ogni film di Allen: Jasmine (una strepitosa Cate Blanchett) è una reginetta mondana di Park Avenue, sposata al carismatico Hal (Alec Baldwin), uomo d'affari che la vizia e lusinga. Ma Hal è un truffatore fedifrago: la fine del loro matrimonio porta Jasmine alla bancarotta e all'esaurimento nervoso. Sola e in balìa degli antidepressivi, la donna si trasferisce a San Francisco per vivere con la sorella Ginger. Qui, sulla luminosa West Coast, in California, cercherà di rifarsi una vita ma le ombre del passato le impediranno di ritrovare la felicità perduta.
Fin qui, la trama. Ma ciò che colpisce in Blue "Jasmine" è la lucidità critica con cui Allen dipinge il conflitto culturale tra classi sociali, l’autenticità rassicurante dei poveri diavoli e l’ipocrisia snob del bel mondo. Il tutto attraverso lo sguardo deformato della protagonista, imprigionata nel mito di una decadenza irreversibile. Nel film spiccano gli scenari scintillanti, gli interni lussureggianti, la colonna sonora super raffinata, la maestria con cui il regista monta e rimonta i frammenti del passato in chiave introspettiva, focalizzando sempre più la questione del complesso di colpa, che avvicina “Blue Jasmine” al capolavoro tragico “Match point”. In “Melinda e Melinda” (2004) Allen si chiede se ci sia più realtà nella commedia o nella tragedia. In "Blue Jasmine" questa distinzione non c’è più, ma c’è solo la vita nella sua essenza tragicomica. Stupisce la compattezza e la leggerezza di un film che, pur pessimista, non raggiunge le vette nichiliste di “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”. Il cast, come sempre, è composto da diversi “superlativi attori minori” (Sally Hawkins e il simpatico Bobby Cannavale)che brillano come le gemme di un diadema intorno al vero gioiello: una Cate Blanchett al massimo del suo splendore, forse mai così affascinante e intensa. Il tessuto intertestuale dell’opera è molto ricco. L’ambientazione ricorda subito il Golden Gate di “Vertigo” e la nostra Jasmine, a modo suo, è “una donna che visse due volte”. Il titolo stesso racchiude un’esplosione polisemica. Blue Jasmine è il gelsomino notturno di pascoliana memoria, un fiore raro e fragile (Allen ha una passione per i titoli floreali: pensiamo a “La rosa purpurea del Cairo”); ma blue è anche un aggettivo “emotivo” che indica la malinconia e connota la predilizione musicale del jazzista Woody Allen. Il maestro newyorchese farà pure sempre lo stesso film, ma la raffinatezza delle sue pellicole continua ad abbagliare i nostri occhi e sfiorare il nostro cuore.
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[+] io invece,per non saper né leggere né scrivere...
(di francesco izzo)
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francesco izzo
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martedì 24 dicembre 2013
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un film bellissimo
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Non sono un grande estimatore di Woodie Allen ( a "La dea dell'amore" ad esempio sono uscito dopo 20 minuti perché non sopportavo le a mio parere non realistiche sviolinate di lei a lui) ma questo film è bellissimo. Cate Blanchett - ma anche la sorella-peperino -sono bravissime.
La realtà è amara : se ad esempio il tipo conosciuto alla festa dalla sorella non fosse stato sposato, lei sarebbe rimasta probabilm.a far sesso con lui,con buona pace dei sentimenti dell'innamoratissimo e rozzo fidanzato meccanico. Ma troppo spesso avviene purtroppo proprio così nella realtà.
E altrettanto realisticissimo (fin troppe persone lo hanno) è l'irriducibile atteggiamento arrogante, presuntuoso e didattico di Jasmine perfino alla fine,quando torna distrutta dopo esser stata scaricata dal fidanzato diplomatico.
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Non sono un grande estimatore di Woodie Allen ( a "La dea dell'amore" ad esempio sono uscito dopo 20 minuti perché non sopportavo le a mio parere non realistiche sviolinate di lei a lui) ma questo film è bellissimo. Cate Blanchett - ma anche la sorella-peperino -sono bravissime.
La realtà è amara : se ad esempio il tipo conosciuto alla festa dalla sorella non fosse stato sposato, lei sarebbe rimasta probabilm.a far sesso con lui,con buona pace dei sentimenti dell'innamoratissimo e rozzo fidanzato meccanico. Ma troppo spesso avviene purtroppo proprio così nella realtà.
E altrettanto realisticissimo (fin troppe persone lo hanno) è l'irriducibile atteggiamento arrogante, presuntuoso e didattico di Jasmine perfino alla fine,quando torna distrutta dopo esser stata scaricata dal fidanzato diplomatico.
Realisticissimo è il personaggio del dentista,datore di lavoro/molestatore. E quello dello squallido yuppie (si dice ancora?) diplomatico,che cerca più che altro una bella moglie da esibire in pubblico nei suoi viaggi.
L'unico dubbio-non so,mi sembra un'esagerazione del regista e non lo capisco- me l'ha lasciato il figlio (che da studente ad Harvard era finito a fare il commesso in un negozio di strumenti musicali) che dice di avercela più con Jasmine che col padre truffatore. Mah!! Ah,ora ho capito. Forse perche quello era il padre biologico e Jasmine no? Un po' poco,mi sembra...
Va beh...complimenti davvero a Woodie Allen. Il film è bellissimo,amaro,caustico; un'opera d'arte.
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giacomo
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domenica 22 dicembre 2013
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finalmente
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un'interpretazione eccezionale della Blanchett guidata da un Woody Allen tornato ad una splendida regia
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francesca romana cerri
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domenica 22 dicembre 2013
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il dramma della altaborghesia
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Un film ottimo, un capolavoro nella recitazione della protagonista che fà entrare lo spettatore nei sottilissimi passaggi di pensiero...Le aspirazioni borghesi e la vita agiata, passata come in un sogno voltandosi dall'altra parte, come spesso accade..Ad un certo punto la scossa, l'inevitabile, il castello basato sul fasullo si rompe, basta un tradimento scoperto ad aprire il vaso e ha trovare altri tradimenti del marito e soprattutto a denunciare il ricco consorte di truffe gravi alla Fbi. Truffe che erano state passivamente accettate, disonestà che era stata tollerata chiudendo un pò gli occhi, fino a che si è messi alla porta, si è rottamati.
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Un film ottimo, un capolavoro nella recitazione della protagonista che fà entrare lo spettatore nei sottilissimi passaggi di pensiero...Le aspirazioni borghesi e la vita agiata, passata come in un sogno voltandosi dall'altra parte, come spesso accade..Ad un certo punto la scossa, l'inevitabile, il castello basato sul fasullo si rompe, basta un tradimento scoperto ad aprire il vaso e ha trovare altri tradimenti del marito e soprattutto a denunciare il ricco consorte di truffe gravi alla Fbi. Truffe che erano state passivamente accettate, disonestà che era stata tollerata chiudendo un pò gli occhi, fino a che si è messi alla porta, si è rottamati. Ecvco che per la nostra Jasmine inizia un forte esaurimento nervoso, che la porta a straparlare con il vuoto e con chiunque incontra, la conduce da sua sorella adottiva, completamente diversa da lei, una semplice, non perfezionista, non alla ricerca del bel mondo ma accompagnata da uomini di basso ceto sociale ma solidi, onesti.
Ecco un film che raccorda in modo esemplare la dimensione sociale con quella psicologica, che dimostra con eleganza come una scala di valori errata: denaro, agio al primo posto conduce ad una vita affettiva orripilante. Laddove l'affetto nasce dall'essere quello che si è, dal guardare in faccia le persone e vederle veramente e non dalle piscine e dagli abiti suontuosi e dalle feste mondane. Un ceto alto dove l'apparenza è tutto e dove si consuma il tradimento come sport, la truffa economica come diritto nei confronti dello Stato....Non vi ha ricordato per caso Berlusconi e la Veronica Lario? A mè tanto...ma Woody Allen è universale, li ha presi a tutti, e come sempre un grande regista che guida le donne magnificamente.
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nuvolarix
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domenica 22 dicembre 2013
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mediocre
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Storia banale, senza capo ne' coda. Intreccio banale di flashback che lasciano intendere una morale che non arriva mai.
Il tutto si traduce in 1h e passa di depressione acuta che la protagonista tra alcool e pastigle trasmette al malcapitato pubblico. Recitazione, a parte Cate che riesce bene nella parte della depressa, mediocre. Doppiaggio pessimo.
Insomma, film che lascia veramente a desiderare, forse Woody ha raggiunto l'eta' della pensione?
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cambrighe
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giovedì 19 dicembre 2013
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film che mescola sapientemente dolce e amaro
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Il film è basato sulla dicotomia tra la vita della protagonista, la splendida e bravissima Catherine Blanchett, prima e dopo l'antefatto, rappresentato dal tradimento e dalla carcerazione del marito. In particolare se il personaggio di Jasmime, nelle scene ambientate a New York, pare quasi non interessarsi a quello che le succede attorno per abbandonarsi comodamente ai piaceri della vita mondana, la Jasmine di San Francisco pare molto angosciata dalla vita, quasi schiacciata dagli eventi e incapace di ritrovare solo un barlume di serenità. A mio avviso la trama film di Woody Allen pare rappresentare dal principio la più classica delle seconde opportunità per la protagonista, la quale però, non curante dei propri errori passati, vi incappa nuovamente per riceverne una nuova e dolorosa lezione di vita.
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Il film è basato sulla dicotomia tra la vita della protagonista, la splendida e bravissima Catherine Blanchett, prima e dopo l'antefatto, rappresentato dal tradimento e dalla carcerazione del marito. In particolare se il personaggio di Jasmime, nelle scene ambientate a New York, pare quasi non interessarsi a quello che le succede attorno per abbandonarsi comodamente ai piaceri della vita mondana, la Jasmine di San Francisco pare molto angosciata dalla vita, quasi schiacciata dagli eventi e incapace di ritrovare solo un barlume di serenità. A mio avviso la trama film di Woody Allen pare rappresentare dal principio la più classica delle seconde opportunità per la protagonista, la quale però, non curante dei propri errori passati, vi incappa nuovamente per riceverne una nuova e dolorosa lezione di vita. Da sfondo fa la storia della sorella, forse ancora più triste della storia di Jasmine, in cui il regista esprime una sorta di pessimismo sulla condizione umana e in cui traspare l'impossibilità di Ginger di poter vedere soddisfatte le proprie aspirazioni sentimentali ricevendone in cambio una cocente delusione. Il film, pur nella sua drammaticità e nel messaggio pessimistico che ne ho tratto, scorre con una semplicità e facilità di visione mescolando sapientemente il dolce e l'amaro e che ne permette la visione ad un pubblico ampio. Non un capolavoro, ma sicuramente da ricordare per un'interpretazione di Catherine Blanchett da Oscar.
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minnie
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giovedì 19 dicembre 2013
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woody allen come fassbinder
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Mai avevo avuto la sensazione che Woody Allen fosse un regista molto simile a Rainer Maria Fassbinder (di cui il meritevolissimo Enrico Ghezzi mi ha fatto scoprire nottetempo su Raitre l'importanza) come in questo Blue Jasmine, dove Allen, oltre a tracciare un personaggio femminile davvero gigantesco (complice la bravura risaputa della Blanchett), ce ne dispiega traquillamente e passo passo tutta la discesa agli inferi, esattamente come fa il grande regista tedesco che quando prende un perosnaggio non lo molla fino a quando non ce ne rivela ogni minima sfaccettatura. E poi, come fa Allen a essere così comprensivo dell'animo femminile? Perché Jasmine è la donna che viene abbandonata nel momento in cui la lasciano gli ormoni (e il bello per definizione, il seduttore di ogni pellicola, Alec Baldwin, sa a memoria la parte), Jasmine è chiunque di noi, in questi tempi di crisi, che perda il posto di lavoro (anche senza cadere dalla sua vertiginosa altezza).
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Mai avevo avuto la sensazione che Woody Allen fosse un regista molto simile a Rainer Maria Fassbinder (di cui il meritevolissimo Enrico Ghezzi mi ha fatto scoprire nottetempo su Raitre l'importanza) come in questo Blue Jasmine, dove Allen, oltre a tracciare un personaggio femminile davvero gigantesco (complice la bravura risaputa della Blanchett), ce ne dispiega traquillamente e passo passo tutta la discesa agli inferi, esattamente come fa il grande regista tedesco che quando prende un perosnaggio non lo molla fino a quando non ce ne rivela ogni minima sfaccettatura. E poi, come fa Allen a essere così comprensivo dell'animo femminile? Perché Jasmine è la donna che viene abbandonata nel momento in cui la lasciano gli ormoni (e il bello per definizione, il seduttore di ogni pellicola, Alec Baldwin, sa a memoria la parte), Jasmine è chiunque di noi, in questi tempi di crisi, che perda il posto di lavoro (anche senza cadere dalla sua vertiginosa altezza). Jasmine è l'impossibilità di essere normali nonostante un bell'aspetto e un'eleganza naturale, Jasmine è un concentrato di luoghi comuni, il suo essere ipercritica verso l'innamorato rozzo e cafone della sorella che viene poi tradita da un tipo invece solo apparentemente più normale, appunto, e la solitudine immensa che resta a chi non è più schermato dalla posizione sociale. Woody Allen, in questo film spietato e realistico, ci dimostra come da una posizione economicamente benestante eanche più che tale, si può essere cacciati da un momento all'altro se si viene spodestati dapprima in ambito sentimentale e quindi in quello economico (è la telefonata di Jasmine all'Fbi che scatena tutta la crisi, facendo cadere tutti i pezzi del suo matrimonio che però scopriamo essere già finito, e i casi di cronaca di questi anni sono veramente tanti, la vendetta della moglie tradita è naturale e immediata, da Woody Allen finalmente amorevolmente compresa) er come una grande crisi può travolgere anche chi non sta tanto a ragionare (la sorella Ginger) ma che poi riesce a cavarsela meglio perché non è tanto ambiziosa. Fa pena Jasmine eppure la setiamo per gran parte del film vitale, propositiva: ma il dentista la assale, il corso per computer non dà frutti, il nuovo fidanzato pensa solo al bell'involucro e non le resta che la panchina, dove parlare da sola. Stringe il cuore Jasmine eppure si sente che Woody Allen parteggia per lei, perché è vero, la fortuna scatena l'invidia degli dei e finché è stata ricca e famosa, tutti si occupavano di Jasmine, un tutti che in realtà era nessuno, legati solo al potere dei soldi...film meraviglioso, che fa pensare e che commuove. Grande, come sempre, Woody Allen, qui simile più che mai a Fassbinder.
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visualman
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giovedì 19 dicembre 2013
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film su due binari
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woody allen lo si conosce, ormai. quindi è facile immaginare la struttura di questo film. la trama, pur distinguendosi subito per un forte elemento di interesse quale la crisi finanziaria che ha colpito gli stati uniti, per la quale allen individua una categoria di colpevoli, offre però una panoramica di stereotipi quasi stucchevoli e di personaggi ai limiti del macchiettismo. per questo motivo, la spaventosa prova di recitazione di cate blanchett rende di fatto il suo personaggio la protagonista di un altro film, che si letteralmente scolla per intensità e gamma espressiva dalle vicende da commediola sullo sfondo. certo, il merito va anche a woody allen per aver scritto e diretto un copione tagliato evidentemente su misura per lei, ma la sensazione di trovarsi di fron
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woody allen lo si conosce, ormai. quindi è facile immaginare la struttura di questo film. la trama, pur distinguendosi subito per un forte elemento di interesse quale la crisi finanziaria che ha colpito gli stati uniti, per la quale allen individua una categoria di colpevoli, offre però una panoramica di stereotipi quasi stucchevoli e di personaggi ai limiti del macchiettismo. per questo motivo, la spaventosa prova di recitazione di cate blanchett rende di fatto il suo personaggio la protagonista di un altro film, che si letteralmente scolla per intensità e gamma espressiva dalle vicende da commediola sullo sfondo. certo, il merito va anche a woody allen per aver scritto e diretto un copione tagliato evidentemente su misura per lei, ma la sensazione di trovarsi di fronte ad un film a due velocità permane dalla prima all'ultima inquadratura
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valersus
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mercoledì 18 dicembre 2013
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solo una colossale cate blanchett
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Non starò a sciorinare la trama del film, già brevemente descritta nella scheda del sito, anche se in realtà più articolata. E' una pellicola decisamente particolare, d'altronde parliamo di Allen. Mi limiterò a dire questo: se non fosse per la straordinaria interpretazione della statuaria ed elegante Cate Blanchett, sarebbe un film decisamente ridimensionato e mediocre. Ma a volte, si sa, basta l'interpretazione di un solo attore a dare spessore al film, e in questo caso l'attrice ci riesce in pieno, con una performance da oscar. Seppur vero che la protagonista vale da sè il prezzo del biglietto, è anche vero che al di fuori della sua figura, indubbiamente preponderante sullo schermo e negli eventi, le altre parti ne escono massacrate, fino a risultare quasi superflue (vedi i soggetti Hal/Baldwin e la sorella Ginger).
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Non starò a sciorinare la trama del film, già brevemente descritta nella scheda del sito, anche se in realtà più articolata. E' una pellicola decisamente particolare, d'altronde parliamo di Allen. Mi limiterò a dire questo: se non fosse per la straordinaria interpretazione della statuaria ed elegante Cate Blanchett, sarebbe un film decisamente ridimensionato e mediocre. Ma a volte, si sa, basta l'interpretazione di un solo attore a dare spessore al film, e in questo caso l'attrice ci riesce in pieno, con una performance da oscar. Seppur vero che la protagonista vale da sè il prezzo del biglietto, è anche vero che al di fuori della sua figura, indubbiamente preponderante sullo schermo e negli eventi, le altre parti ne escono massacrate, fino a risultare quasi superflue (vedi i soggetti Hal/Baldwin e la sorella Ginger). La scelta di interporre nella storia molti flashback, che poco alla volta spiegano come sia finita in disgrazia la protagonista, personalmente mi ha ricordato molto il lavoro di Nolan in "Memento", ossia quello di creare uno stato confusionale allo spettatore, per far spiccare il punto di vista di Jasmine, così da creare una forte empatia (ancora una volta, cosa che non sarebbe potuta accadere senza una grande interpretazione della protagonista). Un dramma capace di strappare qualche sorriso, ma che, come tale, alla fine ti lascia con l'amaro in bocca, sperduti come Jasmine.
In conclusione io direi:
Pro: Cate Blanchett da oscar; ottima narrazione che, per un dramma, non annoia.
Contro: personaggi secondari quasi superflui; storia che in sè non ha nulla di originale.
Ergo: vale la pena vederlo solo per la straordinaria Jasmine/Blanchett e per chi comunque ama la narrazione tipica di Allen, sconsigliato a chi non ama i suoi film e/o storie drammatiche dall'amaro in bocca.
ps: si è capito che mi è piaciuta tantissimo la Blanchett? perdontate le ripetizioni, ma valeva la pena sottolinearlo! :)
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paperinik
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mercoledì 18 dicembre 2013
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woody sempre più inconsistente
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Lento, noioso, insignificante.
Ironia e sarcasmo non pervenuti.
Tanto varrebbe che continuasse a ricevere finanziamenti per fare film promo delle varie città del mondo: come documentarista occulto è certamente ancora all'altezza.
Un match point senza trama nè colpi di scena.
Una misera storiella appiattita sulle meschinità della vita.
Mezza stella al film.
Una e mezza per la Blanchett. Mai così magistrale.
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