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intra
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domenica 8 dicembre 2013
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la speranza e' la prima a morire
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Jasmine (Cate Blanchett), moglie di Hal(Alec Baldwin), un finanziere disonesto e senza scrupoli, si ritrova ad un certo punto della sua vita a dover affrontare il fallimento del suo matrimonio. Quando il marito viene incastrato, Jasmine e' costretta a lasciare il suo mondo d'orato fatto di feste con gente altolocata, gioielli, abiti firmati e ville da sogno. Cosi'per ovviare al grave tracollo, decide di trasferirsi nel modesto appartamento di Jinger (Sally Howkins) che vive a San Francisco e si barcamena senza troppe pretese. Jasmine e Jinger sono sorelle, ma non di sangue in quanto entrambe adottate. A questo punto il film si sviluppa in un tutto al femminile, tra due donne legate da ideali opposti, entrambe fallite, insomma un confronto di due volgarita': una sofisticata e l'altra semplice e dimessa.
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Jasmine (Cate Blanchett), moglie di Hal(Alec Baldwin), un finanziere disonesto e senza scrupoli, si ritrova ad un certo punto della sua vita a dover affrontare il fallimento del suo matrimonio. Quando il marito viene incastrato, Jasmine e' costretta a lasciare il suo mondo d'orato fatto di feste con gente altolocata, gioielli, abiti firmati e ville da sogno. Cosi'per ovviare al grave tracollo, decide di trasferirsi nel modesto appartamento di Jinger (Sally Howkins) che vive a San Francisco e si barcamena senza troppe pretese. Jasmine e Jinger sono sorelle, ma non di sangue in quanto entrambe adottate. A questo punto il film si sviluppa in un tutto al femminile, tra due donne legate da ideali opposti, entrambe fallite, insomma un confronto di due volgarita': una sofisticata e l'altra semplice e dimessa. Mentre sullo sfondo appare un mondo maschile tutt'altro che incoraggiante, fatto di truffatori, violenti e fedifraghi, uomini cosi' effimeri eppure inesorabilmente inseguiti. E' una storia fatta anche di equivoci tra un mondo borghese e un mondo proletario, dove la negazione piu' disperata e l'idealismo piu' irreale e ingenuo di Jasmine, si infrangono contro la brutalita' di una societa' che non perdona , il cui prezzo da pagare e' altissimo. E' il film piu' convincente di W. Allen dai tempi di Match Point, il piu' autentico e anche il piu' amaro. Cate Blanchett e' straordinaria e riesce con la sua grandiosita' a dare un rilevante valore aggiunto al film a tal punto da renderlo ancora piu' interessante e sorprendente.
Anita Intra
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vanessa zarastro
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domenica 8 dicembre 2013
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a streetcar named...jasmine
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Nell’ultimo film di Woody Allen ci sono tutti i ricordi e i frammenti dei suoi film newyorkesi; infatti, anche se Blue Jasmine è girato a San Francisco la nevrotica protagonista sbarca da Park Avenue e le locations dei flash-backs sono tutte situate tra Manhattan e East Hampton (dove si trovano, appunto, le seconde case della buona borghesia newyorkese). Jeanette/Jasmine è la summa di tutte le figure femminili degli anni ’70 che Allen ci ha mostrato nei suoi films americani. Infatti, i personaggi vari interpretati a suo tempo da Diane Keaton erano modellati sull’incessante dialogo, sulla paura del vuoto e sul terrore del silenzio. Così in una sorta di film vintage la magnifica e bravissima Cate Blanchette ci ripropone il dramma di una donna malata e disperata che è stata ricca e viziata ma anche tradita.
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Nell’ultimo film di Woody Allen ci sono tutti i ricordi e i frammenti dei suoi film newyorkesi; infatti, anche se Blue Jasmine è girato a San Francisco la nevrotica protagonista sbarca da Park Avenue e le locations dei flash-backs sono tutte situate tra Manhattan e East Hampton (dove si trovano, appunto, le seconde case della buona borghesia newyorkese). Jeanette/Jasmine è la summa di tutte le figure femminili degli anni ’70 che Allen ci ha mostrato nei suoi films americani. Infatti, i personaggi vari interpretati a suo tempo da Diane Keaton erano modellati sull’incessante dialogo, sulla paura del vuoto e sul terrore del silenzio. Così in una sorta di film vintage la magnifica e bravissima Cate Blanchette ci ripropone il dramma di una donna malata e disperata che è stata ricca e viziata ma anche tradita. La sua tenace capacità di trasformare il reale in una continua illusione verosimile, attraverso lunghi monologhi in cui si rappresenta come vorrebbe essere e come vorrebbe le cose andassero, ci ricorda Blanche Dubois la protagonista di Un tram che si chiamava desiderio, capolavoro di Tennessee Williams. In conclusione il film di Allen è tenuto in piedi dall’interpretazione magistrale della Blanchette (è stata paragonata anche a Gena Rowlands di Un’altra donna) tutto il resto sono frammenti, macchiette (la sorella e i suoi amici sono caricature), comparse, citazioni con un montaggio un po’ blob. Il film agrodolce non presenta nulla di nuovo nel repertorio alleniano e lo consiglierei in particolare ai nostalgici degli anni ’70.
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maurizio meres
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domenica 8 dicembre 2013
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la falsità della vita
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Film stupendo scritto da un grande Allen dopo più di quarant'anni è sempre lui,dove fa entrare lo spettatore attento direttamente nel film come se fosse protagonista ,trama ricca di spunti di vita ,i soldi quanto valgono se sono accompagnati dalla falsità di mentire anche a se stessi per una vita, ricominciare una vita dal nulla dopo l'agiatezza e' più facile nascere poveri , accostarsi alla vita e conoscere gente comune difficile se si è vissuto tra l'egoismo,non aver mai conosciuto l'amore senza ricordi emozioni,non conoscere il valore dei soldi.
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Film stupendo scritto da un grande Allen dopo più di quarant'anni è sempre lui,dove fa entrare lo spettatore attento direttamente nel film come se fosse protagonista ,trama ricca di spunti di vita ,i soldi quanto valgono se sono accompagnati dalla falsità di mentire anche a se stessi per una vita, ricominciare una vita dal nulla dopo l'agiatezza e' più facile nascere poveri , accostarsi alla vita e conoscere gente comune difficile se si è vissuto tra l'egoismo,non aver mai conosciuto l'amore senza ricordi emozioni,non conoscere il valore dei soldi. Grande interpretazione di Cate Blanchett meritevole di una nomination agli oscar ,il film è strutturato tutto sulla sua figura fatta di menzogne attraverso un lusso da lei preteso e mai meritato ,con una indifferenza verso tutto e tutti che con la sua arroganza la porta alla rovina .Consiglio di vedere il film che personalmente lo trovo un po' triste per la crudeltà della vita che nel finale accompagna il personaggio .
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drumtaps
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domenica 8 dicembre 2013
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bel film ,grandi interpreti
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...da appassionato di Allen per una volta gli attori superano la storia.Fantastica la protagonista ma anche la sorella e in generale tutto il cast che riesce a rendere bene i personaggi nella loro complessità esistenziale e non.Bella anche la fotografia con alcuni primi piani sullo sfondo di San Francisco di forte impatto visivo.Il vecchietto ha la capacità ancora di sorprendere, soprattutto nella forma stilistica che lascia poco spazio all' amaro e intelligente umorismo consueto cui ci ha abituato, per dare al film una caratteristica di solidità e di maggiore affondo psicologico sui personaggi.
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michele marconi
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domenica 8 dicembre 2013
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grandi personaggi per una piccola storia.
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Jasmine, affascinante e composta moglie di un ricco imprenditore newyorkese, si lascia abbagliare dal luccicante mondo della Upper East Side. Distratta dal lusso e impegnata in una scalata sociale, abbandona fiduciosa il suo patrimonio alla gestione del marito senza accorgersi che questi ha costruito il suo impero con truffe e illeciti. Venuta a conoscenza della realtà dei fatti e sconvolta dalla scoperta delle relazioni extra coniugali del compagno, Jasmine si scontra con il disincanto della sua nuova condizione. Ospitata momentaneamente a San Francisco nell'umile casa della sorella Ginger, la protagonista è costretta ad abbandonare i lussi e le ricchezze per iniziare a ricostruire la sua vita e la sua persona.
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Jasmine, affascinante e composta moglie di un ricco imprenditore newyorkese, si lascia abbagliare dal luccicante mondo della Upper East Side. Distratta dal lusso e impegnata in una scalata sociale, abbandona fiduciosa il suo patrimonio alla gestione del marito senza accorgersi che questi ha costruito il suo impero con truffe e illeciti. Venuta a conoscenza della realtà dei fatti e sconvolta dalla scoperta delle relazioni extra coniugali del compagno, Jasmine si scontra con il disincanto della sua nuova condizione. Ospitata momentaneamente a San Francisco nell'umile casa della sorella Ginger, la protagonista è costretta ad abbandonare i lussi e le ricchezze per iniziare a ricostruire la sua vita e la sua persona.
Allen torna a dire la sua nel migliore dei modi. Dopo un periodo quantomeno altalenante arriva finalmente un film capace di soddisfare le aspettative. Bastano poche note di jazz per introdurre la storia e solo alcuni minuti per intuire che la trama si svilupperà su un'interessante alternanza di due piani temporali differenti. Risulta perlomeno difficile capire quale dei due sarà il riferimento principale per lo svolgimento della narrazione visto che le maggiori sorprese, compresa la meno prevedibile tra quelle del finale, le riserva il filone della trama in flashback.
Il film si fa spazio in un destabilizzante gioco di contrasti. Le differenze tra le due città, New York e San Francisco,
si palesano e diventano il macroscopico simbolismo delle due figure femminili, Ginger e Jasmine, e, a sua vota anche della
vita interiore della protagonista. Proprio qui, nel complicato mondo mentale ed emotivo di Jasmine, si manifesta il punto
più interessante della pellicola. Nello shock della scoperta del tradimento e nella nuova inedita condizione di povertà, la protagonista vive un crollo psicologico. A dar forma a questo personaggio così complesso e confuso è stato il talento di Cate Blanchett. Meglio di così davvero non poteva fare: perfetta in ogni scena e credibile in ogni circostanza, anche quando il suo personaggio divorato dai ricordi, si ritrova a parlare da solo, sconnesso con la realtà. Nella difficoltà della svolta di vita, Blachett è capace di mostrare una Jasmine testarda, arrivista, disturbata e incontentabile. Nonostante quest'interminabile lista di difetti, la protagonista riesce a non farsi mai odiare e rimane sempre sia vittima che colpevole.
Ma non è solo Jasmine a rimanere impressa nella mente. Tutti gli interpreti, anche i secondari, hanno il loro perché e catturano l'interesse.
Qualche parola deve essere spesa, infine, per le riprese e le inquadrature che, nella loro semplicità, vestono perfettamente gli obbiettivi della regia e, sebbene non facciano gridare al miracolo, si abbinano bene all'elementarità dell'intreccio. Grandi personaggi, insomma, per una piccola storia, in una narrazione funzionale ed efficace.
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paapla
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domenica 8 dicembre 2013
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sfigato
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Grazie Woody. La tua penna taglia più di un rasoio, il Tuo film vale molto di più de "Saggio sulle classi sociali" di Sylos Labini. Le due protagoniste femminile sono belle, intense, straordinarie e vere. Chi ti accusa di misoginia non ha visto il film! Oppure è uno sfigato.
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leonardo malaguti
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domenica 8 dicembre 2013
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blue jasmine
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Woody Allen ci ha da sempre abituato alla nevrosi regalandoci magistrali esempi di isteria d'ogni sorta, ma il tracollo nervoso, emotivo, esistenziale di Jasmine French è qualcosa di così potente e drammatico da risultare unico nel suo genere.
La storia è quella di una ricca e viziata manhattanite che, a causa del marito novello Bernie Madoff, si ritrova senza un soldo a dover elemosinare un tetto dalla sorella, volgarotta e di modeste finanze, che abita a San Francisco. Il film inizia con i toni leggeri della classica commedia alleniana, ma in pochi minuti comincia a mostrare una durezza insolita , l'atmosfera diventa ambigua e tesa, e le tipiche battute al vetriolo lasciano in bocca un sapore molto più amaro di quanto ci si aspetterebbe.
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Woody Allen ci ha da sempre abituato alla nevrosi regalandoci magistrali esempi di isteria d'ogni sorta, ma il tracollo nervoso, emotivo, esistenziale di Jasmine French è qualcosa di così potente e drammatico da risultare unico nel suo genere.
La storia è quella di una ricca e viziata manhattanite che, a causa del marito novello Bernie Madoff, si ritrova senza un soldo a dover elemosinare un tetto dalla sorella, volgarotta e di modeste finanze, che abita a San Francisco. Il film inizia con i toni leggeri della classica commedia alleniana, ma in pochi minuti comincia a mostrare una durezza insolita , l'atmosfera diventa ambigua e tesa, e le tipiche battute al vetriolo lasciano in bocca un sapore molto più amaro di quanto ci si aspetterebbe. Poco a poco, entrando nelle vicende di Jasmine e di chi la circonda, ci si rende conto che non si tratta di briose ed evanescenti figurine da commedia dei telefoni bianchi né di austeri personaggi dai tormenti bergmaninani, bensì di uomini e donne concreti, dolenti, tutt'altro che cerebrali; forse per la prima volta, Allen lascia il suo adorato iperuranio intellettuale per affondare le unghie nella realtà, nel mondo attuale, dove le situazioni e i cliché classici del suo cinema hanno un suono diverso, più aspro, dove le frecciate feriscono e la depressione non è più un vezzo, ma una prigione.
Jasmine è, assieme a Annie Hall, il personaggio femminile più riuscito della filmografia del regista, ma, mentre la seconda è un'icona, una scheggia eterea di follia e nevrosi che potrebbe benissimo essere la versione femminile di Allen, questa invece va ben oltre l'alter ego: è una figura reale spogliata di ogni idealizzazione, portata all'esaurimento dal vuoto che la circonda e che ha dentro, specchio di una contemporaneità dove l'egoismo deresponsabilizzato (nell'amore, nel lavoro, nella percezione del bene e del male) è l'unica forma rimasta di pensiero e relazione. È una donna al capolinea che vive il suo tracollo come un flusso di coscienza dove passato e presente sono un continuum inestricabile che non le permettono via di scampo, come sottolinea la regia rendendo i confini tra la vicenda e i flashback quasi indefinibili; è un personaggio straordinariamente potente e incisivo, scritto con maestria formidabile, che Cate Blanchett incarna in maniera così sublime da rendere vano ogni elogio.
Si sorride a volte, si soffre spesso, si rimane sopraffatti da questa atmosfera che è al contempo familiare e straniante, tanto che anche la colonna sonora sembra mutare: gli straordinari brani jazz che da sempre rendono l'aria dei suoi film così unica e surreale, qui sembrano farsi beffe di quel che accade, accentuano per contrasto i toni drammaticamente grotteschi della vicenda.
Blue Moon, la canzone di quando lei e il marito si sono incontrati, Jasmine la cerca di giorno in giorno senza speranza nella memoria, come la sua vecchia confortante vita, ma non riesce più a ricordare nemmeno una parola, e quando in un film di Woody Allen anche il jazz è incapace di portare speranza, relegato a un ricordo sbiadito, vuol dire davvero che la faccenda è seria.
voto 8/10
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marco8
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domenica 8 dicembre 2013
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g r a n d i o s a
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...ok Allen può piacere e non piacere. E a me piace, ma Kate Blanchette è a dir poco impressionante!!! Vale la pena di vederlo anche solo per questo!
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francesca50
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sabato 7 dicembre 2013
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woody allen ha colpito ancora!
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Il nuovo film di Woody Allen è ancora più graffiante degli altri.
La prima parte è piena di umorismo e solo per quella già varrebbe la pena vedere il film, ma anche la seconda parte, seppur diversa, è validissima. Si ha in essa, infatti,"un'autentica analisi" di come ormai non esistano, nella nostra "società occidentale vuota e opprtunista", veri affetti e del fatto che "amore" sia ormai una "parola priva di significato". "Si salva forse" e, dico forse, "l'uomo bruto", ma tutti gli altri sono personaggi privi di sentimenti autentici e animati solo dal desiderio di emergere e senza valori e moralità, oltre che nevrotici.
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Il nuovo film di Woody Allen è ancora più graffiante degli altri.
La prima parte è piena di umorismo e solo per quella già varrebbe la pena vedere il film, ma anche la seconda parte, seppur diversa, è validissima. Si ha in essa, infatti,"un'autentica analisi" di come ormai non esistano, nella nostra "società occidentale vuota e opprtunista", veri affetti e del fatto che "amore" sia ormai una "parola priva di significato". "Si salva forse" e, dico forse, "l'uomo bruto", ma tutti gli altri sono personaggi privi di sentimenti autentici e animati solo dal desiderio di emergere e senza valori e moralità, oltre che nevrotici.
BLU JASMINE quindi ci lancia "un messaggio amaro" perché una società senza sentimenti è una società in decadenza, ma purtroppo è il messaggio che l'esame acuto di se stesso e degli altri ci lascia un Woody Allen come al solito disincantato e a conoscenza delle nevrosi che ormai riempiono il nostro mondo.
Non credo che Allen possa darci altri film più interessanti di questo, con il quale per me si è concluso un ciclo con il suo messaggio amaro e disincantato.
Da segnalare sono anche gli attori tutti bravissimi, dai bambini alla superba Cate Blanchett, anche se nessuno emoziona.
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rosemberg
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sabato 7 dicembre 2013
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mah....
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Non è LA storia per eccellenza,non è un capolavoro stilistico e non è la trama più originale che si sia vista sul grande schermo negli ultimi anni (basta pensare al brillante Midnight in Paris per trovare un metro di paragone piuttosto appropriato). Certo,Cate Blanchett è brava,ogni attore interpreta bene il proprio ruolo,ma non vedo niente di memorabile o di minimamente artistico nell'ultimo film del geniale regista newyorkese. I temi sono i soliti,un decadentismo sociale e psicologico affrontato da un'angolatura leggermente diversa,la storia di una donna frivola che,immersa negli agi e nell'ipocrisia,si vede costretta all'improvviso a vedersi (e sopportarsi) mentre precipita nel mondo comune,nella povertà,nella "vita vera".
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Non è LA storia per eccellenza,non è un capolavoro stilistico e non è la trama più originale che si sia vista sul grande schermo negli ultimi anni (basta pensare al brillante Midnight in Paris per trovare un metro di paragone piuttosto appropriato). Certo,Cate Blanchett è brava,ogni attore interpreta bene il proprio ruolo,ma non vedo niente di memorabile o di minimamente artistico nell'ultimo film del geniale regista newyorkese. I temi sono i soliti,un decadentismo sociale e psicologico affrontato da un'angolatura leggermente diversa,la storia di una donna frivola che,immersa negli agi e nell'ipocrisia,si vede costretta all'improvviso a vedersi (e sopportarsi) mentre precipita nel mondo comune,nella povertà,nella "vita vera". Il cocktail non è estraneo ad un Allen sempre più ebbro di tristezza filosofica e di diesagio psichico: antidepressivi,alcol,comportamenti stravaganti,pazzia,il tutto immerso nella solita ironia di sottofondo. Il film è buono,ma,come ho già detto,non memorabile.
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[+] ok
(di giapda)
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(di paperinik)
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