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antonio montefalcone
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sabato 7 dicembre 2013
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illusioni e aneliti nelle lacrime amare di jasmine
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Ormai è quasi una voce unanime e a ragion veduta: l’ultima pellicola di Woody Allen è di gran classe, di indubbia eleganza, cura e raffinatezza. Un Allen tornato in ottima forma, mai così essenziale e calibrato, mai così disperato e allegorico. “Blue Jasmine” è un vivido e complesso ritratto femminile, ottimamente disegnato con maturità e sensibilità rare al cinema di oggi e sapientemente caratterizzato in funzione di un umorismo freddo e pungente, ma anche buono e compassionevole. “Blue Jasmine” è un dramma di psicologie fragili (depressione, esaurimenti, superficialità) che si descrive tra presente e passato (attraverso flashback continui) e si racconta sulle disgrazie della protagonista. Una tragedia, amara e disillusa, smussata nei toni e serrata nel ritmo, vitale e vibrante come molte efficaci sequenze, molti dialoghi arguti, molti eloquenti primi piani.
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Ormai è quasi una voce unanime e a ragion veduta: l’ultima pellicola di Woody Allen è di gran classe, di indubbia eleganza, cura e raffinatezza. Un Allen tornato in ottima forma, mai così essenziale e calibrato, mai così disperato e allegorico. “Blue Jasmine” è un vivido e complesso ritratto femminile, ottimamente disegnato con maturità e sensibilità rare al cinema di oggi e sapientemente caratterizzato in funzione di un umorismo freddo e pungente, ma anche buono e compassionevole. “Blue Jasmine” è un dramma di psicologie fragili (depressione, esaurimenti, superficialità) che si descrive tra presente e passato (attraverso flashback continui) e si racconta sulle disgrazie della protagonista. Una tragedia, amara e disillusa, smussata nei toni e serrata nel ritmo, vitale e vibrante come molte efficaci sequenze, molti dialoghi arguti, molti eloquenti primi piani. Già, i primi piani, quelli più intensi e sinceri, cupi e concreti sul volto dolente e devastato da profondi malesseri, di una sempre affascinante, brillante (e in questo film soprattutto) eccezionale attrice, Cate Blanchett. Un’interprete perfetta, una prova di recitazione di altissimo livello, un ruolo giusto e scritto su misura per lei. La sua meravigliosa performance non solo dà forza e valore aggiunto ad un’opera già di per sé profonda ed intensa; ma riesce anche a trasmettere in modo massimale, autentico ed emozionante tutto il senso tragico del suo personaggio e di riflesso del film. Nell’acuta rappresentazione delle ossessioni e insicurezze che dominano sentimenti, pensieri e stati d’animo della sua Jasmine; nelle vicende della sua seconda vita; nei suoi monologhi, si legge la lucida e pessimistica riflessione del suo autore sulla crisi di una classe sociale benestante e di un mondo come quello attuale fragile, smarrito e confuso. Sulle note malinconiche di un determinismo beffardo, è ancora una volta il destino a farla da padrone e a soggiogare l’essere umano; quel destino ineluttabile che anche Jasmine, più cerca di evitare e più vede inesorabilmente manifestarsi. Stavolta però non è disegno di ciò che le ruota intorno; stavolta il disegno è scritto in lei: è lei stessa vittima del suo stesso Io. Quel malessere che l’accompagna è sempre stato insito nella sua esistenza e sempre lo sarà, e ogni sforzo per provare a cambiare la sua vita e la sua profonda interiorità non può che risultare vano e grottesco. Un regista e una Blanchett in stato di grazia quindi, ma anche perfettamente supportati da un altrettanto ottimo cast: da Sally Hawkins (Ginger, la sorella, che è agli antipodi con lei in tutti i sensi) a Peter Sarsgaard. Altro punto di forza del film è la sceneggiatura, dura e interessante, pregna di ironia (vedi lo scontro di classe tra la raffinata borghese Jasmine e Ginger, commessa in un supermarket) e di tensione drammatica (conflitti familiari irrisolti e vecchi rancori, sensi di colpa e inadeguatezze), che pur tra momenti didascalici e imperfezioni varie, resta solida e ben riuscita. E soprattutto vivacizzata da riprese eleganti e fluide che circondano gli attori e da una fotografia che illumina con gelido calore ognuno di loro e ogni luogo. “Blue Jasmine”, la triste Jasmine. Un film difficile da dimenticare. Come difficile è cancellarci dagli occhi e dal cuore la fragilità, la solitudine e l’insoddisfazione della sua protagonista e quel desiderio a sopravvivere con dignità, trasmesse con commovente amarezza dal suo aggraziato sguardo e dai suoi dolci occhi delusi…
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sorella luna
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sabato 7 dicembre 2013
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straordinario
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Non avrei saputo davvero scrivere di meglio! Ottima rensione per un ottimo film! Sono stata catturata in tre secondi, come e più del solito, dalla interpretazione di Cate Blanchett che regge tutto il film! La sceneggiatura, lo stile, il ritmo...fanno di questa, che potrebbe essere una storia "già vista", un capolavoro! Come disse uno spettatore una volta uscendo dalla visione del film "Un'altra donna" : "Ragazzi...se non ci fosse Woody Allen!"
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m.barenghi
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venerdì 6 dicembre 2013
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..se non altro, stavolta si sta svegli!
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Jasmine -una strepitosissima Kate Blanchett !!- ingenua reginetta newyorkese della mondanità e del buon gusto, si traferisce dalla meno fascinosa sorella a San Francisco dopo l'arresto del proprio marito Hal per frode finanziaria, e la conseguente distruzione della propria famiglia e del proprio mondo. Jasmine è un personaggio assolutamente detestabile, e refrattario a qualsiasi possibilità di identificazione da parte dello spettatore: snob, fasulla, inadattabile, menzognera, incapace di vedere qualsivoglia lato positivo nelle persone umili e semplici che peraltro sfrutta a proprio piacimento e a loro detrimento. Il punto debole della sceneggiatura sta proprio nell'ostinazione con cui la sorella le si rende disponibile, nonostante ogni evidenza, anziché realizzare la propria vita.
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Jasmine -una strepitosissima Kate Blanchett !!- ingenua reginetta newyorkese della mondanità e del buon gusto, si traferisce dalla meno fascinosa sorella a San Francisco dopo l'arresto del proprio marito Hal per frode finanziaria, e la conseguente distruzione della propria famiglia e del proprio mondo. Jasmine è un personaggio assolutamente detestabile, e refrattario a qualsiasi possibilità di identificazione da parte dello spettatore: snob, fasulla, inadattabile, menzognera, incapace di vedere qualsivoglia lato positivo nelle persone umili e semplici che peraltro sfrutta a proprio piacimento e a loro detrimento. Il punto debole della sceneggiatura sta proprio nell'ostinazione con cui la sorella le si rende disponibile, nonostante ogni evidenza, anziché realizzare la propria vita. Il punto forte, invece, sta nella capacità di Allen di portare avanti linearmente due storie in parallelo: quella newyorkese, ricca e fasulla, e quella californiana, miseranda e disillusa.
Il film avrebbe potuto, secondo me, finire diversamente se Allen ne avesse giocato diversamente il "match point", quando viene smascherata dall'ex cognato di fronte alla gioielleria: se la palla da tennis di questo incontro fosse caduta dalla parte opposta, consentendo quindi a Jasmine di convolare con Dwight a "ingiuste nozze", si sarebbe concretizzata una situazione simile a quella del capolavoro di Allen -i.e. "Crimini e misfatti"-, in cui il delitto pagava e non c'era nessuna entità o progetto superiore a far quadrare i conti della storia. Forse più coerente con il cinismo dell'Autore.
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giapda
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venerdì 6 dicembre 2013
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delusione
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scontato e ripetitivo sopravvalutato dalla critica
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lucaapollo
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venerdì 6 dicembre 2013
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una tragedia fredda per personaggi azzeccatissimi
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Un film poco Alleniano, dove non ci sono né i suoi guizzi da Pierino, né il fascino della favola.
C’è invece la constatazione che le persone sono come sono: è meglio che non cerchino di cambiare pelle e poi, comunque, sarebbe inutile.
Avvertiamo una distanza culturale nel vedere quanto siano schematiche e poco sfumate le posizioni dei personaggi e quanto siamo diretti i dialoghi. Forse ci si vuole riferire alla società americana o forse semplicemente nasce in quel contesto, ma certo aiuta la riuscita del film.
Cate Blanchett interpreta benissimo Jasmine, una signora di Park Avenue duramente colpita dagli eventi, dopo avere passato la vita a coltivare un’ambizione completamente indefinita e ad ingannare gli altri per ingannare anzitutto sé stessa.
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Un film poco Alleniano, dove non ci sono né i suoi guizzi da Pierino, né il fascino della favola.
C’è invece la constatazione che le persone sono come sono: è meglio che non cerchino di cambiare pelle e poi, comunque, sarebbe inutile.
Avvertiamo una distanza culturale nel vedere quanto siano schematiche e poco sfumate le posizioni dei personaggi e quanto siamo diretti i dialoghi. Forse ci si vuole riferire alla società americana o forse semplicemente nasce in quel contesto, ma certo aiuta la riuscita del film.
Cate Blanchett interpreta benissimo Jasmine, una signora di Park Avenue duramente colpita dagli eventi, dopo avere passato la vita a coltivare un’ambizione completamente indefinita e ad ingannare gli altri per ingannare anzitutto sé stessa.
Alec Baldwin, il tipo maschile canagliesco che con naturalezza affascinante mette avanti le sue esigenze e non si fa troppe domande, è il partner perfetto per consentirle di costruire il suo autoimbroglio borghese.
Al crollo del mondo di Jasmine fa da contrappunto la semplicità senza pretese della sorella Ginger, cassiera del supermercato con mariti e fidanzati “birra, partita e camicia hawaiana”. Ma Jasmine, che pure la raggiunge cercando sostegno, non può approfittare della boccata di realtà che la sorella e i suoi compagni, simpatici e sgangherati, le offrono. Le loro nature sono troppo diverse e, soprattutto, Jasmine è incapace di risolvere l’ansia di come “fare qualcosa della propria vita”. Una lacuna di fondo a cui spontaneamente si attribuiscono i suoi problemi: le bugie, l’alterigia, l’alcol, il crollo dei nervi. E che svela il legame niente affatto sorprendente tra la disperazione che vediamo nel suo lato intimo e il savoir faire del suo lato sociale.
Insomma la storia si chiude sull’inevitabilità, il ritorno di ognuno alle condizioni proprie dei suoi geni. La cifra distintiva della tragedia in un film che non mostra nessun segno di passione.
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savio 86
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venerdì 6 dicembre 2013
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i contrasti di woody
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Un film di Woody Allen è facilmente riconoscibile: musichette Jazz qui e lì, titoli di testa con lo stesso carattere bianco su sfondo nero, contrasti e personaggi contrastati e contrastanti che scuotono quella perenne tragicommedia che sembra non avere fine.
Il lusso e la semplicità, la monotona vita matrimoniale e la passione di una notte, gli spari pericolosi del presente e la serenità di un passato ideale: questo è il Woody Allen degli ultimi anni, che matura registicamente e personalmente, attraverso i volti sullo schermo, rigettando tutto il suo esistenzialismo in quei personaggi.
Janette, o come dicevan tutti Jasmine, è un personaggio tipicamente Alleniano: pessimista e ansiosa, riesce a ritagliarsi un angolo magico, praticamente perfetto, con un marito bello e ricco, con le borse di Louis Vitton, i viaggi in Europa, i ricevimenti con gli amici.
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Un film di Woody Allen è facilmente riconoscibile: musichette Jazz qui e lì, titoli di testa con lo stesso carattere bianco su sfondo nero, contrasti e personaggi contrastati e contrastanti che scuotono quella perenne tragicommedia che sembra non avere fine.
Il lusso e la semplicità, la monotona vita matrimoniale e la passione di una notte, gli spari pericolosi del presente e la serenità di un passato ideale: questo è il Woody Allen degli ultimi anni, che matura registicamente e personalmente, attraverso i volti sullo schermo, rigettando tutto il suo esistenzialismo in quei personaggi.
Janette, o come dicevan tutti Jasmine, è un personaggio tipicamente Alleniano: pessimista e ansiosa, riesce a ritagliarsi un angolo magico, praticamente perfetto, con un marito bello e ricco, con le borse di Louis Vitton, i viaggi in Europa, i ricevimenti con gli amici. Da quella condizione idilliaca viene catapultata agli antipodi, tra quelle persone e quelle situazioni che, da ricca, detestava con tutta sé stessa ma con cui ora è costretta a confrontarsi in quel perenne contrasto tra lei, ricca signora bionda e perfettina, e la sorella, semplice madre divorziata, umile, povera, bruna e amante dell'uomo rozzo.
Ma ricordiamo che questo è un film di Woody Allen che sicuramente non vuole mettere in risalto la genuinità del mondo rurale rispetto a quello viziato delle ville con piscina. Il vortice dell'esistenza travolge anche Jasmine, la blue Jasmine, che attraverso la sua inquietudine, le sue crisi d'ansia e il legame con quel passato che la porta a rivivere, fino a parlare da sola in strada, i bei momenti della sua vita con l'ex-marito, vive e convive con quel miscuglio tra scelte e destino. Qui è d'obbligo un collegamento ad un altro film di Allen, Match point, quando la voce fuoricampo del protagonista riflette chiara: "A volte in una partita(di Tennis) la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde". E se Chris aveva la fortuna come alleata, con la palla che sicura rotolò dall'altra parte del campo, Jasmine è esattamente l'opposto; il primo aveva però combattuto e tentato fino all'ultimo di vincere la sua partita, Jasmine no, Jasmine non ha mai lottato né per vincere né per perdere, accogliendo ciò che la fortuna le aveva portato "girandosi dall'altra parte", mostrandosi più cieca della fortuna stessa.
Su tutte regna l'interpretazione di Cate Blanchett davvero perfetta e impeccabile nel ruolo della bella e turbata Jasmine, dando al personaggio quel velo di comicità all'interno di una storia tragica. Oltre alla regia del solito Woody Allen, bella come sempre ma non particolarmente ispirata, grande impegno è emerso sulla questione abbigliamento ed accessori che, nella loro bellezza, rendono bene l'idea di come Jasmine, pur vivendo in un quartiere povero di San Francisco con la sorella, non abbandoni mai il suo passato da ricca signora.
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melania
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giovedì 5 dicembre 2013
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non mi ha convinto
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Come sempre i films di Allen hanno eleganza e stile,ottima ambientazione e sceneggiatura,ma al di la' di tutto cio' il film non mi è sembrato fra i migliori del grande regista,Non mi ha preso,non mi ha convinto.
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(di giapda)
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pressa catozzo
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giovedì 5 dicembre 2013
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good movie
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Non essendoci valutazione tra discreto ed ottimo ho optato per la seconda....come al cinema (buona la seconda) Gli ultimi film di Allen Woody erano come telefilm, pallosi insipidi noiosi. Pensavo di escluderlo dai miei desideri di spettatore. Bene.... mi ricredo il film è bello , interessante , credibile e meritevole di visione. Forse deve aver letto le critiche. W IL CINEMA SEMPRE, CHE ... ha bisogno di spettatori e non di critici.
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ilaria pasqua
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mercoledì 4 dicembre 2013
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woody allen è tornato
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Di fronte al fallimento di tutta la sua vita, compreso il suo matrimonio con un ricco uomo d'affari Hal, Jasmine, regina della mondanità newyorkese, decide di trasferirsi nel modesto appartamento della sorella Ginger a San Francisco, per cercare di dare un nuovo senso alla propria vita, ma la convivenza sarà abbastanza disastrosa, anche a causa del suo fragile stato psicologico ed emotivo.
Questo nuovo film di Woody Allen non mi è dispiaciuto affatto, e anzi quasi mi viene voglia di gridare al miracolo: forse Woody Allen è tornato fra noi! Dopo la delusione di To Rome with Love questo film è davvero un sollievo.
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Di fronte al fallimento di tutta la sua vita, compreso il suo matrimonio con un ricco uomo d'affari Hal, Jasmine, regina della mondanità newyorkese, decide di trasferirsi nel modesto appartamento della sorella Ginger a San Francisco, per cercare di dare un nuovo senso alla propria vita, ma la convivenza sarà abbastanza disastrosa, anche a causa del suo fragile stato psicologico ed emotivo.
Questo nuovo film di Woody Allen non mi è dispiaciuto affatto, e anzi quasi mi viene voglia di gridare al miracolo: forse Woody Allen è tornato fra noi! Dopo la delusione di To Rome with Love questo film è davvero un sollievo.
Anche questa volta ci racconta di una crisi di coppia, figlia di un rapporto fasullo e pieno di bugie, ma soprattutto della crisi interiore di una donna, Jasmine, interpretata da una raffinata e altrettanto nevrotica Cate Blanchett. Jasmine non sa cosa vuole fare della sua vita, forse non l'ha mai saputo. Ha sempre pensato che per avere una vita come la desiderava, una vita degna, dovesse cercare l'uomo giusto, sposare una persona con una carriera davanti, ricca di possibilità.
Quando la sua quotidianità con suo marito Hal, quella bella immagine creata con tutto l'impegno dentro di lei e fuori, va in frantumi, si ritrova senza nulla. Senza i soldi che ha sempre avuto (il divorzio le ha portato via tutto), senza legami con la società a cui apparteneva, ma che volta le spalle non appena si esce inesorabilmente dal giro. Così è costretta a trasferirsi da sua sorella Ginger, completamente diversa da lei, è una donna casual che non vive di certo in ricchezza, in più ci sono state accese divergenze anni prima e Jasmine dovrebbe provare un vago senso di colpa per come sono andate le cose, ma non è da lei. È un'egoista nevrotica, un po' il Woody Allen che conosciamo, di certo, che parla in continuazione e solo di se stessa, fra un attacco di panico e l'altro. Cercherà però finalmente di dare alla sua vita la direzione che avrebbe sempre dovuto avere: riprende gli studi e prova a lavorare puntando per la prima volta solo su se stessa e sulle sue forze. Ma il ciclo si ripete non appena incontra un nuovo uomo in carriera. Il vecchio schema mentale torna a galla, sovrastando tutti i buoni propositi. Una vagonata di bugie costruiscono l'immagine della persona che dovrebbe essere, poi il crollo definitivo.
Al contrario sua sorella Ginger con il "perdente", come Jasmine l'ha sempre considerato e come considera anche lei, sta bene, finisce per essere più felice, mentre Jasmine rimane sola a inseguire un ideale di felicità sbagliato, nell'uomo ricco e di potere, ha sempre visto sicurezza, un sostegno, l'unica vita accettabile, vivibile, e non riesce, forse per fragilità, ad aprire gli occhi.
In conclusione un film bello e ben costruito, che si regge su una Cate Blanchett strepitosa, perfetta (non mi sorprenderei se vincesse l'Oscar) merito anche del bel personaggio che Woody Allen ha creato per lei, e su secondari altrettanto all'altezza, tutte vecchie collaborazioni, o quasi, del regista: Alec Baldwin, Sally Hawkins in primo luogo. Blue Jasmine è un film riuscito, un film di Woody Allen. Era ora.
"C'è un limite ai traumi che una persona può sopportare prima di mettersi ad urlare in mezzo alla strada"
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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