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serenellah
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giovedì 16 gennaio 2014
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dove sarebbe il capolavoro?
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Ho studiato psicologia, argomenti come quelli trattati nel film mi hanno sempre interessata , ma questa pellicola mi è risultata a dir poco sgradevole.....
Non accade mai nulla e attraverso i flashback non viene raccontato nulla che lo spettatore non possa immaginare da sè. La Blanchett, per quanto brava,
non basta a far digerire questa storia,che poteva essre fonte di tanti interessanti spunti per vari risvolti della trama, sia comici che drammatici,
..ma neanche un episodio ha rotto quella monotonia isterico-depressiva ( unico elemento inaspettato arriva alla fine, ad arricchire l'antefatto
del crollo finanziario ed emotivo di Jasmine).
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Ho studiato psicologia, argomenti come quelli trattati nel film mi hanno sempre interessata , ma questa pellicola mi è risultata a dir poco sgradevole.....
Non accade mai nulla e attraverso i flashback non viene raccontato nulla che lo spettatore non possa immaginare da sè. La Blanchett, per quanto brava,
non basta a far digerire questa storia,che poteva essre fonte di tanti interessanti spunti per vari risvolti della trama, sia comici che drammatici,
..ma neanche un episodio ha rotto quella monotonia isterico-depressiva ( unico elemento inaspettato arriva alla fine, ad arricchire l'antefatto
del crollo finanziario ed emotivo di Jasmine)...Allen si riconosce solo dallo stile dei dialoghi. Il finale trovo sia però appropriato
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no_data
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mercoledì 15 gennaio 2014
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who should i go to bed to have a vodka martini?
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Non si smentisce mai. Cinico e vero, tagliente più che mai verso una società in crisi. La "Jasmine/Janette" di Woody Allen rappresenta la sofferenza di un singolo che forse è lo specchio di una società in rovina per i troppi vizi. Splendida interpretazione di Cate Blanchett (da vedere per questo motivo assolutamente in lingua originale), che dialoga con se stessa ma con tutti noi osservatori attoniti. I suoi monologhi tragici, ma che strappano un sorriso per la loro assurdità, ti tengono attaccato alla poltrona. Alla fine vorresti seguirla, vorresti aiutarla. E' una donna che si ritrova in certe condizioni esclusivamente per la sua voglia di un tenore di vita superiore, forse non dovrebbe stimolare pietà, in fondo se lo merita tutto ciò che le succede, sostiene le messe in scena del marito facendo finta di non capire, in fondo lei ha tutto ciò che desidera(in beni materiali).
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Non si smentisce mai. Cinico e vero, tagliente più che mai verso una società in crisi. La "Jasmine/Janette" di Woody Allen rappresenta la sofferenza di un singolo che forse è lo specchio di una società in rovina per i troppi vizi. Splendida interpretazione di Cate Blanchett (da vedere per questo motivo assolutamente in lingua originale), che dialoga con se stessa ma con tutti noi osservatori attoniti. I suoi monologhi tragici, ma che strappano un sorriso per la loro assurdità, ti tengono attaccato alla poltrona. Alla fine vorresti seguirla, vorresti aiutarla. E' una donna che si ritrova in certe condizioni esclusivamente per la sua voglia di un tenore di vita superiore, forse non dovrebbe stimolare pietà, in fondo se lo merita tutto ciò che le succede, sostiene le messe in scena del marito facendo finta di non capire, in fondo lei ha tutto ciò che desidera(in beni materiali). Perfetta la costruzione del personaggio a livello "tecnico". Pochi cambi di costume ma assolutamente perfetti, i suoi abiti sembrano far parte completamente della sua personalità.
Alla fine rimane un senso di impotenza, insieme ad una assoluta ammirazione per una nuova opera d'arte.
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(di serenellah)
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martedì 14 gennaio 2014
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l'allen maturo
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Una donna, ricca da parte di marito, perde ogni nobiltà materiale per sopraggiunta disgrazia legale e, priva di qualsiasi ancora di salvataggio, si ritrova in una tormentata deriva, tenuta a galla da una sorella che disprezza e non conosce, ma di cui necessita l'aiuto.
L'esperto dell'umano soffrire Woody Allen si cimenta in una storia tessuta con trame ben conosciute dal regista, riprendendo una chiave di lettura che rimanda ai passati "Manhattan" e "Io ed Annie", forte di una vecchiaia che gli ha portato maggior tecnica, maggior sapienza dei generi ed estrema versatilità narrativa, oltre ad una capacità di indagine che spazia maggiormente, spostando spesso l'obbiettivo dal protagonista al suo intorno, cosa pressoché inesistente nei suoi vecchi baluardi, dove il protagonista e la sua "psicopatologia della vita" invadevano prepotentemente la scena, occupandola totalmente.
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Una donna, ricca da parte di marito, perde ogni nobiltà materiale per sopraggiunta disgrazia legale e, priva di qualsiasi ancora di salvataggio, si ritrova in una tormentata deriva, tenuta a galla da una sorella che disprezza e non conosce, ma di cui necessita l'aiuto.
L'esperto dell'umano soffrire Woody Allen si cimenta in una storia tessuta con trame ben conosciute dal regista, riprendendo una chiave di lettura che rimanda ai passati "Manhattan" e "Io ed Annie", forte di una vecchiaia che gli ha portato maggior tecnica, maggior sapienza dei generi ed estrema versatilità narrativa, oltre ad una capacità di indagine che spazia maggiormente, spostando spesso l'obbiettivo dal protagonista al suo intorno, cosa pressoché inesistente nei suoi vecchi baluardi, dove il protagonista e la sua "psicopatologia della vita" invadevano prepotentemente la scena, occupandola totalmente.
Blu Jasmine è un film sapiente e sfaccettato, dove il metodo narrativo, creato e concretizzato da uno stupendo montaggio, assume caratteri quasi da thriller, facendo acquistare maggior valenza ad uno dei suoi film più curiosi: "Match point".
Una monumentale Cate Blanchett da' vita ad un personaggio smarrito, con l'ostinato vizio del non voler guardare, preferendo il fragile adagio dello status quo alla più solida e scomoda presa di coscienza, in un passaggio che sa più di psicologia infantile pregressa che di conscia furbizia. I risvolti sono architettati dal grande regista e sceneggiatore in modo tale da creare un climax che sa di mescolanza di generi, generando un castello di carte imponente ed elaborato. Il finale è poetica alleniana squisitamente pessimistica.
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des esseintes
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sabato 11 gennaio 2014
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buonino, ma c'è un equivoco
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Cari piccini, non avete capito una mazza come al solito. Cate Blanchett non rappresenta minimamente la upper class, come andate tutti ripetendo come tanti ovini. E' una middle class parvenu anzi per la precisione è adottata e non si sa nulla della sua famiglia di origine ma Allen ne mette in evidenza il gusto non raffinatissimo, per esempio con la scelta del cannocchiale che non piace affatto al giovanotto ricco; il marito di Cate infatti quando le regala il braccialetto le dice "Not bad to be a philistine" ossia che il di lui gusto non è così male per un parvenu (philistine in urban slang).
Se non capite questo, poveri piccini, non avete capito una mazza né del buono nel del cattivo di questo film.
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Cari piccini, non avete capito una mazza come al solito. Cate Blanchett non rappresenta minimamente la upper class, come andate tutti ripetendo come tanti ovini. E' una middle class parvenu anzi per la precisione è adottata e non si sa nulla della sua famiglia di origine ma Allen ne mette in evidenza il gusto non raffinatissimo, per esempio con la scelta del cannocchiale che non piace affatto al giovanotto ricco; il marito di Cate infatti quando le regala il braccialetto le dice "Not bad to be a philistine" ossia che il di lui gusto non è così male per un parvenu (philistine in urban slang).
Se non capite questo, poveri piccini, non avete capito una mazza né del buono nel del cattivo di questo film. Film per altro angoscioso e angosciato, senza sbocchi, feroce fino alla distruzione senza possibilità di redenzione della protagonista, in funzione non si sa bene se "esemplare", "educativa" o come constatazione della mancanza assoluta di senso del mondo, per cui l'unica cosa che resta sono gli affetti vissuti senza pensarci troppo.
Perché la cosa assurda è che lei non è una generica egocentrica material woman; lei è pazza, non è in grado di gestirsi, è letterlamente malata. Parla da sola, non ha un singolo momento di autentica lucidità, è sempre sulla difensiva evidentemente terrorizzata da un profondo sentimento di propria inadeguatezza; quando il marito le mette le corna lei lo denuncia ossia fa una cosa assurda senza spiegazione dato che l'unico che aveva i soldi era lui e denunciandolo avrebbe dovuto sapere che sarebbe stata privata di tutto anche lei. Qualsiasi donna sa che con un semplice divorzio si può fare malissimo a un uomo mentre lei è così pazza che fa del male anche a sé stessa. Non è un comportamento di una persona razionale, di una donna responsabile delle sue azioni e in grado di decidere come essere. Non è una povera disgraziata che in realtà non è responsabile del suo modo di essere. E allora che diavolo vuole Allen? Perché ci parla di un caso clinico invece che di un caso umano? Perché...perché...su fate uno sforzino bambini...
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(di hollyver07)
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luxlux
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venerdì 10 gennaio 2014
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grande
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grande woody, finalmente hai di nuovo sfornato un film intelligente, divertente, amaro e tanto tanto realistico sui nostri tempi. imperdibile
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epidemic
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mercoledì 8 gennaio 2014
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cate incredibile
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Finalmente è finita la trilogia sull'Europa, sebbene la parentesi parigina non mi era dispiaciuta le altre due mi hanno deluso profondamente.
Woody torna negli States e lo fa con gran stile. Imbastisce una commedia acida con una Cate Blanchett ai massimi livelli, la sceneggiatura poi non lascia scampo a nessuno. 4 stelle
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pesantangelo
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martedì 7 gennaio 2014
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la tragedia in blue dei tempi odierni.
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Non ce ne sono poi tante oggi di "macchine da presa" così pregnanti come quelle dell'cine-analista new yorkese. Classe 1935, alle soglie degli 80, nel suo caso davvero poco suonati.
Film bellissimo e significativo, un duro spaccato sociale ottenuto attraverso la lente Alleniana dell'introspezione soggettiva.
I personaggi che vi si snodano rappresentano il macrocosmo della società, l'autentico teatro della storia odierna. Protagonista la borghesia al tracollo che per mantenere il suo tenore di vita e le sue ricchezze, contestualmente ai soliti giochi di prestigio finanziari, finisce per inghiottire tutti, frantumando se stessa e l'incosciente working class.
La scrittura è coerente, l'opera unitaria.
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Non ce ne sono poi tante oggi di "macchine da presa" così pregnanti come quelle dell'cine-analista new yorkese. Classe 1935, alle soglie degli 80, nel suo caso davvero poco suonati.
Film bellissimo e significativo, un duro spaccato sociale ottenuto attraverso la lente Alleniana dell'introspezione soggettiva.
I personaggi che vi si snodano rappresentano il macrocosmo della società, l'autentico teatro della storia odierna. Protagonista la borghesia al tracollo che per mantenere il suo tenore di vita e le sue ricchezze, contestualmente ai soliti giochi di prestigio finanziari, finisce per inghiottire tutti, frantumando se stessa e l'incosciente working class.
La scrittura è coerente, l'opera unitaria.
La regia che dipinge il finto alone blue di Jasmine è beffarda ma inesorabile, intrecciata nella nemesi infernale di ripetizione del passato e autodistruzione che la protagonista deve compiere all'interno del suo tragico destino. Come in un tragedia antica a sfondo psicologico, che possa servire da monito per lo spettatore, portandolo alla purificazione delle amare passioni che oggi attraversano la nostra società.
Tutti in piedi davanti al maestro: Chapeau e applausi in sala.
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alknoss
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martedì 7 gennaio 2014
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una sontuosa cate blanchett...
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Un passato venusto contrapposto a un presente banalmente normale ci ricorda la fragilità dell'uomo!!! Esemplare, sontuosa ecc. ecc.. Kate Blanchett!!!
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pietro viola
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martedì 7 gennaio 2014
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la prigione dell'anima
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Tra i migliori woody allen, questo film conferma la visione pessimistica e tragica della vita del regista newyorkese, molto più incisivo quando è solo dietro la macchina da presa e non anche davanti, e quando cavalca senza mezzi termini l'oscurità (come nel suo capolavoro match point) piuttosto che giocherellare in modo stucchevole e fastidioso con i vezzi e le nevrosi della buona borghesia. Sorprendentemente, seppur amaro e spietato, qui riesce anche a raccontare il dramma dell'esistenza con leggerezza e piglio quasi divertito, creando un piccolo miracolo: la pienezza della tragedia con la cornice (auto) citazionista dei toni della commedia.
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Tra i migliori woody allen, questo film conferma la visione pessimistica e tragica della vita del regista newyorkese, molto più incisivo quando è solo dietro la macchina da presa e non anche davanti, e quando cavalca senza mezzi termini l'oscurità (come nel suo capolavoro match point) piuttosto che giocherellare in modo stucchevole e fastidioso con i vezzi e le nevrosi della buona borghesia. Sorprendentemente, seppur amaro e spietato, qui riesce anche a raccontare il dramma dell'esistenza con leggerezza e piglio quasi divertito, creando un piccolo miracolo: la pienezza della tragedia con la cornice (auto) citazionista dei toni della commedia.
Jasmine è una donna perduta già prima di perdersi, tenacemente attaccata all'illusione di essere qualcosa di diverso da ciò che è, di avere qualcosa di diverso da ciò che realmente ha. Gira costantemente la testa dall'altra parte, jasmine, per non vedere se stessa. Quando poi il castello delle illusioni crolla, basterebbe poco per ricominciare, una goccia di verità la salverebbe, ma l'unica apertura che riesce ad avere è con i due figli piccoli della disprezzata sorella (sciatta, senza gusto ma vera e centrata in ciò che è), sufficientemente piccoli per poter ascoltare, non abbastanza grandi da poter costituire il rischio di una minaccia, o di una possibile rinascita. Così il cerchio si chiude, e l'unica via rimasta è quella della follia, il tributo che spesso si paga sull'altare del più grande dei tradimenti: il tradimento di sè.
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michela papavassiliou
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lunedì 6 gennaio 2014
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l'insostenibile leggerezza di non avere piu' nulla
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Interpretazione strepitosa per Cate Blanchett in questa pellicola di Woody Allen targata Usa 2013. Alec Baldwin e' Hal un imprenditore newyorkese senza scrupoli ed un patrimonio a tanti zeri. Jasmine e' la sua bella e ammirata moglie. Ville, colllezioni d'arte, successo e fama sono la cornice nella quale si muovono i protagonisti, ma qualcosa va storto e la donna si ritrova in bancarotta ad elemosinare l'ospitalita' della sorellastra Ginger nei sobborghi di San Francisco. Unica dote un set di valige, un guardaroba firmato, scatole di ansiolitici, una marcata tendenza all'alcolisno, una strisciante e sbrindellata autostima. Nel tentativo di uscire da questo momento difficile per la sua vita e col desiderio di riconquistare l' agiatezza a cui era abituata Jasmine combattera' la battaglia piu' difficile tra se' e le sue ansie, tra le aspirazioni ed un mondo che non le corrisponde piu'.
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Interpretazione strepitosa per Cate Blanchett in questa pellicola di Woody Allen targata Usa 2013. Alec Baldwin e' Hal un imprenditore newyorkese senza scrupoli ed un patrimonio a tanti zeri. Jasmine e' la sua bella e ammirata moglie. Ville, colllezioni d'arte, successo e fama sono la cornice nella quale si muovono i protagonisti, ma qualcosa va storto e la donna si ritrova in bancarotta ad elemosinare l'ospitalita' della sorellastra Ginger nei sobborghi di San Francisco. Unica dote un set di valige, un guardaroba firmato, scatole di ansiolitici, una marcata tendenza all'alcolisno, una strisciante e sbrindellata autostima. Nel tentativo di uscire da questo momento difficile per la sua vita e col desiderio di riconquistare l' agiatezza a cui era abituata Jasmine combattera' la battaglia piu' difficile tra se' e le sue ansie, tra le aspirazioni ed un mondo che non le corrisponde piu'. Film pregevole, tra i piu' interessanti di Allen, che con ironia e sottile indagine psicoanalitica, mette in scena le ancestrali paure che abitano in ognuno di noi. Da vedere. M.P
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