floyd80
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venerdì 8 gennaio 2016
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non vi piacerà
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Non è una commedia.
Non è un film drammatico.
Non è un film catalogabile.
I fans di Allen rimarranno delusi.
Coloro che lo odiano anche.
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Non è una commedia.
Non è un film drammatico.
Non è un film catalogabile.
I fans di Allen rimarranno delusi.
Coloro che lo odiano anche.
Una pellicola non tra le più riuscite, ma che riesce ad intrattenere grazie al fascino di San Francisco (adoro questa città), i vari personaggi (sempre un pochino sopra le righe) e la bravissima Cate Blanchett (oscar meritato).
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onufrio
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giovedì 12 novembre 2015
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quel mostro di cate blanchett
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Donna ricca e viziata si ritrova (anche per proprie colpe) a cambiare vita, passando dai lussi di New York alla modesta casa della sorella in quel di San Francisco; Jasmine ha un fresco passato burrascoso che vuole mettersi alle spalle e ricominciare, ma fatica a cambiare il proprio stile di vita, il suo obiettivo è "accalappiare" l'ennesimo pollo da spennare usando tutto il suo charme e la sua classe, ma non tutti i polli sono uguali. Woody Allen è capace di non stancare mai nelle sue classiche commedie che raccontano gli squilibri interiori e psischici, riuscendo stavolta a modellare Cate Blanchett facendola a sua immagine e somiglianza, il risultato è spettacolare, tanto da conquistare l'Oscar come migliore attrice protagonista, merito soprattutto dello spessore dell'attrice australiana.
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Donna ricca e viziata si ritrova (anche per proprie colpe) a cambiare vita, passando dai lussi di New York alla modesta casa della sorella in quel di San Francisco; Jasmine ha un fresco passato burrascoso che vuole mettersi alle spalle e ricominciare, ma fatica a cambiare il proprio stile di vita, il suo obiettivo è "accalappiare" l'ennesimo pollo da spennare usando tutto il suo charme e la sua classe, ma non tutti i polli sono uguali. Woody Allen è capace di non stancare mai nelle sue classiche commedie che raccontano gli squilibri interiori e psischici, riuscendo stavolta a modellare Cate Blanchett facendola a sua immagine e somiglianza, il risultato è spettacolare, tanto da conquistare l'Oscar come migliore attrice protagonista, merito soprattutto dello spessore dell'attrice australiana.
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great steven
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lunedì 13 luglio 2015
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vicina all'esaurimento nervoso, gioca la sua carta
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BLUE JASMINE (USA, 2013) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da CATE BLANCHETT, ALEC BALDWIN, SALLY HAWKINS, BOBBY CANNAVALE, LOUIS C. K., ANDREW DICE CLAY, PETER SARSGAARD, MICHAEL STUHLBARG, MAX CASELLA, ALDEN EHRENREICH
La newyorkese Jeanette Fletcher, detta Jasmine, ricca e incasinata, si trasferisce a San Francisco dalla sorella adottiva Ginger, madre di due figli e in procinto di separarsi dal grezzo marito Oggy, per riprendersi da un periodo difficile che l’ha vista al centro della fuga precipitosa di Hal, il marito finanziere, fedifrago e, all’insaputa della consorte, coinvolto in uno scandalo economico che l’ha spinto a rubare milioni di dollari ad un’associazione.
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BLUE JASMINE (USA, 2013) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da CATE BLANCHETT, ALEC BALDWIN, SALLY HAWKINS, BOBBY CANNAVALE, LOUIS C. K., ANDREW DICE CLAY, PETER SARSGAARD, MICHAEL STUHLBARG, MAX CASELLA, ALDEN EHRENREICH
La newyorkese Jeanette Fletcher, detta Jasmine, ricca e incasinata, si trasferisce a San Francisco dalla sorella adottiva Ginger, madre di due figli e in procinto di separarsi dal grezzo marito Oggy, per riprendersi da un periodo difficile che l’ha vista al centro della fuga precipitosa di Hal, il marito finanziere, fedifrago e, all’insaputa della consorte, coinvolto in uno scandalo economico che l’ha spinto a rubare milioni di dollari ad un’associazione. Preda degli psicofarmaci e ossessionata da manie incontrollabili, Jasmine cerca di impegnarsi col lavoro di impiegata in uno studio dentistico e con un corso d’informatica che dovrebbe insegnarle ad utilizzare il computer, ma il richiamo del glamour degli eventi trascorsi e i rischi che incontra nella costruzione del suo futuro non le renderanno certo vita facile nel comporre i tasselli di una tranquillità a lungo agognata e mai veramente raggiunta. Nel cinema di Allen è consueto aver a che fare con personaggi nevrotici o comunque impelagati in crisi esistenziali e magagne psichiatriche, e la donna ansiosa ma pur sempre combattiva di una straordinaria C. Blanchett (premiata alla cerimonia del 2014 con l’Oscar alla miglior attrice, il secondo della sua brillantissima carriera) non fa eccezione, con l’aggiunta di una forza di volontà che la contraddistingue fin dal principio per come la stessa viene applicata in circostanze sempre sfavorevoli e in definitiva mai pronte a porre un velo pietoso su un mucchio interminabile di traversie. Dopo gli abituali titoli di testa a ritmo di jazz con i caratteri mai cambiati da trent’anni a questa parte, la maturità di scrittura di Allen e la resa recitativa della protagonista femminile si abbinano perfettamente per fabbricare un prodotto qualitativamente godibile e fruibile non solo dal pubblico di vecchia data che ama le commedie statunitensi firmate dal regista più improbabile e originale capace di metterle sul mercato. Perlomeno l’attore-regista-sceneggiatore, che decide di attribuire alla sua protagonista la sua reale provenienza geografica (egli è infatti nato nella Big Apple), espone con chiarezza ed efficacia le difficoltà che esistono oggi per una donna altolocata nel trovare una serenità interiore e una professionalità quantomeno decente, data l’onnipresenza di una mondializzazione spersonalizzante e la pressione degli stili di vita proposti dai mass media, che riescono immancabilmente a influenzare gli individui più babbei e sprovveduti. L’umorismo, come sempre accade nelle sue opere, non travisa la tristezza di fondo nell’analisi spietata e imperterrita della personalità umana, dei difetti eventuali e pur tuttavia determinanti, dei rapporti che raramente funzionano come ci si aspetta e delle casualità che finiscono puntualmente per rovinare i fragili piani, le idee balzane e i programmi progettati ad hoc. Oltre alla prestazione dell’attrice australiana, che questa volta regala agli spettatori un connubio di forza e vulnerabilità veramente accattivante, sono da ammirare anche le performance di S. Hawkins (sorella indecisa, amante del sesso libero, schifosamente abitudinaria e dalla sensualità imbranata) e di un A. Baldwin più mascalzone che mai, infrollito dagli agi del benessere e circondato da un’aura di intoccabilità dietro la quale cela la sua autentica natura di traditore infedele e gelido manipolatore. Solo una nota di protesta nei confronti del doppiaggio italiano: naturalmente la Blanchett mantiene il suo ardore e la sua espressività anche quando viene doppiata, ma per quale motivo cambiare la sua voce italiana ogni volta? Se solo le si trovasse una doppiatrice ufficiale, il problema verrebbe risolto alla radice una volta per tutte. Il suo dialogo con la macchina da presa, che tira fuori il meglio di sé nel surreale finale sulla panchina, vibra di potenza indiscutibile e sfodera la compassione per sé stessa insieme al gusto sofistico per le scelte interpersonali.
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no_data
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sabato 4 aprile 2015
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una tragedia da vedere
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Bellissimo, con una blanchett superba, ed una regia così misurata da dover essere considerato uno dei migliori film 'seri' di Allen. La tragica parabola di una donna che perde tutto per non voler 'far finta di niente' è che invece proprio di questo comportamento è da tutti accusata. Una donna vittima di un mondo in cui ognuno è concentrato solo sui propri problemi, ma sempre nella convinzione di essere migliore degli altri.
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epassp
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giovedì 19 febbraio 2015
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bello, ma troppo americano
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Nulla da dire sulla qualità della recitazione. Mette in risalto il rapporto tra l'uomo, il denaro e le implicazioni ad esso collegate. Forse un po' troppo "infarcito" di americanate, ma sa, comunque, coinvolgere lo spettatore. Fa riflettere.
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cinecinella
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mercoledì 7 gennaio 2015
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nevrosi d'alta classe..
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Uno psicodramma piacevolissimo, divertente e delicato che sonda le paure di una strepitosa Blanchett (Jasmine) vittima delle illusioni e dei clichè dell'alta società che impone usi e costumi predeterminati e lontani anni luce dalla realtà quotidiana. Le due sorelle appartengono proprio ai due mondi distinti che poi vengono ad unirsi in un vortice di nevrosi, inadeguatezza e sensi di colpa. La genialità che contraddistingue Allen regista sta proprio nel restare estraneo ai propri soggetti, nell'osservarli senza giudicare nè forzare in alcun modo gli eventi in modo da permettere alla narrazione di scorrere come fa la vita e a noi spettatori di trarne liberamente ció che vogliamo.
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isin89
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domenica 30 novembre 2014
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sorprendente allen
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Dopo la delusione di 'To Rome With Love' il grande regista newyorkese ritorna in gran forma con una pellicola memorabile dai toni amari e schizofrenici.
Blue Jasmine è la storia della bellissima e affascinante Jasmine (interpretata dall'immensa Cate Blachett degnamente baciata dall'oscar) che dopo aver tragicamente perso il marito (il brillante Alec Baldwin) e il suo immenso patrimonio economico, si ritrova ridotta sul lastrico a chiedere aiuto alla sorellastra Ginger (Sally Hawkins), donna umile e meno brillante appartenente alla classe medio-bassa di San Francisco.
Il film è in pieno stile alleniano, ricco di quell'umorismo sottile e tagliente capace di far sorridere anche nelle situazioni più tragiche.
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Dopo la delusione di 'To Rome With Love' il grande regista newyorkese ritorna in gran forma con una pellicola memorabile dai toni amari e schizofrenici.
Blue Jasmine è la storia della bellissima e affascinante Jasmine (interpretata dall'immensa Cate Blachett degnamente baciata dall'oscar) che dopo aver tragicamente perso il marito (il brillante Alec Baldwin) e il suo immenso patrimonio economico, si ritrova ridotta sul lastrico a chiedere aiuto alla sorellastra Ginger (Sally Hawkins), donna umile e meno brillante appartenente alla classe medio-bassa di San Francisco.
Il film è in pieno stile alleniano, ricco di quell'umorismo sottile e tagliente capace di far sorridere anche nelle situazioni più tragiche. È un umorismo intelligente e sapientemente inserito in una storia che di positivo e allegro ha ben poco. Dall'altro lato si pone il dramma, la tragica fine di una vita agiata e vissuta a pieno dalla quale è difficile (in questo caso quasi impossibile) riprendersi. Jasmine cerca di farlo, si arma di buona “volontà” e decide di voltare pagina ma il suo attaccamento a quel determinato stile di vita le impedisce di raggiungere i suoi “scopi”. È pomposa e viziata, testarda e inetta, non sa cosa sia la vita né ha la benché minima idea di cosa significhi lavorare. Per quanto si sforzi di cambiare si ritrova sempre al punto di partenza senza riuscire a dimenticare il passato e ad accettare la sua nuova vita. Non si tratta di potere ma di volere. A Jasmine manca la costanza e il rispetto per se stessa, non arriva mai al miglioramento in quanto non è quello a cui realmente aspira. Il rifiuto nei confronti della vita la porta ad estraniarsi ancora di più con il mondo fino a spezzare ogni legame con ciò che la circonda. Non vi è traccia di miglioramento nel suo essere, quello che fa le impedisce di riappacificarsi con se stessa. Il suo dramma, forse, è dato proprio dal fatto di non potere né riuscire a rassegnarsi alle proprie colpe (l'aver denunciato il marito e le dirette conseguenze) che l'hanno indirettamente condotta a quella condizione e il finale del film, perfettamente giostrato dal regista, è uno dei più crudi e amari che abbia mai visto in una commedia drammatica.
Woody Allen ritrova l'ispirazione e la porta alle stelle. Il film riesce nel suo intento e risulta più efficace di quanto ci si aspettava. Oltre all'interpretazione della Blanchett, quello che salta maggiormente all'occhio è soprattutto la messa in scena dei personaggi e la sapienza con la quale il regista porta avanti la storia, i toni amari e gli aspetti più intimi. Allen non salva nessuno ma, al contrario, decide di farli affondare nel pieno delle loro insoddisfazioni e insicurezze abbandonandoli soli con i loro peccati.
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rampante
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mercoledì 8 ottobre 2014
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due sorelle
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Jasmine è una donna ricca, molto elegante,
arriva a San Francisco dopo il fallimento del suo matrimonio con Hal.
E' ospite della sorella Ginger ma non sta volentieri nella sua casa modesta e non sopporta Chili, il suo fidanzato
Fin dal primo minuto si capisce che Jasmine è profondamente in crisi, da quando il suo mondo dorato le è crollato adosso
è una donna a pezzi, si riempie di alcool e pasticche e parla da sola.
E' un'incantevole commedia per la invidiabile sulfurea leggerezza dei dialoghi, degli ambienti
Ma a un certo punto si trasforma in dramma, quando Jasmine, tradita, denuncia il marito e distrugge il suo mondo fatuo costruito sul nulla,
ora è una donna persa, non ha più nulla.
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Jasmine è una donna ricca, molto elegante,
arriva a San Francisco dopo il fallimento del suo matrimonio con Hal.
E' ospite della sorella Ginger ma non sta volentieri nella sua casa modesta e non sopporta Chili, il suo fidanzato
Fin dal primo minuto si capisce che Jasmine è profondamente in crisi, da quando il suo mondo dorato le è crollato adosso
è una donna a pezzi, si riempie di alcool e pasticche e parla da sola.
E' un'incantevole commedia per la invidiabile sulfurea leggerezza dei dialoghi, degli ambienti
Ma a un certo punto si trasforma in dramma, quando Jasmine, tradita, denuncia il marito e distrugge il suo mondo fatuo costruito sul nulla,
ora è una donna persa, non ha più nulla.
Uno dei film migliori di Woody Allen per l'originalità nel raccontare una storia triste, un mondo vuoto purtroppo attuale
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gianlucarinaldi
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venerdì 12 settembre 2014
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cate blanchett da brividi
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Dopo il fresco e originale "Midnight in Paris" e il triste (non perchè drammatico) "To Rome With Love", il buon vecchio Woody torna al cinema, questa volta con un dramma. E che dramma! La storia portante non è molto originale: una ricca e agiata signora della borghesia newyorkese (di cui il regista mostra l'ipocrisia e la falsità) arriva dalla sorella che vive in un tugurio periferico di San Francisco. Tra passato (bugia) e presente (verità), il canovaccio apparentemente banale serve al regista come tela per dipingere un personaggio enorme: la Janette, che si fa chiamare Jasmine, di Cate Blanchette è una figura di donna sviluppata in maniera magistrale. Jasmine, dopo il fallimento del suo matrimonio a causa di un marito adultero e falsario, tenta di rimettere insieme la sua vita a scapito di quella della sorella Ginger (una sempre fantastica Sally Hawkins).
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Dopo il fresco e originale "Midnight in Paris" e il triste (non perchè drammatico) "To Rome With Love", il buon vecchio Woody torna al cinema, questa volta con un dramma. E che dramma! La storia portante non è molto originale: una ricca e agiata signora della borghesia newyorkese (di cui il regista mostra l'ipocrisia e la falsità) arriva dalla sorella che vive in un tugurio periferico di San Francisco. Tra passato (bugia) e presente (verità), il canovaccio apparentemente banale serve al regista come tela per dipingere un personaggio enorme: la Janette, che si fa chiamare Jasmine, di Cate Blanchette è una figura di donna sviluppata in maniera magistrale. Jasmine, dopo il fallimento del suo matrimonio a causa di un marito adultero e falsario, tenta di rimettere insieme la sua vita a scapito di quella della sorella Ginger (una sempre fantastica Sally Hawkins). Quest'ultima è molto diversa da Jasmine: decisamente non benestante e non di classe, non riesce a frequentare uomini che rientrino nei limiti della decenza (fantastico Bobby Cannavale nel ruolo del fidanzato rozzo e ignorante). Nel breve periodo di convivenza forzata, le due sorelle, ognuna per conto suo, tentano di migliorare, invano, le proprie condizioni. Più che il fallimentare "upgrade" sociale e sentimentale di Ginger, quella che colpisce è senza ombra di dubbio la discesa all'inferno di Jasmine: una depressione inquietante e malata in cui la Blanchette riesce a immedesimarsi in maniera sublime (nessun'altra avrebbe potuto prendere l'Oscar come Miglior Attrice quest'anno, neanche la Streep). È questo il pilastro che regge tutto il film, una corrispondenza attore-regista che raramente si vede al cinema: Allen sa come mostrarci la Blanchette in quella che è senza dubbio la sua migliore interpretazione. Lo spettatore non può fare a meno di provare pena per lei, vittima del caso (tema caro al regista, vedi "Match Point" e prima ancora "Crimini E "Misfatti") e delle tristi conseguenze della vita, una donna incapace di vivere nel mondo reale perché troppo legata alla menzognera gabbia dorata in cui si era autorinchiusa con il marito, prima che il mondo le crollasse addosso. Nel finale, abbandonata dal figlio che l'ha esclusa dalla sua vita, lasciata da un papabile marito opportunista e arrivista, ignorata dalla sorella, Jasmine perde definitivamente il lume della ragione. Raramente si vede al cinema un finale così essenziale nella sua forma scenica ma allo stesso tempo così pieno di dolore e strazio: la telecamera inquadra una Blanchette completamente struccata che recita con il volto come poche sanno fare. La parabola di Jasmine si chiude come era iniziata: nel dolore psicologico, il peggiore. Una donna morta nell'anima tenuta in vita solamente dal corpo e dai ricordi del passato, che si sovrappongono al presente confondendone i contorni.
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scarface9
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lunedì 11 agosto 2014
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cate, the great!!!
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Disturbata, illusa, falsa, bugiarda, visionaria, maliarda, affascinante, lussuosa, infantile, commovente, ecc. Tutto in una donna lo si può trovare in questo film profondo ma che scorre via leggero come la brezza che si respira sul Golden Gate. Ennesima musa ispiratrice di Woody Allen, la superba Cate Blanchett veste i panni di una donna ben oltre una crisi di nervi, tra monologhi pubblicamente solitari ed attacchi al mondo intero, anche alla povera sorella malcelatamente etichettata come sfigata alla pari dei suoi amanti. Così ci viene definita la protagonista, che galleggia tra un passato di sfarzo ed illusioni ed un presente assolutamente non reale per lei (come essere la peggiore assistente di uno studio dentistico di lei?).
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Disturbata, illusa, falsa, bugiarda, visionaria, maliarda, affascinante, lussuosa, infantile, commovente, ecc. Tutto in una donna lo si può trovare in questo film profondo ma che scorre via leggero come la brezza che si respira sul Golden Gate. Ennesima musa ispiratrice di Woody Allen, la superba Cate Blanchett veste i panni di una donna ben oltre una crisi di nervi, tra monologhi pubblicamente solitari ed attacchi al mondo intero, anche alla povera sorella malcelatamente etichettata come sfigata alla pari dei suoi amanti. Così ci viene definita la protagonista, che galleggia tra un passato di sfarzo ed illusioni ed un presente assolutamente non reale per lei (come essere la peggiore assistente di uno studio dentistico di lei?). Prima parte più frizzante e divertente, seconda che si scioglie tristemente ed inevitabilmente verso la desolante scena finale.
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