Titolo originale | Dolgaya schastlivaya zhizn |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Russia |
Durata | 77 minuti |
Regia di | Boris Khlebnikov |
Attori | Alexander Yatsenko, Anna Kotova, Eugen Sytyi, Vladimir Korobeynikov, Sergey Nasedkin . |
MYmonetro | 2,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 giugno 2013
Questo film, ambientato nella Russia rurale, era stato inizialmente pensato come remake di uno dei grandi classici del western americano, Mezzogiorno di fuoco con Gary Cooper.
CONSIGLIATO SÌ
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Sascha gestisce una piccola comunità agricola nel nord della Russia minacciata dall’ufficio governativo locale che intende acquisire la terra e smantellare tutto. L’incarico dato a Sascha si basa su una stretta di mano e l’opzione di vendere pare la più conveniente per tutti. La convinzione e la determinazione degli agricoltori a restare e non vendere però lo convince a battersi senza cedere un passo alle amministrazioni con le quali già aveva concordato il passaggio.
Durante i primi momenti del film una luce sfocata, sullo sfondo di una tranquilla scena di sonno domestico, si rivela una terribile incendio dopo un lungo pianosequenza che porta il protagonista sul luogo dell’evento, epifania di rara potenza visiva di un disastro nato piccolo e pronto a diventare una tragedia. Così, con un fuoco non spento ma contenuto nel cuore della notte, inizia il film di Boris Khlebnikov che in meno di 80 minuti racconta di un piccolo uomo in un grande paesaggio aggrappato alla propria coerenza e volontà. La discesa all’inferno per Sascha, ce ne accorgiamo solo in chiusura, è tappezzata di corruzione, incoerenza, violenza annunciata, minacce e difficoltà sentimentali e forse alla fine giunge ad una conclusione eccessiva, anche per le angherie cui il sistema lo ha sottoposto.
Evitando di ricorrere all’idealizzazione naturalistica di molti suoi colleghi connazionali Khlebnikov, riprende i grandi spazi russi per quello che sono, tanto catalizzanti quanto infami, tanto duri quanto armonici e lo stesso fa con l’umanità che li abita. La società come è vista da A long and happy life è gretta e altruista al tempo stesso. I contadini paiono egoisti ma sanno quando esprimere solidarietà, il protagonista sembra un eroe senza macchia ma non esita a varcare diversi limiti. Peccato solo che di tante intenzioni e idee potenti il film non sappia fare l’uso migliore, finendo per lasciare troppo al non detto senza che allo spettatore rimanga la volontà di coglierlo.