dario
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lunedì 2 novembre 2015
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stiracchiato
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Il film non funziona per via del soggetto senza sangue. E' un sentito dire, sulla crisi attuale, tradotto in modo grottesco e assai poco credibile, persino irritante per certe esagerazioni e assurdità. Se la cava Giallini, gli altri così così. Il peggiore è Verdone che on si stanca di ripetere il suo personaggio, ormai impolverato. Regia tuttavia accettabile.
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dandy
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mercoledì 6 gennaio 2016
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una generazione di miserabili.
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Dopo il modesto"Io ,loro e Lara"(di certo è meno riuscito di questo)Verdone racconta i sogni falliti e i tentativi patetici della sua generazione di sopravvivere in un presente sempre più impietoso(da cui l'ossessiva nostalgia passatista del suo personaggio).I tre protagonisti incarnano tre caratteri tipici dell'italiano medio odierno:il rassegnato che cerca di conservare un pò di dignità(Ulisse),il frustrato docile che però non esita a approfittare bassamente delle proprie conoscenze salvo poi essere liquidato al minimo problema(Fulvio)e lo sfrontato pronto anche a vendere se stesso pur di restare a galla(Domenico).E la meschinità che emerge come scusa per chi si ritrova a vivere la crisi sulla propria pelle(spesso come in questo caso per errori commessi volutamente)non è smorzata come potrebbe sembrare a prima vista.
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Dopo il modesto"Io ,loro e Lara"(di certo è meno riuscito di questo)Verdone racconta i sogni falliti e i tentativi patetici della sua generazione di sopravvivere in un presente sempre più impietoso(da cui l'ossessiva nostalgia passatista del suo personaggio).I tre protagonisti incarnano tre caratteri tipici dell'italiano medio odierno:il rassegnato che cerca di conservare un pò di dignità(Ulisse),il frustrato docile che però non esita a approfittare bassamente delle proprie conoscenze salvo poi essere liquidato al minimo problema(Fulvio)e lo sfrontato pronto anche a vendere se stesso pur di restare a galla(Domenico).E la meschinità che emerge come scusa per chi si ritrova a vivere la crisi sulla propria pelle(spesso come in questo caso per errori commessi volutamente)non è smorzata come potrebbe sembrare a prima vista.Ma se cast e divertimento non fanno una grinza(l'"episiodio di Muccino" e il tentato furto sono spassosi)il rapporto tra Ulisse e Gloria finisce alla solita maniera ed poco approfondito,e il finale riconciliante è un errore che Verdone aveva già commesso con "Ma che colpa abbiamo noi".Anche le varie citazioni(Welles,Pasolini,De Sica;Frak Zappa,Jim morrison e rimandi alle sciatte fiction nostrane)sono più simpatiche che utili.Non è al livello di "Compagni di scuola" ma non merita di certo stroncature impietose e totali come alcune di quelle qui sotto.Per me se c'è qualcosa di veramente stonato è la Vodafone come sponsor,che appare pure nei titoli di testa(Verdone non è esattamente sconosciuto,che bisogno ha di testimonial simili?Colpa della crisi?).
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rob8
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sabato 28 luglio 2018
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una prova minore
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Una prova minore, che pur recando diversi momenti godibili all’insegna della miglior commedia, rimane incerta nella direzione narrativa: l’ambizione di trattare la condizione dei padri separati in un quadro sostanzialmente comico determina diverse forzature nella costruzione dei personaggi. Così che prevale spesso la macchietta, soprattutto nella prima parte del film; che risulta comunque la più riuscita.
Quando infatti il film vira verso lo scioglimento della vicenda, essa assume toni agrodolci non del tutto coerenti con le premesse e lascia in finale la sensazione di un’opera complessivamente irrisolta, confusa tra il serio e il faceto.
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Una prova minore, che pur recando diversi momenti godibili all’insegna della miglior commedia, rimane incerta nella direzione narrativa: l’ambizione di trattare la condizione dei padri separati in un quadro sostanzialmente comico determina diverse forzature nella costruzione dei personaggi. Così che prevale spesso la macchietta, soprattutto nella prima parte del film; che risulta comunque la più riuscita.
Quando infatti il film vira verso lo scioglimento della vicenda, essa assume toni agrodolci non del tutto coerenti con le premesse e lascia in finale la sensazione di un’opera complessivamente irrisolta, confusa tra il serio e il faceto.
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lucascialo
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domenica 25 novembre 2018
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tra i migliori di verdone
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Quando un regista raggiunge un certo numero di film alla collezione della propria filmografia, è assai raro che riesca a proporre una pellicola rinnovata, nella quale ritrovi la verve dei tempi migliori. Carlo Verdone, con questo lungometraggio, è riuscito nell'impresa. Dopo una serie di film buoni, ma con varie debolezze o ripetizioni. E così, in seguito al poco riuscito Grande, grosso e Verdone, e al simpatico Io, loro e Lara, mette in piede una commedia godibile dall'inizio alla fine. Senza rallentamenti o riproposizioni di vecchi sketch, ma con tre storie credibili e che ben si intersecano. Grazie anche alla scelta di due partner con cui il buon Carlo si trova a proprio agio: il già collaudato Marco Giallini e Piefrancesco Favino.
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Quando un regista raggiunge un certo numero di film alla collezione della propria filmografia, è assai raro che riesca a proporre una pellicola rinnovata, nella quale ritrovi la verve dei tempi migliori. Carlo Verdone, con questo lungometraggio, è riuscito nell'impresa. Dopo una serie di film buoni, ma con varie debolezze o ripetizioni. E così, in seguito al poco riuscito Grande, grosso e Verdone, e al simpatico Io, loro e Lara, mette in piede una commedia godibile dall'inizio alla fine. Senza rallentamenti o riproposizioni di vecchi sketch, ma con tre storie credibili e che ben si intersecano. Grazie anche alla scelta di due partner con cui il buon Carlo si trova a proprio agio: il già collaudato Marco Giallini e Piefrancesco Favino. A cui Verdone cuce addosso dei personaggi molto adatti. Il primo veste i panni di Domenico, responsabile di una agenzia immobiliare dalla vita privata disastrata, con due famiglie che lo detestano e il vizio del gioco. Il secondo di Fulvio, critico cinematografico degradato a corrispondente di gossip dopo aver avuto un rapporto epistolare con la moglie del direttore. Mentre Verdone è un ex discografico finito in rovina a causa del fallimento della casa discografica inglese per cui collaborava e per un disco con l'ex moglie rivelatosi un flop. Ora si ritrova a gestire un negozio di vinili, ma con scarso successo. I tre finiscono per condividere le proprie disgrazie andando a vivere insieme. Ma la convivenza si rivelerà un disastro, in quanto finiranno per sommare le loro rispettive disgrazie. A ciò poi si aggiunge una cardiologa altrettanto messa male, interpretata da Micaela Ramazzotti, sempre brava e tremendamente bella. Il risultato è un film divertente, con vari momenti esilaranti ma anche d riflessione. Il finale, comunque, lascia intendere che, malgrado tutto, niente è perduto. Neanche l'ispirazione del regista romano.
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enzo70
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giovedì 2 aprile 2020
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carino con buoni spunti di riflessione
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La crisi economica costringe tre uomini in crisi coniugale a convivere sotto lo stesso tetto: non sono giovani, non sono studenti universitari, anzi; ma sono tutti e tre, per ragioni diverse, uomini maturi e senza un euro: eppure vivono come dei ragazzini. La storia è semplice. La differenza la fanno i quattro protagonisti, Verdone, Giallini, Favino e la Ramazzotti che riescono a rappresentare in maniera perfetta i diversi tipi di umanità di questo strano inizio del secolo. Non è un film pensato per far ridere; e non è un film pensato per lanciare chissà quale messaggio culturale. Ma alla fine si passano due ore piacevoli per guardare dei personaggi nei quali, comunque, non è difficile riconoscersi.
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La crisi economica costringe tre uomini in crisi coniugale a convivere sotto lo stesso tetto: non sono giovani, non sono studenti universitari, anzi; ma sono tutti e tre, per ragioni diverse, uomini maturi e senza un euro: eppure vivono come dei ragazzini. La storia è semplice. La differenza la fanno i quattro protagonisti, Verdone, Giallini, Favino e la Ramazzotti che riescono a rappresentare in maniera perfetta i diversi tipi di umanità di questo strano inizio del secolo. Non è un film pensato per far ridere; e non è un film pensato per lanciare chissà quale messaggio culturale. Ma alla fine si passano due ore piacevoli per guardare dei personaggi nei quali, comunque, non è difficile riconoscersi.
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diomede917
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sabato 3 marzo 2012
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separati disadattati
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Il nuovo Carlo Verdone vuole essere più narratore dei vizi e le virtù della nostra società che il mattatore della prima parte della carriera, trasformandosi da comico a malinconico dando spazio al nuovo che avanza del panorama italiano.
Se in Io, Loro e Lara aveva fatto un suo personale “La messa è finita”, con “Posti in piedi in Paradiso” vuole narrare la dura realtà dei nuovi poveri ossia i padri separati.
Usando l’escamotage della convivenza forzata per condividere le spese Verdone racconta tre generazioni di uomo, marito e padre.
Abbiamo il quarantenne Favino ex critico cinematografico relegato alla cronaca rosa per un avventura con la moglie del suo direttore che è costata anche la fine del suo matrimonio, il cinquantenne Marco Giallini agente immobiliare cialtrone con due famiglie da mantenere che si ricicla come gigolò per arrotondare e il sessantenne Carlo Verdone discografico in disgrazia per aver puntato sulla donna sbagliata tanto tempo prima e ora gestore di un negozio di vinili che ricorda tanto Alta fedeltà di Hornby.
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Il nuovo Carlo Verdone vuole essere più narratore dei vizi e le virtù della nostra società che il mattatore della prima parte della carriera, trasformandosi da comico a malinconico dando spazio al nuovo che avanza del panorama italiano.
Se in Io, Loro e Lara aveva fatto un suo personale “La messa è finita”, con “Posti in piedi in Paradiso” vuole narrare la dura realtà dei nuovi poveri ossia i padri separati.
Usando l’escamotage della convivenza forzata per condividere le spese Verdone racconta tre generazioni di uomo, marito e padre.
Abbiamo il quarantenne Favino ex critico cinematografico relegato alla cronaca rosa per un avventura con la moglie del suo direttore che è costata anche la fine del suo matrimonio, il cinquantenne Marco Giallini agente immobiliare cialtrone con due famiglie da mantenere che si ricicla come gigolò per arrotondare e il sessantenne Carlo Verdone discografico in disgrazia per aver puntato sulla donna sbagliata tanto tempo prima e ora gestore di un negozio di vinili che ricorda tanto Alta fedeltà di Hornby.
Se l’idea di base è sociologicamente parlando interessante nella realtà dei fatti risulta un’occasione mancata.
La sensazione che si ha è che assistiamo alle peripezie di tre disadattati che sarebbero tali anche senza separazione, sembrano caricature poco credibili del disagio che dovrebbero rappresentare.
Verdone usa il cast non rischiando sul loro talento ma storpiando quello che ci hanno già fatto vedere in altri film….così Favino rifà il suo quarantenne nevrotico di Baciami Ancora (con tanto di citazione Mucciniana), Giallini è la storpiatura farabutta del fratello cocainomane di Io, loro e Lara e la stessa Micaela Ramazzotti ricorda la svampita e leggera con qualche anno di più del personaggio portato al successo da Virzì in Tutta la vita davanti.
Non ho capito bene quale sia l’obiettivo del regista. Se era fare ridere si ride poco e con gag da cinepanettone come nella scena del furto o dell’arrivo del marito pazzo della Ramazzotti nel negozio di Verdone….se invece era quello di fare critica sociale si vede pochissimo conflitto di coppia, poco e solo nel finale il rapporto con i figli e a questo punto troppo spirito cameratesco tra i tre protagonisti.
Amando Carlo Verdone posso dire di avere un po’ di amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato….peccato!!!!
Voto 5
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francesca romana cerri
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domenica 1 aprile 2012
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verdone, la pochade e i limiti
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Verdone è capace di individuare sempre i temi che il cittadino sente vicino, e in questo si dimostra un realista, più realista del Re. Infatti il film si segue e fà ridere indubbiamente. La pochade, genere in cui lui è forte funziona sempre, tempi-ritmi giusti e l'atmosfera comica si crea. Il grosso limite del nostro è che, come in altri film, non si rende conto di rappresentare una pochade e crede che essa possa dare messaggi. I messaggi non li dà, o meglio li dà consolatori ( e non sò se questo è nel suo intento). Quando il fine è consolatorio, non è reale, poichè la realtà non è buonista, la realtà si sposa con il giusto.
E' vero che quando non si hanno i soldi, le cose importanti sono i figli e la famiglia, ma l'arte ( anche cinematografica) dovrebbe spingere gli uomini al coraggio di Sognare e alla Voglia di Cambiare il Mondo.
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Verdone è capace di individuare sempre i temi che il cittadino sente vicino, e in questo si dimostra un realista, più realista del Re. Infatti il film si segue e fà ridere indubbiamente. La pochade, genere in cui lui è forte funziona sempre, tempi-ritmi giusti e l'atmosfera comica si crea. Il grosso limite del nostro è che, come in altri film, non si rende conto di rappresentare una pochade e crede che essa possa dare messaggi. I messaggi non li dà, o meglio li dà consolatori ( e non sò se questo è nel suo intento). Quando il fine è consolatorio, non è reale, poichè la realtà non è buonista, la realtà si sposa con il giusto.
E' vero che quando non si hanno i soldi, le cose importanti sono i figli e la famiglia, ma l'arte ( anche cinematografica) dovrebbe spingere gli uomini al coraggio di Sognare e alla Voglia di Cambiare il Mondo. Questi finali ottengono l'effetto del quieto vivere e quindi sono buonisti. L'arte per definizione è vicina alla follia, al sogno e all'utopia. Ecco perchè ci si commuove. Ci si commuove quando si profila un sogno che sentiamo nel nostro intimo giusto.
Allora se si vuol far ridere bisgona accontentarsi e imparare dai maestri come Woody Allen che sanno benissimo sempre qual'è la portata del film che stanno facendo: questo significa essere autori. Allen e Mell Brooks quando fanno una parodia o una pochade la chiudono nello stile con cui è partita.
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marbus
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sabato 31 marzo 2012
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posti in piedi al cinema
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Questo film, ottimo successo di pubblico, è tutto quello a cui ci ha abituato l'ultimo Verdone : una commedia corale, con padri ultraquarantenni in crisi con le famiglie e con loro stessi, a cui un nuovo amore stravolge la vita. Ed anche quest'opera conserva i pregi e i difetti della recente produzione del regista romano . Tra i primi vanno annoverati un'indubbia capacità di osservazione e una buona e collaudata conoscenza dei meccanismi comici; tra i secondi una certa tendenza a scadere nella macchietta , un finale frettoloso un pò prevedibile e buonista. C'è da dire che qui Verdone si circonda di attori di prim'ordine tanto più divertenti quanto si è abituati a vederli in veste drammatica (Favino, Giallini) dimostrandosi professionisti a tutto tondo.
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Questo film, ottimo successo di pubblico, è tutto quello a cui ci ha abituato l'ultimo Verdone : una commedia corale, con padri ultraquarantenni in crisi con le famiglie e con loro stessi, a cui un nuovo amore stravolge la vita. Ed anche quest'opera conserva i pregi e i difetti della recente produzione del regista romano . Tra i primi vanno annoverati un'indubbia capacità di osservazione e una buona e collaudata conoscenza dei meccanismi comici; tra i secondi una certa tendenza a scadere nella macchietta , un finale frettoloso un pò prevedibile e buonista. C'è da dire che qui Verdone si circonda di attori di prim'ordine tanto più divertenti quanto si è abituati a vederli in veste drammatica (Favino, Giallini) dimostrandosi professionisti a tutto tondo. Una menzione speciale per Micaela Ramazzotti , impagabile nell'esibire qui la sua goffa e nevrotica sensualità. In fondo Verdone è un sincero artigiano della comicità che cerca di descrivere l'Italia di oggi usando la chiave della commedia umana. Solo una commedia : niente di più. E niente di meno. Per chi vuole passare un pomeriggio di sane risate.
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filippo catani
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lunedì 5 marzo 2012
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una commedia molto attuale
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Tre uomini che fino al giorno prima nemmeno si conoscevano finiscono per andare a vivere assieme. Hanno però tutti un denominatore comune e cioè una vita sentimentale disastrosa. Uno è un ex agente immobiliare di successo stroncato dal gioco e dalle troppe donne e che ora si è riciclato in gigolò. L'altro è un ex produttore discografico di successo fallito a causa dell'insuccesso del disco della ex moglie e che ora vende vinili. Infine il terzo è un ex critico cinematografico retrocesso alla cronaca rosa cacciato di casa dalla moglie depressa perchè ha scoperto le mail che si mandava con la moglie del capo. Da questo mix uscirà una tragicomica convivenza.
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Tre uomini che fino al giorno prima nemmeno si conoscevano finiscono per andare a vivere assieme. Hanno però tutti un denominatore comune e cioè una vita sentimentale disastrosa. Uno è un ex agente immobiliare di successo stroncato dal gioco e dalle troppe donne e che ora si è riciclato in gigolò. L'altro è un ex produttore discografico di successo fallito a causa dell'insuccesso del disco della ex moglie e che ora vende vinili. Infine il terzo è un ex critico cinematografico retrocesso alla cronaca rosa cacciato di casa dalla moglie depressa perchè ha scoperto le mail che si mandava con la moglie del capo. Da questo mix uscirà una tragicomica convivenza.
Non è male questa ultima commedia di Verdone che ha il merito sia di fare divertire il pubblico sia di lanciare qualche piccolo messaggio. Vediamo in primo piano non solo la situazione dei padri divorziati che devono fare fronte alle spese per il mantenimento della famiglia ma anche a tre uomini che devono fronteggiare la crisi. Sarà così che infatti dovranno unire le proprie forze per sopravvivere andando a vivere in una casa che trema al passaggio della metro o approfittare di rinfreschi o compleanni per mettere qualcosa sotto i denti. Certo sono tutte situazioni volutamente esasperate ma che danno al film un tocco di grande attualità come quando i tre decidono di mettere in piedi un improbabile furto per togliere ai ricchi per dare ai poveri che altri non sono se non i protagonisti. Carino anche il personaggio interpretato dalla Ramazzotti che finisce per entrare in collisione con i tre anche per manifeste affinità specie nella vita sentimentale. Funziona bene il trio Verdone-Giallini-Favino. Insomma una commedia da vedere senza dubbio.
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marce84
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lunedì 5 marzo 2012
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verdone, riso amaro
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Carlo Verdone non perde un colpo. Ed ancora una volta sforna un film intelligente, divertente, ma soprattutto amaro e malinconico. Perché ancora una volta ritrae le difficoltà della società moderna e inscena personaggi, fragili ed in preda a vizi e debolezze, affettive, finanziarie, lavorative. Insomma si ride per non piangere, perchè la situazione in cui sono coinvolti i tre personaggi principali è disastrata. Superlativa la prova di Giallini nei panni del cialtrone romano e della sempre più brava e bella Micaela Ramazzotti, che rappresenta una dottoressa stralunata ed iperemotiva. Forse un gradino sotto sta Pierfrancesco Favino, tuttavia il suo personaggio non è facile da interpretare, perché è il più enigmatico e soprattutto il più voltafaccia.
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Carlo Verdone non perde un colpo. Ed ancora una volta sforna un film intelligente, divertente, ma soprattutto amaro e malinconico. Perché ancora una volta ritrae le difficoltà della società moderna e inscena personaggi, fragili ed in preda a vizi e debolezze, affettive, finanziarie, lavorative. Insomma si ride per non piangere, perchè la situazione in cui sono coinvolti i tre personaggi principali è disastrata. Superlativa la prova di Giallini nei panni del cialtrone romano e della sempre più brava e bella Micaela Ramazzotti, che rappresenta una dottoressa stralunata ed iperemotiva. Forse un gradino sotto sta Pierfrancesco Favino, tuttavia il suo personaggio non è facile da interpretare, perché è il più enigmatico e soprattutto il più voltafaccia. E poi la ciliegina sulla torta la mette, come al solito, Verdone che con le sue espressioni riuscirebbe da solo a scatenare una risata nelle situazioni più comicamente drammatiche, se poi è pure coadiuvato da un ottima sceneggiatura, il risultato non può che essere un film godibile e di pregevole fattura. Forse la sceneggiatura si indebolisce nella seconda parte, con i padri che si trovano a dover fare i conti con i figli, ma la prima parte è così divertente da far passare in secondo piano un calo di tensione nel finale. Fossero tutte così le commedie italiane: mai volgari, mai banali, con una risata non forzata, ma nemmeno strappata a tutti i costi, con i tempi comici giusti e con un sottofondo amarognolo, che rappresenta la vita vera. Voto 7+
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